La Ragazza Delle Macchinette- Capitolo 1 (new)
La
Ragazza Delle
Macchinette
Prologo
Una sconosciuta, ecco
cos’era. Davvero avevamo
frequentato per quasi cinque anni la stessa scuola? Non avevo mai
notato quella
ragazza, eppure sin dal nostro primo incontro capii che doveva essere
speciale.
C’era qualcosa nel suo sguardo che mi attraeva e
m’incuriosiva.
Per
la mia mente lei era sempre stata una
perfetta estranea ma il mio cuore aveva riconosciuto il suo e sentivo
che
niente mi avrebbe più separato da lei.
La
odiavo, perché mi rendeva troppo fragile.
La ammiravo per la sua grinta. La detestavo perché durante i
nostri litigi
riusciva ad avere sempre la meglio. E l’amavo…
Dio, se l’amavo…
Massimiliano,
o “Massi” come amava farsi
chiamare,
era l’unico e viziatissimo figlio di Lucifero
Il Figlio Della Prof-
Capitolo 1
Capitolo
1: Mi Piacerebbe Capire Che Vuole Sta Sciroccata
-Perfetto come al
solito, Draco. Ora puoi
anche tornare a posto.-
Sarebbe stato
impossibile che un professore
pronunciasse parole diverse da quelle dopo una delle mie interrogazioni.
Il figlio di una
professoressa non si può
permettere di prendere una sola insufficienza, soprattutto se la
propria madre
insegna nella sua stessa scuola. Conoscevo mia madre. Lei mi diceva
sempre che
dovevo far finta che non fosse nel mio stesso edificio, dovevo vivere
il mio
percorso scolastico senza sentirmi condizionato dalla sua presenza, ma
non era
una cosa semplice da fare. Sapevo che lei chiedeva in continuazione ai
miei
professori quale fosse la mia media e conoscevo molto bene la sua
espressione
quando non era soddisfatta di me.
Lei non parlava ma
io capivo lo stesso.
Perciò
fin da bambino avevo imparato a non
presentarmi mai impreparato ad un’interrogazione, anche se
non ottenevo un otto
o un nove cercavo di non scendere mai sotto la sufficienza.
Negli ultimi anni i
professori erano sempre
soddisfatti di me e mia madre fingeva di non intromettersi nella mia
vita,
anche se io sapevo perfettamente che mi teneva costantemente sotto
controllo.
Non conoscevo mia
madre come professoressa,
per me era una madre che pretendeva molto ma che sapeva essere
adorabile se si
era alzata dalla parte giusta del letto.
Sentendo le voci che
giravano all’interno
della scuola, non era difficile pensare che anche la
professoressa Claudia D’Arcangelo fosse un
po’ come mia madre.
Se la si beccava in un giorno giusto le si poteva anche chiedere di non
interrogare, altrimenti era molto meglio affrontare
l’interrogazione senza
provare a replicare e prendersi il voto che lei riteneva più
opportuno.
Il professor Caputo,
il mio professore di
italiano, mi rimandò al posto anche quel giorno con il suo
solito sorriso
soddisfatto, lo stesso che vedevo giorno dopo giorno sui volti della
maggior
parte dei miei insegnanti.
-Anche questa volta
hai meritato un nove, Draco.
Continua così.-
Ritornai a posto e
mi sedetti con calma.
-Sei sempre il
solito-, mi sussurrò il mio
compagno di banco trattenendo a stento una risata.
Marco Iovine. Ormai
non ricordavo neanche più
quando era cominciata la nostra amicizia. Mia madre mi aveva raccontato
di come
Marco ed io ci eravamo conosciuti, ma avevamo solo due anni quindi io
non
potevo ricordarlo. A quanto sembrava era stato un incontro piuttosto
casuale avvenuto
tra i nostri genitori. Un giorno d’estate le nostre famiglie
si erano ritrovate
ad essere vicine d’ombrellone e mia madre aveva ovviamente-
come sempre, lo
faceva con ogni donna più o meno della sua età-
attaccato bottone con la madre
di Marco. Nel frattempo Marco ed io stavamo giocando con la sabbia fino
a
quando non avevamo cominciato a litigare come due pazzi.
Da quel giorno non
avevo più rivisto Marco,
almeno fino a quando le nostre madri non avevano deciso, per pura
coincidenza,
di iscriverci allo stesso asilo.
La nostra amicizia
era cresciuta molto
lentamente, e nel giro di un anno eravamo diventati praticamente
inseparabili.
Due piccole pesti brave solo a far danni.
-Lascialo in pace,
Marco-, disse una voce
dietro di me.
Sorrisi nel
sentirla.
Era Sabrina De
Giorgi la nostra unica amica
che non avesse voglia di strapparci i vestiti con la sola forza del
pensiero.
Era entrata nelle
nostre vite quando avevamo
all’incirca sei anni. Si era trasferita a Lecce da un paese
di provincia dove
aveva vissuto con i genitori a casa dei nonni. Era diventata la mia
vicina di
casa e in più una mia cara amica. La gelosia di Marco non
poteva sopportare una
cosa del genere e quindi aveva dato subito del filo da torcere alla
povera
Sabrina che aveva sempre sopportato le frecciatine di Marco.
Ad un certo punto,
senza rendermene conto,
dovevo anche essermi preso una mezza cotta per Sabrina, ma era stata
solo una
cosa passeggera e piuttosto infantile. E per fortuna, visto che alla
superiori
Sabrina e Marco avevano deciso di abbassare le armi e di diventare una
coppia.
La loro era stata
una storia bellissima,
intensa e vissuta appieno, ma il loro istinto li aveva portati a capire
che
quella che era nata come un’amicizia alla fine sarebbe
tornata ad essere tale,
perciò troncarono, decidendo di restare amici per tutta la
vita, o almeno fino
a quando non si fossero uccisi a vicenda.
-Ma non vedi che sta
diventando un vero
secchione?- chiese Marco scocciato.
-Il fatto che stia
studiando sodo non
significa che Massi sia un secchione! Almeno prende più di
qualche sei stentato
come fai tu, razza di somaro!- esclamò Sabrina a bassa voce.
Marco stava per
rispondere ma proprio in quel
momento suonò la campanella della ricreazione.
Come ogni giorno,
Marco ed io ci fiondammo
fuori dall’aula pronti a farci vedere da quanti
più soggetti di sesso femminile
fosse possibile. Non che avessimo bisogno di andarci a cercare delle
ragazze,
venivano da sole senza che noi le incoraggiassimo in alcun modo.
Tra noi due era
sempre stato Marco quello che
era riuscito ad attirare più ragazze, con i suoi seducenti occhi azzurri- che a me
ricordavano tanto quelli di un
pesce lesso- e i suoi meravigliosi- sì, come no!- capelli
scuri. Non avevo mai
capito che ci trovassero le ragazze in un tipo come lui, ma essere suo
amico
aveva diversi vantaggi. Uno dei miei preferiti era la
popolarità. Fin da bambino
avevo sempre amato essere al centro dell’attenzione,
probabilmente era mania di
protagonismo, ma a me piaceva che si parlasse di me e che la gente si
voltasse
a guardarmi quando passavo per strada o per i corridoi della scuola.
Era una
sensazione unica sapere che tutti gli occhi erano puntati su di me.
Forse
potrei apparire un tantino egocentrico… Be’ non me
ne importa nulla!
-Ciao Massi!-
-Oddio, quello
è Marco Iovine!-
-Quanto sono belli!-
-Potrebbero fare i
modelli!-
-Ma da quale gene
della D’Arcangelo è uscito
quel capolavoro?!-
I commenti delle
ragazze che ci vedevano
durante il momento della ricreazione era sempre su questi toni. Erano
ammaliate
dalla nostra presenza e dai nostri atteggiamenti. Le ragazze si
professavano
costantemente le più intelligenti e le più furbe
ma poi bastava un ragazzo con
un bel viso e un bel fisico per farle capitolare.
Dubitavo che
nell’intero complesso del Liceo
Classico Virgilio ci fosse un solo essere di sesso femminile che non
desiderasse parlare con me e Marco. Noi eravamo il sogno proibito di
ogni ragazza
e ci piaceva esserlo.
-Oggi non ho proprio
voglia di avere a che
fare con questo branco di galline starnazzanti-, mormorò
Marco con aria
afflitta mentre ci dirigevamo verso le macchinette.
-Come mai? In genere
ti piace parlare con le
ragazze-, risposi sorpreso.
-Non pensi mai che
tutte queste oche ci
vengono dietro solo perché siamo popolari? A volte penso che
sarebbe molto
meglio trovare una ragazza che mi odia e provare a farla innamorare di
me,
almeno sarei certo che i suoi sentimenti sono sinceri e non dettati dal
fatto
che tutte le sue amiche hanno una mia foto sotto i loro cuscini.-
-Sinceramente credo
che far innamorare una
ragazza che mi odia sarebbe troppo faticoso, con tutte quelle che
cadono ai
miei piedi con solo un mio sguardo perché dovrei complicarmi
con qualche pazza
che non è già cotta di me?-
Era la
verità. Non avevo né il tempo né tanto
meno la voglia di impantanarmi in una storia seria, e quindi
complicata, a soli
diciott’anni. Meglio divertirsi finché ce
n’era la possibilità.
Agli occhi della
gente, tra me e Marco, il
bravo ragazzo sembravo io, forse perché i miei voti erano
sempre alti. In
realtà era Marco quello che poteva essere il tipo da
fidanzata fissa, domeniche
a pranzo dei genitori di lei, anello di fidanzamento e matrimonio.
Non che io fossi una
specie di pericolo
pubblico però odiavo impegnarmi troppo con una ragazza e
fare troppo lo
sdolcinato. Non erano cose da me!
-Vorrei solo
qualcuno da poter amare sul
serio-, concluse Marco quando ormai eravamo davanti alle macchinette.
-L’amore
è complicato e non segue mai i nostri
desideri e le nostre aspettative. Penso sia molto meglio evitare
accuratamente
d’innamorarsi.- Forse la mia era un’idea un
po’ troppo cinica ma era sincera e
ponderata.
-Scusate, ragazzi-,
disse una voce femminile
alle nostre spalle.
Marco ed io ci
voltammo trovandoci davanti tre
mocciose che potevano essere al massimo del secondo anno. Mi scocciava
dover
parlare con delle ragazzine ma non sarebbe stato da me cacciarle via in
malo
modo, come invece avrei voluto fare.
-Dite-, cominciai
con un sorriso.
-Ci stavamo solo
chiedendo…-, cominciò una di
loro, quella che poteva essere la più carina del gruppo,
-… Ecco, abbiamo
sentito dire che voi siete amici fin dall’asilo, e che siete
stati sempre inseparabili.
Volevamo solo chiedervi se è vero?-
Ah, che dolci ed
innocenti ragazzine! Stavano
usando l’approccio del sentito dire. Non erano le prime a
provarci ma era
sempre divertente trovarsi davanti a ragazze che usavano atteggiamenti
più
maturi per riuscire a conquistare me o Marco.
-Sì,
è vero-, rispose Marco sorridendo.
Mi lanciò
un’occhiata d’intesa. Eravamo appena
entrati in modalità “rimorchio”. Non lo
facevamo spesso con ragazze più piccole
di noi ma quelle tre erano davvero carine.
Come al solito
assumemmo un’aria decisa e ci
poggiammo alle macchinette per ostentare una posizione più
attraente.
Non potevo metterci
la mano sul fuoco ma mi
era sembrato che le ragazze sospirassero vedendo il nostro cambiamento.
-Massi ed io siamo
diventati amici durante il
periodo dell’asilo-, continuò Marco facendo
l’occhiolino in direzione della
ragazza che poco prima ci aveva rivolto la domanda. –Eravamo
inseparabili.-
-Ed avevate
già tutto questo fascino?- chiese
la seconda ragazza, un po’ più alta rispetto alle
altre e di certo molto più
sfrontata.
Le riservai un
sorriso conturbante, ma proprio
mentre stavo per risponderle accadde qualcosa d’inaspettato.
Un leggero colpo di
tosse attirò la mia
attenzione per un istante ma decisi di non dare peso a quel rumore.
Riprovai a
rispondere alla domanda di quella ragazza ma qualcos’altro mi
costrinse ad
alzare lo sguardo.
-Scusate-, disse una
voce piuttosto scocciata.
Era una ragazza. Di
certo anche lei doveva
essere all’ultimo anno come noi ma aveva un viso serio e
deciso che la faceva
apparire addirittura più matura della sua età. I
capelli castani le ricadevano
sulle spalle in fluidi boccoli appena accentuati e il suo viso non
troppo
piccolo era di una forma un po’ paffuta ma molto attraente.
Sarebbe potuta
essere una ragazza bellissima se solo i suoi profondi occhi castani non
continuassero a scrutarmi in modo così severo.
-Serve qualcosa?-
chiese Marco senza accennare
ad abbandonare la modalità “rimorchio”.
Lo sguardo di quella
strana ragazza si fece
ancora più penetrante.
-Sì, fino
a prova contraria i distributori
servono a prelevare cibo e bevande. Non mi sembrava che servissero
anche come
salotto.-
Ci lanciò
un’altra occhiata dura e penetrante.
Doveva essere proprio incavolata nera, nessuna ragazza mi aveva mai
rivolto
sguardi di quel genere. Ero abituato davvero a tutto ma non
all’odio.
Sembrava che Marco
si fosse imbambolato a
fissarla. Non ne capì subito il motivo ma non mi ci volle
troppo ad arrivare ad
una conclusione di certo esatta: quella ragazza lo aveva colpito e
anche
parecchio.
In effetti era
bella, anche se la sua era una
bellezza del tutto ordinaria. Niente splendenti occhi color del cielo o
setosi
capelli biondi. Niente che potesse distinguerla dal resto della
marmaglia
femminile diffusa sul pianeta. L’unica cosa che la rendeva
diversa ai miei
occhi, e sicuramente anche a quelli di Marco, era il fatto che non
nascondesse
di detestarci. Si vedeva a chilometri di distanza che non le stavamo
simpatici
e la cosa m’incuriosiva parecchio, ma mai quanto potesse
interessare a Marco.
Lui amava le sfide, e quindi tendeva a prendersi cotte per ragazze che
non lo
consideravano cercando di farle innamorare di lui. Era accaduto solo
una volta
con Sabrina e alla fine erano rimasti amici, forse non gli conveniva
provarci
una seconda volta.
-Hai ragione-, disse
Marco con il suo solito
sguardo da angioletto che di solito riservava alle ragazze che gli
piacevano
sul serio. –Ci spostiamo subito.-
Forse non avevo
sentito bene? Aveva usato il
plurale, per caso?
“Ci
spostiamo subito”. Da quando in qua
esaudivo i desideri di una stupida ragazzina che giocava a fare
l’adulta? Non
gliel’avrei data vinta così facilmente!
-Aspetta, Marco.-
Le riservai uno
sguardo pieno di sicurezza e
continuai fissandola negli occhi.
-Scusa, tesoro. Ma
questo è un paese libero,
perciò io e il mio amico abbiamo il diritto di stare dove ci
pare e piace!.-
Notai immediatamente
che gli occhi di lei si
stavano stringendo in una smorfia di stizza. Sembrava che non fosse per
niente
influenzata dal mio fascino e tantomeno da quello di Marco. Non sapevo
cosa mi
stesse spingendo a farlo ma in quel momento far arrabbiare quella
sciroccata
era diventato il mio gioco preferito.
Si vedeva che stava
per esplodere, e io avevo
il detonatore per innescare quell’ordigno colmo di ira.
-E’ vero,
però io ho bisogno di una
bottiglietta d’acqua. Basta che uno di voi due tolga il suo
regale fondoschiena
di lì, così io prendo la mia acqua e sparisco di
qui in meno di un secondo. Non
mi sembra di chiedervi chissà che cosa.-
La sua voce era
più calma rispetto a poco
prima, forse si era trattenuta apposta dallo sbraitarmi contro, ma la
mia
risposta fu molto più decisa e perfida della sua.
-No!-
Fregata! A quella
piccola ed innocua parola il
suo viso di era gonfiato di rabbia e il suo sguardo avrebbe potuto
anche
uccidermi. L’avevo davvero fatta imbestialire, e la cosa mi
piaceva.
-Come, scusa?- il
suo tono era gentile, però
si sentiva che era solo una copertura per evitare di mettersi ad
urlarmi
contro.
-Ho detto di no!-
Incrociai le braccia con
fare deciso e la fissai, la stavo sfidando. –Non ci
spostiamo.-
-Massi, smettila di
fare l’idiota-, disse
Marco. Come al solito il suo gene da “principe azzurro pronto
a salvare una
fanciulla in pericolo” aveva preso il sopravvento su di lui.
–Falle prendere
l’acqua.-
Mi voltai per
rispondere a Marco, ma quella
ragazza fu più veloce di me.
-Dai retta al tuo
amico Massi.-
Come mi aveva
chiamato? Il tono che aveva usato
per pronunciare il mio nome... Ci aveva messo tanto sarcasmo da poter
riempire
il Gran Kanyon, ed era una cosa che non potevo sopportare.
Probabilmente se non
fosse stata una ragazza le avrei tirato un pugno.
La ragazzina aveva
raccolto il mio guanto di
sfida e non sarei stato io a perdere.
-Non ho alcuna
intenzione di spostarmi-,
risposi anche a costo di sembrare un bambino stupido e cocciuto.
-Massi, adesso basta
fare l’imbecille.- Marco
tentò ancora una volta di farmi ragionare ma io non avrei
ceduto. Non volevo
dare soddisfazione a quella ragazzina idiota e impertinente!
Proprio in quel
momento la campanella suonò.
Lanciai uno sguardo tagliente in direzione di quella tizia ma lei si
era
voltata all’improvviso facendo qualche passo deciso verso le
scale. La mia
reazione fu immediata.
-Vai già
via?- chiesi con tono compiaciuto.
Si era fermata solo
per un istante che forse
avevo colto solo io e ricominciò a camminare in direzione
delle scale. Non mi
conosceva, non ero il tipo che si arrendeva così facilmente.
Aveva appena salito
il primo gradino quando
dissi: -Non mi hai sentito per caso? Sei una che molla facilmente.-
Avevamo aperto una
sfida e adesso lei non
poteva andarsene via in quel modo.
Nel sentire quelle
mie parole la ragazza si
bloccò e lentamente si voltò verso di me.
I suoi occhi castani
erano puntati dritti nei
miei e per un attimo avvertì come uno strano brivido lungo
la schiena, anche se
non sapevo da cosa fosse stato causato.
-Sai Marco-, disse
con un sorriso, - è inutile
che continui a ripetere al tuo amico di non fare l’imbecille,
si sa che
difficilmente un essere umano riesce ad andare contro la sua natura.-
Non potevo crederci!
Aveva vinto lei. Le sue
parole mi avevano trovato talmente impreparato che non avevo idea sul
modo in
cui poter ribattere.
Lei mi sorrise
soddisfatta.
-Rifletti un
po’ su questa mia pillola di
saggezza, caro Massi.- Detto questo si voltò con i lunghi
capelli che le danzavano
sulle spalle mentre la mia mente era come annebbiata da quello che era
appena
accaduto.
Nessuna ragazza mi
aveva mai trattato in quel
modo e non sapevo come ma prima o poi avrei ottenuto la mia rivincita.
Non
potevo permettere che lei si sentisse superiore a me solo
perché era riuscita a
lasciarmi di stucco con le sue parole acide.
-Quella ragazza
è stata davvero maleducata.-
Mi voltai verso una
delle ragazzine con cui io
e Marco stavamo parlando fino a pochi minuti prima.
All’improvviso non m’interessava
più di tanto rimorchiare una di loro. La rabbia che quella
strana sciroccata mi
aveva fatto esplodere dentro era troppo intensa perché
potessi pensare ad altro
e fingermi dolce con delle mocciose.
-Torniamo in
classe-, dissi a Marco.
-Tu vai avanti, io
devo fare una cosa-,
rispose lui tirando fuori qualche monetina dalla tasca. Le
inserì nella
macchinetta e premette il pulsante per la bottiglietta
d’acqua.
-Non vorrai
mica…-, mormorai incredulo.
Prese la
bottiglietta d’acqua caduta nel
contenitore e si voltò verso le ragazze.
-Scusatemi ma ora
Massi ed io dobbiamo andare,
e anche voi dovreste tornare in classe.-
Loro ci guardarono
un po’ deluse e annuendo
andarono via.
-Marco non puoi
farlo!- esclamai appena
rimanemmo da soli.
-Lo sto
già facendo-, rispose lui sorridendo
come un ebete.
Ormai era andato.
-Quella ragazza
è fuori di testa, non ci starà
mai-, era la verità, Marco avrebbe potuto provare di tutto
ma quella tipa non
era alla sua portata, non era per niente adatta per lui. Di certo era
troppo
impegnativa per il mio amico.
-Mi piace, e non la
tratterò male come hai
fatto tu. Le ragazza vanno corteggiate non prese a frecciatine-,
rispose con
sguardo di rimprovero.
-Perché
mai avrei dovuto corteggiarla?- chiesi
incredulo.
Marco mi rivolse uno
sguardo strano.
-Non dirmi che
quella ragazza non ha colpito
anche te. Non sono molte quelle che ci trattano come degli stupidi, e
lei è
fantastica. Non ho intenzione di lasciarmela sfuggire!-
Aggrottai la fronte
scocciato.
-Fai quello che ti
pare-, risposi voltandomi
per tornare in classe. –Ma quella tizia è
completamente fuori di testa e tu con
le ragazze come lei non ci sai fare. Avrai solo problemi.-
Non attesi la sua
risposta e voltai l’angolo
per tornare in classe.
Pensandoci Marco
aveva ragione. Quella ragazza
mi aveva colpito ma questo non significava che io ci dovessi provare
con lei.
Era complicata sia da capire che da trattare e io non avevo alcuna
voglia di
affondare in una situazione così difficile.
Se Marco ci teneva
tanto a portarle la sua
bottiglietta d’acqua e a fare la parte dell’eroe
che aveva sconfitto il mostro
cattivo, erano solo affari suoi. Sinceramente avrei preferito non
rivedere mai
più quella pazza. Era bella, ma non aveva niente per cui
valesse la pena di
perdere tempo a corteggiarla. Era tutta di Marco se proprio la voleva
così
tanto.
Tornai lentamente in
classe e vidi, senza
alcuna sorpresa, che era vuota. Avevamo educazione fisica e il
professor
Serrano doveva essere già arrivato. In genere anche se Marco
ed io non eravamo
in classe al suo arrivo non diceva nulla: forse eravamo un tantino
favoriti con
Serrano. Probabilmente perché eravamo i migliori in
educazione fisica e grazie
a noi, l’anno precedente, la squadra di calcio e la squadra
di pallavolo della
nostra classe avevano vinto il campionato scolastico.
Mi diressi verso il
mio banco e presi i miei
Reyban nuovi di zecca e gli indossai.
Lo sguardo mi cadde
sui Reyban identici ai
miei che stavano sul banco di Marco. In quel momento l’idiota
del mio amico
stava facendo la figura dello stupido e probabilmente stava mettendo in
tremendo imbarazzo quella fusa di testa. Stranamente a quel pensiero un
sorriso
mi si allargò traditore sulle labbra: mi piaceva
l’idea che quella ragazza
antipatica fosse infastidita da qualcuno che non le piaceva. Se lo
meritava!
Presi gli occhiali
di Marco e mi diressi verso
le scale.
Avevo sceso quasi
tutti i gradini quando udì
due voci conosciute.
-Giovanni, come
è andato Massi?- chiese la
voce femminile mentre sentii che la macchinetta stava riempiendo un
piccolo
bicchierino di plastica di caffè.
-Puoi stare
tranquilla, Claudia. Tuo figlio
non ha alcun tipo di problema, né con me né con
altri suoi professori. Oggi gli
ho messo un meritatissimo nove. Il suo percorso scolastico è
davvero lodevole.-
Un altro bicchierino
si stava riempiendo.
-Sono contenta di
sentirtelo dire. Cerco
sempre di non fargli pressioni ma non riesco a starmene in un angolo
senza
sapere tutto quello che combina.-
-E’ del
tutto normale. Diventa difficile
essere razionali quando ci sono di mezzo i propri figli, sono certo che
Massimiliano non direbbe nulla se sapesse che t’informi sul
suo andamento
scolastico.-
Questo era da
vedere! Odiavo quando mia madre
s’intrometteva nella mia vita. Avrebbe potuto chiederlo a me
come era andata
l’interrogazione, ma lei si fidava più delle
parole dei suoi colleghi. Quando
faceva così la odiavo!
-Spero che sia
così-, rispose lei.
-Adesso dobbiamo
tornare in classe, prima che
i ragazzi decidano di buttare giù l’edificio.-
-Devo andare in
seconda liceo ora-, rispose
mia madre sbuffando. –Quella classe è impossibile,
non studiano mai. I sette
sul mio registro si contano sulle dita di una mano.-
Il professor Caputo
fece un risatina divertita
e sentii il rumore dei due bicchieri di plastica che erano stati
buttati nel
cestino dell’immondizia.
I passi di mia madre
erano chiari e decisi
mentre si allontanavano da me.
Scesi gli ultimi due
gradini e sospirai.
Sarei mai stato
libero? Mia madre avrebbe mai smesso
d’intromettersi nella mia vita?
Troppe domande,
poche risposte.
Non sopportavo
l’idea dell’ignoto e ancora
meno riuscivo a concepire il fatto che mia madre avrebbe sempre saputo
tutto di
me, addirittura prima ancora che lo sapessi io.
Insomma, non ero
più un bambino! Avrebbe anche
potuto lasciarmi vivere la mia vita in pace!
-Ehi, amico!-
Sussultai nel
sentire quell’esclamazione
dietro di me.
-Marco!- dissi
voltandomi. –Mi hai fatto
prendere un colpo, accidenti a te!-
-Scusa-, rispose
scendendo il gradino che ci
separava. –Te ne stavi imbambolato a fissare il vuoto.
E’ successo qualcosa?-
Alzai le spalle.
-Mia madre ha
attivato il suo sensore da CIA,
niente di nuovo.-
-Ha chiesto a Caputo
della tua
interrogazione?- domandò mettendomi una mano sulla spalla.
Annuì con
un gesto stanco.
Non volevo
più parlare di mia madre, era
meglio cambiare argomento.
Mi voltai verso
Marco.
-Vedo che sei ancora
tutto intero, è andata
bene?-
In realtà
non m’interessava un fico secco di
come quella ragazza avesse reagito nel vedersi arrivare in classe un
Marco
Iovine sorridente e con una bottiglietta d’acqua in mano,
neanche fosse un
anello di fidanzamento. Però volevo parlare di qualcosa che
non riguardasse mia
madre o il mio andamento scolastico.
-Benissimo!-
esclamò Marco entusiasta.
-Davvero?- non
credevo che quella ragazza
avrebbe ceduto così facilmente.
-Credo che abbia
cercato di liquidarmi in
tutti i modi, ma alla fine è stata la professoressa a
cacciarmi via minacciandomi
con un invito in un party nell’ufficio della Preside-,
rispose lui con un
sorriso.
Era questa
l’idea che aveva di “benissimo”?!
Come avevo immaginato la sciroccata
non voleva avere nulla a che fare con lui. Avrebbe fatto meglio ad
arrendersi
subito e a metterci un bella pietra sopra, anzi un macigno.
-So cosa stai
pensando: secondo te non ho
speranze.-
-In
effetti…-
-Non ho voglia di
arrendermi-, continuò lui
sempre sorridendo mentre ci avviavamo verso il cortile. –Lei
mi piace, mi piace
molto.-
-La cosa proprio non
m’interessa.- Non volevo
più sentir parlare di quella ragazza, il solo ricordarla mi
faceva uscire fuori
dai gangheri.
-Lo sai, abbiamo
parlato anche di te durante
il nostro breve ma intenso incontro-, disse poi Marco guardandomi con
un
ghigno.
-Ah, sì?-
chiesi con tono disinteressato.
-Più che
altro è stata lei a parlare, credo
che abbia detto che sei un egocentrico, megalomane,
narcisista… O qualcosa del
genere.-
Mi bloccai di scatto
mentre la rabbia mi
saliva alla testa facendomi annebbiandomi la mente.
-Cosa ha dettto?! Ma
come si permette quella
mocciosa?! Chi diavolo si crede di essere?!-
-Calmati, non credo
che abbia detto niente di
male, dopotutto tu sei un po’ di tutte queste cose messe
insieme, più altri
aspetti più positivi.-
-Se questo
è il tuo modo per farmi passare la
rabbia, ti comunico che non funziona!-
Lo fulminai con lo
sguardo e mi diressi a
passi svelti verso il cortile.
La nostra scuola non
aveva una palestra, o
meglio ce l’aveva, ma in quel momento ospitava una classe-
fine che avevano
fatto anche il laboratorio di scienze e la sala video-
perciò a volte capitava
che dovessimo dividere il cortile con altre classi.
Sfortunatamente a
noi era capitata una classe
del quinto ginnasio composta per tre quarti da ragazze. Fin qui non ci
sarebbe
nulla di strano a parte…
-O mio Dio! Eccoli!-
-Sono Marco e Massi!-
-Quanto sono belli!-
Attraversai il
cortile sentendo una marea di
urletti di quel genere, e la mia testa minacciò seriamente
di scoppiare. In
genere tutte quelle attenzioni mi facevano piacere ma adesso proprio
non le
sopportavo quelle ochette starnazzanti.
Marco camminava al
mio fianco e lanciava
sorrisi al gruppo di ragazze.
-Draco. Iovine. Dove
eravate finiti?- chiese
Serrano alzandosi dalla panchina dove era seduto.
-Scusi, professore-,
iniziai cercando di
ritrovare un po’ di calma. –Iovine non si stava
sentendo bene e allora siamo
rimasti in bagno. Sa, ieri ha mangiato pesante, e oggi non riesce a
stare lontano
dal water, ha l’intestino delicato.-
Guardai Marco con un
sorriso compiaciuto.
Sapevo che avrebbe voluto uccidermi ma quella piccola rivincita mi
aveva fatto
ritrovare il buonumore.
-Capisco-, disse
Serrano annuendo. –Se non te
la senti di prendere parte alla partita, Iovine, puoi restare seduto
qui.-
-No-, rispose subito
Marco. –Adesso sto meglio,
posso giocare.-
Mi lanciò
un’occhiata raggelante e io gli
sorrisi.
Giocammo una partita
contro la classe che
divideva il cortile con noi. Non era facile concentrarsi con tutte
quelle
ragazzine che gridavano il nostro nome ma alla fine l’ora
finì.
Al termine di quella
pesante giornata
scolastica stavo di nuovo davanti alle macchinette per prendermi
qualcosa da
mangiare prima di tornare a casa, quando vidi Marco venire nella mia
direzione
con un sorriso enorme stampato in faccia.
-Che ti è
successo?- gli chiesi mentre
addentavo il mio Twix.
-Lei… Lei
è… meravigliosa…-, mormorò
sorridendo ancora di più.
-Per Lei
intendi la sciroccata di stamattina?- alzai un sopracciglio continuando
a
masticare.
Lui annuì
senza smettere di sorridere.
-Le hai parlato di
nuovo?-
Non
m’interessava sapere quelle cose ma le
domande uscivano fuori prima che io potessi fermarle.
-Sì,
l’ho incontrata nel parcheggio degli
scooter. Ha voluto per forza restituirmi i soldi dell’acqua.-
Ci avrei scommesso
che lo avrebbe fatto!
Figuriamoci se avrebbe mai accettato di farsi offrire qualcosa da Marco
Iovine.
-Se non ho capito
male ti ha liquidato di
nuovo. Allora mi spieghi perché sei così
contento?- chiesi piuttosto confuso.
La ragazza stava cercando di fargli capire in mille modi che non era
interessata
ma Marco era davvero cocciuto. Conoscendolo avrebbe insistito anche a
vita, ma
sentivo che lei non avrebbe mai ceduto.
Non era adatta ad un
tipo come Marco.
-Sono contento
perché ho scoperto come si
chiama…-, disse con aria sognante.
-Wow-, mormorai
ironico. –Che bel traguardo,
adesso conosci il nome della ragazza che ti manderà a quel
paese in mille
lingue diverse. Sei grande Marco!-
-Che
c’è? Ti scoccia che io ci stia provando
con lei?- chiese lui con un sorriso di sghembo.
-Più che
altro vorrei evitare che il mio
migliore amico si ritrovi con le chiappe per terra cercando di farsi
una tizia
che non se lo fila. Quella lì non è alla tua
portata, trovate una che si possa
innamorare di te senza che rischi di essere ucciso.-
-Mi dispiace ma io
voglio lei-, rispose Marco
deciso.
-Fa come ti pare, io
sono stanco e me ne torno
a casa-, dissi gettando la carta del Twix nel cestino e dirigendomi
verso
l’uscita.
-Non puoi andartene,
hai dimenticato che
dobbiamo fare una cosa prima?- mi chiese con tono di supplica.
Conoscevo quel tono,
lo usava solo quando
voleva convincermi a fare qualcosa che non volevo, e ultimamente lo
usava solo
in un’occasione.
-Va bene, ma questa
è l’ultima volta che vengo
con te. Odio spiare Camilla, è una cosa che detesto
profondamente.-
Lui annuì
rincuorato, mentre ci dirigevamo
verso gli scooter.
***L'Autrice***
Ed ecco a voi il primo capitolo de "La Ragazza Delle
Macchinette". Alcuni di voi lo hanno già letto, visto che lo
avevo pubblicato mesi fa ma spero che non vi scocci il fatto che io lo
abbia ripubblicato. Per chi invece si trova per la prima volta davanti
a questa storia ve lo devo dire... Purtroppo potrò
pubblicare al massimo un altro paio di capitoli perchè se
vado troppo avanti si scoprirebbe tutta la trama principale de "Il
Figlio della Prof". Quindi appena avrò finito di pubblicare
tutti i capitoli de "Il Figlio della Prof" continuerò anche
con questa, promesso... ^^
Comunque a parte queste comunicazioni spero che il capitolo
vi sia piaciuto. Come ho detto anche in altre occasioni, non
è per niente semplice entrare nella mente di un ragazzo,
nella mente di uno come Massi poi è praticamente impossibile
però ci ho voluto provare lo stesso e spero che il risultato
non sia totalmente da buttare.
Rubo ancora qualche riga per ricordare a tutti che "Il Figlio
della Prof" ha un forum e un gruppo su Facebook, se li vorrete visitare
sarò felicissima di accogliervi. Ringrazio per l'aiuto
immenso che mi danno con il Forum: Alina, Bec, Bea e Mary... ^^ Vi
voglio bene!
Spero di rivedervi al prossimo capitolo, ma anche nei prossimi capitoli
de "Il Figlio della Prof"! xD
Un bacio grandissimo a tutti!
|