La promessa dell’orecchino
La prima volta che la vidi…me lo ricordo come se fosse stato
ieri.
Io e la mamma eravamo andati a salutare Harry, doveva
affrontare l’ultima prova del Torneo Tremaghi. Mamma non ci aveva messo molto a
convincermi ad accompagnarla, ed è stata una fortuna che io l’abbia seguita,
perché là in quella stanza l’ho incontrata e non l’ho più scordata.
***
La prima volta che lo vidi…mi incuriosì tantissimo.
Era venuto nella scuola inglese per salutare il Campione più
giovane, quello che ha salvato la mia Gabrielle in fondo al lago. Inizialmente
gli lanciavo occhiate sfuggenti, quasi avessi paura che lui si accorgesse di
me. Non era da me essere così timida, non avevo avuto mai troppi problemi con i
ragazzi, anche grazie al mio leggero fascino di Veela, ma con lui era
diverso…lo capii immediatamente.
***
Lunghi capelli biondi, occhi verde acqua, pelle candida e
dolce sorriso. Chi poteva non notare una così perfetta creatura! Avevo letto le
lettere che i miei fratelli avevano mandato alla Tana e da quelle avevo
appreso, oltre al suo fascino antico, anche che Ron ci aveva provato con lei,
ma con scarsi risultati.
Mi convinsi allora che non doveva essere che una petulante
ragazzina presuntuosa. E rimasi di quell’idea fin quando non la vidi. Altro che
ragazzina, quella era una giovane donna al pieno della sua bellezza. Decisi di
non guardarla troppo, infatti dopo la prima occhiata non la degnai più di uno
sguardo, anche se sentivo i suoi occhi su di me.
***
Lunghi capelli rossi, occhi celesti, orecchino a zanna e
sorriso seducente. Nel complesso un vero e proprio f… cioè un bel ragazzo! Avrà
avuto quattro o cinque anni più di me, ma non riuscivo a staccargli gli occhi
di dosso. C’ era una signora accanto, probabilmente la madre a giudicare dal colore dei capelli. Quei capelli io li avevo
già visti…bò non ricordo sarà stato uno dei miei tanti spasimanti.
E, a proposito di spasimanti, anche il tipo che stavo
adocchiando ne deve aver avute parecchie. Non era solo bello, era quasi
magnetico, appena lo fissavi non riuscivi a guardare altro. Dovevo
assolutamente scoprire il suo nome, poi presentarmi e farlo cadere ai miei
piedi come tutti gli altri…no questa volta era diverso, mi sentivo attratta non
solo fisicamente da lui, era qualcosa di più. Qualcosa che non mi avrebbe fatto
usare le mie armi di seduzione, perché io volevo davvero quel ragazzo e volevo
che anche lui mi volesse, e non solo per il mio fascino.
***
Dopo essere usciti dalla stanza, dove finalmente i suoi
occhi avrebbero smesso di scrutarmi mettendomi così in agitazione, Harry ci
fece fare il giro della scuola. Non che me la fossi dimenticata, ma era bello
poter tornare dove avevo trascorso 7 anni di divertimento e studio
naturalmente. Ritornammo in Sala Grande per il pranzo e mi ricongiunsi ai miei
fratelli. Istintivamente mi guardai attorno e la scorsi mentre si sedeva con la
sua famiglia al tavolo dei Corvonero.
I nostri sguardi si incrociarono, e sentii improvvisamente
caldo, probabilmente la temperatura di Giugno era più alta del solito. Ci
stavamo ancora fissando, le rivolsi un sorriso al quale lei ricambiò e distolsi
lo sguardo con sommo dispiacere per rispondere a mia sorella che, a quanto
pare, mi stava chiamando da dieci minuti.
***
Non appena entrai nella scuola per il pranzo lo vidi
attorniato da una nidiata di ragazzi che avevano lo stesso colore di capelli .
Probabilmente i suoi fratelli, fatta eccezione per il Campione di Hogwarts,
Harry Potter, e la sua amichetta,
quella che Krum aveva invitato a Ballo e che aveva salvato al lago.
Ad un tratto ci guardammo negli occhi e il tempo
letteralmente si fermò. Mi guardava con aria sognante e io feci lo stesso,
probabilmente sembravo un idiota. Quando poi mi rivolse il sorriso più dolce
che avessi mai visto, il mio cuore saltò qualche battito, ma per cortesia
riuscì a ricambiare il gesto uscendo da quello stato di trance.
***
Mangiai molto poco e subito mia madre mi fu addosso
ricordandomi che un’adeguata alimentazione è molto importante. Non avevo voglia
di giustificarmi con banali scuse, così mi alzai e andai a farmi una
passeggiata nel parco vuoto.
La Sala Grande era gremita di studenti emozionati per
l’ultima fase della competizione, mi girai prima di uscire dal portone, ma non
riuscì a trovarla, c’erano troppi ragazzi. Ecco una cosa di cui forse non
sentivo la mancanza di Hogwarts, il caos del pranzo. Il silenzio delle piramidi
è più tranquillizzante… comunque mi decisi ad uscire, in realtà non sapevo bene
perché mi fossi girato, probabilmente con la sola speranza che lei mi facesse
compagnia. Che idea stupida! Non sapeva nemmeno il mio nome!
***
Continuavo a fissarlo, tanto che mia madre mi chiese se mi
fossi addormentata con gli occhi aperti.
Speravo che lui incrociasse nuovamente il mio sguardo, ma
così non fu. Anzi ad un certo punto lo vidi anche alzarsi, pregai che non
lasciasse Hogwarts così presto, ma a giudicare dalla sua aria un po’ cupa
probabilmente non sarebbe rimasto.
Dovevo assolutamente sapere il suo nome, almeno quello!
Prima di uscire dall’edificio si voltò a guardare la Sala
piena zeppa di ragazzi, e se non fosse stato per quel gruppetto di ragazzine
perennemente in movimento che si erano sedute proprio di fronte a me, lui mi
avrebbe visto. Che sfortuna! Ma non mi potevo arrendere così facilmente!
***
L’aria era fresca
come la sua pelle nivea, l’acqua del lago era trasparente come i suoi
occhi e i raggi del sole brillavano e riscaldavano come i suoi capelli e il suo
sorriso. Possibile che i miei pensieri andassero sempre a quella ragazza? Come
si chiamava?…ah si! Fleur Delacour. Fiore.
Già lei era un bellissimo fiore.
Mi sedetti ai piedi di una betulla in riva al lago. Che
pace! Sarebbe stato un quadro perfetto, se avessi avuto accanto la persona
perfetta per me…chissà se quel Fiore poteva esserlo!
***
Lo vidi assorto nei suoi pensieri con lo sguardo rivolto
all’orizzonte.
I raggi del sole che riflettevano sull’acqua del lago,
vicino al quale lui era seduto, gli illuminavano il volto. Sorrisi vedendo che
giocava con una margherita, che quasi inconsciamente aveva raccolto.
Il suo viso era tranquillizzante come la sua figura che si
allungava sinuosamente sull’erba. Era uno spettacolo. Nemmeno i fantastici
paesaggi della Provenza eguagliavano quella visione, che, strano a dirlo, mi
faceva sentire a casa! Per la prima volta l’Inghilterra non mi sembrava un
paese freddo e piovoso! Tutto merito di quel ragazzo. Dovevo conoscerlo, ma,
forse…no, non c’era tempo per i “se” e per i “ma”, mi ero prefissa lo scopo di
parlargli almeno una volta prima che la terza prova cominciasse. E dopo…
***
Sentii dei passi dietro di me, la tentazione di voltarmi era
troppa, ma decisi di resistere, volevo illudermi che la persona dietro di me
fosse lei. I passi erano leggeri, probabilmente una studentessa che aveva dimenticato
qualcosa.
Il rumore cessò, anche se sentivo che c’era qualcuno alle
mie spalle, il suono di un fruscio di una gonna di seta, un profumo di lavanda,
un tocco leggero sulla mia spalla destra…
***
-posso sedermi avec toi?- (1)
Non so nemmeno io dove trovai il coraggio di pronunciare
quelle parole, ma lessi stupore nei suoi occhi che si animarono di una luce
alquanto strana.
Ricevetti in risposta un sorriso e un cenno del capo che mi
invitava a sedermi accanto a lui. Ora pensavo che forse non era stata una bella
idea disturbarlo. Cadde il silenzio e la mia agitazione cresceva. Decisi di
parlare, almeno per smuovere la situazione di stallo che si era venuta a
formare.
-Bellissimo paesaggio, ce n’est pas d’accord? (2) - gli chiesi
il più naturalmente possibile.
Lui mi rispose sempre sorridendo con una voce calma e
pacifica –già è davvero bellissimo! Piacere il mio nome è Bill Weasley, tu
invece sei la Campionessa della scuola francese vero?-
-si, il mio nome è Fleur Delacour. Piacere di conoscerti.-
(1)
= con te?
(2)
= non sei d’accordo?
***
Non potevo crederci, stavo parlando con la ragazza più bella
che avessi mai visto.
Continuavo a sorridere, incapace di contenere la strana
gioia che mi aveva invaso. Mi sentivo un cretino e lei sicuramente pensò che
avessi un crampo ai muscoli facciali!
Parlava in inglese, ma con un forte accento francese, non
che mi dispiacesse, anzi conferiva al linguaggio un’eleganza innata, che solo
lei poteva imprimere.
-Il piacere è tutto mio-
Ed ecco che ripiombammo in un silenzio imbarazzante, anche
se lei sembrava molto tranquilla io stavo sudando freddo. Non mi era mai
capitato di essere così nervoso, solitamente riuscivo a scherzare e a scambiare
qualche parolina anche con le ragazze di cui mi ero infatuato. Ma con lei era
diverso, forse perché capii che se avessi avuto una storia con lei,
ipoteticamente parlando, non sarebbe stato qualcosa di una notte e questo mi
faceva un po’ di paura.
-ho sentito che sei stata molto brava, nelle precedenti
prove del torneo- speravo che parlando la situazione potesse stabilizzarsi
almeno in minima parte dato tutte le emozioni contrastanti che provavo. Lei,
dal canto suo, rispose dolcemente cercando di trovare parole semplici con le
quali esprimersi –più o meno. Ora però sono ultima-
Emerito idiota, giuro che mi sentivo un deficiente
patentato! Parlandole così sembrava che volessi metterla in ridicolo. Cercai di
riparare al danno fatto –guarda, che essere ultimi o primi non cambia il valore
dimostrato nell’eseguire le prove. Io personalmente non vi ho assistito, ma da
come me ne hanno parlato i miei fratelli ed Harry, sei stata molto brava-
salvato per il rotto della cuffia!
***
Che gentile, non c’era né malizia né superbia nelle sue
parole, ma impacciata cortesia. Questo mi fece molta tenerezza e gli sorrisi un
po’ rossa in viso.
Discorremmo del più e del meno, lui tentava di parlare in
modo che comprendessi al meglio ciò che diceva, e io rispondevo con cortesia,
ma sapendo di parlare un inglese pessimo, non dal punto di vista grammaticale
(per quello avevo ricevuto un’istruzione solida) ma per quanto riguarda la
pronuncia e i modi di dire locali ero un po’ impacciata. Lui però non me lo
fece pesare.
Passò così buona parte del pomeriggio e io mi divertii
tantissimo, Bill, ora conoscevo finalmente il suo nome, era molto simpatico e
avevamo molti punti in comune. A entrambi, strano ma vero, piaceva tantissimo
l’Egitto, argomento sul quale ci soffermammo parecchio. Ma la ciliegina sulla
torta fu quando commentai il suo orecchino, che mi piaceva davvero tanto.
***
-è molto bello il tuo orecchino-
La sentii pronunciare quelle parole e subito scoppiai a
ridere. Lei inizialmente mi guardò meravigliandosi del mio strano
comportamento, ma ridacchiò anche lei, probabilmente contagiata dalla mia
ilarità. Dopo esserci ripresi, lei si fece seria e mi rivolse una domanda
–perché abbiamo riso? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
Che scemo, poteva aver pensato che stavo ridendo di lei
–no,no, ho riso perché tu sei l’unica persona a cui piace il mio orecchino. Mia
madre continua a dirmi che sembro un selvaggio proveniente da una tribù e il
mio capo mi ha detto che se non me lo tolgo a lavoro mi rinchiude in una
piramide!- e qui scoppiai nuovamente a ridere sostenuto anche dalla sua risata.
Che calda che era la sua risata! Mi sentivo in pace con me
stesso!
-scusa, ma perché hai riso, all’inizio se non sapevi perché
ridevi?- le chiesi così su due piedi.
- parce que
…- (3)
(3) = perchè
***
-BILL! BILL! DOVE TI SEI CACCIATO? BIIIILL!!!!!-
La voce della signora che era con lui quella mattina
raggiunse il nostro rifugio. Gli rivolsi un’occhiata interrogativa. Perché non
rispondeva? Lui capì e urlò di rimando –UN ATTIMO MAMMA, ARRIVO SUBITO!-
Sembrava dispiaciuto di doversene andare, e anche a me
provocò quella reazione.
I suoi occhi si spensero ma poi sorrise divertito e mi disse
alzandosi in piedi –Ascolta Fleur…– com’era melodioso il mio nome uscito dalle
sue labbra –…se ne uscirai indenne da questo torneo, ti regalerò il mio
orecchino, contenta?-
Risi divertita a quella proposta e senza neanche rendermene
conto, si chinò e mi baciò delicatamente la guancia infilando la margherita con
cui aveva giocato per tutto il tempo fra i miei capelli. Arrossii di colpo, ma
sorrisi raggiante a quel gesto. Mi salutò e se ne andò tranquillamente con le
mani in tasca, ignorando le urla di quella buffa donna dai capelli rossi.