Nata per i prompt "Rosa" di it100 e "Qualcosa di inaspettato" di
Fanworld. Daira e Tesse ricompaiono dalle nebbie
de L'esilio
in testa, il set vincitore del challenge original di 1frase.
Spiccio spiccio: Tesse è una coscienza creata da un'antenata di Daira e
vive nei sogni della discendenza di detta antenata (che btw si chiama Nuvra ed è una gran signora). Aveva fatto l'emo
rinchiudendosi in
una cosa emo per parecchie generazioni ma poi è arrivata
Daira che è
un mini-caterpillar e l'ha fatto ripigliare e ora sono bff THE END.
È piacevole riprenderli tutti coccoli
e fluffosi proprio mentre i miei altri baldi protagonisti riescono a
morire tre volte in due (son risultati...) in quel del BBI.
Sì, si
chiama favoritismo. Un po' per anzianità (Sert deriva alla
lontana
dallo stesso personaggio di cui Tesse è l'evoluzione
diretta, anche
se non lo si direbbe, motivo per cui non si sopportano) e un po'
perché il semplice fatto che questi due sono ancora qui
significa
che il “manda affanbagno; gira in original”
può funzionare con
grandi soddisfazioni. Amoli tantissimo.
Tutta nastri e trine e bandiere
pirata
Tesse richiuse gli occhi. Li riaprì.
Nessuna modifica sostanziale. Il problema di vivere in un sogno:
pizzicarsi non serviva a nulla. Quello spazio condiviso era la sua
unica e indiscutibile realtà – e si era tinto di
rosa. Rosa nel
terreno morbido come un dolce appena sfornato, rosa nelle tende
trasparenti appese al cielo che delimitavano l'orizzonte, rosa nei
petali eterei che continuavano a cadere sospinti da una brezza che
profumava di pesche.
“Cos'è?”, chiese fermando per la
collottola la sua ospite, che camminava concentrata a grandi passi
attorno a una colonna rosa facendovi sbocciare a ogni giro sgraziati
bassorilievi floreali.
Daira si voltò e lo guardò truce, a
braccia incrociate. Sembrava infelice.
“Faccio del mio meglio.”
Negli archivi mentali di Tesse, “il
suo meglio” includeva affrontare un tornado, un deserto, una
città
sconosciuta; mettere ordine in un'immaginazione spaccata in due;
restare bambina pur con trecent'anni di storie altrui sulla
coscienza; giocare al guerriero e al pirata e tutte le corse e i
salti e le arrampicate. Merletti e ricami non erano variabili
previste.
“E per cosa, di grazia?”
La
risposta fu un calcio nello stinco, una pernacchia e il crollo
improviso della colonna rosa che le diede un netto vantaggio in fuga.
La ritrovò sotto un letto a
baldacchino. Rosa.
“Dunque?”
Gli scoccò un'occhiata che avrebbe
dissolto sogni meno persistenti,disgustata dalla sua lentezza di
comprendonio. Lui fece spallucce: l'essere letteralmente nella sua
testa gli dava certo qualche vantaggio, ma non lo rendeva un esperto
infallibile.
“Devo essere alla sua altezza”,
rispose fra i denti, mordicchiandosi il labbro. “Femminile,
aggraziata, regale, austera”, contò sulle dita. O
non mi vorrai
mai più bene che a lei, risuonava non detta
l'ovvia coda.
Tesse raggelò. Erano i suoi aggettivi,
della sua storia, quella così straziante e cara al cuore e
alla
memoria che la raccontava ogni sera con voce ancora sognante. C'era
una volta una dama dolce e saggia, più bella di ogni altra...
Imbecille e sconsiderato.
“Daira”, la apostrofò, cercando le
parole.
“Tu puoi essere tutto quello che tu –
e solo tu – vuoi essere, bambina mia. E per quanto riguarda
le
altezze...” Si rannicchiò al suo fianco e le
chiuse gli occhi.
Quando le permise di riaprirli, il rosa che si stendeva fino
all'orizzonte era quello di un tramonto su terre lussureggianti e
inesplorate, sempre più lontane, che osservavano dal loro
nascondiglio vicino all'oblò che si apriva fra le paratie
legnose di
un dirigibile minuscolo, grande quanto un baldacchino.
“C'è qualcuno più in alto di
te?”
“Non una nuvola!”
“Ti ho mai raccontato la mia storia
preferita? Parla di un vecchio solo e della bambina intrepida che lo
salvò...”
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