PARTE
SESTA: SFREGIATA
Quando esco dalla camera, che ha ospitato il mio immaginario dialogo con Jacob, il primo
dettaglio che mi colpisce è il profondo silenzio. Un silenzio decisamente innaturale,
come innaturali sono gli esseri che, escludendo me, occupano questa grande abitazione. Mi muovo
nei lunghi corridoi, bui e silenziosi, scivolando sul parquet con la stessa consistenza di un
fantasma, scivolo giù lungo l'elegante scalinata mogano, e per un attimo mi chiedo se
non stia sognando. E' tutto così tremendamente irreale da sembrare un sogno. O forse
sono solo morta, e questo è il mio personale oltretomba: una casa piena di spettri. Ma
quando entro nel salone vedo il volto di Edward, duro come quello di una statua ed altrettanto
espressivo. Sta in piedi, vicino il camino, assolutamente immobile.
“Dove sono tutti?” chiedo con un filo di voce, ma il silenzio è tale da
far rimbombare per tutta la sala la mia voce.
“Fuori. Beh, Alice è ancora di sopra, insieme a Esme. Carlisle e Siobhan sono
fuori con gli altri.”
Mentre Edward parla io mi guardo intorno, indecisa, inconsapevole come un'anima in pena,
ascolto Edward parlare, mi perdo nei miei pensieri e senza nemmeno accorgermene prendo posto
su un divano, lontano da Edward.
“Mi stavi... aspettando? Perché nessuno non mi ha detto niente?”
Edward abbassa lo sguardo, sbatte più volte le palpebre, quasi come recitasse una
parte. Ma quando rialza la testa lo vedo, vedo il suo sguardo afflitto, leggo il dolore sui
suoi occhi, e mi rendo conto che finalmente riesco di nuovo a leggere il suo sguardo.
“Edwa—”
“Fammi parlare.” Mi interrompe, avanza di un passo, gesticola chiedendomi di
lasciarlo fare. “Te ne prego.”
Non ho nulla da aggiungere, obbedisco alla richiesta di Edward e mi sistemo meglio sul divano.
“Sembrano passati millenni dall'ultima volta che abbiamo parlato.” Mi dice, e
sembra proprio il discorso introduttivo che conduce ad un lungo discorso, ad un monologo. Una
piccola parte di me si sente confusa, non capisce perché sta accadendo tutto questo,
rimane intrappolata dall'evidente contraddizione: fuori tutti gli altri pronti a scontrarsi
con i Volturi e noi qui, a fissarci senza parlarci come una volta, lontani, senza stare abbracciati
come una volta. Ma la soffoco, soffoco quell'inutile piccola parte di me stessa e mi ordino
di fare silenzio, ordino al mio cuore di zittirsi, ordino ai miei sensi di mettersi in riga
e di stare ad ascoltare quel che Edward ha da dirmi.
Così lui riprende.
“Potrei cominciare dicendo che è tutto frutto del caso, del destino, della Moira,
del gioco perverso di qualche sprovveduta divinità sadica, perché da quando è
morto Jacob tutto è precipitato, come se si fosse aperto uno squarcio nello spaziotempo
e noi fossimo finiti sul binario sbagliato. Ma risulterebbe un vano e patetico tentativo di
giustificarmi, e trovare delle giustificazioni è esattamente ciò che voglio evitare
con tutto me stesso.
Potrei proseguire dicendoti che, come dicono i grandi saggi, il passato è passato
e non si torna più indietro e dobbiamo solo guardare avanti e pensare al nostro futuro.
Ma queste sono solo le fantasie di un dispensatore quotidiano di sciocchezze nella forma di
immangiabili biscotti della fortuna da ristorante cinese – e nient'altro.
La verità, Bella, è che non posso esser quello che non sono – ovvero
un ragazzo, un ragazzo umano, il tuo ragazzo. Così come tu non puoi non esser quella
che sei, una ragazza umana catapultata in un mondo che le è estraneo ed ostile.
Non voglio tediarti ripetendoti tutti i vani discorsi e convincimenti che ti feci la prima
volta che ci siamo conosciuti, io sono un leone pazzo e masochista e tu l'agnello stupido, è
vero, è verissimo, ma rimane comunque quel fondo di irriducibile ed amara verità
che abbiamo finto di ignorare, costruendoci sopra il castello perfetto delle nostri illusioni.
Un castello di illusioni perfette che è crollato giù nel momento in cui ti
sei veramente svegliata. Anzi, ci siamo svegliati, per scoprire finalmente la nostra inevitabile
natura. Una natura profondamente diversa. Non è trasfigurando la tua che risolveremo
i nostri problemi.
Vedi, questa è la nostra natura. Siamo degli assassini provetti in una bella confezione,
sempre in lotta per il potere. Siamo condannati ad una vita di finzione e maledizione. Siamo
costretti a fuggire, ad occultarci, occultare noi stessi e la nostra natura e i nostri bisogni.
Come puoi chiedermi di farti diventare così?
No, Bella, non è questa la soluzione, ora ne sono più convinto che mai. E il
problema... il problema non è solo questo. Il problema non è solo questo, i Volturi
e la loro sete di vendetta, e gli occasionali ma non infrequenti pazzi sadici che ogni tanto
si fissano con te e ti danno la caccia.
Il problema, alla fine, siamo solo noi. Io e te.
L'ho capito prima, molto tempo fa.
L'ho capito quando Victoria ha cominciato a minacciarti. Ma l'ho accettato solo quando è
morto Jacob, e quando sei finita in quello stato.
Io ti sto uccidendo, Bella. E' proprio come ti dissi molto tempo fa: sono puro veleno in
una seducente confezione. Lentamente, goccia dopo goccia, ti sto uccidendo.
Io ho visto cosa si nasconde nelle profondità del tuo animo, Bella. Sono penetrato
nella tua coscienza, sono rimasto invischiato nei grumi del tuo dolore, nel dolore per quell'abbandono
che ti procurai, denso e colloso come la pece, vi sono rimasto invischiato, intrappolato, soffocato,
ed ho capito che è esattamente così che ti sei sentita, per colpa mia, esclusivamente
per colpa mia, per colpa del mio amore.
Ti prego, Bella, lasciami continuare, altrimenti non avrò più il coraggio di
andare avanti, andare fino in fondo e rivelarti tutto, ma proprio tutto, perché ho visto
quel che si nasconde nel futuro, ho visto quel che si nasconde oltre la sfolgorante bellezza
del tramonto. L'ho visto, Bella.
Lo so. Non sono più l'Edward che ricordavi, anche se i tuoi ricordi sono andati via
perché li ho presi, ma mi ricordavi, lo so, e non sono più quell'Edward che adoravi
fino a sentirti male, di cui sentivi la mancanza fino a farti del male. Prima era diverso, prima
era tutto diverso, perché tu non smettevi, mai, nemmeno un istante, di starmi appiccicata,
di starmi addosso, così come io non ti lasciavo mai sola, nemmeno quando dormivi. E adesso
tutto questo è venuto via, Bella. I nostri sogni sono evaporati, lasciandoci vigili sulla
terra arida della nostra realtà. Noi non siamo più un'unica cosa, Bella, il nostro
rapporto non è altro che questo, la triste somma di due solitudini inconciliabili.
Vuoi saperlo, Bella? Vuoi sapere tutto? Vuoi sapere cos'è che è andato veramente
storto, cos'è che si è guastato, che mi ha tenuto lontano da te? Te lo dirò,
Bella, perché non posso più sfuggire alla verità, non ne sono più
in grado. Mi sono sforzato, ci ho provato, Bella, davvero, ci ho provato a tenere in piedi il
teatrino del nostro rapporto, l'illusione del nostro amore da favola, pronto ad estendersi sull'eternità.
Ma alla fine ho dovuto cedere. Non sono perfetto, Bella, sono immortale, ma anch'io posso soffrire,
anch'io posso conoscere la stanchezza. La verità è sempre più forte di
te, Bella. E' sempre più forte.
Io ho visto, Bella.
Non ho potuto farne a meno, perché tale è la mia condizione, la condizione
di chi ha un potere che è allo stesso tempo una maledizione.
E' successo che ho intercettato, per sbaglio, contro la mia volontà, nonostante tutti
i miei sforzi di tenermi schermato, è successo che ho intercettato le visioni di Alice.
Tantissime visioni, il che spiega il suo strano comportamento e la sua altrimenti inspiegabile
stanchezza. Ho visto un'incredibile moltitudine di futuri diversi, tutte le possibili e anche
inimmaginabili ramificazioni che il nostro futuro può intraprendere. Eppure, nonostante
questa grande varietà di visioni e futuri alternativi, mi sono subito accorto di un filo
conduttore.
Il nostro futuro è cambiato, Bella.
Ricordi la visione di Alice dai Volturi? Quella che Aro ha visto. Io e tu, insieme, entrambi
vampiri. Io e tu, una splendida coppia di vampiri bellissimi e potentissimi.
Ecco. Non c'è più.
Quel futuro, Bella, non esiste più. In nessuna di tutte quelle centinaia di diramazioni
di futuro ne ho trovato traccia. Nessuna.
Ed allora ho capito che non c'era niente di vero. Chissà... forse era autosuggestione
di Alice stessa. Qualunque sia la risposta, non ha più importanza. Quel futuro è
andato per sempre, Bella. Quel futuro, forse, non è mai esistito. Era solo una favola.
Una bella favola, ma decisamente e inevitabilmente lontana dalla realtà.
C'è dell'altro, e te lo devo, chiaramente, perché quanto detto finora non può
minimamente bastare a farti comprendere le mie ragioni.
Alice non sa che io ho letto nel suo pensiero e visto le sue visioni. Probabilmente finirà
col disprezzarmi per una buona fetta dell'eternità che ci spetta, ma so di non potermi
più tirare indietro e rivelarti quel che Alice ha visto. In tutti quei futuri alternativi
lei ha visto la morte. Ha visto la morte di tutti noi. Alice ci ha visto morire, ha visto morire
me e te insieme, o me soltanto, o te soltanto, un innumerevole insieme di volte. Io non so come
andrà a finire e non so quale decisione sembra aver preso Alice. Da quando è successo,
ho cercato con tutto me stesso di evitare Alice ed i suoi pensieri, perché temevo di
poter peggiorare ancora di più la situazione. Il destino è ostile, Bella, sta
al di sopra di noi e non vuole che interferiamo con i suoi piani. Non potevo non posso e non
potrò far niente per cambiare le cose, o andrà sempre peggio. Il destino sa sempre
come punirci.
Per questo ho agito in questo modo. Nel mio piccolo, ho cercato di spingere il destino verso
certe diramazioni. Piccoli gesti quotidiani per un futuro più certo e meno tragico di
quelli che ho visto.
Non ti chiedo di capirmi, Bella, non posso e non voglio chiederti di provare a metterti nei
miei panni, davvero, Bella. Ti chiedo solo di ascoltarmi, di accettare queste mie brutte parole:
ti ho visto morire un'infinità di volte. Ho visto me stesso morire, lasciarmi uccidere
o uccidermi per andare oltre il dolore della tua perdita. Ho visto me stesso sacrificarmi per
salvare la tua vita un milione di volte, salvo poi vederti ricadere in un oblio senza più
alcuna uscita.
Mi sono interrogato a lungo, davvero, del resto mi conosci, non mi arrendo facilmente, eppure
non sembrava davvero esserci nulla che potessi fare. Mi sono detto che doveva esserci per forza
un modo per salvarti, per salvare te e me, e che avrei dovuto trovarlo. Ma non ho potuto far
altro che starti lontano, evitare in tutti i modi di farti del male, scrutare il cielo in cerca
di un segno.
E ora forse dovrei anche mettere fine a questo stupido monologo. Stupido, sì, perché
è così che mi sento: stupido, patetico, impotente, costretto ad usare soltanto
le parole, incapace a proteggerti, a salvarti, in attesa che il futuro si compia anche per noi.“
Quando Edward finisce di parlare il silenzio piomba sulla sala come un macigno. Edward ha
parlato a lungo, ed io sono stata qui ad ascoltare, sempre attenta, senza mai perdermi una sola
parola, come fossi assetata e non avessi voluto lasciarmi sfuggire nemmeno una goccia. Edward
mi ha investito con le sue parole e le sue verità nascoste, dovrei sentirmi scossa, frastornata,
ed un po' forse lo sono, ma in realtà sono tranquilla, salda, ferma al mio posto e stranamente
sicura delle mie convinzioni, certa di quel che voglio. E quel che voglio, adesso, è
che Edward mi abbracci, e basta. Solamente questo. E quando Edward mi abbraccia, mandando via
il silenzio e tutto il resto, sento che davvero mi basta.
Più tardi ci raggiungono Jasper ed Alice. Esme è andata a raggiungere Carlisle,
così siamo rimasti noi quattro in tutta la casa, in una casa che fino a poco tempo fa
era straordinariamente affollata. Siamo rimasti noi quattro, due coppie, scosse, sconvolte dagli
eventi, pronte a buttarsi giù nell'abisso del futuro, insieme. Comunque vada, siamo qui,
insieme, ed è quel che conta.
Queste sono le poche ma fondamentali certezze che mi sono rimaste in corpo, ed è tutto
merito di Edward. Ho ascoltato il suo lungo monologo, una vera e propria confessione, lasciandomi
piegare – mai trascinare via – dalle molteplici emozioni che le sue parole
mi hanno suscitato: rabbia, tristezza, amore, rassegnazione, consapevolezza, rimpianto, speranza.
Speranza. Speranza, dopo tutto. Speranza.
Edward ha vuotato il sacco con Alice. Mentre stavamo tutti e quattro seduti qui, su questo
divano, le ha raccontato di aver intercettato per sbaglio le sue visioni, e di aver agito di
conseguenza. Ma le ha anche detto di essersi rifiutato di controllare, in seguito, l'esito di
quelle visioni. Così come Alice si è rifiutata di rivelare le sue ultime visioni
e le sue decisioni. Ho guardato il volto di Jasper, e vi ho letto una pura rassegnazione. Ma
anche un'incontrollabile speranza. Ho soffocato i miei sentimenti più neri e i pensieri
più ottimisti, lasciandomi riscaldare dal calore che Jasper ha ben presto cominciato
ad infondere in tutti noi.
Per un po' siamo rimasti in silenzio. La mano di Alice in quella di Jasper, la mia in quella
di Edward, pronti e in attesa come al patibolo.
In realtà aspettiamo il ritorno di Esme.
Il pendolo suona un'altra volta.
La notte prosegue, mentre l'arrivo dei Volturi si fa sempre più vicino. Fuori, la
casa è accerchiata dai vampiri guidati da Carlisle e Siobhan, impegnati in esercitazioni,
prove tattiche. Esme e Jasper, prima, si sono occupati di mettere la casa in sicurezza, di preparare
dei piani di fuga. Jasper mi ha mostrato il loro kit d'emergenza: un gran numero di documenti
falsi. In caso di bisogno, io ed Edward potremmo fuggire e ricominciare una nuova ennesima vita,
in incognito. Così come Alice e Jasper, Esme e Carlisle.
Mi sorprendo, ad un certo punto, a pensare a Emmett e Rosalie. Mi chiedo cosa farebbero se
fossero qui. Come si comporterebbe Emmett, cosa direbbe Rosalie. Mi chiedo se anche loro stessero
qui, insieme a noi, terza coppia pronta al patibolo.
E poi, finalmente, Esme compare nel salone. Le sue parole sono rapide, riesco appena a distinguerle,
la voce è fioca ed il tono piatto e neutro. Dice soltanto: i Volturi sono arrivati.
Ci troviamo in una radura poco distante da casa. Un ampio spazio di natura immacolata ed
immobile, cristallizzata nel deserto dell'inverno. E' notte, il cielo è straordinariamente
sereno, fa un freddo pazzesco, e quelle stelle lassù nel cielo mi sembrano fiocchi di
neve incatenati alla volta celeste, in attesa di cadere giù.
Questo lo sfondo ideale del nostro campo di guerra, che in realtà sembra tutto meno
che un campo di guerra. Quando arrivo nella radura, scortata da Edward e gli altri Cullen, sento
subito su di me il peso degli sguardi dei presenti. Mi guardo intorno: mi sarei aspettata una
contrapposizione netta tra i due schieramenti, ma così non è. Insieme ad Edward
raggiungo un gruppetto composto da Esme, Liam, Meggie e le Amazzoni. I due rumeni stanno in
disparte, accanto a noi. Davanti a noi stanno Carlisle, Jasper, Benjamin e Siobhan e, sorprendentemente,
Aro, seguita fedelmente da una ragazza dallo sguardo neutro. Edward mi dice che si chiama Renata,
ed è la guardia del corpo di Aro, un vero e proprio scudo fisico che gli sta sempre attorno.
Tutti quanti stanno discutendo animatamente. Dietro di noi, infine, stanno Alice e Zafrina,
mentre gli altri Volturi stanno in fondo, dall'altra parte della radura.
Improvvisamente la voce di Aro si spande per l'area, mentre lo vedi staccarsi dal gruppo
e camminare, sempre seguito dalla ragazza, verso il centro del campo.
“Buonasera, miei pallidi compagni. E' un piacere vedervi tutti riuniti, qui, in questa
radura sotto il cielo meraviglioso dell'Alaska.” La sua voce è fredda e pesante,
ma allo stesso tempo squillante. “E' stato un lungo viaggio, ma credo ne sia valsa la
pena.” Risatina. “Carlisle e Siobhan, devo riconoscere che avete messo su un bel
comitato d'accoglienza! Quanti bei vampiri, possenti e gloriosi! Il meglio del meglio, gli esponenti
più degni della nostra nobile stirpe!” Mentre parla, Aro rimane completamente fermo,
come una statua parlante, gli occhi rivolti a nessuno in particolare, certo comunque di avere
l'attenzione di tutti i presenti. Istintivamente stringo la mia mano attorno a quella di Edward.
Alzo lo sguardo, il suo viso è impassibile, non tradisce la minima emozione.
“Spero di non avervi messo fretta, nell'allestire questo benvenuto. Del resto, la nostra
visita non era certamente una sorpresa. Alla piccola e graziosa Alice non sarebbe mai sfuggito
il nostro convinto proposito di lasciare le nostre antiche dimore e spostarci qui, in questo
luogo remoto ed esotico, pur di incontrarvi, o possenti clan della nostre nobile stirpe! Saluti
a voi tutti, dunque! A nome dei Volturi tutti è con estremo piacere che saluto la presenza
dei gloriosi rumeni e delle aggraziate Amazzoni, nonché del prestigioso clan egizio e
del clan di Siobhan, mia antica amica. E saluti a voi, graziosi Cullen, che ospitate questo
nostro inevitabile rendez-vous.
Questa sera mi avete fatto un piccolo, grande regalo: mai vista una così impressionante
collezione di individui! Fratelli, ricordiamoci tutta della nostra natura, figli della notte
e del sangue. Non c'è motivo alcuno di rinnegare le nostre ancestrali origini, di soffocare
la nostra vera identità! Per quanto sia lodevole il tentativo del nostro carissimo Carlisle
di ammansire il suo clan, non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo veramente. Ma soprattutto,
non dimenticate mai chi siamo noi, gli antichi Volturi, e ciò che voi ci dovete! E' per
questo che vi chiedo, dunque, di prestare orecchio alle mie parole, di aprire il vostro cuore
oscuro alla richiesta del vostro più affezionato padre: unitevi a noi! Siobhan, Liam,
la piccola Maggie, e le possenti amazzoni, e Benjamin, signore degli elementi: voi tutti siete
come i diamanti più preziosi, la prova inevitabile che la nostra è la razza eletta!
Unitevi a noi, non sprecate i vostri doni, non dividetevi, ma unitevi!“
Alle parole di Aro segue un silenzio tremendamente carico di tensione. Il vento soffia tra
gli alberi producendo un suono del tutto irreale.
“O signore dei Volturi, padre tra i padri”, inizia Siobhan, “accettiamo
con orgoglio i tuoi elogi, ma ci ritroviamo costretti a rifiutare la tua gentile offerta. Credo
di parlare a nome di tutti, quando dico che stiamo bene dove siamo.”
Aro non mosse un solo muscolo della faccia, e lasciò che il silenzio si posasse come
risposta alle parole dell'irlandese.
“I nostri doni sono tali per una ragione.” Interviene Benjamin, lo sguardo fiero.
“E di certo questa non è aumentare la tua privata collezione di giocattoli, Aro.”
“Che fiero orgoglio leggo nei tuoi giovani occhi, ragazzo!” risponde Aro, con
un'assurda espressione di piacere.
“Basta, Aro. E' tempo di spogliare i tuoi discorsi dell'inutile retorica.” Alta,
prepotente ed ancestrale, si fa sentire la voce di Vladimir, uno dei due vampiri del clan rumeno.
“I vostri giorni sono finiti, ormai. E' tempo di cambiare pagina.” Interviene
l'altro rumeno, Stefan.
“Ma guarda, i nostri cari antichi rumeni... e sentiamo, sarebbe proprio vostro il volto
del nuovo? Se non erro avete già tentato la conquista del potere... tutti conosciamo
la storia, non è così, fratelli?”
“Basta così, Aro!” Dal fondo si erge minacciosa la voce di Caius. “Basta
con le chiacchiere!”
“Caius, fratello, non c'è fretta alcuna. Sto negoziando, e come sai le trattative
possono richiedere tempi lunghi. Tanto più è prezioso l'oggetto...”
“Finiscila, Aro!” Per la prima volta interviene Carlisle, la voce ferma, decisa,
mentre avanza di qualche passo. “La tua veneranda età non giustifica e non giustificherà
mai il tuo uso sconsiderato dei vampiri che pure oggi continui a chiamare tuoi fratelli!”
“Carlisle, perché ti scaldi tanto?”
“E' ora di voltare pagina!” anche Amun, del clan egizio, interviene. Avanza anche
lui, fianco a fianco con Carlisle. “E' tempo di voltare pagina, siamo pronti ad assumerci
le nostre responsabilità!”
“Se è la guerra che vogliono, diamine, dagliela subito, Aro!” tuona ancora
la voce di Caius.
“E' questo che vuoi, Carlisle? La guerra? Vuoi davvero macchiare la nostra storia,
costringerci ad un'assurda ed immotivata guerra fratricida solo per soddisfare la tua cieca
sete di potere?”
“Ma quale sete di potere, Aro?!” più veloce dei miei occhi e delle mie
orecchie, Edward si muove, scatta rabbioso verso Aro, in atteggiamento ostile e provocatore.
Edward finge un attacco, salvo poi piazzarsi davanti all'antico vampiro, che dal canto suo non
fa una piega. “Il vostro strapotere sta per terminare, Aro!”
“Edward, Edward, Edward... sempre così furente e determinato. Saresti stato
un bel giocattolino, è vero, ma sai cosa penso? Che sei rotto... proprio così.
Sei un giocattolino difettoso, e hai finito col tediarmi. No, non m'interessi più...
del resto, ho trovato qualcosa di più succulento.” Ed è allora che sento
il gelido sguardo di Aro finirmi addosso ed entrarmi dentro, in profondità.
“Non la toccherai, Aro!”
“Calmati, Edward!” Carlisle interviene prontamente, bloccando un tentativo di
aggressione da parte di Edward. Dietro Aro, alla sua destra, però, vedo subito scattare
Jane. Urlo il nome di Edward, ma la vampira è troppo veloce, Edward lancia un urlo e
cade al suolo agonizzante.
“Maledetto!” urla Jasper, dietro di me, e prima che me ne renda conto è
già in volo, pronto ad atterrare su Aro. Mi guardo intorno: sta per scatenarsi un putiferio!
Esme mi trascina via per un braccio, mentre con la coda dell'occhio vedo Alec scattare e colpire
Jasper.
“In formazione!” urla Siobhan, che insieme ai rumeni, Benjamin e Jasper si allineano.
Io intanto mi ritrovo a terra, sono inciampata mentre Esme mi ha trascinato di lato.
“Ce la fai a rialzarti?” mi chiede.
“Sì, tranquilla.” Prendo la sua mano e mi rialzo. Alle mie spalle sento
urla e ringhi, mentre Esme corre via insieme a me verso Alice e Maggie.
“Qui starai al sicuro.” Dice Maggie. Mi piego sulle ginocchia, riprendo fiato,
e quando rialzo la testa vedo Alice, ferma in piedi, il volto concentrato.
“Jasper, girati!” urla ad un tratto, appena in tempo per permettere a Jasper
di evitare l'assalto di Alec.
Mi guardo di nuovo intorno, c'è il caos della battaglia in corso. E' stato tutto troppo
improvviso, troppo rapido: la provocazione di Aro, l'ira di Edward, il suo tentato attacco e
la pronta risposta di Jane.
Ad un tratto arriva una delle Amazzoni, Zafrina, che ha il potere di creare delle illusioni.
Compagna ideale in lotta di Alice: ed è qui che si piazza. A fare da regia, Esme, con
l'aiuto anche di Maggie. Ed io? Io cosa ci sto a fare in mezzo a queste donne bellissime, potentissime
ed immortali? Io non sono in grado di difendermi da sola, figurarsi fare da supporto e aiutare
gli altri. Vedo Alice dare indicazioni a Jasper ed Edward, vedo Esme gridare ordini e Zafrina
colpire gli avversari, e provo ad immaginarmi anch'io una vampira combattente. Chissà
cosa potrei fare. Ma poi penso al discorso di Edward, a tutte quelle parole cui non so come
rispondere. Essere una vampira non risolverebbe niente, comincio ad esserne sempre più
convinta.
“No, dannazione, no, no no!”
“Alice, cosa succede?!” subito ci allarmiamo. Alice scuote la testa, si inginocchia
a terra. Esme la scuote, ma lei rimane ferma, a terra, la testa stretta tra le mani.
“Alice! Alice!” la chiamo anch'io, senza pensare ad altro, senza pensare a nulla,
nemmeno ad Edward che è là in mezzo a combattere.
“Bella... attenta!” Ed è tutto ancora troppo veloce, è tutto dannatamente
veloce ed è con un insopportabile ritardo umano che me ne accorgo: un vampiro, uno dei
Volturi che ruzzola a terra, insieme a Zafrina.
“Dannazione!” Esme impreca e mi afferra, trascinandomi via di nuovo, e solo allora
mi rendo conto che quell'attacco era mirato a me. Credevo di non entrarci niente con questa
guerra tra vampiri, ma ancora una volta c'è qualcuno che vuole la mia testa. Mentre corriamo
in mezzo ai vampiri che lottano sento la mia testa pesante, la vista mi si sfoca, mi sembra
di tornare indietro nel tempo, mi aspetto quasi di rivedere i capelli fiammeggianti di Victoria,
e se seguissi questo sentiero mentale forse riuscirei anche a veder Jacob...
“Resisti, Bella!” Esme mi scuote, e rapidamente riprendo conoscenza. Sono a terra,
credo di essere svenuta. “Benjamin, pensaci tu.” Mi rialzo lentamente, vedo Esme
che si allontana, ed io rimango con il bel vampiro egiziano, la pelle abbronzata, i lineamenti
allungati, un po' femminili.
“Non lo dico per allarmarti, ma a quanto pare sei diventata un obiettivo primario dei
Volturi. Forse vogliono usarti come merce di scambio, chissà.”
“No.” Lo interrompo, sicura, rassegnata e pronta al mio destino. “E' me
che vogliono. Aro vuole me, vuole farmi diventare una vampira e aggiungermi alla sua collezione.”
Benjamin mi scruta impassibile, poi replica: “Capisco. Beh, non hai nulla da temere.
Ci penso io!” Ed aggiunge un fiero sorriso pieno di orgoglio.
Un istante dopo lo vedo all'opera: Felix si lancia all'attacco, e lui innalza una barriera
direttamente dal terreno. Sapevo possedesse il potere di controllare gli elementi della natura,
ma non capivo esattamente come. Tutt'ora, mentre lo vedo creare un vortice d'acqua dal nulla,
non capisco come.
Siamo nel bel mezzo della battaglia. Ovunque mi giri, vedo vampiri combattere. Cerco con
lo sguardo Edward, e finalmente lo scorgo, molto lontano. Sta combattendo da solo contro Jane
ed Alec. Perché è da solo, perché nessuno se ne è accorto?!
“Edward!” urlo, ma non mi sente. Benjamin mi dice di calmarmi e rimanere ferma,
ma io non posso far a meno di muovermi, di saltare e allungare le braccia, pur di attirare la
sua attenzione. “EDWARD!” Urlo più forte, fino a bruciarmi i polmoni, e finalmente
lui mi vede, ma si distrae quanto basta per cadere vittima di un altro attacco da parte di Jane.
“NOOOO! EDWAAAARD!” Urlo, e scatto verso di lui, accecata dalla preoccupazione.
“No, ferma!” sento qualcuno urlare, poi un urto, e tutto diviene nero.
Mi rialzo, vedo Maggie a terra, immobile, il volto spento, la testa in una posizione innaturale.
“Attenta!” Siobhan mi spinge di lato, mentre realizzo che il collo di Maggie è
stato spezzato, che Maggie è morta per salvarmi la vita. Spingo lo sguardo in profondità,
riconosco Heidi, la bionda vampira che ho incontrato a Volterra, la “cacciatrice”
dei Volturi. Lei è la cacciatrice, io sono la preda. Un muro di terra si erge dal terreno,
facendomi urlare per la sorpresa. Benjamin continua a tenermi d'occhio, ma dov'è Edward?
E dov'è finita Esme? Mi guardo intorno, ma non posso muovermi, Benjamin continua ad innalzare
barriere tutt'attorno a me. Alla mia destra riconosco i due rumeni, in soccorso di Carlisle
che vedo a terra, dolorante e ferito. I suoi vestiti sono sporchi di sangue, ma le ferite si
sono già richiuse.
Tutto diventa insopportabile. Vedo Maggie a terra, la testa piegata in modo innaturale, vedo
Carlisle ferito e distrutto, vedo Liam cadere sotto i colpi di Felix. E' troppo per me, la testa
comincia a girarmi, mi lascio ricadere in ginocchio.
Ad un tratto vedo una debolissima ombra lunare su di me. Alzo lo sguardo e vedo gli occhi
cattivi di Jane. Faccio per aprire bocca, ma i vampiri sono sempre più veloci di me:
una barriera di legno mi compare davanti, sento un urlo, l'urlo di Benjamin e la barriera scompare.
Mi volto, vedo Benjamin a terra, dolorante, e Jane che mi sorride, il più sadico dei
sorrisi.
“Tu sei proprio una cosa strana, sai?” mi dice, continuando a sorridermi perversa,
mentre io cerco di allontanarmi, strisciando a terra indietro. “Eppure, prima o poi riuscirò
a capire come funzioni, dentro, e allora sì che sentirai dolore...”
Un istante dopo vedo una grande macchia chiara inghiottire Jane. Mi rimetto in piedi, sgrano
gli occhi: Senna, l'altra Amazzone, si è lanciata su Jane, mentre Zafrina l'ha seguita,
costringendo Jane entro una delle sue illusioni.
“Lascia stare subito mia sorella!” Dal nulla appare Alec, il volto trasfigurato
in una smorfia di odio. Compare alle spalle di Zafrina, le urlo di stare attenta, ma la mia
voce umana è troppo debole e troppo lenta, e prima che io possa finire la frase vedo
l'Amazzone stramazzare al suolo, finché Alec non solleva una gamba e... serro gli occhi
e mi volto, ma non posso far a meno di sentire il suono del suo collo che viene spezzato.
“E adesso... pensiamo alla bambolina...” sussurra Alec, alle mie spalle, divertito.
Ma nemmeno lui può ferirmi, e non mi resta che provare a scappare. Provo a fuggire, in
qualunque direzione, ma subito Jane mi si para davanti.
“Togliti di mezzo!” le urlo, cercando di sembrare meno spaventata e più
sfrontata di quanto non sia. Ovviamente non provo nemmeno a voltarmi e correre nella direzione
opposta, so già che c'è Alec alle mie spalle.
Rimaniamo così, io in mezzo ai letali fratelli, per qualche istante. Finché
non compare Aro.
“Avanti, lasciatemi spazio. Su, spostatevi, tanto la nostra bambolina non andrà
da nessuna parte, vero?” mi dice, piazzandosi davanti a me. Lo vedo muovere le dita, avanzarle
lentamente nella mia direzione.
“Non credere che Edward ti lascerà fare quello che vuoi.”
“Oh, avanti, mi aspettavo qualcosa di meglio da te, che un'insulsa frase fatta.”
“Cosa vuoi che ti dica? Mi fai schifo. Mi fai pena. Questo ti va bene?”
Jane ringhia alla mia sinistra, ma la ignoro. So che Edward o qualcuno prima o poi se ne
accorgerà, dunque devo prendere più tempo possibile.
“Ma fammi capire. Perché me? Perché proprio me?”
Aro sorride, compiaciuto. E' quando sorride compiaciuto che c'è da temere.
“Mia cara innocua e ingenua ragazza, cos'è che non riesci a capire? Dovresti
ricordare il nostro primo incontro, perché io lo ricordo molto bene. Non mi sbaglio mai
sulle persone. Sì, sì, lo ricordo perfettamente: tu, il tuo amato Edward e la
piccola Alice... un bel trio, davvero.”
“Ma perché? Che senso ha? E' davvero così noiosa la tua vita, da dover
ripiegare sul collezionismo umano?!”
“Sciocca, debole umana... speri davvero di comprendermi? Di comprendere me? Ma vedrai...
tra poco sarai anche tu una di noi!” Il sorriso di Aro si fa ancora più consistente.
Il pericolo aumenta, ed io non so più che inventarmi. Cerco con lo sguardo qualcuno,
cerco Edward, Esme, Carlisle, ma niente, vedo solo Volturi in piedi che combattono, mentre i
nostri alleati stramazzano al suolo.
“Ora, Heidi, se non ti dispiace...” dice Aro, rivolgendosi alla bellissima vampira
che compare dietro di sé. Vedo il suo sguardo, mi guarda come se stesse guardando qualcosa
di appetitoso. Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa, ma non so cosa!
Ed è mentre sono persa nei miei pensieri che accade. Vedo Heidi avvicinarsi troppo
velocemente, ringhiare ed aprire la bocca, scoprire i lucenti canini pronti ad affondare nel
mio collo...
Sento un urlo, un botto, e qualcosa mi spinge di lato.
“Fermatela!” grida qualcuno. Tossisco, riapro gli occhi ma vedo solo buio. Cerco
di rialzarmi, ma non ci riesco, rimango malamente in ginocchio. Quando riapro gli occhi finalmente
lo vedo, vedo tutto: Heidi, una vistosa ferita sul volto che si rimargina, a terra, sputa sangue.
C'è qualcun altro, però. Vedo una sagoma a terra, la sento tossire. Dove sono
Alec e Jane?, mi chiedo. Mi guardo intorno, li vedo impegnati da Jasper ed Edward. Torno a guardare
a terra, e finalmente la riconosco, è Alice. Si alza, scatta in avanti, verso Aro, io
urlo il suo nome, ma anche Heidi scatta, e anche Aro si muove, e tutto avviene troppo velocemente,
ancora una volta: il braccio di Heidi che scatta sulla faccia di Alice, Felix che compare e
l'afferra da dietro, Alice che urla di dolore, mentre il sangue viene versato dal suo volto,
e infine Aro, che urla.
“No, fermi! Lei mi serve!”
Guardo il volto di Alice ricoperto di sangue, mentre Felix lascia la presa, Alice ricade
a terra, Aro l'afferra per un braccio ed allora urla. Urla Aro ed urla Alice, urlano di un urlo
innaturale.
Ciò che segue è un silenzio altrettanto innaturale.
Tutti si fermano. Tutti.
Aro ha il volto trasfigurato da una smorfia di puro orrore. Lascia andare il braccio di Alice,
che ricade malamente sul terreno, grondando ancora sangue. Perché ancora tutto quel sangue?,
riesco a chiedermi. Jasper, Esme e tutti gli altri scattano verso di lei, mentre gli altri vampiri
rimangono fermi. Sposto lo sguardo su Aro, ancora sconvolto. Si guarda intorno, ordina ai suoi
di non muoversi. Poi comincia a camminare, avanza di qualche passo, raggiungendo di nuovo il
centro ideale di questo campo di battaglia.
“Ho visto.” Dice, un filo di voce. “Ho visto il futuro, e ciò non
è buono. Ho visto la distruzione della nostre stirpe. Ho visto molteplici futuri, ho
visto sempre la disgrazia. Ho visto a cosa conducono le nostre azioni, le nostre scelte.”
Sposta lo sguardo e si rivolge a Siobhan, accerchiata da Liam e Benjamin. “Fratelli. Fermiamo
questo massacro. Sarà una rovina, una rovina per tutti.”
Aro continua a parlare, infarcendo come al solito il suo discorso di retorica. Riesco finalmente
a scuotermi, a distrarmi, e subito mi fiondo verso Alice, ancora a terra, accerchiata da tutta
la sua famiglia.
“La ferita è troppo profonda, ecco perché non si rimargina... sarà
arrivata al cervello.” Dice Carlisle, tamponando la testa di Alice con un brandelli di
vestiti. “Benjamin, ho bisogno di acqua, presto!” dice rivolgendosi al ragazzo,
che prontamente obbedisce. Aro continua a parlare indisturbato.
Il mondo sembra cominciare ad allontanarsi. O sono io che comincio a prendere le distanze
da tutto questo. Ma per fortuna, sento subito la mano di Edward stringere la mia, e allora ce
la faccio, resto in questo mondo, aggrappata alla sua mano.
“Sta cominciando a rimarginarsi... ma ha perso troppo sangue, dobbiamo fare qualcosa.”
Dice ancora Carlisle. Subito vedo Jasper mordersi un polso e farne sgorgare sangue. Lo vedo
avvicinare il polso alla bocca di Alice, che però rimane ferma, immobile, priva di volontà.
“Dannazione... dannazione, dannazione, dannazione!” sbraita Edward, scattando
in piedi.
“Aro! Dicci cos'è che hai visto! Che visione ha avuto Alice?!” urla, attirando
l'attenzione del vampiro.
Aro si volta, fissando Edward con un'espressione, per la prima volta, seriamente spaventata.
“Ho visto la morte. Ho visto noi tutti, morti. E' a questo che conducono le nostre
azioni, alla morte! La tua morte, Edward, o la sua, la morte di Bella, avrebbe scatenato il
caos. Avrebbe scatenato una spirale di morte che ci avrebbe stritolato tutti quanti.”
“Nessuno vuole questo futuro, Aro.” Interviene Siobhan. “Né noi,
né voi. Dovremmo prenderci questa lezione del destino, ed imparare. Imparare a costruire
una nuova società per noi, per tutti quanti.”
Aro, però, sembra ignorare la donna. Vedo il suo sguardo posarsi su Edward e poi scivolare
fino a me.
“Eppure, voi... no. Non doveva andare così... non capisco.” Aro sussurra
tra sé parole senza senso, fino a spazientire i suoi stessi fratelli.
“E' tempo di andare, Aro. Tutto ciò non ci porterà da alcuna parte.”
“Hai ragione, Marius. Andiamo.”
Ed è così: senza parole, profondamente senza parole che i Volturi abbandonano
il campo di battaglia. Senza più alcuna retorica, senza alcun discorso, senza alcun accordo.
I Volturi si allontanano, lasciandosi alle spalle un'inutile ed indelebile scia di sangue.
E' notte. La notte non sembra finire più. Credo di avere già vissuto un incubo
simile, una notte che non finiva mai, un cielo nero come la pece.
Sono di nuovo nella mia stanza, rannicchiata sul letto, una tazza fumante tra le mie mani
tremanti. Il tempo sembra essersi fermato insieme ai miei pensieri. Mi sento svuotata di ogni
cosa, tranne una piccola parte della mia mente che resiste. Sento che prima o poi accadrà,
tutti i ricordi mi esploderanno dentro, tutti insieme. Ma fino a quel momento, continuo a galleggiare
in questo torpore amorfo.
Un istante dopo – o anche un milione di istanti dopo, chi può dirlo –
la porta si apre. Edward avanza, si avvicina, non fiata una parola. Più veloce della
mia retina, più veloce del mio pensiero, Edward è già qui, le sue labbra
sono sulle mie, le sue mani attorno la mia schiena.
Ci baciamo per un numero indefinibile di istanti.
Finché, ad un tratto, le labbra di Edward si allontanano, schiudendosi così
da lasciar uscire le parole.
“Alice sta bene.” Mi dice, lo sguardo basso. E' una buona notizia, ma la sua
voce trema, trema come mai l'ho sentita tremare. Il mio cuore manca un colpo, lo guardo piena
di dubbi e insicurezze, bisognosa di certezze e convinzioni salde. “Tuttavia ha riportato
delle lesioni, beh, inguaribili. Carlisle dice che tutto dipende dal cervello, e per questo
il cervello è incapace di rimarginarsi come il resto del corpo.” Non capisco, le
parole scientifiche e neutre di Carlisle non mi interessano, non mi aiutano. Lo guardo affamata
di verità, e finalmente l'ammette. “Ha perso la vista. Non la riacquisterà
mai più.”
E questo è un altro macigno sullo stomaco, un altro colpo al cuore. Mi sento ancora
più debole, la testa riprende a girarmi. Edward mi stringe il viso con le sue mani, inchioda
i suoi occhi ai miei, senza dire altro, come a volermi tenere ferma, qui, con lui, e io allora
mi ci aggrappo con tutta me stessa. Le labbra di Edward tornano a baciare le mie, sempre più
voracemente.
Mi sistemo meglio sul letto, mi distendo completamente, mentre Edward fa aderire il suo corpo
al mio. I suoi baci mi tolgono il fiato, le sue mani gelide mi danno i brividi, ed io intanto
sento le mie vene pulsare sotto la mia pelle. Sotto la mia pelle, insieme a tutto quel che vi
è rimasto incastrato.
Non ci diciamo niente, lasciamo che siano gli occhi a parlare, e le labbra, e le dita, e
ciò che si comunicano non è altro che un bisogno disperato. Ho un disperato bisogno
di lui, voglio che Edward imprima se stesso su di me, sul mio corpo e sulla mia coscienza. Voglio
che mi riempia di se stesso, così da scacciare via tutto il resto. Leggo il desiderio
negli occhi di Edward e allo capisco che è quello che vuole anche lui: perdersi completamente
in me. Svuotarsi in me.
E' così che le mie stupide fantasie romantiche sull'amore e sul sesso vengono strappate
via, con violenza ed amarezza. Il sesso non è altro che questo: un gioco di pieni e vuoti.
Un incontro tra due irriducibili egoismi.
Non sento freddo quando Edward mi aiuta a spogliarmi e rimango nuda sotto di lui, la sua
mano fredda scivola sul mio seno, ma io non percepisco freddo né altro. Non mi danno
i brividi nemmeno le sue labbra, quando si schiudono intorno al mio capezzolo.
Chiudo gli occhi e stringo la mano di Edward nella mia. Per tutto il tempo teniamo strette
le mani, senza mai lasciarle.
Sento le labbra di Edward attorno al mio capezzolo, sento i suoi denti sfiorare il turgido
bottoncino, mentre la sua mano libera raggiunge il mio sesso già umido ed accogliente.
Non ho paura, non ho rimorsi, non ho brividi.
E presto se ne va anche la consapevolezza.
La consapevolezza se ne va via poco a poco, fino a svanire del tutto, mentre Edward si muove
sempre più freneticamente. Le sue dita mi scivolano dentro senza dolcezza né calore,
ed io lo lascio fare, lascio che mi entri dentro. Edward mi penetra una volta, passando per
quella porta che è sempre rimasta chiusa in attesa che lui l'aprisse. E mi penetra una
seconda volta, quando sento i suoi canini affondare nella mia carne, pungere la piega tra il
collo e la spalla. Ma non lo fermo, non protesto, non proferisco parola. Nemmeno lui parla,
muovendosi freneticamente nella piena non consapevolezza.
Quello con Edward è un amplesso intimo e un po' animalesco, profondamente intimo come
quel nucleo nascosto di inconscio che è dentro di noi, e animalesco come la fiera che
si nasconde in Edward, nei suoi denti che bucano la mia pelle e nelle labbra che assaporano
il sangue che esce.
E mentre Edward continua a penetrarmi, io non so più chi sono e cosa sento. Non capisco
se è dolore o piacere quello che provo. Non so più nemmeno quello che sto facendo,
non so perché lo sto facendo. Ma Edward continua a sovrastarmi, a tenermi in gabbia tra
le sue braccia, tra le sue fauci, gli occhi spenti, il volto quasi estraneo, trasfigurato in
una smorfia di dolore, o forse piacere, in una smorfia di qualcosa di indefinibile, di poco
umano ed incredibilmente antico.
Insieme all'orgasmo, poi, arriva tutto quanto. Il piacere estremo, ma soprattutto, il dolore.
Ritorna la consapevolezza, mentre Edward si butta di lato, duro ed immobile come un macigno,
e mi lascia sfiatata e sconvolta, il collo ancora un po' sanguinante. Ma ritornano anche i ricordi
della battaglia, la vista del corpo morto di Maggie, il sorriso sadico di Jane, l'espressione
di orrore di Aro e il volto sfregiato di Alice.
Ed è allora che tutto mi sembra diverso, che Edward mi sembra un estraneo e nemmeno
io stessa riesco a riconoscermi.
Ed è allora che quella piccola e insignificante parte della mia mente comincia ad
urlare: che cosa ho fatto?!
Alla fine arriva il giorno. Torna la mattina, torna il sole, che appare tiepido e timido
oltre le nuvole chiare dell'Alaska. Mi sveglio sul mio letto, stordita, confusa, un senso di
disgusto amaro che mi parte dalla bocca e giunge alle profondità della mia anima. Mi
tocco il collo, ora protetto da una garza. E' stato Carlisle, o Edward, non ricordo. E' successo
dopo... dopo quello che abbiamo fatto. Le voci di questa notte mi affollano la mente confusa,
e li lascio volentieri lì, a galleggiare nel mare profondo della mia coscienza.
Mi alzo, esco dalla camera, vado in bagno. Mi guardo allo specchio, vedo le occhiaie, gli
occhi stanchi, i capelli scombinati. Apro delicatamente la garza, vedo lo sfregio che l'amore
di Edward mi ha impresso addosso, come un marchio, il marchio di una condanna.
Condanna. Ma qual è la colpa? Una piccola parte di me risponde: l'amore.
Ed ora lo so, lo so con assoluta certezza. Sfregiata è Alice, privata della vista,
lei che può vedere dove nessun altro può. Sfregiato è il mio collo, dalla
bestia che dorme in Edward, adesso divorato dai sensi di colpa. Ma soprattutto, sfregiato è
il nostro amore.
Ho creduto in un amore perfetto, da favola, perfetto come può essere l'eternità.
Quell'amore era un sogno, e questo sogno è adesso sfregiato per sempre.
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Note dell'Autore:
Siamo quasi giunti alla fine! Colgo l'occasione per ringraziare KiryBlack per le sue bellissime parole, e vi invito a rimanere sintonizzati, mancano solo due capitoli! |