DISCLAIMER:
I personaggi appartengono a T. Inoue e agli aventi diritto, fatti e
persone non hanno nulla che fare con la realtà. La canzone a
cui mi sono ispirata "Il re dei pagliacci" è di Sedaka e
degli aventi diritto.!
NOTE:
ho provato a scrivere la continuazione di "Uno yakuza innamorato" ma
purtroppo ancora nulla e quindi mi sono messa a scrivere questa
one-shot sperando di sbloccarmi.
King of Clowns
Tra
la la la lero
Il
grande re dei pagliacci
La luna alta
nel cielo spiava col suo candore la scuola superiore Shohoku, i suoi
raggi avvolgevano con la loro luminosità il piccolo
giardino, abbracciando i parcheggi per le bici e gli alberi che, lenti,
muovevano i loro rami ai soffi più forti del vento
primaverile che tirava quella sera. Il silenzio regnava incontrastato
per tutte le aule, nell'atrio e nella stanza dei bidelli, non c'era
nessuno se non un piccolo spiraglio di luce nello spogliatoio della
palestra, lì, seduto a terra sotto la finestra, stava
Hanamichi Sakuragi.
Il ragazzo
aveva lo sguardo perso, una mano a reggersi il mento mentre il gomito
appoggiava al ginocchio rialzato, l'altra gamba distesa si muoveva
lentamente come se ascoltasse una lieve musica.
"Sono
passate due settimane..." bisbigliò piano, sorprendendosi
lui stesso delle proprie parole, ma perché mentirsi di stare
bene quando il suo cuore soffriva?
Davanti a
tutti faceva il suo solito sporco dovere: rideva e scherzava con il
Guntai, discuteva con i professori e faceva battute su ogni tipo di
discorso serio. Poi, correva in palestra e si trasformava ancora una
volta, indossando una maschera a lui molto cara: naso rosso e cerone
bianco.
Si
proclamava Tensai e in fondo lo era, perché negarlo?! Faceva
figuracce su figuracce eppure rideva sempre, anche se a volte le
battute di Mitsui facevano male, andando a pungere un punto delicato
dentro al suo animo, ma non perdeva mai il sorriso, anzi continuava a
far ridere ancora di più i suoi amici e compagni di squadra.
Gli piaceva
rendere un po' più felici le persone e se per farlo doveva
ridicolizzarsi, non si tirava di certo indietro, anzi, a testa alta,
affrontava ogni sfida lanciatagli dal destino, senza paura di farsi
male, senza remore, solo per non far preoccupare i suoi amici.
Ma, quando
la giornata finiva, riponeva in una scatola la sua maschera, si
spogliava degli abiti da pagliaccio e restava seduto a pensare al
proprio cuore. E così, anche quella sera, con aria seria
fissava il vuoto, mentre davanti ai suoi occhi ripassavano le immagini
di quella baka kitsune che se ne andava con Sendo.
Faceva
tanto male.
Due
settimane prima il porcospino era entrato in palestra e, preso per mano
Rukawa, aveva poggiato le labbra sulla guancia candida, assaporando il
profumo di quella pelle così candida. Naturalmente, tutti si
erano bloccati e, shockati, avevano chiesto cosa fosse quella scena...
Stiamo
insieme.
Due parole
che ebbero il potere di annebbiargli la vista, Hanamichi aveva sentito
gli occhi pungerli dalle lacrime, ma si era stampato in volto il solito
sorriso e, facendo l'idiota, si era congratulato col porcospino, o
meglio l'aveva preso in giro per aver scelto un bastoncino findus,
invece di un congelatore che costava molto meno. Tutti si erano messi a
ridere, purtroppo per lui, però, Sendo era un ragazzo
sveglio ed era riuscito a fregarlo e, con tutta
tranquillità, aveva spiegato che Rukawa sembrava freddo, ma
in realtà aveva davvero un animo passionale.
Chiuse gli
occhi, lasciando scivolare due lacrime, appoggiò la testa al
braccio e con respiro corto bisbigliò: "Perché a
me... perché non posso essere felice almeno un po', non
chiedo di perdere il mio ruolo, no... voglio solo, per un misero
attimo, che lui si accorga di me..."
Il suo unico
desiderio venne udito solo dal silenzio rotto dai sospiri che
rimbombavano nelle sue orecchie; non importava quanto litigassero,
quanto quegli occhi freddi gli scivolassero addosso senza vederlo,
senza accorgersi che ogni do'aho mormorato era una stilettata al suo
cuore. Ora, questo dolore lancinante stringeva la gola fecendogli
desiderare di mollare tutto, di scappare da quel demonio nero che non
si accorgeva di lui e di quello che provava.
Inutile dare
la colpa alla volpe, Kaede non poteva farci nulla se lui stesso si era
scelto il ruolo di re dei pagliacci, questo era il suo destino e
l'avrebbe portato a termine fino alla fine, donando ilarità
alle persone a lui care, regalando attimi intensi di risate e occhi
felici, mentre lui avrebbe vissuto cercando di cancellare il proprio
dolore.
‘Gli
altri si accorgono di come sto?’ si chiese, stringendo in un
pugno la stoffa della maglietta che indossava conoscendo bene anche
quella risposta. Nessuno si era accorto del dolore, della sua paura,
del suo sentirsi isolato dagli altri, solo il Guntai immaginava quello
che sentisse e per questo si erano uniti a lui, facendo i giullari del
re, richiamando su di essi gli sguardi corrucciati e spregevoli delle
persone troppo sciocche per accorgersi della verità.
Sempre
insieme, uniti eppure distanti.
Era colpa
sua, ma non poteva permettere alle persone che amava di vederlo in
quello stato, ma sapeva ancora una cosa: ci sarebbero sempre stati, nel
bene e nel male.
Il suono del
cellulare lo fece trasalire e con gli occhi lucidi allungò
la mano: era il suo migliore amico, prese un bel respiro e rispose.
"Ciao Yo,
dimmi tutto!" disse allegramente, mentre amare stille scendevano
rigando le guance rosee. Le asciugò rabbiosamente.
"Scusami,
stasera resto a casa... sì, gli allenamenti sono stati
stancati... certo, sono il Tensai! Ahahahahaha!"
Scoppiò
in una risata allegra, il sorriso sulle labbra e nella voce, ma gli
occhi restarono tristi, alcune gocce salate scesero lentamente sul
viso, correndo ai lati della bocca e gi&urave; verso il collo.
Non ce la
faceva più, stava per scoppiare, era meglio chiudere la
telefonata.
"Ora ti
saluto, ciao, Yo!" chiuse la conversazione mantenendo l'allegria nel
tono della voce per poi tirare un pugno al pavimento.
"Basta...
basta..." bisbigliò, non voleva piangere e poi a cosa
serviva se dopo stava peggio di prima?
Desiderava
la sua vita come era prima.
Rivoleva la
volpe da sola, senza sapere di Sendo, delle stilettate al cuore e di
quella rabbia che lo costringeva ogni volta a serrare la mascella fino
a far stridere i denti tra loro. Di quel dolore immenso che aumentava
ogni qual volta li vedeva insieme quando Sendo stringeva in un
abbraccio la vita solida di Rukawa, oppure quando mani estranee
scostavano la frangia da quella fronte alabastrina come desiderava far
lui stesso.
Strinse gli
occhi, cercando di calmare il respiro, si morse il labbro inferiore e
le mani corsero a tirare le ciocche vermiglie mentre la testa si
appoggiava al muro e lo sguardo puntato al soffitto.
"Ti prego...
smettila!" mormorò, chiedendo aiuto a Kami, pregandolo di
togliergli dal cuore e dalla mente due occhi volpini. "Non
torturarmi..." sussurrò, rilasciando in esso un pezzo del
suo dolore, avvertendo nuovamente le lacrime bloccarsi ai lati degli
occhi.
"Che
fastidio..." sbuffò, passandosi il dorso del dito sotto un
occhio e poi sotto l'altro togliendo quelle lacrime, abbassando il capo
e restando immobile.
Rukawa.
Rukawa era
lì...
Una
maglietta a maniche corte blu scuro, jeans bianchi e una felpa legata
in vita in una mano un pallone da basket, mentre l'altra appoggiava
allo stipite della porta. La luna illuminava quel corpo rendendolo agli
occhi nocciola una visione da sogno: i capelli neri sfioravano la
fronte, le guance e il collo...
Splendido.
"Do'aho!"
quell'insulto fece scattare l'interruttore della realtà, il
sorriso illuminò il volto abbronzato, gli occhi si accesero
di ilarità e in una mossa fu in piedi.
"Baka
kitsune! Come osi insultare il mitico Tensai?!" recitò come
da copione portandosi le mani sui fianchi ed esplodendo in una risata
allegra.
Tutto era
tornato come prima: lui era il vero re dei pagliacci.
"Tzè..."
fece Rukawa avvicinandosi al rossino, lasciando cadere la sfera
arancione, "smettila di fare il clown, sono stanco..." disse posando le
mani sulle spalle dell'altro, stringendo la presa, tirandoselo contro
per sussurrargli all’orecchio: "… di questa tua
maschera..."
"Cosa...?"
rispose Hanamichi sentendo il proprio sorriso svanire, non capiva cosa
intendesse la volpe e non desiderava scoprirlo: la mente gli gridava di
scappare e il cuore diceva di restare.
"Do'aho!"
esclamò Kaede l’altro alzando un sopracciglio,
facendosi vedere in volto e fissando a sua volta quegli occhi scuri
leggendovi timore, speranza e paura.
E quelli del
rosso potevano scorgere in quelli da lui tanto amati una luce violetta
che, ammaliatrice, gli ordinava di cedere alle sue lusinghe. Non
s'accorse neppure che le labbra volpine s’accostarono alle
sue lasciando tra di esse un millimetro d'aria.
"Il mio
do'aho..." mormorè il moro sfiorando con la propria bocca
quella dall'altro, increspando i lati in un sorriso leggero, passando
la mano dietro al collo e tirando a sé il volto sorpreso del
rosso.
"Ma...
Sendo..." replicò Hanamichi, stringendosi inconsapevolmente
alla volpe, sfiorando con le dita la maglia all'altezza del cuore.
"Nh..."
sbuffò il moro alzando gli occhi al cielo, non aveva voglia
di parlare, ma sembrava che il do'aho desiderasse spiegazioni.
"Bugia, non
sto con Sendo, volevo farti ingelosire..." snocciolò in un
secondo e, subito dopo, appoggiò le labbra su quelle di
Hanamichi socchiuse dallo stupore. Lentamente ne chiese
l’accesso e spinse la lingua iniziando a gustare il sapore di
quel Paradiso caldo. Stuzzicò con la punta la sua gemella
ricevendo subito un sfioramento e un altro ancora, restando senza fiato
quando i denti si chiusero su di essa iniziando poi a suggerla piano,
lentamente come se si trattasse in una caramella al limone e miele.
Socchiuse
gli occhi restando incantato dalla visione di quel viso abbronzato ora
tinto di un piacevole rosso, tutto concentrato nel suo lavoro. La mano
candida risalì alle ciocche carminie e, strattonandole,
allontanò il volto dell'altro, leccando poi la saliva che
scivolava sul mento, soddisfatto dal gusto di quella pelle d'orata.
"Voglio te,
do'aho..." disse, guardando dritto in quei occhi nocciola che,
sgranandosi, lasciarono intravvedere tutta la speranza che quelle tre
parole avevano donato.
"E anche
Hanamichi" bisbigliò, restando incantato dal volto
illuminato del suo rossino, neppure il sole poteva abbagliare quanto
quel sorriso dolce che increspava quella bocca rossa ed invitante.
Senza attendere oltre, s’impossessò di lei,
piegandola ai suoi voleri richiamando a sé la gemella
duellando per il predominio del castello, fugando in quel modo ogni
remora, ogni paura di lasciarsi andare, di poter scoprire insieme
quel sentimento che li legava da molto tempo, cancellando la tristezza,
il dolore, perché sapeva da sempre che nel do'aho c'era
molto di più di quel re dei pagliacci.
Fine
La RUbricHANA
Lucy: non ci
posso credere!O__o Ho terminato questa fic in due giorni... quanto
tempo avevo desiderato scriverla!*_*
Ru: potevi
anche non scriverla... tzè...
Lucy:
cattivo!ç_ç
Ru_alterato:
sono apparso solo al finale e per cosa? Un misero bacio? Tzè!
Lucy: ma se
hai pomiciato alla grande!é__è E poi di cosa ti
lamenti, eh?! Tu puoi coccolarlo sempre e comunque!>__<
Hana: chi
vorresti coccolare? ^__^
Lucy:
Hana-dolce!*_*
Ru_si_avvinghia_a_Hana:
andiamo do'aho!
Lucy_rimasta_sola_sente_strani_rumori_provenire_dalla_sua_camera:
sapevo che finiva così T_T, uff... vi saluto cari lettori, a
presto!^O^
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