Classificatasi
quarta
al contest “Proud or Ashamed of Being a Black” di
Vogue, vincitrice premio
trama.
POLVERE DI
STELLE
È solo una notte come le
altre, sospesa nei vicoli stretti
di Nocturn Alley. Tu sei solo un’ombra come le altre,
all’angolo di un trivio
particolarmente buio. Hai freddo come tutti questa notte e per
riscaldarti ti
sei portato la sciarpa dei Cannoni di James –tanto lui non se
la metterà più,
l’ha sostituita con un esemplare bitorzoluto, opera di Lily.
Sono le undici passate e hai il
diritto di pensare che Edgar
Bones non verrà, oltre al dovere di sentirti un
po’ più stupido: ahi, Sirius
Black, questo pensiero fa male, credevi di poter lavare via il sangue
che ti
scorre nelle vene e invece sei qui a fartelo ghiacciare per
–avevi giurato che
non l’avresti mai più detto- tuo
fratello.
“Black.”
Ti rianimi
“Bones.” Vorresti aggiungere qualcosa –alla buon ora! È la formula
più
spontanea-, dovresti aggiungere qualcosa –grazie,
per esempio- ma taci, confuso dalla sua espressione.
Edgar Bones è immensamente
più vecchio, esperto e saggio di
te, di tutti, e riesce a farti sentire sempre un po’
inadeguato. In ogni sua
ruga, in ogni cicatrice ha impressa la sua immensa conoscenza del
genere umano,
hai sempre l’impressione di non impressionarlo
per niente: ha già visto, sentito e visto fare tutto. Sei
solo una replica di
un cliché, che gestirà così come ha
gestito gli altri: lasciandoseli scivolare
addosso. Sta valutando quanto possiate sopravvivere, tu e gli altri,
quanto
siate adeguati a questo compito. Tu lo sei? Lo sarai? Sarai abbastanza
veloce e
arguto per scansare ogni maledizione?
“Pensavi che non sarei
venuto, vero?”
“L’ho sperato a
dire il vero.”
“Ho avuto un contrattempo.
Anzi, già che ci siamo, domani
dovresti pattugliare la zona di Piccadilly.”
Ti raddrizzi, improvvisamente vigile:
ogni giorno è buono
adesso, per decretare la fine della vita di un uomo, il tempo
è troppo poco per
prendersi il lusso di perderne.
“Piccadilly, non
è dove…”
“Si, vicino a casa mia.
Credo mi tengano d’occhio.”
Ti senti improvvisamente in colpa:
Edgar Bones ha una
deliziosa famigliola là fuori e tu l’hai
trascinato sempre più lontano, in un
vicolo buio di Nocturn Alley.
“Io… non credo
sia stata una buona idea.”
Bones ti soppesa accigliato
“No, Black. Probabilmente è
stata l’idea più stupida che tu abbia mai avuto.
Ciò non toglie che ci siamo in
mezzo, ormai.”
Incroci le braccia contrariato
“Bene allora cerchiamo di
abbreviare i tempi.”
“Prima facciamo due
parole.” Questo è il turno di Edgar di
incrociare le braccia “Le mie informazioni non ti
piaceranno.”
“Lo so.”
“Sei ancora in tempo per
non sentire.”
“Io voglio sentire. Sono
qui per sentire. Non è
mai stato mio fratello, nulla di quello che
dirai mi stupirà più di tanto.”
Sembra sul punto di ribattere ma
rimane in silenzio. Il suo
sguardo accigliato e scostante ti dice che ti disprezza un
po’, non che tu gli
sia mai piaciuto, ad ogni modo, ti disprezza un po’
più di ieri.
A te non importa, ad ogni modo, ti
senti crudelmente
soddisfatto di te stesso: tuo fratello è morto e tu vorresti
sentirti davvero così,
beatamente incurante.
Edgar distoglie improvvisamente lo
sguardo “So com’è.
Perdere un fratello.”
Ridi tetramente nella notte
“Non sai niente di me.”
“So come ti
senti.”
“Tu non sai niente. Noi non
eravamo…”
“Taci, Black, taci un
maledetto istante.”
Obbedisci, perché Edgar
Bones è un uomo a cui non nemmeno
Sirius Black può dire di no. È un pilastro di
questa guerra, un obiettivo dei
mangiamorte, un amorevole padre di famiglia. È un modello
per tutti, mentre tu,
Sirius, fuori da Hogwarts non sei nessuno: in questo preciso istante,
sei solo
il fratello di un Mangiamorte.
“Io ho perso parte della
mia famiglia assassinata, so che
potrei essere il prossimo e ti giuro, che ringrazio Dio ogni notte per
essere
ancora vivo. Ogni Mangiamorte a cui sopravvivo è una
possibilità in più per i
miei figli di crescere. Io voglio sopravvivere, Black.”
“Questo è naturale.
Tutti vogliamo sopravvivere.”
“Ti sbagli, Black. Io
voglio sopravvivere molto di più di
quanto lo voglia tu, per esempio. Per te è uguale, guarda:
ti aggiri in vicoli
bui di notte e non te ne importa, perché non sai
fondamentalmente quanto sia
importante la tua vita. Non dirmi che morire è una cosa da niente, perché io, se mi
concedi il gioco di parole, vivo per vivere.”
Edgar tace ha un sorriso divertito
sulle labbra tirate, “Hai
un ultimo ricordo di tuoi fratello? Io sì. Un disco che
faceva suonare
ininterrottamente in salotto. Sai, quando sono andato a casa sua quel
giorno,
ho capito che doveva essere successo qualcosa, perché il
grammofono taceva. E
tu, ce l’hai un ricordo?”
Distogli lo sguardo. Ce
l’hai, in realtà.
Un discorso, in realtà
piuttosto lungo, che ti ha sussurrato
pochi giorni prima del tuo diploma, fermandoti in un corridoio. Sapeva
di
artefatto e malinconico. Tu ne avevi colta neanche la metà,
ne avevi poi
trascritto una frase particolare in un quaderno andato perso, una frase
che ti
aveva colpito per la sua solennità.
“Si, ne ho uno, in
realtà. A volte è solo uscendo di scena
che si può capire che ruolo si è svolto. Mi ha
detto proprio così."Chiude
gli occhi, cercando per un attimo la calma e poi riprende. Non ti dice
cos’abbia
capito da quelle parole, cosa avresti dovuto capire tu: probabilmente
devi
farlo da solo.
Il suo tono è controllato
e professionale, sembra
semplicemente che il suo sfogo non sia mai stato pronunciato.
“Regulus si è
unito ai Mangiamorte intorno al giugno del
1976, ha militato nelle fila di Voldemort per tre anni. Sembra che
svolgesse i
compiti di un gregario, che non brillasse né per inventiva,
né per crudeltà.
Non si è mai distinto, non siamo in grado di definire a che
missioni abbia
partecipato, forse allo scontro a Brighton dello scorso maggio. Vittime
accertate: nessuna, ferimenti accertati: nessuno.”
È una litania senza senso,
che Edgar conclude appena prima
di guardarti in faccia “Abbiamo appreso da fonti abbastanza
attendibili, che la
morte è avvenuta almeno due settimane fa, intorno al
5.”
Due settimane fa, più o
meno in corrispondenza del
compleanno di tua madre, ti sforzi di grattare via questo pensiero, ma
dovresti
sapere che la memoria non si cancella così facilmente.
“Perché?”
Hai voglia di disgustarti, di riconoscere la
grettezza di tuo fratello in un atto di insensata spavalderia o di
aspra
inclemenza. Ma no. Questo sei tu.
“Sembra sia stato
assassinato da Voldemort. Pare abbia avuto
qualche ripensamento.”
Difatti. Ti concedi una risata
liberatoria “Lo sapevo”
rispondi allo sguardo accigliato di Edgar “Lo sapevo.
È sempre stato un
maledetto inconcludente.”
“Black, qualcuno potrebbe
pensare che tu sia, passami il
termine, deluso.”
“Oh, certo che lo sono. Mi
aspettavo qualcosa di tragico e
incondizionato.”
Edgar Bones dall’alto della
sua intolleranza, sembra frustrato.
“Mi spiace, Bones, non so
se tu sia una specie di voyeur del
dolore, ma spero di non aver
deluso le tue aspettative: non avrai piagnistei e rimpianti. Io
semplicemente
non provo nulla a riguardo.”
Non sai capire tutt’oggi,
se quel giorno hai mentito o meno.
Ma allora Bones era ancora vivo, così come la sua famiglia,
ricordi
chiaramente: sarebbero stati presi solo nel 1980 alla fine di un maggio
biecamente profumato e rigoglioso. Ora che ci pensi, avevi letto i nomi
dei
suoi figli in un articolo della Gazzetta, ma ormai li hai dimenticati,
così
come la data esatta delle loro esecuzioni. L’unica che riesci
ancora a
ricordare distintamente è quella di tuo fratello -5 gennaio 1979- e non sai dartene una
ragione.
L’ultimo ricordo di Edgar
Bones –l’hai appuntato sotto le
ultime parole di tuo fratello (hai ritrovato quel quaderno qualche
giorno fa, è
stato un rinvenimento mistico, a
dir
poco)- sono tre battute di dialogo:
“Se davvero non provi
mestizia, dovresti essermi
assolutamente grato.”
“Per avermi mostrato la
codardia di mio fratello, Bones?”
“No. Per averti dimostrato
che non lo conoscevi affatto.”
Giudizio:
-Grammatica: 9/10
-Stile e Lessico: 9.5/10
-Originalità: 15/15
-IC: 15/15
-Attinenza alla citazione: 9/10
-Giudizio personale: 9.5/10
Totale: 67/70
Due soli errori (peraltro nella stessa frase) hanno penalizzato una
grammatica
che altrimenti sarebbe stata perfetta: ‘Si né ho
uno’ anziché ‘Sì, ne ho
uno’.
E, piccolo inciso, si scrive ‘Piccadilly’, ma
ovviamente essendo un nome
proprio, peraltro non italiano, non l’ho considerato ai fini
della valutazione.
A tratti la narrazione mi è parsa rallentata da un rado
utilizzo delle virgole,
ma ciò non toglie che lo stile adottato sia abbastanza buono
e che il lessico
risulti assolutamente perfetto per il tipo di situazione da te
descritta.
Storia assolutamente originale ed interessante, in quanto raramente ho
letto di
Sirius che viene a sapere della morte di Regulus, e le conseguenti
reazioni. È
un episodio assolutamente ben costruito dall’inizio alla
fine, che lascia
trasparire un’ottima caratterizzazione di Sirius,
specialmente nel momento in
cui rimane quasi illeso dalla notizia datagli da Bones. Una gran buona
introspezione, utile per comprendere meglio i processi mentali del
ragazzo,
anche perché quale che fosse il loro rapporto, ci si sarebbe
aspettati almeno
una minima reazione di fronte alla morte di quello che era pur sempre
suo
fratello. Invece hai reso perfettamente plausibile la sua
impassibilità, cosa
che ti fa decisamente onore.
L’inserimento della citazione non è male,
perché comunque ha un senso se
rapportato alla storia, tuttavia trovo che avrebbe potuto essere
sviluppata un
po’ meglio, dato che così
com’è resta statica nel punto in cui è
scritta, senza
nessun risvolto particolare.
È una storia che ho particolarmente apprezzato, sia per
l’originalità che per
la caratterizzazione di Sirius, ma la cosa migliore fra tutte a parer
mio è
proprio come quest’ultimo venga smontato, proprio nelle
ultime tre frasi: Bones
ha più ragione di quanta lui stesso non credesse, Sirius non
conosceva affatto
Regulus, sebbene avesse le sue ragioni per pensarla in un determinato
modo su
di lui. I miei complimenti per aver dimostrato come si sbagliasse.
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