Questi personaggi non mi appartengono, sono di
proprietà della Rowling...
Qualcuno penserà "Questa ci ha rotto!"... beh,
lo so e perdonatemi, ma l'ispirazione è così
forte che non mi va di chiuderla in un cassettino.
Suvvia, un pò di pietà.
Credo molto in questa storia e, oltre tutto, adoro la coppia
Draco/Hermione.
Spero piaccia anche a voi e che commenterete in tanti.
Un grazie di cuore a Sab (Sa Chan su EFP) per aver creato "La foderina"
di questa storia! Grazie...
Capitolo 1: Tornare.
Hermione
POV
-Nous
attirons
l'attention des passagers sur le vol 472 à destination de
Londres.
Odiavo il
francese, ma adoravo Parigi.
Adoravo le
luci, adoravo il profumo delle baguette appena sfornate, adoravo i
colori dei fiori attorno alla Tour Effeil, adoravo il sole che c'era, a
volte, anche d'inverno.
La voce
metallica dell'hostess riempì nuovamente l'aereoporto e
richiamò la mia attenzione.
Il gate stava
per chiudersi. -Cazzo.-
dovevo correre.
Arrivai
lì con il fiatone ed una marea di persone puntarono gli
occhi su di me. -Eh,- risi istericamente -sapete com'è... un
caffè al bar, qualche problemino al check-in...-
-Qu'est-ce une
fille stupide. Oies anglais ...
-Imbecille!
Tss- dissi indignata, decisa a chiudere lì la conversazione.
Quando
arrivammo all'aereo, attesi, quasi gentilmente, il mio turno. La rossa
tinta che mi aveva dato dell'oca si sarebbe seduta dopo di me.
Mi accomodai
sul sedile di pelle morbida, beandomi della sensazione di comfort: il
viaggio sarebbe durato meno di due ore.
Chiusi gli
occhi subito, dopo aver allacciato la cintura: volevo evitare il mal di
testa e il mal di stomaco.
Le luci soffuse
dell'abitacolo contribuirono a farmi rilassare, quindi, mi addormentai.
Tudum.
L'atterraggio fu alquanto brusco.
Mi svegliai di
soprassalto: l'immensa distesa di cemento dell'Heathrow. Ero a Londra.
-I passeggeri
possono lasciare l'aereo.- ci disse gentilmente l'hostess.
Mi alzai, presi
il bagaglio a mano e mi avviai.
Lasciai l'aereo
con un senso di nausea, leggero questa volta: dormire durante il volo
era stata un'ottima idea.
Mia madre
era lì ad aspettarmi, lo sapevo. Infatti, la vidi... mi
cercava con lo sguardo.
Era vestita di nero.
La salutai con
un abbraccio , poi le baciai una guancia. -Come stai, mamma?
Sorrise, ma
aveva gli occhi lucidi. -Bene, tesoro.
-Ti va un
caffè?
-Sì,
sì.
Le strinsi il
braccio e lasciai che si appoggiasse a me. Ci dirigemmo, poi, al bar.
Tremò
impercettibilmente. -Mamma, dai, calmati...
-Sediamoci.
-Sì.
Ci sedemmo ad
uno dei tavoli più vicini al bancone del bar.
Immediatamente, un camieriere ci avvicinò. -Salve. Volete
ordinare?
-Sì,-
risposi. -un caffè ed un cappuccino.
Il cameriere
annuì e andò via.
-Mi sei mancata
tanto, Hermione. Sai? Papà parlava spesso di te: eri il suo
orgoglio...- cominciò a piangere ed anche io sentivo le
lacrime premere agli occhi.
-Mamma...
mamma, ti prego.
-Oh, tesoro...-
disse, poggiando il viso tra le mani. -...perdonami. E' successo tutto
così in fretta, da un giorno all'altro.
-Mamma, vedrai
che papà adesso starà bene... sarà in
un posto migliore. E non vorrebbe vederti così.- non credevo
molto a ciò che dicevo, ma quelle mi sembravano le uniche
parole che potessero confortare mia madre. -So che è
difficile... ora su, fammi un sorriso.
Cercò
di accontentarmi, quindi, asciugò gli occhi con un
fazzoletto di stoffa. -Va bene?
-Sì.
-Prego.- il
camieriere appoggiò sul tavolo il vassoio con i
caffè e due bicchieri d'acqua.
-Può
portarmi anche il conto?
-Certo.
-Grazie.
Bevemmo in
silenzio. Mi guardavo continuamente intorno.
-Allora,
cara... come va con Henri?
-Bene.- mentii.
Passai un dito
sulla fede: quante cose erano cambiate dal giorno in cui mi ero
sposata... ed erano passati solo due anni.
-Verrà
a Londra?
-Probabilmente.
-Ne sarei
davvero felice.
-Lo immagino.-
sorrisi.
Intanto, il
cameriere aveva poggiato lo scontrino sul tavolo. -Ecco a lei.
-Aspetti.-
dissi porgendogli i soldi. -Il resto è mancia.
-La ringrazio,
signora.
Lasciammo il
tavolo e, poco dopo, uscimmo in strada.
il vento
soffiava forte e freddo, così mi strinsi ancora
più nel cappotto e avvolsi la sciarpa al collo.
-Hermione, ti
spiace guidare?
-Niente affatto.
-Grazie.
Salii
nell'auto, chiusi lo sportello e allacciai la cintura.
Amavo guidare:
mi faceva sentire libera.
Misi in moto e
partii.
-Londra, sono tornata!
Il viaggio dall'aereoporto a casa fu silenzioso. Mia madre
non era di molte parole ed io altrettanto.
Mi stavo beando, piuttosto, del verde degli alberi che si riflettevano
nei finestrini dell'auto. Quanto mi era mancata la mia città?
Troppo...
Eppure, quando andai via, mi sembrò di aver preso la
decisione giusta... Ovviamente, col tempo e soprattutto tornando, mi
ero resa conto di aver sbagliato. Qui c'era tutto di me: la mia
infanzia, la mia adolescenza... come potevo lasciarmi tutta una vita
alle spalle?
Non potevo, semplice.
Parcheggiai nello spazio di fronte al cancelletto di casa. -Dio, quanto
tempo...
-Quattro anni, cara.
-Già...
Entrai in casa.
Il senso di solitudine e abbandono m'investì per primo. Pian
piano, poi, arrivarono tutte le altre emozioni: la nostalgia degli anni
passati, la felicità di essere tornata.
E, dopo tanto tempo, mi ricordai di lui: Draco Malfoy.
Chissà, alla fine, che ne aveva fatto della sua vita.
-Hermione.- Santa donna mia madre. Mi distraeva dai miei pensieri al
momenti giusto: il momento prima che scoppiassi in lacrime.
Ora però, ero cresciuta... non ero più debole.
-Sì?
-Pizza?
-Assolutamente. Ora, però, vado di sopra. Voglio darmi una
rinfrescata... anzi,- dissi tremando - una riscaldata.
-Gli asciugami sono al solito posto.
-Grazie mamma.- la baciai e salii in camera. Era ancora come l'avevo
lasciata: la stanza
rosa
.
Troppi ricordi...
Andai in bagno
e iniziai a riempire la vasca.
Legai i capelli, poi mi immersi completamente nell'acqua bollente,
mentre l'odore del bagnoschiuma alla vaniglia si diffondeva.
La mancanza di papà si sentiva davvero tanto e,
proprio come immaginavo, non sarebbe stato affatto facile.
Qualcuno suonò al campanello e, quindi, mi svegliai. Non mi
ero neanche resa conto di essermi addormentata.
-Hermione... dai, scendi. Le pizze sono già in tavola.
-Sì, mamma.- mi avvolsi nell'accappatoio e indossai qualcosa
di comodo. Infilai le pantofole ai piedi e corsi in cucina.
-Mmm, ho una fame da lupi.
-Allora speriamo che le pizze siano buone.
-Mh.- cercai di rispondere, mentre avevo già addentato un
trancio della mia quattro formaggi.
-Domani sarò via per tutta la mattinata cara.
-Ah...
-Se vuoi...
-Oh no, grazie. Resterò qui a disfare le valigie.
Ora sono davvero a pezzi.- dissi, mentre sparecchiavo la
tavola dai residui della nostra cena.
-Vai a letto, qui ci penso io.
-Mamma, ti prego. Ormai, sono abituata.
-Allora ti dò una mano.
-D'accordo. Se proprio insisti.- le sorrisi.
-Sei un angelo, figlia mia.- disse, mentre asciugava una lacrima.
-Su, andiamo.- finsi di non vederla: sapevo che odiava mostrarsi debole.
-Sì.
Salimmo insieme e, arrivati fuori la porta della mia camera,
mi diede un bacio. Poi si diresse verso una camera che non
era la sua.
-Mamma, ma quella non è la tua camera.
-No...
-Beh?
-Quella camera è rimasta chiusa da quando tuo padre
è morto. E' una specie di reliquia...
-Oh...
-Buonanotte, Hermione.
-'Notte.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi sistemai sotto le coperte. Sentivo
gli occhi chiudersi e le lacrime premere. Decisi che sarebbe stato
meglio dormire, così guardai fuori dalla finestra... pioveva.
***
Angolo autrice:
Ovviamente, dal primo capitolo non è molto
chiara la situazione, ma pazientate un pò.
Henri è francese ed è il marito della nostra
carissima Hermione.
Draco Malfoy? E' un pò presto per vederlo, ma disperatevi:
ci sarà anche un POV DRACO. *me fa gli occhi
dolci*. Credete
che questo basterà a farmi perdonare da voi?
Ora, carissime lettrici, aspetto le vostre recensioni.
Un bacio, la vostra Exentia_dream.
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