I.
Counting the
footsteps, praying the floor won’t fall through...
Hermione Granger
oltrepassò l’ingresso della sala grande con circospezione, guardandosi intorno
come se da un momento all’altro si aspettasse di veder saltar fuori
colui-che-non-deve-essere-nominato in persona. Si ritrovò a pensare, come una
stupida, si ammonì poi, che al confronto quello che l’aspettava era decisamente
peggiore. Le gambe le tremavano, sentiva un nodo alla gola e lo stomaco
le si contraeva ad ogni respiro. Il vestito rosa che Ginny
l’aveva aiutata a scegliere, si rese conto in quel momento, era decisamente
troppo leggero per quel periodo dell’anno, troppo scollato per lei che di
scollatura ne aveva poca, troppo elegante per…
Respira, si disse. Respira e smettila di pensare. Respira e
per una sera cerca di essere meno Hermione e un po’
più simile alle altre ragazze. A quelle che preferiscono un ragazzo ad un libro
e che hanno come unica ambizione quella di partecipare ad un ballo e nel caso
questa si avverasse, quella di avere un accompagnatore per il suddetto ballo.
E non quella di salvare il mondo.
Guardò in basso e vide i gradini di una scalinata. Perfetto,
le venne da pensare: il modo perfetto per entrare in una sala piena di gente,
anzi, piena di studenti della tua e di altre tre scuole di magia, è rotolare
giù da una rampa di scale, finendo magari col sedere all’insù davanti al tuo
accompagnatore. Di classe, davvero.
Zitta, Hermione, smettila. Una
gradinata è il modo perfetto per entrare in una sala da ballo, è il modo
che usano tutte le regine, le principesse e le aspiranti tali. Perlomeno stando
ai film babbani. Hermione
si era documentata, come al solito: non le piaceva sentirsi impreparata in
generale e in questo frangente le sarebbe piaciuto ancora meno, trattandosi una
“materia” per la quale non si sentiva portata.
Avendo però scoperto che i suoi amati libri non erano di
grande aiuto per quanto riguardava certi argomenti come i balli, le scale e gli
accompagnatori, aveva lasciato perdere ed era passata ai film. Ne aveva visti
una dozzina, sopportando in silenzio le prese in giro di Ron
e i sorrisetti sotto i baffi di Harry; in silenzio, perché sotto sotto li
riteneva giustificati. Comunque, non si era ovviamente arresa, aveva preso i
suoi appunti, li aveva letti e riletti e si era finalmente convinta: i balli,
che fossero scolastici o diplomatici, portavano sempre almeno tre cose con sè.
Primo, cambiamenti. Hermione era
troppo testarda per ammetterlo anche a se stessa, ma qualche volta aveva
desiderato essere diversa da com’era… perlomeno avrebbe reso tutto più facile,
pensava.
Secondo, litigi. Quasi sempre qualcuno finiva per prendersi
un pugno e molto spesso questo “qualcuno” era l’accompagnatore della ragazza in
questione.
Terzo, amore. E a questo Hermione
pensava fin troppo, ultimamente; come d’altronde si era ritrovata a pensare fin
troppo ad una certa persona.
Dai film aveva imparato anche che, alla fine del suddetto
ballo, finivi sempre con la persona giusta per te, che poteva anche non essere
(anzi, che spesso non era) il tuo accompagnatore iniziale.
Per questo, rincuorata da questo pensiero, Hermione si era decisa ad accettare l’invito di Viktor Krum al Ballo del Ceppo ed ora si accingeva a fare la sua entrata
trionfale su quella maledetta scala, stando bene attenta a non inciampare nel
suo vestito (troppo lungo!) con le scarpe (troppo alte!).
Per questo, quando alzò gli occhi, non vide la persona che
avrebbe voluto vedere lì, ad aspettarla con la mano tesa in fondo a quella
inutile ed interminabile scalinata. E, nonostante vi fosse preparata, non potè costringere la propria mente a non permettere al cuore
di fare un piccolo balzo.