Era passato un anno, ma ancora si ritrovava a piantonare quella casa,
per guardare lei da lontano. Per proteggerla. Per illudersi di avere ancora un anima da qualche parte. Un legame con la persona che era
prima di entrare nel “giro.” Stupido essere umano, stupido
sentimentale intossicato da quel vago profumo di buono ancora cercava nelle
puttane che si sbatteva per sfogare la frustrazione. Capelli
biondi, pelle morbida, simili a lei, ma allo stesso tempo così dannatamente
diverse.
Niente carattere
battagliero.
Niente occhi blu
in cui far affogare i peccati.
Solo gusci vuoti in cui
eiaculare, senza provare nulla a parte la mera soddisfazione fisica. Era stanco,dannatamente
stanco di non provare niente oltre al rimpianto, di non poter fare altro che
guardarla da lontano e sperare di venir ricordato in qualche modo.
Un passo, un altro, lontano dalla macchina verso quella finestra che da su un mondo che quasi non ricordava più. Un salotto
piccolo, una televisione accesa, e una donna che passeggia per la casa tenendo
in braccio una bambina che le tiene la testolina conto la spalla.
Casa.
Famiglia.
Deglutì a vuoto, distante una
decina di metri da quel piccolo mondo incantato che avrebbe tanto voluto
afferrare, stringere al petto, odorare per sentirsi tranquillo. Anna portò gli
occhi verso di lui, immobile con la piccola che le toccava il mento con una
manina.
Coglione. Dio santo, che stronzo! In un secondo Nickolai
si ritrovò a chiudere gli occhi, a ritirare il labbro inferiore fra i denti, e
cercare il modo per venire ingoiato dal prato, per non
sentirsi così umano. Così dannatamente vulnerabile.
-Meglio che me ne vada.- mormorò nel suo
idioma natio, voltandosi per andarsene. Una figura di merda
bastava , grazie. Non voleva certo che Anna chiamasse
la polizia, cazzo. Passò una mano fra i capelli,
scrollando poi la testa.
Non si accorse di quella finestra che si spalancava.
Di quei passi affrettati nell’erba
Di quelle lacrime su quel viso tanto desiderato.
–DOVE VAI?-
gridò una voce. Quella voce.
Si volse, o meglio, fu fatto voltare e si ritrovò stretto a quel corpo
che aveva sognato per mesi, l’abbracciò per riflesso, sentendo gli occhi per spalancarsi
per riflesso.-Anna.-
-Mi sei mancato.-