II. And I
lived in your chess game, but you changed the rules everyday
Hermione
Granger aveva spesso pensato che la vita fosse simile ad una partita di
scacchi. Bisognava rischiare, giocarsi tutto fino in fondo; ad ogni mossa
corrispondeva una contromossa ponderata, razionale, prevedibile; non si poteva
barare o fare affidamento sulla fortuna; quello che contava era il proprio
cervello e alla fine la vittoria era conferita in modo giusto, era meritata.
Finalmente,
alla fine della scalinata, la mano di lei toccò quella di Viktor, che poco
prima le era venuto incontro con qualcosa di simile ad un sorriso trattenuto
stampato sul viso. Gli sorrise e fece un cenno di saluto ad Harry che la stava
osservando poco lontano, di fianco a Calì Patil. Sorrise raggiante anche a lui,
che, notò, la stava guardando con gli occhi meravigliati di un buon amico che
avesse sempre saputo molto più di ciò che dava a vedere. Hermione non era
sicura che lui avesse capito esattamente tutto, ma non aveva dubbi che
almeno fosse un po’ meno burbero di Ron, la cui scarsa o nulla comprensione di
certi argomenti la sconcertava ogni giorno sempre più.
Okay,
doveva ammetterlo: neanche lei era molto ferrata in certe questioni. In fondo
Viktor era il primo ragazzo che avesse dimostrato di avere un qualche interesse
per lei, che non fosse quello di copiare i suoi compiti. Forse era per questo
motivo che aveva accettato il suo invito, forse era per questo che il cuore le
batteva all’impazzata e le guance le si erano tinte di rosso quando lui si era
avvicinato. Forse, solo forse però, era venuta al ballo con lui anche per un
altro motivo, che aveva poco a che fare con lo stesso Viktor.
Il
solo pensiero di averlo usato per far ingelosire qualcun altro che non voleva
proprio capire, il pensiero di aver fatto una mossa non permessa, di aver
barato in qualche modo, la faceva rabbrividire da capo a piedi. Oltretutto,
sembrava essere anche stata una mossa sbagliata, perché di Ron per il momento non
si vedeva l’ombra.
Per
calmare la propria coscienza e i sensi di colpa che piano cercavano di
affiorare in superficie, si disse che Krum non era poi tanto male: era persino
un famoso giocatore di Quidditch! Scacciò dalla mente il pensiero fastidioso
che insinuava che a lei del Quidditch non era mai importato un fico secco e continuò
a pensare che lui doveva anche essere un tipo in gamba, se era uno dei partecipanti
al Torneo Tremaghi. Non che lei si fosse fatta mai influenzare dal potere o dal
prestigio, quelle erano cose da Serpeverde e per lei invece erano molto più
importanti la sincerità, il coraggio, la capacità di…
Insomma!,
si disse. Doveva smetterla di trovare obiezioni a tutto ciò che di buono c’era
in Viktor. Sarebbe stata la sua dama al ballo e tutto sarebbe filato
perfettamente liscio; non avrebbe fatto caso a nessun Weasley e si sarebbe
semplicemente divertita, come una Pansy Parkinson qualsiasi. Senza però tutto
il fastidioso problema dell’essere Serpeverde, ovviamente.
Le
nuove convinzioni di Hermione non vacillarono nemmeno quando la porta della
sala si spalancò e lei entrò con passo deciso al braccio di Viktor. Mentre i
quattro maghi partecipanti al torneo sfilavano al centro della sala, ognuno con
il proprio accompagnatore, due ali di folla li accoglievano con applausi e
sguardi curiosi. Hermione si guardò intorno cauta, cercando di evitare quello
sguardo che temeva di incrociare. Poi però, mentre fissava un punto dritto
davanti a sé, sentì una voce familiare, distinta chissà come nel mezzo della
folla rumoreggiante: una prima scossa alle sue certezze.
-
Ma quella è… Hermione Granger? Con Viktor Krum?
Era
stata Padma Patil a parlare ed Hermione sapeva fin troppo bene chi era il suo
accompagnatore per quella sera e quindi chi le stava accanto in quel momento.
-
No… Assolutamente no. – disse Ron con una smorfia che lei non poté vedere, ma
che si immaginò sentendo il suo tono.
Bastò
questo, tre parole, per far crollare la nuova Hermione, insieme a tutte le convinzioni
che faticosamente si era costruita per la serata.
In
fondo, lo sapeva dall’inizio: l’unico che fosse mai riuscito a batterla ad una
partita di scacchi magici (più di una, ad essere sinceri) era proprio Ron.
NOTE di Summer
Bene, allora... un paio di premesse doverose, almeno per
me.
a) Ron ed Hermione non sono mai stati la mia coppia
preferita, nè nella saga originale, nè nelle fanfictions... Preferisco di gran
lunga Hermione e Draco, a dire il vero, quelle plausibili, ovviamente...
Ok, ho fatto questa premessa e poi mi trovo a smentirla
subito, visto che questa storia è decisamente sulla coppia Ron/Hermione... Devo
dire che semplicemente mi è uscita così: ho ascoltato una canzone, ho
immaginato una scena e ho "dovuto" riportarla così com'era...!
b) La storia riprende degli avvenimenti successi davvero,
a grandi linee, nella saga, ma in particolare si riferisce al quarto film...
Perchè il film e non il libro? La risposta è semplice: ho già scritto qualcosa
sulla stessa scena (ovviamente con tutta un'altra storia) e quella volta mi
basavo sul libro... Quindi... non so, forse è stupido, ma mi sarebbe sembrato
di cambiare qualcosa di già avvenuto, invece volevo scrivere un'ALTRA storia,
non un'alternativa... non so se sia chiaro o se semplicemente io non sia
normale :P
c) Questa fanfiction inizialmente riprende tutto ciò che
è successo "davvero" nel film: Hermione è andata al Ballo del Ceppo
con Krum, Ron ha fatto il geloso, ma non fino in fondo etc... Tutto uguale (a
parte il punto di vista e... be', quello che c'è dietro questo punto di vista,
i pensieri di Hermione, insomma) fino alla fine, perchè il finale racconta un
avvenimento per così dire "nuovo"... che potrebbe o non potrebbe
cambiare la storia come la conosciamo.
Troppo cervellotico? Sono sicura che, se lo è, avete
saltato il pezzo precedente a piè pari, quindi... non c'è problema, no? :p
Volevo solo spiegare un paio di cose, non so perchè, non
so a chi... ma ora che l'ho fatto va meglio… ;)
Certo, andrebbe meglio se mi diceste cosa ne pensate...
xD
So che magari non si sentiva il bisogno di una storia del
genere, ma mi è davvero uscita così dalla penna (o dalle dita, sulla
tastiera?!?) quasi tutta in una sera sola e di solito mi piacciono le storie
che mi escono così "ispirate"... Questa, mh, ancora non lo so.