Note dell'Autore:
Salve a tutti voi che leggete!**
Non postato qualcosa qui, su EFP da un pezzo, eh? Non so, oggi mi
sentivo d'aver voglia di postare una fan fiction e l'ho fatto x)
Essa è stata composta in vista del contest Destino o Casualità?
del forum JapanWonderland. La traccia si impronta perlopiù
sul destino, che lega in maniera particolare i due protagonisti
principali: Piton, prima di tutto, ed Harry. Ha un suo tempo
cronologico preciso: Harry Potter e il Principe Mezzosangue, tra il
capitolo 11 ( Una mano da Hermione) ed il 12 ( Argento e Opali).
Il filo conduttore che bisogna seguire per apprezzare (almeno credo xD)
la fiction è questo: un cuore ha bisogno di dimenticare un
amore per non soffrire più? La risposta, siete pregati/e di
trovarla leggendo tutte e dieci le pagine di word, grazie U_U'
Detto questo, buona lettura, spero di avervi appassionato alla storia,
come io mi sono appassionato a scriverla <3.
Ps: I parametri del contest sono i seguenti:
• Citazione: "Sesso : Amore = Io : Te"
• Elemento: Doccia
• Genere: Scolastica
Era quasi mezzanotte alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
quando un freddo venerdì di settembre incitò i
giovani studenti di Grifondoro ad abbandonare la sala comune per i loro
comodi e caldi letti; certo, c’era il camino che poteva
riscaldarli, ma ormai il suo fuoco era tenue e i grossi tronchi di
legno all’interno erano sempre più carbonizzati.
Una figura solitaria leggeva distrattamente un consunto libro diPozioni
Avanzate di
Libatius Borragine, seduto sulla sua sprofondante poltrona preferita
della sala. Si grattò distrattamente i capelli, rivolgendo
allo scarabocchiato libro un paio di occhiali rotondi, occhi verde
smeraldo, una disordinatissima capigliatura scura ed una curiosa
cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Harry, molte volte, si
chiedeva se la forma di quella cicatrice derivasse dal fatto che la
gente con cui si presentava, lo riconosceva fulmineamente proprio
dalla leggendaria cicatrice anziché dalle presentazioni
stesse. Ma ormai era diventata un’abitudine per lui,
diventare una celebrità per qualcosa che gli ha portato
infelicità.
Oh certo, per tredici lunghi anni aveva liberato il mondo magico (e
non) dalla presenza del più grande e temibile Mago Oscuro
della storia, ma a quale prezzo? La felicità di molti per la
propria infelicità? La sopravvivenza di tanta altra gente
innocente, in quei tredici anni, per la morte dei suoi genitori
provocata da Voldemort poco prima di scomparire? Harry avrebbe tanto
voluto essere egoista e dirsi che se ne fregava altamente del mondo
intero, pur di aver vissuto quegli anni con i propri genitori; ma, in
cuor suo, sapeva di essere un gran bugiardo. E d’altro canto,
la profezia della Cooman era stata chiara: Harry era comunque designato
come mina pericolosa per Voldemort, perché nessuno
dei due può vivere se l’altro sopravvive;
perciò, che fossero passati un anno, due, dieci anni dalla
formulazione della profezia, Voldemort avrebbe comunque ucciso i suoi
genitori per arrivare a lui.
Si chiese, Harry, come aveva fatto ad arrivare a pensare cose simili
– su cui aveva meditato e rimeditato per il breve tratto
d’estate a Privet Drive-, quando stava semplicemente leggendo
qualche appunto del Principe
Mezzosangue su
come svolgere accuratamente ed efficacemente una pozione
RigeneraSangue. Il professor Lumacorno ormai riempiva di lodi ogni suo
lavoro, sotto la faccia invidiosa ed un po’ seccata degli
altri diciannove studenti che seguivano Pozioni con lui. Malfoy
sembrava non avergliela mai perdonata per aver vinto una fialetta di
pozione Felix Felicis durante la prima lezione del quadrimestre, a
dirla tutta. Ron continuava ad ammirare quel libro, quasi rimpiangeva
di non averlo avuto lui. Hermione si dimostrava sempre più
nervosa e battagliera contro il “Principe”, quasi
come se l’avesse insultata. Anche Ginny appariva a volte
preoccupata per quel libro. Ma come sempre, Harry lo difendeva a spada
tratta, come se il “Principe” fosse un amico
intimo. Da lui aveva imparato a essere, oltre che un brillante
pozionista, anche un genio degli incantesimi: molti di questi
sembravano essere stati inventati dal Principe stesso!
Sbadigliò rumorosamente, portando una mano alla bocca. Era
tempo di andare a dormire. Grattastinchi, il gatto di Hermione dal muso
schiacciato e le gambe storte, fece un guizzo della coda e si
levò dal suo grembo, dove si era acciambellato per ricevere
qualche carezza.
Salì la scala a chiocciola -portando il libro del Principe
con sé-, non prima d’aver trovato su un tavolino
un frammento di pergamena su cui era stato scritto con una calligrafia
tutta fronzoli Sesso
: Amore = Io : Te. Aggrottò un attimo la
fronte. Non che gli importasse, ma ebbe l’inquietante
sensazione che quella calligrafia appartenesse a Lavanda Brown, una
ragazza del suo anno ad Hogwarts, che sembrava aver preso una pesante
cotta per il suo amico Ron… Non che Ron si fosse ancora
degnato di accorgersene, è chiaro. Invece Hermione sembrava
essersene accorta come lui e non sembrava averla presa tanto bene.
Rilasciò il foglio di pergamena lì dove
l’aveva trovato, divertito dall’idea di domandare a
Lavanda se davvero trovava tanta compatibilità tra elementi
come il “sesso” e
l’”amore”. A parer di Harry, erano
estremamente diversi… L’amore era un sentimento
così variegato, secondo lui… Poteva esserci amore
per una compagna, così come per un amico, un genitore, una
Puffola Pigmea, eccetera; il sesso era… Si grattò
un attimo il naso dopo essersi infilato una manica del pigiama. Non
sapeva, onestamente, cosa fosse il sesso. Certo, come qualunque
adolescente si era ritrovato a fantasticarci - molto! -, ma non sapeva
darsi davvero delle risposte a cosa potesse significare il sesso nella
vita… Di certo non poteva essere più potente
dell’amore, o no?
Sbadigliò e gattonò a letto. Domani sarebbe stata
una giornata lunga: aveva i provini per la formazione della squadra di
Quidditch, di cui era Capitano; lui, Ron ed Hermione avevano stabilito
che sarebbero andati a trovare Hagrid, e Silente gli aveva detto che
avrebbe scontato quello stesso giorno la punizione con Piton, per
avergli risposto male in classe. Una cosa era certa, pensò
distrattamente, mentre cercava di prender sonno: sicuramente Piton non
lo avrebbe ridotto a doversi tagliuzzarsi il dorso della mano per
scrivere Non devo dire bugie. Tuttavia la sensazione di dover rimanere
in stanza, ancora una volta, con quell’essere odioso e
ripugnante gli procurava una sorta di smorfia irritata. Per ripicca
alla punizione che lo attendeva, sperava di trovare nel libro del
Principe qualche incanto che mostrasse come trasfigurare Piton o il suo
pupillo Malfoy in uno Gnomo da giardino, od un Ricciocorno Schiattoso
di Luna Lovegood.
*
La giornata trascorse senza troppi problemi: fece colazione con Ron ed
Hermione alla Sala Grande, sostituì la copertina del
Principe con quella nuova di zecca arrivatagli dal Ghirigoro,
coordinò e osservò i provini per il Quidditch e,
sebbene Hermione avesse scagliato un incantesimo Confundus su McLaggen
per far diventare Ron Portiere, Harry fu felice del risultato: Ron
poteva essere un grande Portiere, se era in forma mentale e non sotto
stress; scoprirono con esasperata compassione che
l’allarmante assenza di Hagrid era dovuta alle condizioni
moribonde di Aragog, l’Acromantula che aveva disseminato
figli e figlie ragni in tutta la Foresta Proibita. Tornati al castello,
Harry e Ron andarono a fare unadoccia post-allenamenti
ed Harry, dopo cena, sarebbe andato a scontare la punizione di Piton.
Sperava che Lumacorno fosse riuscito a convincere Piton a rimandare la
punizione di Harry ad un altro giorno, visto che c’era una
festa del “Lumaclub”, a cui Harry era stato
vivamente ( per non dire insistentemente)
invitato. Ma il messaggio di Demelza di Grifondoro da parte del
professor Piton gli levò ogni dubbio:
Vai-alla-festa-e-te-la-faccio-pagare-cara.
Perciò quella sera salutò funereo Hermione- Ron
era già andato a dormire- e si avviò per i
corridoi, diretto al terzo piano. Aveva portato i guanti protettivi,
come riferito da Demelza nel messaggio: separare Vermicoli marci da
quelli buoni da usare per Pozioni, ecco a cosa l’aveva
ridotto quella carogna di un pipistrello troppo cresciuto, quella
sottospecie di unticcio letamaio, quel dannato figlio di…
<< Potter. Sei in ritardo >> fu il gelido
saluto di Piton nel suo ufficio, seduto alla sua scrivania. Con sommo
dispiacere di Harry, anche quell’anno l’ufficio da
professore di Difesa contro le Arti Oscure degenerò; al
posto di tovagliette con merletti e gattini semoventi in piattini della
Umbridge, ora c’erano le stesse cose del vecchio ufficio di
Pozioni: pozioni e tende scure, che non avrebbero lasciato trapelare
nemmeno un raggio di sole, se ci fosse stato.
<< Scusi, professore>>
marcò bene l’appellativo, Harry, sempre meno
incline a reputare quell’uomo un insegnante. Lumacorno, in
Pozioni, si era rivelato molto più gradevole e (forse)
esperto di Piton in materia, mentre in Difesa contro le Arti Oscure,
Harry avrebbe preferito riavere Lupin, che secondo l’opinione
comune degli studenti, era indiscutibilmente il migliore tra gli
insegnanti avuti per quella cattedra.
<< Hai portato i guanti, Potter?>> Harry
annuì e Piton gli indicò con un lento e freddo
cenno della mano un banco di fronte alla cattedra, su cui erano
poggiati tre secchi. Uno di quelli, poteva vedere, era pieno di
Vermicoli, probabilmente le creature magiche più noiose
dell’universo. Sedette ed infilò i guanti.
Aspettò un via dal professore, che non arrivò.
<< Sai già cosa fare, Potter >>
fece soave Piton, sedendosi alla cattedra e squadrandolo da capo a
piedi << Ma forse il celebre Harry Potter non ha
più le forze e la voglia di far niente, dopo aver fatto un
allenamento di Quidditch? Si è forse
rammollito?>>.
<< No, signore>>
fu la glaciale risposta di Harry, deciso a non abbassare ancora lo
sguardo sui suoi viscidi amichetti Vermicoli finché non
l’avesse fatto il professore. Difatti dopo un po’
Piton distolse lo sguardo, perlopiù interessato ad un paio
di rotoli di pergamena su cui abbassava il proprio naso adunco.
Ogni tanto, mentre Harry lavorava, lo sentiva borbottare:
<< Questo è errato. Gli dovrei mettere una S
solo per aver consegnato qualche miserevole appunto>>.
Harry intanto sezionava i Vermicoli con fare distratto. Ad un certo
punto, Piton se ne accorse e, corretto buona parte dei compiti, si
insinuò alle spalle di Harry per esaminare gli altri due
bacili che lentamente si riempivano.
<< Potter >> lo richiamò al suo
orecchio, afferrando tra indice e pollice un Vermicolo
dall’aria malaticcia dal secchio dei Vermicoli in salute
<< Sai dirmi cosa ci fa qui?>>.
<< Credo di essermi distratto, signore>>
<< Potter, non sei nella posizione di poterti distrarre
quando sconti una punizione. Cinque punti in meno a Grifondoro. E te ne
leverò il triplo se trascuri ancora la
punizione>> tagliò corto, prima che Harry
potesse protestare << Almeno saremo sicuri che mi
ascolterai quando parlo in classe>>.
Si dava il caso infatti, che alla lezione di Difesa, in cui si
allenavano a lanciare incantesimi non verbali, Harry dovesse respingere
un attacco a sorpresa di Piton, sempre col pensiero.
<< Non l’ho fatto apposta a evocare il
Sortilegio Scudo a parole >> sbottò
lì per lì Harry, ma Piton, che sembrava quasi
avergliela letta nel pensiero, quella risposta, rispose a tono:
<< Hai ragione, si pretende troppo al Prescelto se gli si
chiede di avere un po’ di attenzione e rispetto per
ciò che si dice >>. Harry rimase con la testa
ancora chinata sui Vermicoli. Non voleva far litigate e dare altre
occasioni a Piton di levargli punti. Ma il professore
infierì:
<< Tale e quale a tuo padre, ottuso, egoista…
Prepotente >>
<< Mio padre non era
egoista>> reagì di scatto Harry, che non aveva
mai imparato a farsi scivolare di dosso le punzecchiature di Piton su
suo padre << E dubito che fosse ottuso >>.
Ronzava una strana aria ora in mezzo a loro, come se pensassero
entrambi allo stesso ricordo. Una giornata di sole di tanti anni fa,
gli esami alle spalle, la voglia di tutti gli studenti esaminati del
quinto anno di rilassarsi e stare all’aperto, in una tiepida
giornata di giugno. Un ragazzo magro, dalla pelle chiara e i capelli
unti, lunghi e scuri era appeso a mezz’aria per le caviglie,
senza bacchetta in mano. Due ragazzi, suo padre James e il padrino
Sirius, si prendevano gioco dell’allora Severus Piton, ora
lavandogli la bocca col sapone, ora facendo per esporgli le mutande.
Sì, Harry di suo malgrado non poté biasimare
Piton per aver chiamato suo padre “prepotente”,
perché effettivamente James lo era stato. Ma nemmeno Piton,
a ben pensarci, fu altrettanto gentile a chiamare sua madre “schifosa
Mezzosangue” in
quell’occasione. All’improvviso Harry
provò molto meno dispiacere per Piton di quanto avrebbe
potuto ammettere.
<< Lei ha chiamato mia madre in quel modo, e mio padre si
è arrabbiato per questo. Non se la prenda con me se mio
padre ha amato mia madre tanto da fare il prepotente con
lei… Signore!>> esclamò rabbioso
Harry, stavolta strizzando un Vermicolo per la rabbia prima di riporlo
nel secchio di quelli sani.
Gli occhi di Piton non furono mai ridotti così tanto a due
fessure, se non quando colse in flagrante Harry che esaminava il
ricordo di cui discutevano. Ora come ora, Harry sentiva che tanto
valeva riempire quel silenzio glaciale, come se un fantasma gli avesse
oltrepassato il corpo.
<< E mia madre, per dirla tutta, sarà anche
stata di poco valore per lei, essendo nata da Babbani, ma era una
strega eccezionale>> era quello che molte persone che la
conoscevano, soprattutto Lumacorno, dicevano. E già il fatto
che ella avesse evocato una magia così antica come quella
che aveva protetto Harry da bambino contro Voldemort, dimostrava la
veridicità di ciò che diceva <<
E… Guardi la mia amica Hermione, è allo stesso
modo e della stessa razza! >>
<< Lo so meglio di te questo, Potter >>
Harry alzò la testa, interrogativo. In che senso
“lo sapeva meglio di lui”? Parlava del fatto che
sua madre era una strega eccezionale? O parlava di Hermione? No,
perché il fatto che la sua amica fosse una nata Babbana non
era di certo un mistero. Si disse che non poteva essere che la prima
opzione.
<< Eravate allo stesso anno ad Hogwarts, a ben pensarci,
non è così?>>
Piton rimase rigido, come la scrivania a cui era appoggiato con le dita
della mano, a guardarlo come uno scheletro, immobili erano anche le sue
labbra, che non pronunciavano alcuna parola, così come
qualunque suo gesto d’assenso o diniego erano inesistenti.
Harry immaginò che non poteva essere importato
più di tanto a Piton di sua madre: in fondo, erano un
Serpeverde ed una Grifondoro, cosa poteva mai tenerli uniti? Rispetto?
Simpatie? Amicizia?
<< Stai pensando solo un mucchio di
sciocchezze>> rispose aspramente Piton a quei pensieri.
Ecco un’altra cosa che Harry odiava tremendamente di Piton:
la sua abilità da Legilimens.
<< Sono affari miei ciò che penso di lei, mia
madre o chicchessia >> sbottò alzandosi dalla
sedia per tener testa alle prepotenze magiche del professore.
<< Non era vero che ci odiavamo per essere di due Casate
nemiche di natura…>> sembrava voler dire
qualcosa in più, qualcosa con un tono lento e misurato, ma
allo stesso tempo impossibile da trattenere, come se non confidasse
cose simili da tanto, troppo tempo. Ed Harry, per quanto detestasse
ogni singola sillaba che Piton pronunciasse quotidianamente, era fin
troppo curioso di sapere allora quale rapporto legasse i giovani Lily
Evans, brillante studentessa, allegra, gentile e coraggiosa sotto tutti
i punti di vista, e Severus Piton, altrettanto brillante, da quanto
Harry poteva desumere dai tanti commenti di Sirius su di lui,
solitario, scontroso ed immerso fino al midollo nelle Arti Oscure.
La silente attesa di risposte arrivò.
<< Eravamo in un buoni rapporti, io ed
Evans…>>
<< Anche dopo che l’ha insultata in quel
modo?>>
<< Non interrompermi, Potter >> lo
zittì con un’occhiataccia simile a quella della
McGranitt. Riprese la sua solita espressione sprezzante per il
sedicenne seduto davanti a lui; un ragazzo… Harry, che
sarebbe potuto essere il proprio figlio… Il loro figlio!
Magari avrebbe continuato a mantenere i suoi occhi
verdi, belli come quelli di un angelo... Ma poteva mai, in circa
vent’anni, attribuire le colpe a James Potter per avergli
portato via Lily? Se solo…
<< Già a quei tempi, ad Hogwarts,
c’erano ragazzi che aspiravano a diventare seguaci del
Signore Oscuro >> cominciò << Io
ero uno di quelli >> annuì con
serietà.
Harry annuì a sua volta con diffidenza. Come aveva pensato
prima, Piton era sempre stato attratto dalle Arti Oscure, anche adesso
che ne era l’insegnante di Difesa.
La cosa se possibile rese ancora più complicato pensare come
Lily potesse ipoteticamente essere amica di un tipo così.
<< Evans ha cercato molte volte di farmi luce sulle mie
compagnie. Così… Così come io cercavo
di farle luce su quell’arrogante di tuo padre ed i suoi
tirapiedi >> Harry dovette mordersi la lingua per non
inveirgli contro e fargli raccontare tutto senza interromperlo.
<< Quel giorno…>>
enfatizzò il dimostrativo, facendo capire a Harry che
parlava della giornata osservata nel Pensatoio l’anno scorso
<< … Non sono stato del tutto cosciente di
ciò che le avevo detto. Immagino che l’influenza
dei miei “amici” mi abbia indotto a dire
ciò, come penso che lei stessa abbia compreso; tuttavia non
me la perdonò mai, e da quella sera…
>> Piton distolse lo sguardo da Harry, lasciando la presa
dalla cattedra e muovendosi lentamente, come un’ombra, per lo
studio, studiando gli oggetti morti che fluttuavano nei barattoli.
<< …Da quel giorno fummo destinati a non
essere più niente, né amici…
Né altro>>
Le dita di Piton, osservò Harry, si soffermarono su di
un’ampolla che conteneva un galleggiante, grosso cuore,
sicuramente di qualche strano animale. Harry ebbe la sensazione che
Piton volesse dirgli ancora altro, ma che decidesse di optare per il
silenzio. Non l’aveva mai visto così combattuto.
In effetti sembrava quasi renderlo più
“umano” parlare di sua madre. Ed in quel dialogo
insolito Piton gli ricordava stranamente qualcuno, ma non ricordava chi
di preciso.
<< Perciò dopo Hogwarts, non l’ha
più vista?>> incalzò.
<< Dopo solo due anni ebbe te al mondo>>
spiegò con disappunto << E dopo un altro anno
e tre mesi, sai meglio di me cos’è successo
>> e Piton levò le dita dall’ampolla
e si voltò con durezza verso Harry.
<< Ora, Potter… >> riprese con
tono pratico, ma Harry aveva finalmente capito chi gli ricordava Piton:
un’altra persona con occhi dalle iridi nere, ma
più calde. Hagrid, che due anni fa cercava di nascondere (
non tanto efficacemente) il proprio amore per Madame Maxime, la preside
della scuola di Magia di Beauxbatons.
“ Né amici… Né
altro” aveva detto prima Piton; che
fosse…
<< Lei amava mia madre?!>>
domandò più bruscamente di quanto volesse
apparire <<… Signore?->>
cercò di addolcire, di fronte
ad’un’altra occhiata penetrante del docente, che si
diresse alla porta dello studio, la spalancò e si mise di
lato ad essa.
<< Esci fuori >> gli intimò a
denti stretti, una ruga che deformava il suo occhio destro, come se si
sforzasse di non saltare addosso ad Harry.
In altre occasioni questi sarebbe volentieri svicolato dalla punizione
senza nemmeno dare più occasioni a Piton di levargli altri
punti, ma non stavolta. Doveva capire, doveva sapere. Poteva anche
esser stata una cotta, quella di Piton per sua madre, che magari non
era nemmeno ricambiata, ma voleva saperlo.
<< In tutti questi anni…>> Harry
rimase lì seduto << Lei… Non me
l’ha mai detto…>>
<< TI HO DETTO DI USCIRE, POTTER!>>
sbraitò Piton.
<< SEMPRE A VEDERE DEI DIFETTI CHE POTESSE POSSEDERE MIO
PADRE, MA DI MIA MADRE NON MI HA MAI DETTO NEPPURE UNA SINGOLA,
SCHIFOSA PAROLA! COME PENSA CHE ME NE POSSA ANDARE SENZA CHE LEI MI
RISPONDA!?>> esplose con un ruggito Harry.
Piton si avvicinò furente ad Harry e lo prese per il braccio
in una morsa ancora più violenta di quella
dell’anno scorso, quando Piton scoprì Harry con la
testa ficcata nel suo peggior ricordo.
Scortò Harry fuori dall’ufficio, con forza,
sebbene questi cercasse di impuntarsi sui talloni.
<< Non chiedermi come pensi la tua testa, ma io non ho un
bel niente da dirti, NIENTE! >>.
Harry riuscì ad aggrapparsi alle cornici laterali della
porta dell’ufficio e si voltò appena in tempo per
urlargli in faccia un furente:
<< MI GUARDI!>>
Forse furono proprio quegli occhi verdi, gli occhi di Lily, a frenare
Severus dallo smuovere Harry Potter dalla soglia del suo rifugio;
rifugio per la mente, ma mai, in tutti quegli anni, per il cuore.
Ci furono attimi di silenzio tra i due, ancora l’uno con le
dita insinuate attorno al braccio dell’altro, ma con minor
forza.
Piton alla fine si decise a mormorare:
<< Il destino gioca davvero degli strani tiri, non
è vero, Potter? Di lei mi è rimasto solo il
ricordo, oltre che i tuoi
occhi…>>
Una morsa attorno allo stomaco di Harry prese vita e lo fece
rattristare nel profondo del suo cuore per quel lato di Piton. Era
così che si sentiva? All’improvviso nuove
spiegazioni atterrarono nella mente di Harry e, stranamente, prendevano
la forma del libro del Principe Mezzosangue: a quanto pareva sua madre
era davvero molto brava in Pozioni, cosa che la rese la miglior
studentessa di Lumacorno… E se Piton avesse scelto la
cattedra di Pozioni per sedici lunghi anni perché era la
materia in cui sua madre andasse meglio? E se anche ora che aveva
aspirato all’agognata cattedra di Difesa contro le Arti
Oscure, continuava a tenersi circondato di pozioni
nell’ufficio per la stessa ragione?
E se…
<< Anche io vedo mia madre, nello Specchio delle
Brame… Assieme a tutta la mia
famiglia…>> azzardò lentamente
Harry, con gli occhi che pizzicavano leggermente << E
sa… Io avevo soltanto un anno dopo tutto quello che
è successo… Ed Hagrid non mi ha mai fatto ancora
vedere una foto dei miei prima di averli visti nello Specchio; eppure
erano lì, nella loro vera forma: era il mio cuore ad averli
riflessi… E so che sono sempre con me, perché li
ho amati e mi hanno amato. Sono sicuro che anche mia madre veglia su di
lei. Ma se la lasci alle spalle, signore…>>
sospirò coraggiosamente ciò che aveva dovuto
passare anche lui abbandonando lo Specchio delle Brame, la notte
invernale di cinque anni fa.
<< Lei deve andare
avanti, od il cuore nell’ampolla starà sempre e
solo… Appunto in una triste ampolla per
sopravvivere>>.
Piton era lì, immobile, rimasto ad ascoltare fino in fondo
le parole di Harry, che l’aveva capito come nemmeno Silente,
probabilmente, l’avrebbe capito. Il suo sguardo ricadde sul
cuore nell’ampolla, che pompava circondata dal liquido
trasparente, sempre lentamente e stancamente.
Il pizzicore agli occhi di Harry si fece sempre più forte,
costringendolo a voltarsi e rientrare nell’ufficio per non
farsi vedere. Si sedette sulla sedia che poco fa occupava e riprese a
smistare i Vermicoli, stando attento a non confonderli tra loro,
sebbene le lacrime gli appannavano un po’ la vista: per
quanto odiasse il suo insegnante, non voleva che Piton stesse
così, per tutto questo tempo, solo e unicamente per la donna
che non ha mai potuto avere. Soprattutto se quella donna era sua madre:
in qualche modo si sentiva responsabile della sofferenza di Piton con
la propria triste ma celebre Sopravvivenza. Se lo immaginava, il
Severus Piton di sedici anni fa che richiedeva alla Sorte la rinascita
di Lily, anche a costo di prendere in cambio il piccolo Harry.
All’improvviso un altro pizzicore, ma stavolta nella sua
testa, come se avesse compreso qualcosa di sconvolgente. Il ricordo
delle voci che sentiva quando veniva attaccato dai Dissennatori, quella
acuta e fredda di Voldemort che intimava a sua madre, imperterrita, di
spostarsi dalla culla…
<< Signore,è stato lei a…?
>>
<< Sì >> rispose soltanto Piton,
richiudendosi lentamente la porta alle spalle << Non so
come tu lo sappia, o come ti sia passato per la testa, ma il Signore
Oscuro non ha ucciso immediatamente tua madre perché fui io a
pregarlo di lasciarla viva… Fu l’ultima cosa che
potessi fare per lei >> concluse mesto.
<< Non so davvero cosa dire… E’
tutto così improvviso che vorrei non averle mai scoperte, in
parte >>
Piton si avvicinò lentamente al banco di Harry.
<< Riprendendo con ciò che mi hai detto
prima… Come farei, Potter, a dimenticarmi di Lily, se ogni
odiosa volta che ti incrocio, non faccio altro che pensare a lei? Come
pretendi… Che sbiadisca dallo Specchio, se non ti eclissi
tu? >> gli domandò retoricamente, con voce
vibrante e le narici ridotte a due fessure.
Harry sostenne il suo sguardo. Era sicuro di aver trovato una traccia
di dolcezza negli occhi, che non gli avrebbe mai concesso in
circostanze normali… A ben pensarci, non l’aveva
dedicato a lui, ma ai suoi occhi verdi. Abbozzò in un
piccolo sorriso.
<< Stia tranquillo, professore… Altri due anni
e non mi rivedrà più… E dopo allora
saprà cosa fare…>>
accennò con il capo all’ampolla, non quella sullo
scaffale, ma quella del cuore di Piton, nel suo petto, che
toccò con una mano. Ne avrebbe potuto sentire i battiti.
Fu tutto così rapido che istintivamente prese in mano la
bacchetta. Piton l’aveva afferrato per il braccio che gli
aveva posato al petto e l’aveva alzato con uno strattone. Per
qualche ragione anche questi aveva estratto la bacchetta. Fu un
improvviso bacio, scoccato con passione, dolcezza, gioia,
tristezza… No, quello non era un bacio: era un addio.
Chissà, forse era anche il bacio che Piton non era mai
riuscito a donare a Lily. Si staccarono quasi allo stesso momento, dopo
quello che sembrò un indimenticabile minuto.
L’inverno poteva essere un’afosa giornata di sole
paragonata ai suoi occhi, che lo guardavano fissi, freddi, come
incastonati in un blocco di ghiaccio, mentre le loro braccia erano
avvinghiate in un insolito abbraccio, armati di bacchette, come se
fossero pronti a scagliarsi fatture in qualunque attimo, anche in un
momento di debolezza come quello, in cui assumi la consapevolezza che
il Destino è inevitabile, non ci sono coincidenze, che esso
accoglie e imprigiona qualunque anima, anche quella più
ostile alla vita, in una magnifica e magica ampolla
chiamata Amore.
Severus Piton capì che non avrebbe mai seguito il consiglio
del suo studente più odiato ed
amato allo stesso momento, sangue di James Potter e Lily Evans. Era
destino che continuasse in qualche modo ad amare la donna della sua
vita- in qualche modo- così come era inevitabile che si
innamorasse di colui che la rifletteva. O forse no? Valeva la pena
tentare di liberarsi da quell’ampolla?
Harry Potter, dal canto suo, non seppe bene che cosa fare, come (o se)
reagire, se dire qualcosa. Sapeva soltanto che adesso, per qualche
motivo, quel potenziale bigliettino di Lavanda Brown aveva
assolutamente torto nel provare a mettere su due piani uguali -come due
persone- il sesso e l’amore. Si diceva che il sesso facesse
girare il mondo, ma Harry capì che era l’Amore a
dargli un senso. Ed ora, quel bacio ne era la prova definitiva: si
poteva amare una persona intensamente anche se lontana per anni e
dimensioni.
Quando Harry fece per parlare, fu Piton a precederlo.
<< Oblivion >>
e con una leggera stoccata alla nuca, completò
l’incantesimo della Memoria.
Harry, del tutto impreparato, ebbe l’impressione, per un
istante, di non poter vedere più nelle sue memorie
ciò che era successo in quel momento, come parole scritte
con inchiostro su di un rotolo di pergamena, che scompaiono
improvvisamente, o anche come un sogno che si cerca di ricordare, ma
più ci si sforza a recuperarlo, più quello
sfugge. Era sabbia che usciva dal pugno di una mano, ecco cosa lasciava
un Incantesimo Obliviatore: solo piccoli e insignificanti granelli.
Ci fu un momento di assopimento, in cui Harry, convinto che
l’ultima cosa che facesse fosse ancora sezionare i Vermicoli,
dovette essere sostenuto fisicamente da Piton, il quale lo depose senza
troppe cerimonie sul banco occupato da lui prima. Gli fece appoggiare
la fronte sul legno e sospirò. Fece Levitare con uno
svolazzo della bacchetta tutti i Vermicoli buoni in una bacinella, lo
stesso per quelli marci. Ne lasciò soltanto una manciata nel
secchio dei Vermicoli da continuare a smistare.
Era la scelta migliore, fargli un incantesimo Obliviatore. Harry non
doveva ricordare, Harry non doveva provare rispetto, affetto o
quant’altro per Piton, non ora che era così vicino
a doversi fare odiare – più di prima,
sì-, di lì a meno di un anno, da lui e tante
altre persone che avevano amato Silente. Non lo avrebbe appesantito
ancora di più del suo “tradimento”.
<< Stupido vecchio…>>
mormorò a denti stretti, sfiorando appena i capelli di Harry
mentre tornava alla cattedra. Se non fosse stato per gli spietati piani
di Silente, avrebbe addirittura potuto...
Sogghignò. E così l’ampolla, sapeva,
avrebbe comunque continuato a contenere il suo cuore per
un’altra persona che se ne sarebbe andata, una volta finiti
gli studi. Che amarezza, il Destino.
“Severus, ti sei innamorato di Harry Potter?”
gli sembrava già di sentire la voce colpita, grave e anche
severa di un Silente che avrebbe potuto scoprire ciò che era
successo in quei dieci minuti se avesse letto nella mente non Obliviata
di Harry.
Quando vide Harry iniziare a muoversi e ad aprire gli occhi, assunse di
nuovo lo sguardo carico di profondo odio. Gli bastava ricordare che
Harry era anche figlio di James Potter, era molto semplice cambiare
espressione in modo così radicale.
<< Ti sei addormentato sul lavoro, Potter. Quindici punti
in meno a Grifondoro. Ora finisci e vattene>> .
Harry si sentì tradito dalla estenuante giornata di
Quidditch, evidente fonte del suo improvviso assopimento. Questa
spiegazione però non gli risparmiò di essere
arrabbiato con Piton per avergli levato in tutto l’arco di
una serata venti punti. Il suo odio, pensò, non sarebbe mai
vacillato, ne era più che sicuro. Mai.
Quando Harry finì di smistare quei pochi –grazie
al cielo- Vermicoli rimanenti, si tolse i guanti, mentre Piton si
rialzava dalla cattedra e prendeva da uno scaffale un’ampolla
contenente un grande e pulsante cuore, che non aveva mai visto prima. O
forse sì?
<< Potter, prima che tu te ne vada nel dormitorio
–spero-, porta questo cuore di Grifone al professor
Lumacorno. Sono sicuro che lo gradirà >>.
Fu una scelta travagliata, ma Piton sapeva esser giusto che, come il
suo programmato assassinio di Silente, come le sorti e le
possibilità che Silente stava dando a Harry per sconfiggere
l’Oscuro Signore, e il matrimonio di Lily e James, anche lui
iniziasse a liberare il cuore dall’ampolla. Avrebbe iniziato
a levarsi ciò che simbolicamente e fisicamente rappresentava
la prigionia del suo cuore. Magari, col tempo, questo gli avrebbe
insegnato ad aprire anche l’ampolla del proprio cuore,
a liberarsi di un sofferto amore, a dimenticare.
Consegnò l’ampolla a Harry, che dovette per forza
mettersi i guanti sudici e viscidi in tasca per mantenere
l’ampolla col cuore all’interno.
<< Buonanotte, signore >> lo
congedò aspramente Harry, che non riusciva mai a trovare un
fondo alla cattiveria dell’insegnante.
Piton gli aprì e richiuse la porta, congedandolo senza dire
una parola.
Tornò alla cattedra e finì di correggere i
compiti, con un leggero sorriso. Si chiese se, prima di Obliviare
Harry, avesse dovuto dirgli che vedeva anche lui, assieme a Lily, nello
Specchio delle Brame. Ma forse era meglio di no, così
com’era giusto nascondergli che non sapeva se dopo i due anni
in cui Harry se ne andava da Hogwarts, avrebbe potuto essere ancora
vivo per liberare il suo cuore dall’amore: essere l’uomo
di Silente era
un mestiere pericoloso e nebuloso anche per il Fato.
*
Venticinque anni dopo, l’estate fu piacevolmente calda e
soleggiata, come compenso per un inverno gelido e nevicante. Era giusto
così, secondo Harry Potter, che era seduto sulla poltrona
preferita di casa sua. Avevano da poco finito il pranzo per il
compleanno di Harry. Oltre lui e la sua famiglia, erano stati presenti
Ron, Hermione, i loro figli, Rose ed Hugo, Teddy e Victoire e altri
amici e parenti. Ormai festeggiava il suo quarantaduesimo compleanno.
Non era un numero di anni particolarmente importante, ma Ginny
l’aveva convinto a festeggiare lo stesso. Era o non era
stato, in fondo, il Ragazzo che è Vissuto?
Poteva anche meritarselo di festeggiare per bene un altro anno di vita
in più, quando diciassette di questi sono stati sempre
accompagnati dalla Morte, no? La gelida morte dei suoi genitori, di
Silente e, sì, di Piton alla fine erano serviti a regalargli
un futuro radioso come quell’estate, che valeva la pena di
esser goduto intensamente...
Ora però la festa era finita, Ginny era in cucina a lavare i
piatti e ad ascoltare una partita di Quidditch alla radio, James e Lily
erano di sopra a fare i compiti. Albus invece scendeva in salotto con
un pacchetto in mano.
<< Papà?>> lo chiamò
il sedicenne Albus, attirando la sua attenzione dal paesaggio fuori.
<< Al!>> gli sorrise di rimando Harry,
allargando un braccio per accogliervi il figlio << Che
cos’è?>> gli domandò
lanciando un’occhiata ammiccante al pacchetto, anche se
sapeva già la risposta.
Il figlio si fece abbracciare e gli diede un bacio alla fronte:
<< Te l’ho posticipato per aprirlo da soli,
buon compleanno >> si appoggiò su un bracciolo
e aspettò contento che suo padre aprisse il suo regalo.
Avvolta in carta colorata vi era un’ampolla poco
più grande di un pugno, con una sostanza nebulosa e liquida
allo stesso tempo d’un grigio perlaceo, molto somigliante a
quella all’interno dei Pensatoi.
<< Cos’è?>> fece
invaghito ed impressionato Harry, che non era sicuro di aver
identificato con esattezza che tipo di pozione fosse.
<< Non ha un nome preciso, o almeno non
gliel’ho ancora dato… L’ho fatta
io!>> ad un’alzata del sopracciglio di Harry,
Al specificò: << O meglio… Un
po’ mi hanno aiutato a realizzarla Rosie e zia Hermione
>> ridacchiò << Ma
l’idea ti assicuro che è mia!>>
annuì con vigore, felice di vedere il padre interessato
<< Serve praticamente ad identificare oggetti che puoi
aver dimenticato, anche quelli rimossi da incantesimi di Obliviazione!
Con un po’ di fortuna riuscirò a crearne certe che
ricostruiscono anche intere azioni rimosse
dall’incanto. Mi sono un po’ rifatto alla
Ricordella, però vedi cosa succede se levi il
tappo… >> fece entusiasta il giovane.
Harry fu già molto colpito dal fatto che Albus avesse esteso
l’effetto-Ricordella anche a oggetti dimenticati per via
d’incantesimi d’Obliviazione. Era davvero un
piccolo genio. Obbedì e levò il tappo.
Il vapore/fluido perlaceo uscì dalla bocca
dell’Ampolla, per prendere la forma d’un cuore che
pulsava. L’iniziale incomprensione di Harry ed Albus fu
sostituita dalla meravigliata realizzazione del primo.
<< Papà, è un cuore,
giusto?>> incalzò il giovane.
<< Direi di sì…>>
fece il padre con un sorriso incalcolabile, un misto di gioia,
commozione, miscelata a soddisfazione.
<< Uhm… Comunque, se hai altri oggetti
dimenticati, basta che tappi l’ampolla, la agiti e te ne
mostra altri, poi se è un oggetto non
identificato… >> ed Albus partì con
sorprendenti spiegazioni sulle proprietà
dell’Ampolla; ma la mente di Harry vagava a ricordi che quasi
non sembravano i suoi… Ma che allo stesso tempo era
indiscutibile che lo fossero, come un sogno. Eppure non lo era, Harry
era sicuro che quell’oggetto c’entrasse qualcosa
con Severus Piton, l’insegnante meno amato da Harry, ma, al
contrario, uno degli eroi più amati. E poi
ricordò, come l’inchiostro simpatico che rivela
parole su di una pergamena: sua madre, il cuore dell’ampolla
di Piton illustrato dall’Ampolla di Albus, il bacio
e… Sì, l’Incantesimo Obliviatore...
<< Papà..?>> gli
domandò il figlio, scuotendolo per un braccio, incuriosito
<< Allora, ti piace?>>
<< Molto, grazie>> rispose Harry,
abbracciandolo forte, poi gli tenne una mano sulla spalla e
sussurrò: << Ci credi nell’amore
eterno, Albus Severus Potter?>> gli sussurrò
sorridendo.
<< Non so… Penso che non possa durare per
sempre, perché alla fine si muore, giusto?>>
domandò, colto un po’ alla sprovvista.
<< L’Amore è qualcosa che trascende
la Morte, ricordatelo sempre. E lì, dove si trovano tutti i
nostri cari defunti, ci osservano e ci trasmettono delle cose, il loro
Amore, che non svanirà mai>>.
Così come Lily Evans aveva trasmesso il proprio amore a
Piton tramite Harry, ora anche lui avrebbe ricambiato il gesto per
l’anima di Piton. L’indomani sarebbe andato a
trovare la sua tomba.
Albus si illuminò:
<< Perciò quel cuore che hai visto
nell’ampolla… Potrebbe essere segno di un Amore
che hai dimenticato?>> azzardò Albus,
intuitivo e sveglio come sempre.
Harry sorrise e riprese a guardare il paesaggio estivo:
<< Sai Al? Penso proprio di sì. Ma se anche
l’avesse dimenticato la mia mente, come vedi il mio cuore non
ha fatto lo stesso errore… Hai fatto proprio un incantesimo
coi fiocchi!>>
Harry pensò, anche se non poteva ancora dirlo ad Al
-così giovane-, che Severus Piton era arrivato ad amarlo
-meglio, ad amare lui e sua madre- a tal punto che il cuore del suo ex
insegnante non poteva più essere trattenuto in quella
piccola e ormai vuota Ampolla.
|