Prologo
Per
la maggior parte delle persone uccidere è un atto
riprovevole.
Sia che lo si faccia per difendere qualcuno o per salvarlo, sia che lo
si faccia per legittima difesa, sia che lo si faccia perché
si sta combattendo una guerra, uccidere è sbagliato,
uccidere è un peccato.
Ma ci sono altri tipi di persone che credono il contrario, che credono
che uccidere sia giusto, che solo uccidendo si può fare del
bene.
Queste persone vivono nella profonda convinzione che il mondo sia
malato e che bisogna estirpare la malattia alla radice, che bisogna
uccidere la malattia perché solo così si
troverà la pace, solo così il bene
trionferà.
E al diavolo tutti coloro che dicono che il bene deriva dal bene.
Il bene non porta altro bene e non porta neppure il male, il bene
semplicemente non porta nulla.
Se si fa del bene a qualcuno come si fa, poi, a sapere che quel
qualcuno farà a sua volta altro bene?
Nessuno può saperlo!
Quel qualcuno può semplicemente continuare per la sua strada
senza degnarsi di fare nulla per il prossimo nonostante tu gli abbia
dato dimostrazione che si può aiutare glia altri.
L’unico modo che resta per fare del bene è
cominciare partendo da un qualcosa che sembra male, che sembra
sbagliato, come uccidere.
Bisogna uccidere ciò che è sbagliato per fare del
bene.
La domanda che c’è da porsi a questo punto
è: chi decide cosa è giusto e cosa è
sbagliato? Chi decide se una persona è buona e
un’altra è cattiva? Chi decide chi deve morire e
chi no?
Quella maggioranza di persone che vede l’uccidere come un
peccato nel rispondere a questa domanda si affiderebbe ad una Forza
Superiore, qualsiasi essa sia e con qualsiasi nome la si voglia
chiamare.
Ma le altre persone, le persone che credono che sia giusto uccidere,
non lo farebbero ed è questo il loro più grande
difetto: la superbia.
Ne mostrano così tanta, di superbia, da erigere se stessi a
giudici degli uomini e delle loro azioni credendosi immuni dal giudizio
di tutti.
Credono di poter puntare il dito verso qualsiasi persona senza che
nessuno possa fare nulla per impedirlo.
Uccidono chiunque sia diverso da loro soltanto perché,
appunto, è diverso e non vive secondo le loro regole, non
pensa secondo i loro parametri, non si comporta secondo la loro morale.
I diversi, quindi, vengono visti come il nemico, come esseri malvagi
che vogliono corrompere il mondo, come esseri oscuri.
I diversi vengono visti come il nero che stritola gli uomini in una
stretta mortale, che annebbia le loro menti, che corrode le loro anime.
E così queste persone, i non diversi, coloro che devono
combattere il nero, decidono che sono loro i salvatori
dell’umanità, che sono loro che devono annientare
il nero, che sono esseri luminosi.
I non diversi si eleggono come il bianco del mondo.
E cominciano ad uccidere e a macchiarsi di rosso, il rosso del sangue
di tutti coloro che loro ritengono neri, il rosso del sangue di tutti
coloro che secondo loro sono i combutta con i neri, il rosso del sangue
dei traditori.
La loro mente non riesce neppure a concepirla l’idea che al
mondo possa esserci un grigio, che non tutto è bianco o nero.
Non lo accettano, non lo credono possibile e reputano chiunque lo creda
un pericolo da eliminare, un nemico da uccidere.
Si convincono che l’idea di un mondo grigio sia
un’idea dei neri, la loro ennesima arma, la loro mossa con la
quale vogliono farli cedere, con la quale sperano di salvarsi.
Ma non possono e non devono salvarsi altrimenti il mondo non vedrebbe
il bene.
Samuel era tra queste persone, lo era sempre stato. Ma Samia non era
del suo stesso avviso e lui aveva dovuto ucciderla.
Aveva ucciso sua sorella, ma non sentiva nessun rimorso: era
ciò che doveva essere fatto…per il bene.
Samia era una traditrice, aveva abbracciato l’idea che
potesse esistere un mondo grigio nell’esatto momento in cui
aveva lasciato che le due streghe e i due dannati lasciassero il Regno
Magico.
Samia meritava la morte e lui era fiero di avergliela inferta con le
sue stesse mani.
Uccidere sua sorella era stato strano, differente da qualsiasi morte
avesse mai inflitto.
Forse perché non aveva mai ucciso un traditore prima di
allora, mentre quel giorno ne aveva dovuti eliminare addirittura due se
si contava anche Hugh.
Forse perché erano gemelli, erano nati insieme e aveva
sempre creduto che se ne sarebbero andati insieme.
Forse perché lei aveva tenuto gli occhi fissi nei suoi
mentre moriva.
Ma qualunque fosse il perché a Samuel non importava, era
felice di ciò che aveva fatto e se si fosse ritrovato nella
stessa situazione lo avrebbe rifatto altre cento volte.
Il problema era arrivato dopo.
Samia non aveva mai dato motivo di dubitare della sua lealtà
cosicché Samuel non aveva nessuna prova per dimostrare che
sua sorella aveva tradito: c’era solo la sua parola.
Ma lui stesso aveva insegnato agli altri Consiglieri a non fidarsi mai
di nessuno a meno che non ci fossero prove evidenti di ciò
che diceva.
Quindi aveva dovuto inventarsi qualcosa per evitare sedute del
Consiglio su sedute del Consiglio. Samuel aveva altro da fare, aveva un
esercito da organizzare, aveva una guerra da vincere, non poteva
perdersi in simili stupidaggini.
Mentre se ne stava seduto sul suo trono nella Sala delle Udienze,
sovrappensiero, ascoltando solo distrattamente gli altri membri del
Consiglio che ripercorrevano i fatti così come lui glieli
aveva raccontati, Samuel ripensò a Samia.
Rivide sua sorella sforzarsi al massimo per proteggere i vampiri e le
streghe, la risentì chiedere perdono a Bonnie, la vide
scagliarsi contro di lui per aiutare le creature oscure e le
traditrici, la sentì gridare, la vide accasciarsi a terra,
la vide morire.
E un sorriso compiaciuto gli increspò le labbra secche.
Samia se l’era meritata la sua sorte, eccome se se
l’era meritata!
“Quindi i vampiri hanno ucciso tutte le guardie, Samia e poi
sono fuggiti?” - chiese una voce poco distante da lui.
Samuel si riscosse dai suoi pensieri scuotendo lievemente testa e
raddrizzandosi su trono.
“E’ stata una dura lotta, ve l’ho detto!
E i vampiri erano aiutati dalle streghe Bonnie McCullough e Katie Price
che a loro volta erano in possesso di oggetti magici molto potenti dati
loro dal Consigliere Hugh che, come ho già detto, era
schierato dalla loro parte contro il nostro Regno! E’ stato
un massacro e potete ben capire quanto mi costi parlarne dopo aver
visto morire mia sorella sotto uno dei loro attacchi! Mi rammarico solo
di non aver potuto fare nulla!” - rispose Samuel fingendosi
straziato dal dolore.
“E Hugh? E’ stato giustiziato senza un
processo?” - chiese una voce diversa dalla prima che gli
aveva parlato.
“Hugh ha ammesso il suo tradimento e ha cercato di uccidermi!
Le mie guardie, addestrate a proteggermi da chiunque, lo hanno ucciso
prima che lui uccidesse me!”.
“Io continuo a non capire come due vampiri soli e indeboliti,
insieme a due streghe inesperte possano aver ucciso tutte quelle
guardie magiche addestrate a dovere! Oggetti di Hugh o non, io continuo
a non farmene una ragione!” - commentò la voce che
aveva parlato per prima.
“Signori! Dobbiamo ricordare con chi abbiamo a che fare!
Questi sono vampiri, sono esseri oscuri, esseri crudeli! Uccidono per
divertimento! Con la copertura data loro dalle streghe hanno potuto
sfruttare al massimo i loro Poteri demoniaci! Oh vi
assicuro….quanto avrei voluto poter fare
qualcosa!” - Samuel terminò la frase portandosi
una mano alla fronte e piegandosi in avanti con aria disperata.
Un brusio di voci si levò tutto intorno a lui.
C’era chi era ancora un tantino perplesso, chi aveva le idee
chiare, chi aveva ascoltato il tutto con un’indifferenza
indignata, chi con una partecipazione accesa.
Ma in generale erano tutti d’accordo su una cosa: bisognava
agire!
Samuel si alzò e guardò dritto davanti a
sé.
“Consiglieri! Credo che tutti sappiamo che ciò che
è successo debba essere vendicato! Inoltre non possiamo
lasciare che i due vampiri vivano dopo essersi presi gioco di noi! E le
due streghe vanno punite per aver tramato alle nostre
spalle!” - disse.
“Sì! Ma cosa facciamo?” - una voce.
“Chi possiamo mandare contro di loro?” -
un’altra voce.
“Quale incantesimo potremmo usare?” -
un’altra voce ancora.
“Se permettete, vorrei andarci io di persona!” -
annunciò Samuel.
“Tu?” - un coro di voci.
“Sì io! Questa per me non è solo una
battaglia da combattere per il Regno, ma anche una battaglia personale
visto che hanno ucciso mia sorella! Inoltre mi sento responsabile visto
che l’idea del Sigillo è stata mia! Vorrei guidare
io stesso la battaglia magica!” - rispose Samuel.
Un silenzio di tomba calò nella sala. Samuel
osservò ad un ad uno i vari Consiglieri che si voltavano a
guardarsi l’un l’altro, poi uno di loro
parlò.
“Per noi va bene, Consigliere Superiore Samuel! Fai pure come
meglio credi! Noi ci fidiamo del tuo giudizio!”.
Samuel annuì e lasciò la Sala con passo sicuro e
con la testa alta.
No, il grigio non esisteva!
Samuel era il bianco.
Bonnie, Damon e tutti loro alleati erano il nero.
E il bianco avrebbe ucciso il nero.
NOTE:
Ciao a tutti! Buon Halloween!
Benvenuti nell'ultima parte della mia serie "Il linguaggio della resa"!
Grazie a tutti coloro che hanno recensito l'epilogo del Sigillo e a
tutti coloro che lo hanno letto!
Grazie anche a tutti coloro che, giorno dopo giorno, scoprono la mia
serie e la leggono.
Grazie a tutti coloro che hanno continuato ad inserire tra le seguite,
le preferite e le ricordate, le scorse parti del Linguaggio della resa,
nonostante le avessi già finite.
Un grazie particolare a tutti quelli che, dall'epilogo del Sigillo ad
oggi, mi hanno fatto l'onore di inserirmi tra i loro autori preferiti!
Un saluto speciale a Ila_ D che è tornata dopo
tanto tempo!
Spero che il prologo vi sia piaciuto e che vi abbia aiutato a capire
meglio che razza di persona ignobile è Samuel e
perchè la mia storia si chiama "Il grigio della vita!".
Come per il Sigillo posterò due volte alla settimana: il
giovedì sera e la domenica sera!
Adesso vi
lascio....Recensite...recensite...recensite...BACIONI..IOSNIO90!
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