I dubbi di Shaka
La quarta ora era appena iniziata.
Tutto il Grande Tempio era in fermento per il patetico tentativo di
"invasione" da parte di quattro giovani Cavalieri. Giovani, sì,
ma non sprovveduti. Non tutti, almeno. Shaka poteva benissimo avvertire
i loro cosmi: due si trovavano all'ingresso della Quarta Casa,
presieduta da Deathmask, Cavaliere di Cancer, uno era ancora
all'interno della Casa di Gemini mentre l'ultimo - ahilui certamente il
più impulsivo - era appena apparso alla settima casa, quella del
Cavaliere di Libra, ed ora si stava man mano affievolendo.
Il Grande Tempio era sì in fermento, ma non la Sesta Casa. La
calma regnava al suo interno, la calma propria degli Dèi stessi,
la calma di cui solo, sulla Terra, Shaka poteva essere latore. Egli si
trovava in meditazione al centro dell'edificio, e da quella posizione
riusciva a seguire lo scontro che alle Case inferiori già
infuriava, ormai da quattro ore.
Ecco, l'impensabile era accaduto ancora: il cosmo del Cavaliere di
Gemini non era più alla Terza Casa, e quello del suo avversario
la stava lasciando di corsa, per raggiungere i suoi compagni in quella
successiva. La meditazione, per un Uomo come Shaka, era qualcosa di
più rispetto a ciò che chiunque altro potesse
sperimentare. Era un modo per parlare con Buddha, il suo mentore e Dio.
Ma era anche un modo per avvicinarsi ulteriormente alla Dea Athena alla
quale era consacrato Cavaliere, ed alla quale si diceva fosse
già il più prossimo.
Ma da qualche tempo qualcosa di diverso andava accadendo: Egli non
riusciva più a parlare con Buddha. Da quando ciò
succedeva, Shaka passava molto più tempo in trance, molto
più tempo a cercare di stabilire un contatto con l'Illuminato,
il cui consiglio Egli anelava. Ma invano, poichè Buddha ignorava
il Cavaliere della Vergine e i suoi tormenti.
"Perchè?" - egli si domandava - "Perchè il Cavaliere,
l'Uomo più vicino al Divino, fra quelli che insudiciano la Terra
calpestandola coi propri empi passi, perchè colui che gli
Dèi stessi hanno scelto, ora da essi viene ignorato?" La vicenda
turbava il Cavaliere di Virgo, più di quanto non trasparisse
dalla sua usuale calma glaciale. Ed ora, ad aggiungersi a questo
tormento, ecco arrivarne un altro: l'"invasione". I quattro
insignificanti Cavalieri di Bronzo che avevano mosso guerra al Grande
Tempio. Problemi di poco conto, che non potevano preoccupare Shaka, sia
per la distanza siderale che li separava dal punto di vista spirituale
sia per quella, ben più materiale, fisica, e per le cinque Case
che si frapponevano fra lui e loro quando tutto era iniziato.
Ma i Cavalieri avevano superato tre Case, e per quanto la Quarta
sembrasse destinata ad essere la loro tomba, il Cavaliere di Virgo
sapeva che almeno uno dei tre avrebbe superato quell'ostacolo. "Come
hanno fatto a passare indenni le prime tre Case dello Zodiaco? Come
hanno fatto quattro Cavalieri di basso rango a spingersi tanto lontano?
Non vi sono forse altri Cavalieri d'Oro a presidiare le proprie Case?
Perchè li hanno fatti passare?", i tormenti non gli davano pace.
Forse per questo motivo Egli aveva inviato due Cavalieri d'Argento suoi
discepoli, Agorà del Loto e Shiva del Pavone contro Ikki, il
Cavaliere di Phoenix. In verità, fu Arles ad inviare i suoi
discepoli, ma dietro suo consiglio, ed essi si muovevano sotto la sua
diretta supervisione e protezione. Ora i suoi discepoli erano giunti
all'Isola della Regina Nera, e stavano per ingaggiare battaglia contro
Ikki. Troppo più forte il Cavaliere della Fenice era rispetto i
discepoli della Vergine, così Shaka intervenne in loro aiuto,
paralizzando Ikki col proprio cosmo.
L'intervento di Shaka si rivelò prezioso, in quanto i due
discepoli erano quasi riusciti a sopraffarre un avversario fuori della
loro portata. Ma ecco, un altro fatto inspiegabile accadde. Un altro
cosmo, molto potente ma allo stesso tempo calmo e gioioso,
disturbò Shaka e ne interruppe la meditazione. Il Cavaliere
d'Oro non riconobbe il cosmo che aveva appena sentito, e si
affannò a cercarlo, ancora e ancora. Non lo trovò,
nè al Grande Tempio, nè all'Isola della Regina Nera,
nè altrove. Quando tornò a concentrarsi, Egli vide che i
suoi discepoli erano stati sconfitti da Ikki, che ora si dirigeva verso
i suoi compagni.
Altri dubbi, altri fatti inspiegabili: "Chi sono questi Cavalieri, per
ottenere una protezione in grado di disturbare la Mia meditazione? Chi
sono costoro per essere riusciti ad arrivare... sì! Uno di loro
è alla Quinta Casa, lo sento! E sta ingaggiando battaglia con
Ioria! I due che si è lasciato indietro lo stanno raggiungendo,
mentre del cosmo del Cavaliere di Cancer nessuna traccia. Cosa
può essere successo?".
Queste riflessioni portarono ad altre, le quali fecero ulteriormente
incupire il Guardiano della Sesta Casa: "Perchè? Cosa spinge
quattro giovani deboli come loro a tradire la propria Dea e sfidare il
proprio Gran Sacerdote? Dove trovano essi la forza per andare avanti,
per non cedere, per piegare ostacoli la cui forza è al di
là della loro immaginazione?"
"Chi" e "perchè", i grandi dubbi che attanagliavano l'anima
dell'Uomo più vicino alla Dea Athena. Ma era tempo, per questi
dubbi, di lasciare spazio ad altro. Non vi era più battaglia
alla Casa di Leo, e tre cosmi sereni si congedavano da un quarto,
altrettanto sereno, per dirigersi verso la Casa di Virgo. Era tempo,
per Shaka, di affrontare i propri dubbi e di incontrarli di persona.
Egli, che poteva parlare con Buddha, dal quale era stato addestrato.
Egli, il mortale più vicino alla Dea Athena, "con la quale solo
può rivaleggiare in magnificenza", così parlavano i suoi
discepoli. Egli, che dopo aver fedelmente servito per anni il Grande
Tempio, ora poteva sentire pesanti ombre zavorrargli l'Anima.
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