Dedicata
a Dust_and_Diesel.
Perchè speciali si nasce. Come gli eroi.
E lei sa benissimo di cosa parlo.
Grazie dal più pronfondo del mio cuore.
***
La
tua storia...
mi
ha fatto capire che davanti a delle difficoltà
bisogna
avere la caparbietà e l'assoluta determinazione
di
riuscire a superare tutti gli ostacoli
e
le persone che in qualche modo fanno di tutto per distruggerti
o
per farti sentire una nullità
quando
invece sono loro che cercano solamente di sentirsi superiori...
e
invece non lo sono
Queste
parole mi hanno aiutata a completate il mio destino. Sono state la
mia forza, la mia determinazione. Sono state il motivo per cui ho
continuato a combattere. Io sono io…e
finalmente…posso dire di
essere felice.
Grazie
a te…
Quando
la battaglia imperversava, quando il sangue correva sulla terra,
senza mai fermarsi. Quando la forza di cui mi sentivo
forte…mi
aveva abbandonato. Quando ormai era tutto perduto…in quel
lago di
sangue color della notte. Quando ormai sentivo che non c’era
più
speranza. Quando io ero diventata troppo debole…
Però
tu mi sostenevi, con la tua forza e con le tue parole.
A
quel tempo…io combattevo a fianco della mia Fendente
mortale,
l’unica spada al mondo a riuscire a
parlare…l’unica spada al
mondo ad avere un nome.
Insieme
abbiamo affrontato mille battaglie. Mille pericoli…
Non
mi ha mai abbandonato. Mai, nemmeno un istante. Ed io, allora, le ho
regalato speranza e fiducia, proprio come lei ne aveva donate a me.
Fendente
mortale aveva una lunga lama. Una lunga lama
d’argento…sprigionando
il suo potere si anneriva e diventava come il cielo notturno. Il
cielo notturno pieno di stelle. Scuro…ma pieno di piccole
luci
argentate. Essa proveniva infatti dal cielo…e vi sarebbe
ritornata,
dopo quell’ultima battaglia.
Io
non volevo che andasse a finire così. Ma purtroppo quella
sarebbe
stata la mia ultima battaglia. Questo…lo sapevo bene. Le
lacrime
vennero fuori con fin troppa facilità…
Tu
sei diventata la mia compagna, il mio sostegno, la mia forza. Mi hai
aiutato a credere in me e nelle mie capacità, hai portato
avanti i
miei sogni anche se sapevi avrebbero comportato la tua distruzione e
il ritorno alla tua prigione.
Mi
dispiace di averti deluso…di averti ferita.
Fendente
mortale…l’unica spada al mondo capace di parlare.
L’unica spada
al mondo ad avere un nome.
L’unica
spada al mondo…ad avere un cuore.
***
Ti
ricordi? Insieme avevamo compiuto un lungo viaggio. Persino lui si
era arreso alla morte, nonostante le mie minacce di non visitare mai
la sua tomba.
Non
mi ha ascoltata.
Insieme
a me hai pregato davanti alla sua lapide, bagnata dalla pioggia e
dalle mie lacrime. L’unica persona al mondo che abbia mai
amato…mi
ha lasciato senza darmi il tempo di rivelargli i miei sentimenti.
E
tu sapevi che io lo amavo. Tu sapevi che sarei impazzita.
Quell’uomo
doveva morire.
Sicuramente
mi avrebbe uccisa…mi avrebbe derisa, dal momento che io sono
solo
una ragazzina. Ma il mio cuore è quello di una
donna…ed il mio
orgoglio è quello di un guerriero.
Ricordi…?
Me lo ripetevi in continuazione: “Tu sei un guerriero. E i
guerrieri non si arrendono”.
Si…io
ero un guerriero. Perciò non potevo tirarmi indietro.
Venuta
a conoscenza delle mie intenzioni, nonostante sapessi che finito il
mio viaggio sarebbe finita anche la tua vita…non hai cercato
di
fermarmi. All’inizio lo avresti fatto. Ma non è
stato così.
Stupita
delle mie azioni nel passato, sentire la mia voce pronunciare tali
parole, mi avevi detto che io non ero una bambina, ero una donna. Poi
ci hai ripensato e mi hai detto che non ero una donna. Ero un
guerriero.
Adesso…adesso
che è tutto finito, adesso che sono disarmata, cosa sono?
Non sono
più un guerriero…ma non sono neanche una
donna…e non più una
bambina.
Ciò
vuol dire che il mio viaggio ricomincia…? Se così
fosse…come
farò ad andare avanti? Tu non sei più accanto a
me, non mi dai più
forza. Mi sento sola…e triste…e debole.
Le
tue ultime parole, prima dello scontro finale, mi hanno dato la forza
di lanciare il tuo colpo più potente contro quel mostro, che
aveva
causato a me ed al mondo grandissima sofferenza.
Per
la prima volta…mi dicesti parole gentili. Mi
dicesti…che io sono
io.
Ma
che vogliono dire queste tue parole…?
Ricordo
ancora quella notte…quell’orribile notte.
In
cui tutto cominciò…e in cui tutto ebbe fine.
Tu
eri accanto a me…e mi dicesti di andare avanti. Sapevi che
sarebbe
finita…
…e
allora perché…? Io me lo domando
ancora…
-Ehi…come
sarebbe a dire che devo andare avanti?- la mia voce tremava, speravo
di aver sentito male.
-Smettila,
stupida…vuoi avere adesso dei ripensamenti?- la
tua voce
metallica…la tua lama splendeva.
-Io…non
posso. Se io combatto, tu morirai…-
-Sbaglio…o
ti ho detto di smetterla?- la tua lama scintillò,
ancora una
volta.
Me
lo ricordo ancora. Tu eri nella fodera, appoggiata accanto al fuoco
che, acceso a pochi passi da me, stava per spegnersi. I rumori della
foresta erano intensi, i profumi si mescolavano. Il mio cervello
batteva, batteva forte…pensava ad una soluzione. Non era
possibile…non poteva non esserci soluzione…
Già
lui mi aveva abbandonato…perché anche tu dovevi
andartene via?
Proprio adesso che mi consideravi degna di impugnarti, io non potevo
permetterlo…
Pensavo
e ripensavo a qualcosa che potesse salvarti, proprio come era
successo con lui.
Era
un grande mago…ma era troppo poco per lui. Un colpo di
spada…e
già la sua vita si era spenta. Insieme alle risa di
quell’uomo…che
io ormai odiavo più di chiunque altra persona al mondo.
Volevo
vendetta…però…non volevo che te ne
andassi…no, non a questo
prezzo. La vendetta non valeva così tanto. O ero io che davo
alla
vita della persona che amavo…un valore tanto basso?
-Allora…?
Ti sei decisa?- la tua voce sibilò parole
durissime per me. Io
volsi la testa, rassegnata.
-Una
vendetta non vale una vita…-
-Ma
io non sono viva…lo dovresti sapere, no…?-
lo stridio
metallico della tua voce mi trapassò il cuore. Come se la
tua lama
d’argento mi avesse ucciso all’istante. Io non
volevo…non
volevo abbandonarti…
-Non
sei…viva?- il mio sguardo si posò su di te, le
lacrime mi
riempirono gli occhi. Le lacrime scesero, lente, lungo le mie guance.
Quella notte…non so dire quando dolore ho provato. Non so se
fu a
causa della tue parole…o di ciò che realmente
intendevi dire.
-Andiamo…la
prima volta che mi hai sentito parlare mi hai dato del
demone…-
-Io
ero…spaventata…-
-Forse
la conoscenza di quell’uomo ti ha cambiata così
tanto…da farti
accettare anche un mostro come me…?-
-Smettila…tu
non sei un mostro…-
La
tua lama, appoggiata accanto al fuoco, brillò di nuovo. Un
guizzo di
luce percorse il taglio perfetto…la mia mente si
vuotò delle sue
parole. Era forse una lacrima nascosta, quella? Io non riuscivo a
capire…e le mie lacrime non riuscirono a fermarsi.
-Smettila…io,
io…-
-Preoccuparsi
del nemico…fin dall’inizio del nostro viaggio,
questo è stato il
tuo difetto più grande…-
-Fendente
mortale…smettila…-
La
tua voce si spense, quella notte. Dopo avermi detto le tue ultime
parole -Non chiamarmi mai per nome…-
La
mattina dopo avevo ancora nelle orecchie le tue parole. Legata ad una
cinghia di cuoio che mi permetteva di portarti a tracolla, speravo in
un tuo cenno, in una tua parola.
Ma
le tue parole si erano spente in un modo così crudele,
quella notte…
-Ehi…Principessa,
andiamo…- ti ricordi? Principessa era il solo modo di farti
parlare. Secondo te, era il tuo vero nome…anche se sapevamo
benissimo entrambe che era una bugia…
-Principessa…andiamo…-
-Smettila…-
la tua voce metallica era proprio come quella di un essere umano,
adesso. Era bassa…quasi roca…sembrava che tu
avessi davvero
pianto. Un sorriso mi percorse il volto…ero così
felice di
sentirti parlare…
-Andiamo…lo
sai che sono una ruffiana tremenda, no?-
-Si…e
non capisco cosa faresti senza di me…-
Le
mie risa forse ti fecero piacere. Sapevi che, nello stesso tempo, io
stessi piangendo. E apprezzasti il mio gesto così spontaneo
e
palesemente bugiardo…perché sapevi che, se me lo
avessi fatto
notare, non ti avei dato pace.
-Cos’hai
da ridere…? Brutta sciocca che non sei altro…-
Sai…ancora
oggi mi viene da ridere. La tua lama divenne forse rosea, dalla
vergogna?
Mi
immaginavo spesso, a quel tempo, come saresti stata se avessi avuto
sembianza umane. Mi immaginavo una ragazza bellissima, dai
lunghissimi capelli biondi e gli occhi azzurri…insomma,
davvero una
principessa delle fiabe.
Immaginavo
il tuo rossore innocente sulle gote, la tua espressione corrucciata.
Ero sicura saresti stata bellissima…anche se mi sarebbe
spiaciuto.
Dopotutto…mi dicesti che, se ti fossi trasformata in un
essere
umano, saresti stata comunque cieca…ma che non ti sarebbe
dispiaciuto, visto che eri sicura io fossi una racchia…
Furono
proprio queste le tue parole in passato…vero?
-Si…sono
una sciocca, Principessa. Scusami…-
-Ecco
brava…almeno a darmi delle scuse ci sei arrivata. E
poiché io sono
magnanima…ti perdonerò…- la
tua voce di nuovo assunse
tonalità simili a quelle degli umani che tanto detestavi ed
una luce
soffocata vibrò fin da fuori la fodera. Stavi forse
piangendo anche
tu, come la sera prima?
Non
mi hai mai dato risposta…e non me la darai mai.
Peccato…
-Siamo
arrivati…?-
-Quasi…credo-
la mia voce tremava. La nostra ultima sfida…sarebbe
cominciata da
lì a poco.
-Hai
seguito le indicazioni…?- la tua voce, invece, era
tornata
quella metallica e impalpabile del passato.
-Beh…credo
di si…-
-Ahh!
Sei un’impiastro. Non capisco proprio come mai abbia scelto
te. Non
sei buona neanche a seguire delle indicazioni…sei veramente
un’inetta completa, sai?-
-Oh,
andiamo…smettila! Non erano indicazioni precise-
-Segui
il sentiero e, al primo bivio che incontrerai, un bivio cui in mezzo
troverai una pietra a forma di aquila, devi svoltare a sinistra.
Percorri il percorso accidentato che troverai al bivio successivo,
quello sulla destra…e arriverai davanti al
maniero…non mi pare
fossero indicazioni vaghe…- come sempre mi
rimproverasti
aspramente, nonostante sapessi benissimo che il mio senso
dell’orientamento era oltremodo pessimo…
-Cavoli…scusami
tanto. Eppure io ho seguito alla lettera le indicazioni che mi
avevano dato. Ma non riesco a trovare la fine di questo diavolo di
percorso…- strinsi la cinta di cuoio, facendoti aderire al
mio
corpo sudato.
Ero
spaventata, scossa…anche se il finire il nostro viaggio
avrebbe
portato sollievo nel mondo, io non volevo lasciarti andare via. In
quel momento, sentendo la tua lama coperta dalla fodera battere
contro la pelle della schiena, mi sentii davvero una stupida. Ero
così…egoista…
-Forza…continua…-
-Va
bene, va bene…- tirai la cinta, il cuoio mi
graffiò un po’ sulla
spalla, per la violenza del mio gesto.
Strinsi
gli occhi, perché il dolore che sentii fu minimo. In passato
mi
sarei messa a piangere. Ma niente poteva più farmi
male…non dopo
la sua morte.
-Kamelot…-
la mia voce sussurrò un nome, pianissimo.
-Cosa
hai detto, scusami…?-
-No…no,
niente…-
Davvero
non lo capisti? O fu solo un modo per non farmi provare ancora
più
dolore di quello che già non provavo in quel momento?
Dopotutto…quel
nome…non era nient’altro che un ricordo, ormai.
Il
ricordo della persona che più avevo amato al mondo.
-Principessa…credo
che siamo arrivati…-
-Davvero…?
Come fai a dirlo? Ci siamo persi e temi a dirmi la verità?-
Arrossii
vistosamente -È successo solo una volta…-
-Non
vedo perché tu non possa compiere di nuovo
un’azione così
sciocca…le capacità di farlo le hai…-
Sbuffai.
Ma non perché mi fossi arrabbiata…solo
perché avevi ragione.
Eppure, quella volta…eravamo davvero arrivati a destinazione.
-No…non
mi sono persa. Siamo davanti al maniero…- la mia voce si
bloccò.
Non riuscivo a dire altro.
-Capisco…-
un attimo di silenzio, anche da parte tua -Descrivimelo…-
Ricordo
perfettamente anche il maniero di quell’uomo. Situato
all’uscita
est della foresta del silenzio, in cui noi due avevamo rotto il
sigillo che non permetteva a niente e nessuno di produrre suoni. Un
ponte sospeso ci divideva dalla collina sconnessa, dove non cresceva
erba, dove vi erano solo ammassi di pietre e massi giganteschi. Dove
il cielo era perennemente coperto di nuvole scure…e dove la
notte
sembrava predominare tutto.
Un
maniero di mattoni scuriti dal tempo, percorso da un tipo di edera
velenosissima. Torri alte fino al cielo, alcune nascoste dalle
nuvole, situate ai quattro lati del castello in stile gotico.
Spaventosi
gargoyle ci guardavano con i loro occhi minacciosi…come a
volerci
intimare di andare via. Ma il nostro coraggio, il mio ed il tuo,
quello di una cieca, ci esortò ad andare avanti.
Io
affrontai quegli occhi con le mie forze…ed i miei piedi
percorsero
il ponte sospeso. Che aveva, nonostante l’aspetto vecchio e
instabile, travi solidissime. La mia permanenza sopra non le fece
neanche scricchiolare…
-Principessa…fra
poco sarà davvero finita. Lo sai…?-
-Non
perdiamoci in chiacchiere. Dobbiamo lottare…-
-Io
ho…paura…- la mia voce forse ti convinse della
veridicità delle
mie parole.
-Io
resterò al tuo fianco fino alla fine…-
anche la tua voce fu
convincente, sai?
Quella
fu la prima e unica volta che tenesti fede alla tua promessa.
La
porta davanti a noi si innalzò in tutta la sua magnificenza.
Che
tipo di legno sarà stato…?
Mogano?
O qualcosa di ancor più prezioso, più resistente.
Non ebbi il tempo
di farmi queste domande.
La
porta si spalancò, facendo risuonare negli altri delle
stanze che ci
si presentarono davanti, risa isteriche di chi è convinto di
essere
il più forte.
Quell’uomo
sarà stato anche orribile, ma aveva un gusto
nell’arredamento
davvero particolare. Non mancavano quadri di inestimabile valore
appesi alle pareti, per quanto riuscivo a vedere, alcuni dei quali
erano sicuramente rubati. I drappi rossi, poi, non si contavano.
Rosso cariminio…il colore del sangue, come disse quando lo
uccise.
Deglutii
a fatica. E, dopo aver fatto un lungo sospiro, entrai. Ti sfoderai
lentamente. Le mie mani tremavano…te n’eri accorta
subito, perché
non aspettasti molto per farmelo notare…
-Non
avere ripensamenti. Bambina…-
-Principessa…non
ho ripensamenti…- mentii.
-E
allora cos’è questo tremolio isterico che sento?
Non riuscirai mai
ad usarmi per bene, se tremerai così…-
-Io…scusami…-
abbassai lo sguardo, dopo aver compiuto un passo.
Il
portone dietro di me si chiuse di botto, rinchiudendoci in quella
trappola inespugnabile.
-Ma
che bell’accoglienza…ci hanno rinchiuse come topi,
vero?-
-Già…la
porta d’entrata è stata appena chiusa…-
-Ho
sentito. Sono cieca ma mica sorda. Lurido
verme…vigliacco…-
Le
risa di quell’uomo ci raggiunsero, di nuovo. La tua voce
irritata,
come quella di poco prima, forse a voler raggiungere la sua, ebbe un
eco rimbombante. Urlasti…il tuo disprezzo per lui…
-Ehi!
Lurido verme che non sei altro! Noi siamo qui…ti staneremo.
È
inutile che cerchi di fuggire la morte…noi non ti lasceremo
vivere.
Hai capito?!- il silenzio ci accolse. Le nostre orecchie non
sentirono più alcun rumore. Tranne quello della pioggia, che
lentamente al di fuori del maniero aveva iniziato a scendere…
-Ci
avrà sentito…?- la mia domanda era ovvia. Ma la
tirai fuori solo
perché speravo in una risposta diversa da quella che sarebbe
stata.
E fu.
-Credi
il contrario…? Bambina…ti ho detto di
crescere…e stringi la mia
impugnatura!-
Scuotendo
la testa e rendendomi conto che non potevo più tornare
indietro,
strinsi l’impugnatura. Stretta…stretta a me. Forse
anche tu,
tramite quel gesto, acquistasti coraggio. Perché anche tu,
in fondo,
avevi paura.
-Bambina…andiamo.
Verso la nostra ultima battaglia insieme…-
Annuii
silenziosamente -Principessa…è stato un piacere
combattere con
te…-
La
tua voce sussurrò parole che, prima di quel momento, avresti
avuto
vergogna a dire. E forse fu per quello che le sussurrasti
così piano
-Anche per me, bambina. Anche per me…-
Scalinate,
lunghe scalinate. Dieci, cento, mille scalini.
Gargoyle
che guardano al di fuori del maniero.
Luce
sfavillanti all’interno delle stanze. Drappi color sangue
appesi
alle pareti.
Furore,
coraggio, tenacia e distruzione. Le parole che non dici sono il tuo
vero potere…
Ricordati
guerriero, che niente è come sembra. Abbi il coraggio di
mostrare la
tua forza…
Anche
quella volta cantasti, come all’inizio del nostro viaggio,
quella
trucida canzone che io odiavo sentire. Le prime strofe, dicevi,
appartenevamo alla tua leggenda. Quella del luogo che ti rinchiudeva.
In quel momento avevo il dubbio che tu parlassi di quel luogo.
Le
ultime due strofe, dicevi, si riferivano al guerriero che ti avrebbe
impugnato per l’ultima volta. Ed io iniziai a chiedermi se
non
fossi davvero io.
-Principessa…-
-Dimmi
bambina…- distolsi la tua attenzione dal canto. E
la tua voce
stranamente umana tornò ad avere quello strano stridio
metallico.
Come ormai mi ero abituata a sentire…
-Ma
questa canzone…-
-Non
te l’ho già spiegato? Parla di me…e di
te…-
-Ecco…proprio
di questo…- abbassai lo sguardo e mi fermai -Sei proprio
sicura che
sia io…?-
-Bambina…ma
che dici?- eri irritata? No…eri stupita da quella
mia domanda.
-Perché,
vedi…credo che la canzone della leggenda non parli del luogo
in cui
sei stata rinchiusa. Ma bensì di questo luogo. Sto salendo
una lunga
scalinata…- in effetti era da un po’ che mi ero
fermata a contare
gli scalini.
Erano
tantissimi…ero ormai arrivata a contarne novecentocinquanta.
-Sono…circa
mille. E se fossero davvero mille…-
-E
se fossero davvero mille…? Cosa faresti, bambina? Ti
strapperesti
tutti i capelli urlando istericamente? Non farmi ridere…-
ora
eri arrabbiata. E tanto anche…
-Ma…se
hai sbagliato a interpretare la prima parte della canzone, come
puoi…-
-Smettila
di avere ripensamenti. O smetterò davvero di
ascoltarti…-
-Ma…ma…-
-Andiamo…bambina…-
ascoltai attentamente. La tua voce sembrava…dolce…
Mi
fermai. Ripromettendomi di riprendere a camminare solo quando tu mi
avessi dato una valida spiegazione.
-E
va bene. la canzone della leggenda parlava del luogo
dell’ultima
battaglia. E allora…? Nessuno aveva mai detto che non poteva
essere. L’ho intesa io in questo modo, perché nel
luogo in cui
sono stata rinchiusa, ricordo che la scalinata che portava
all’altare
avesse mille scalini…o qualcosa del genere. E se la canzone
parlasse invece di questo luogo…mi dici cosa cambierebbe? Io
mi
aspettavo di essere liberata dal mio guerriero, eppure ti sono caduta
addosso dal cielo…- il tuo taglio
iniziò a colorirsi di nero.
E mille e mille punti argentati spezzavano quel colore. Ti stavi
forse preparando a sferrare da subito il tuo colpo finale? -Smettila
di preoccuparti…non fare la bambina…-
-E
perché…? Io lo sono…-
-Ormai…ormai
non più. Tu non sei una bambina, bensì una donna.
Ma ormai non sei
più nemmeno quello. Una donna piangerebbe, si ritirerebbe
dalla
battaglia, lasciandomi qui. Preferirebbe veder morire il mondo,
piuttosto che rischiare di morire. Invece tu…-
-Invece
io…?-
-Invece
tu mi hai impugnata tante volte…anche se ti maltrattavo.
Anche se
ti davo dell’incapace. Hai imparato a maneggiare una spada
pesante
quale sono io…e non ti sei mai lamentata per il dolore.
Cioè…lo
facevi all’inizio. Ma dopo aver conosciuto Kamelot hai
smesso…-
-Quello…quello…-
arrossii, cercando di trattenere le lacrime -Quello è
perché io…lo
amavo…-
-E
allora…? Che il tuo coraggio e la tua forza ti siano date
dall’amore e non da altro, non ti rende certo meno forte,
anzi. Io
credo che tu sia la persona più forte di questo mondo.
Perché trai
ciò che ti rende speciale da un sentimento
grandissimo…e
inestinguibile…- mi soffermai sulle tue parole. Mi
stavi forse
dicendo…per la prima volta…che ero diventata
forte…?
-Tu
non sei più una donna, quindi. Tornerai ad esserlo dopo
quest’ultima
battaglia. Ricordati Wukai…tu sei un guerriero…-
credo che
quella fu la prima volta che mi chiamasti per nome.
-Principessa…-
non potei fare a meno di sobbalzare. E tu, in quel momento, non
facesti niente per fermare la mia infantile reazione.
-Su…riprendi
a camminare. Non facciamolo aspettare…Wukai…-
mettesti
particolare enfasi nel mio nome, la seconda volta. Ed io non potei
non accontentare il tuo consiglio.
-Va
bene…andiamo Principessa…-
-No…da
adesso e fino alla fine…mi devi chiamare con il mio nome. O
non
potrò utilizzare il mio colpo…-
Il
cuore mi batté forte. Ecco perché mi era riuscito
solo quelle
volte…perché dovevo dire il tuo nome. E tu,
nonostante avessi
giurato al cielo che mai mi avresti detto il trucco per usare quel
colpo…me lo avevi appena detto. Il mio volto si
aprì in un
sorriso.
-Va
bene. Andiamo…Fendente mortale…- ti guardai,
sorridendo.
La
tua lama divenne nera come la notte e mille piccole stelle apparvero
su quella lama scura ma lucente.
Eravamo
ormai pronte alla battaglia.
L’ultimo
scalino di quella lunga rampa fu il più duro da superare.
Come
avessi affrontato un muro di vento…poggiare i miei piedi sul
lastricato di marmo striato che mi si parava davanti mi dette
coraggio. Forza.
Ero
ormai pronta a giocarmi il tutto per tutto.
Davanti
a quella scalinata, solo un enorme muro. Ed un portone, grandissimo,
di legno brillante. Ti impugnai con più forza, ricordi?
Stavo
cercando di darmi coraggio. E tu me ne desti, tantissimo.
-Andiamo
Wukai…- io annuii, facendomi forza.
Feci
due passi verso quel portone, senza aspettarmi niente di bello.
Questi si aprì, scricchiolando vistosamente, facendo sorgere
in me
un po’ di paura. Aspettai che il portone finisse di
scricchiolare…sicuramente quello fu un invito a proseguire.
Non
feci in tempo a compiere un altro passo che lo vidi.
Capelli
lunghi fino alle ginocchia, nerissimi, occhi verdi e volto
affascinante. Un sorriso odioso. Una lunga tunica aperta sul petto,
pantaloni larghi che lasciavano movimento alle gambe. Completamente
bianco, quel bastardo…come a volersi schernire di me.
Stavo
per fare un passo avventato, ma la lama di Principessa
vibrò. Io mi
calmai.
Ero
pronta.
-Benvenuta…bellissima
Wukai…-
-Fottiti
Tanathos…- la voce di Fendente era tremendamente
arrabbiata.
Mi
ricordo che mi disse il significato del nome di
Tanathos…voleva
dire Morte, se non mi sbaglio.
-Principessa…calmati…-
-Oh,
scusami…forse dovevo salutare anche la bellissima
principessa…-
Tanathos
fece due o tre passi verso di me. Ora che guardavo bene lui si era
alzato, o così mi sembrava di aver visto. Era
seduto…su una specie
di trono. In fondo a quel salone gigantesco…
Le
pareti erano gremite di vetrate di un gusto raffinato e delizioso.
Vetri di cristalli colorati, mosaici di immagini sacre. Una
dimostrazione di fede che Tanathos non aveva. Drappi bianchi
spiccavano in quella sala, l’opposto di quelle inferiori, in
cui
spiccavano invece drappi, tende e panneggi color carminio, che davano
a chi li vedeva una sensazione sgradevole. Scossi la testa. Mi decisi
a domandargli cosa volesse da me.
-Vedo
che il tuo gusto nell’arredamento è qualcosa di
estremamente
sviluppato…-
-Oh…grazie
Wukai…-
Lo
vidi fare un leggero inchino, mostrando da lato la lunga spada dalla
fodera intarsiata. L’ultima volta aveva detto che anche la
sua
spada aveva un nome. Aveva detto di averglielo dato lui.
“Immacolato
Paradiso” si…
-Come
mai questi drappi sono bianchi…? Nelle stanze sottostanti
sono
tutti color carminio…-
-Oh…te
ne sei accorta…?- aprì le braccia, facendo un
sorriso che non
prometteva niente di buono -Ma guarda…sei la prima che,
entrando in
una nuova stanza, si accorge della differenza del colore dei miei
drappi. La verità è che…sono tutti
bianchi. Il colore che hanno…è
solo il colore del sangue di chi si è avventurato
qui…per me…-
La
prima reazione che ebbi, alle sue parole, fu quella di scappare. Ma
quando feci l’atto di voltarmi, il portone che si era aperto
scricchiolando si chiuse all’improvviso.
-No,
no, no…suvvia cara, non vorrai abbandonare il luogo della
tua
esecuzione prima che questa abbia avuto luogo, nevvero? E poi hai
qualcosa che vorrei che mi donasti…di tua spontanea
volontà, se
vuoi aver salva la vita. Dopo ti permetterò anche di fuggire
come un
cane…- la sua risata penetrò nelle mie orecchie.
Sentii
di non voler mollare senza lottare. Avevo paura? La paura si supera.
Un affronto all’orgoglio, invece, non si cancella. Strinsi
l’impugnatura di Fendente con tutte le mie forze.
-Fendente
mortale…pronta?-
-Oh
bambina…non aspettavo altro- la voce di Fendente
era carica.
Stava scuotendo dall’impazienza.
-Andiamo!-
I
miei passi risuonarono per l’enorme salone. Guardando un
attimo il
pavimento, mi accorsi che era di…cotto, forse. E i vari
pannelli,
piccolissimi, formavano uno strano mosaico. Un’immagine che
avevo
già visto.
Quando
alzai gli occhi, mi ritrovai il volto di Tanathos davanti gli occhi.
Spalancai gli occhi, lui sorrise.
Abbassai
lo sguardo…e vidi goccioline di sangue traversare la lama di
Immacolato Paradiso e cadere fino a terra.
-I
drappi di questa stanza saranno i più rossi ed i
più belli.
Svuoterò il corpo del tuo sangue…vedrai, rimarrai
anche tu, per
sempre, all’interno di questo maniero…-
-Fe…Fendente…-
Caddi
a terra, facendo risuonare un tonfo soffocato. Le mie ginocchia
scricchiolarono…ma le mie mani non lasciarono
l’impugnatura di
Fendente. No…non era ancora giunto il momento…
-Ma…maledizione…-
sentii le forze scivolarmi via. Tanathos spingeva la lama in
profondità, sentivo un dolore inimmaginabile.
-Wukai…Wukai!-
la voce di Fendente mi fece preoccupare più di lei che di me
stessa
-Che è successo…?-
-La
lama di…Immacolato…ngh…- non riuscivo
a crederci…neanche un
secondo e già stavo per arrendermi.
-Wukai!
Ti ha colpita…?-
-Principessa…vedrai
come sarà bello stare fra le mie mani. Non solo non
riuscirai ad
uccidermi…ma dovrai sottostare ai miei ordini. Insieme
renderemo il
mondo migliore…-
-Wukai!-
-Fe…Fendente…io…Fendente,
non mi arrendo…io…- cercai di far forza sulle
ginocchia.
Tanathos
mi guardò con occhi sbalorditi.
-Oh…ma
che forza straordinaria…- aspettò che mi fossi
rialzata in piedi,
poi spinse la lama della spada ancora più in
profondità. Le
ginocchia cedettero un poco…e si piegarono -Non opporre
resistenza,
Wukai…lasciati andare alla morte,
dolcemente…vedrai che andrà
tutto bene…ti ricongiungerai al tuo amato
Kamelot…-
Le
sue risa svegliarono la mia mente intorpidita. Avevo solo una gran
voglia di piangere…e nessuna intenzione di arrendermi.
Così mi
alzai di nuovo in piedi, guardando Tanathos con sguardo astioso di
una persona incorruttibile.
-La
morte può attendere…non mi avrai così
facilmente…-
Afferrai
la lama di Immacolato Paradiso con la mia mano libera. Cercai di
liberare il mio corpo dal suo taglio…Tanathos credeva non ce
l’avrei fatta, non fece niente per fermarmi.
E
invece…
Con
la mia forza di volontà, spinsi fuori la lama, la mano si
tagliò in
profondità…non che il dolore potesse fermarmi, a
quel punto.
Urlai, dal dolore che sentivo, mi venne concesso. Fendente non disse
una parola.
Tolta
la lama dal punto in cui mi era stata conficcata, credo fosse vicino
lo stomaco…o qualcosa del genere, indietreggiai e caddi a
terra.
-Fe-Fe-Fendente…-
-Wukai…stai
bene? Dove ti ha colpita…?-
-Lo
stomaco, credo…oh, Fendente, non credo di
farcela…fa male…-
-Andiamo…non
farmi pentire delle mie parole. Ti ho dato del guerriero,
ricordi…?-
-Peccato
che io non lo sia…non ce la faccio, sento troppo
dolore…-
-Andiamo…Wukai!
Non puoi dargliela vinta. Ha ucciso Kamelot…-
-E
ucciderà anche me, qualsiasi cosa faccia. Non ho resistito
nemmeno
un decimo del tempo di Kamelot…almeno lui è
riuscito a lottare…-
-Oh…Wukai…che
sorprendente forza di volontà…-
-Tu…tu
sei un pazzo, Tanathos…-
-Ma
che dici…sei tu la pazza. Credi che il tuo
innamorato…avesse
lottato?-
-Co…come…?-
il respiro già irregolare si fece silenzioso -Cosa
intendi…che
vuol dire…?-
-Andiamo,
io credevo lo aveste capito…- guardò la lama di
Immacolato
Paradiso, alzo la tunica bianca e ne pulì la lama. Un alone
vermiglio insozzò la sua corruttibile purezza -Il tuo
innamorato ha
ceduto ancor prima di te…-
-Come…cosa
stai…cosa stai dicendo…? Lui era…un
grande mago, e…-
-Andiamo!
Non valeva niente…-
-No,
fermati…non glielo dire…!-
-Non
dirmi…non dirmi cosa…? Fendente…-
-Allora
te n’eri accorta? Vuol dire che tu, a differenza di lei, hai
sentito le sue parole…-
-Fen…Fendente..?-
mi sentivo una sciocca. Sentivo una spiacevole sensazione…
-Ma
dai, Wukai…non dirmi che non ti sei accorta che ho giocato
con lui,
non è vero…?-
Il
mio voltò si irrigidì ed il mio respiro si fece
quasi inesistente
-Cosa…cosa stai dicendo…?-
-Il
tuo innamorato era pazzo di te. Nonostante non avesse il coraggio di
dirtelo, poiché tu eri una guerriera, era rimasto al tuo
fianco.
Aveva deciso di confessarti il suo amore al termine del tuo viaggio.
Mi ha chiesto di non dirti niente…se lo avessi ucciso.
Perché
voleva dire che non era degno di te…-
-No…non
è…Kamelot era…-
-Un
mago come chiunque altro. La sua forza era niente, per me…-
-No…no…-
-L’ho
ucciso così alla svelta…non mi sono neanche
divertito. Ha
continuato ad alzarsi tante e tante volte…-
-Ma
lui…non perdeva sangue…-
-Infatti.
Le magie non fanno perdere sangue, se utilizzate a dovere…-
Ricordi
di non aver più pensato. Io…io sapevo cosa gli
avesse fatto.
Gli
aveva strappato il cuore. E Kamelot, orgoglioso
com’era…aveva
cercato di resistere fino all’ultimo. Quindi il lampo di luce
che
aveva visto…era la magia di Tanathos. Lui era quindi
già morto,
quando un colpo di Immacolato Paradiso lo aveva ucciso…
-Bastardo…-
-Cosa
Wukai…?-
-Bastardo…sei
un…bastardo…-
-Oh…ma
che paroloni…-
-Bastardo,
bastardo, BASTARDO!- mi alzai in piedi, furiosa.
Ricordo
che non vidi il volto di Tanathos che rideva, quella volta. Sentii
solo la sua voce. I miei occhi erano troppo pieni di
lacrime…ed il
mio cuore era troppo distrutto per fare caso se non che al mio
dolore.
-Muori…bastardo…-
-Oh…Wukai…-
la lama di Immacolato Paradiso era proprio contro quella di Fendente
mortale -Che hai…?-
-Tu
hai ucciso…senza pietà né
rispetto…un mago che ha dato tutto se
stesso per il suo paese…-
-Ma
nessuno glielo aveva chiesto. Io non lo consideravo certo un
eroe…-
-Si
è rialzato seppur morto…potevi avere almeno un
po’ di rispetto
per le sue spoglie…-
-A
me non importava né di lui né di quelli venuti
prima di lui-
sorrise, cattivo -Voleva morire in modo dignitoso…mi sembra
di
averlo fatto…no? Sono stato fin troppo buono e
rispettoso…-
-Abbi
rispetto almeno per i morti, STRONZO!- spinsi la lama di Fendente,
lasciando cadere fino a terra le mie lacrime.
Lo
odiavo…adesso più di prima. Non solo aveva ucciso
l’uomo che più
amavo al mondo…ma non aveva avuto rispetto di lui nemmeno da
morto.
-Wukai…calmati…-
-E
tu, perché…perché non me lo hai
detto…?-
-Io…non
potevo. Lui aveva espresso quell’ultimo desiderio,
e…-
-Io
non capisco…come fai a dire che sono io il guerriero della
leggenda? Io non…non…- stavo mollando.
Lo
sentiva anche lei…stavo mollando la presa
sull’impugnatura, stavo
mollando la forza nella spinta. Come aveva detto
Tanathos…stavo
cedendo dolcemente alla morte.
-Wukai,
non farlo…-
-Perché
no…? Se morirò io tu rimarrai in vita ed io
andrò da Kamelot e
potrò finalmente dirgli che l’amo…-
-Wukai…metteresti
in pericolo il mondo per un tuo capriccio…?-
-Perché…il
mondo non ha messo in pericolo me per un suo capriccio…?- le
lacrime mi stavano spingendo nel baratro della pazzia. Il dolore era
troppo grande…
-Smettila
Wukai! Tu non sei così…io lo so…-
-Ah
si…? E com’è che sono…?-
-Tu
sei…una ragazza speciale. E da ciò che mi hai
raccontato, io so
che non parleresti mai così, se non per il dolore che provi.
Tu mi
hai insegnato una lezione importante, Wukai. La tua storia...mi ha
fatto capire che, davanti alle difficoltà, bisogna avere la
caparbietà e l'assoluta determinazione di riuscire a
superare tutti
gli ostacoli e le persone che in qualche modo fanno di tutto per
distruggerti o per farti sentire una nullità. Quando invece
sono
loro che cercano solamente di sentirsi superiori...e invece non lo
sono- io lo sapevo.
Sapevo
a chi era rivolta quell’ultima frase…era rivolta a
Tanathos.
-Per
quanto cercherà di umiliarti, ferirti o
indebolirti…tu non ti
arrendere. Tu sei forte, Wukai, te lo assicuro io. Sei una delle
persone più forti che io abbia mai conosciuto. E anche
Kamelot lo
sapeva. Per questo…per questo lui ti amava in modo
così profondo.
Per questo si è sacrificato per te…-
-Ma
io non gliel’avevo chiesto…io volevo che lui
vivesse…-
-Non
si può tornare indietro. Se ti lascerai morire, Kamelot non
te lo
perdonerà mai. Alzati, Wukai…lotta, stringi i
denti. Il dolore è
forte…ma passerà. Fa in modo che il sacrificio di
Kamelot non sia
vano…dai un senso a quella dimostrazione di amore e di
coraggio…-
-Io…io…-
-Muori,
Wukai…e dammi la spada!- Tanathos mi si avvicinò,
velocissimo.
Il
dolore scomparve, a quelle parole di Fendente. Il mio cervello
pensò
solo al nome del colpo, pensai solo a volerlo uccidere…
urlai con
quanto fiato avevo in gola il nome di Fendente.
-FENDENTE
MORTALE!-
-Andiamo…Wukai…-
Il
cielo stellato della lama di Fendente si illuminò, la stanza
venne
invasa da una luce accecante. Il colpo era partito.
La
battaglia era finita.
-Uhm…dove
sono…?- i miei occhi bruciavano…così
tanto che preferii tenerli
chiusi.
-Wukai…apri
gli occhi. È finita ormai…-
-Fendente…?-
aprii gli occhi, mi accorsi di essere distesa. Mi misi a sedere e mi
trovai di fronte una splendida ragazza, dai capelli neri e
lunghissimi. Gli occhi di uno strano colore violaceo, sul blu scuro.
Intorno a noi solo il bianco…nient’altro che il
bianco. Il nulla.
-Oh…Fendente…?
Dove sei…?- mi guardai attorno, ma non vidi la mia spada.
-Sono
qui…davanti a te…- la ragazza davanti
mi parlò.
-Mi
scusi…?-
-Wukai…sono
io…-
-Fe-Fendente…?-
indicai la ragazza con il dito, sbigottita. Quella bellissima
ragazza…era Fendente…?
-Ehi…!
Non indicarmi con il dito. Piccola impudente…sei una donnina
maleducata, eh…?-
Si,
era proprio lei. Quella voce corrucciata, non metallica ma umana,
eppure con quel tono così familiare…si, era
proprio lei. La
guardai per qualche secondo senza avere la forza di oppormi a quella
sensazione ambigua che avevo dentro di me. Poi lasciai perdere il
cervello e mi buttai al collo di quella ragazza. La strinsi
forte…
-Wukai…mi
fai male…-
-Fendente…ma
sei bellissima!-
La
ragazza mi guardò, arrossendo -No
Wukai…adesso sono
Principessa…-
Sorrisi,
piacevolmente divertita -Certo…scusami…-
-Ti
ho guarito la ferita. Quando ti sveglierai potrai tornare a
casa…-
-Ferita…?-
mi guardai il fianco. Perfettamente strappata la stoffa, estremamente
curata la pelle. Quasi come non avessi mai avuto una ferita -Ma come
hai fatto…?-
-Beh…diciamo
che volevo salutarti per bene…e ringraziarti…-
-Oh…quindi
te ne andrai via davvero…?- la guardai annuire e volsi la
testa
-Capisco…-
-Su
Wukai…adesso basta. Forse, adesso, anche Kamelot
potrà essere
felice. Ora capisco perché ti amasse così
tanto…-
-Uhm…?-
sentivo la mano di Principessa sulle mie guance, gentile.
-Non
credevo che fossi così carina…-
Ci
misi un po’ per arrivare a comprendere le sue parole. Poi
urlai,
presa dalla felicità.
-Sono
cosa…?-
-Ma…Wukai!
Nemmeno i complimenti ti vanno bene…?-
-No,
non era per quello…cioè anche…insomma
Principessa…mi vedi?!-
Principessa
sorrise -Non avrei mai creduto di vedere…questo
è il mio ultimo
desiderio concesso…-
Principessa
sorrise. Poi sentii il mio corpo farsi caldo, caldissimo. Principessa
mi baciò sulla fronte, sorridendomi.
-Wukai…è
l’ora…- mi prese la mano dolcemente e mi
sorrise di nuovo.
-Principessa…?-
mi avvidi troppo tardi delle sue parole.
-Addio…Wukai…-
-No…!-
la mia mano si alzò fino al cielo.
Il
mio corpo era disteso. Mi misi quindi a sedere, scossi la testa.
Accanto a me il corpo di quell’uomo.
-È…è
finita…?-
Me
ne resi conto adesso. Mi guardai attorno, non vidi che Immacolato
Paradiso, accanto a me, con la lama spezzata. Di Fendente mortale
nessuna traccia.
Non
so dire come e perché…ma mi ritrovati fuori del
maniero. Il sole
che brillava alto…
L’incantesimo
era finito.
Mi
voltai al maniero un’ultima volta ed effettuai una preghiera
per
Tanathos, anche se lo considerai più un atto di
pietà che altro,
per Kamelot. E per te.
-Addio…addio
Principessa…-
L’ultimo
tuo desiderio era stato esaudito. E anche le tue parole stavano
avverandosi.
Non
ero più una bambina. E adesso neanche un guerriero. Adesso,
grazie a
te, ero una donna.
Ti
rivolgo perciò, nuovamente, le parole che ti dissi quel
giorno.
Grazie.
Ora
capisco il testo delle ultime strofe…di quella canzone:
Scalinate,
lunghe scalinate. Dieci, cento, mille scalini.
Gargoyle
che guardano al di fuori del maniero.
Luce
sfavillanti all’interno delle stanze. Drappi color sangue
appesi
alle pareti.
Furore,
coraggio, tenacia e distruzione. Le parole che non dici sono il tuo
vero potere…
Ricordati
guerriero, che niente è come sembra. Abbi il coraggio di
mostrare la
tua forza…
Rimarrai
bloccato al tuo passato, al tuo compagno morto.
Ovunque
tu andrai, l’odore del sangue ti accompagnerà.
Il
tuo sentimento più nobile sarà corrotto dal
dolore e dalla pazzia
per l’averlo perduto.
Solo
la tua forza e le parole di questa canzone ti daranno la forza di
andare avanti.
Ricordati
che alla fine non sarai più guerriero…
***
Come premesso, dedico questa vecchissima shot a Dust_and_Diesel.
Grazie di averla letta e avermi dato un tuo parere. Grazie di accettare
la "me stessa del passato" e la "me stessa del presente". Spero che mi
farai l'onore di accettare anche la "me stessa del futuro", fosse anche
solo tramite Efp e chiacchierate sporadiche e preziose su msn. Grazie
di aver sorriso a quella che sono. Grazie di essere semplicemente te
stessa ^-^
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