Il
playboy argentino
Primo
capitolo
Diego
si appoggiò contro il recinto, socchiudendo gli occhi scuri
a causa
del riverbero del sole pomeridiano, mentre osservava cavallo e
fantino apprestarsi al salto triplo. La palizzata di quasi due metri
era vicina. Il cavallo acquistò velocità e il
fantino allungò il
collo, preparandosi al salto.
Quella
dimostrazione di abilità era uno spettacolo affascinante.
Involontariamente Diego trattene il respiro, aspettando che gli
zoccoli del cavallo si staccassero dal terreno. In quel momento una
motocicletta sbucò dal bosco, scuotendo l'atmosfera
silenziosa e
inchiodandosi sul sentiero che costeggiava il recinto con stridio di
pneumatici.
Il
cavallo si spaventò e Diego capì subito che si
sarebbe rifiutato di
saltare, ma non 'era niente che potesse fare: impotente, rimase a
osservare mentre il fantino veniva disarcionato per poi atterrare con
un tonfo sul terreno erbosa.
Rachel
si sforzò di inspirare ossigeno nei polmoni. La testa le
girava,
mentre il corpo, recuperando la sensibilità, le
indicò i punti
doloranti sulle braccia, le spalle, i fianchi... Avrebbe avuto dei
fantastici lividi, pensò mesta. Desiderava chiudere gli
occhi e
precipitare nella piacevole oscurità che annientava il
dolore, ma
sentì una voce e si costrinse a fissare l'uomo che l'aveva
raggiunta.
<<
Non provi a muoversi. Rimanga ferma mentre io controllo per vedere se
ha delle ossa rotte. Dios, è
fortunata di essere ancora viva. E' volata in aria come una bambola
di pezza. >>
Rachel
sentì appena le mani che le percorrevano il corpo, ma
nonostante la
leggerezza del tocco fece una smorfia quando lui trovò la
zona
dolorante sulla costola inferiore. Ancora stordita dalla caduta,
chiuse le palpebre.
<<
Ehi, non deve svenire! Chiamo un'ambulanza. >>
<<
Non mi serve un'ambulanza >> mormorò lei,
costringendosi ad
aprire di nuovo gli occhi. L'oscurità stava svanendo e sopra
la
testa riuscì a vedere il cielo azzurro, ma poi lo
sconosciuto si
chinò verso di lei e per un attimo si chiese se avesse una
commozione cerebrale... o le allucinazioni.
Lo
riconobbe subito: Diego Ortega, campione internazionale di polo,
multimilionario e, secondo la stampa, inveterato playboy. Rachel no
si interessava ai pettegolezzi,ma dall'età di dodici anni
aveva
divorato ogni rivista di equitazione e quell'argentino era una
leggenda. Del resto, la sua improvvisa comparsa non doveva
sorprenderla: nelle ultime due settimane, la sua imminente visita ad
Hardwick Hall era stata
oggetto di conversazione tra gli stallieri.
Tuttavia,
vederlo di persona era sempre uno shock, e rendersi conto che l'aveva
osservata saltare con Piran era sconcertante.
L'uomo
aveva già estratto il cellulare. Rachel si sedette,
mordendosi il
labbro per impedirsi di gridare. << Le ho detto di
rimanere
ferma. >> La voce di Diego Ortega esprimeva
preoccupazione e
impazienza.
<<
E io le ho detto che l'ambulanza non mi serve. >>
Piegò
le gambe e riuscì a drizzarsi sulle ginocchia.
<<
E' sempre così disobbediente? >> Irritato,
Diego borbottò
qualcosa nella sua lingua.
Una
volta in piedi si sarebbe sentita meglio, si disse Rachel. Non aveva
certo un paio d'ore da perdere seduta nella sala d'attesa
dell'ospedale locale. Stringendo i denti, si costrinse a muoversi, e
poi sussultò sorpresa quando si sentì sollevare
in aria.
Diego
Ortega non la strinse per più di un secondo, ma la
sensazione di
quelle braccia potenti, unita alla colonia maschile, le fece girare
la testa. Il cuore stava battendo troppo forte, e non certo per la
caduta. Da vicino quell'uomo era ancor più affascinante. Con
lentezza, sollevò la testa e studiò la mascella
quadrata, gli
zigomi cesellati e la bocca dalla curva perfetta.
Gli
occhi poi avevano il cuore dorato dello sherry, notò
vagamente
Rachel, cercando di nascondere il tremore delle gambe quando lui la
rimise in piedi. Doveva essere l'effetto della caduta, si disse,
sfiorando con lo sguardo i suoi capelli scuri. La pelle olivastra le
ricordava un dipinto di un capo sioux: scuro, pericoloso, l'uomo
più
sensuale che avesse mai visto.
<<
Grazie. >> mormorò indietreggiando.
<<
Ha bisogno di vedere un medico. Anche se porta il casco protettivo,
potrebbe avere una commozione cerebrale. >>
dichiarò lui.
<<
Sto bene, davvero >> si affrettò a
rassicurarlo Rachel,
costringendosi a sorridere.
<<
Ho subito cadute peggiori di questa. >>
<<
Non mi sorprende. Il cavallo è troppo grande per lei.
>> Girò
la testa e lanciò un'occhiata esperta verso lo stallone nero
che
aveva catturato la sua attenzione quando si era avvicinato al
recinto. L'interesse per il fantino era giunto dopo, quando la
treccia di capelli dorati che usciva dal caschetto gli aveva indicato
che la figura snella a cavalcioni era di una donna.
Il
cavallo era alto circa un metro e settanta, valutò Diego.
Ora che il
rumore della motocicletta era svanito sembrava calmo, ma era una
creatura dal carattere nervoso che, unito alla stazza e alla forza,
lo rendeva un animale di difficile controllo per un uomo, figuriamoci
per la donna di fronte a lui.
Era
incredibilmente bella: la pelle era priva di trucco e liscia come
porcellana, le guance arrossate per l'allenamento. Era una vera
bellezza inglese: Diego si sentì catturato dagli occhi
azzurro
fiordaliso che lo osservavano da sotto il caschetto.
<<
Sono sorpreso che suo padre le permetta di cavalcare un animale
così
potente. >>
<<
Mio padre? >> Sconcertata, Rachel lo fissò.
Né il suo vero
padre, né i due successivi mariti della madre erano stati
abbastanza
interessati a lei da preoccuparsi di quale animale cavalcasse. Ma
Diego Ortega non sapeva niente della sua complicata famiglia.
<<
Né mio padre né chiunque altro mi permettono di
fare qualcosa. >>
ribatté aspra. << Sono adulta e prendo da sola
le mie
decisioni. E sono più che capace di gestire Piran.
>>
<<
E' troppo forte per lei, ed è una sciocca a pensare di
poterlo
controllare se decide di imbizzarrirsi >> rispose Diego
con
freddezza. << Non è riuscita a controllarlo
quando ha
rifiutato di saltare, tutto qui. Anche se, a essere giusti, non
è
stata tutta colpa sua. Chi diamine guidava quella motocicletta? Non
riesco a credere che Earl Hardwick sia felice che un cafone si aggiri
per la tenuta come un matto. >>
<<
Sfortunatamente, Earl permette a suo figlio di fare quello che gli
pare >> replicò secca Rachel. <<
Il cafone a
cui si riesce è Jasper Hardwick, e non potrei essere
più d'accordo
con quella definizione. Passa molto tempo a distruggere i campi con
quella sua miserabile moto. E' sbucato dal bosco senza preavviso, e
non c'è da stupirsi che Piran si sia spaventato. Sfiderei
qualunque
fantino a riuscire a gestirlo in una simile situazione >>
concluse.
<<
Forse è così >> ammise Diego
scrollando le spalle. <<
Cavalca bene. >> Non appena era arrivato aveva notato
l'empatia
tra la ragazza e il cavallo, quella sorta di comprensione istintiva
che non si poteva insegnare. Lei non aveva paura in sella. Non aveva
avuto la minima esitazione quando si era avvicinata all'ostacolo.
Si
avvicinò allo stallone e prese le redini. <<
Quanti anni ha?
>> chiese, accarezzandogli il fianco.
<<
Sei. Lo alleno da due. >>
<<
E' un ottimo animale. Come si chiama? >>
<<
Piran. E' il figlio di uno stallone della Cornovaglia e il nome
significa scuro,
piuttosto appropriato dato il colore >>
mormorò Rachel con
dolcezza, passando le dita nella criniera nera di Piran.
<<
Quindi... il cavallo si chiama Piran... e la sua cavallerizza...?
>>
domandò lui.
<<
Rachel Summers >> rispose lei brusca. Era capo staffiere
all'Hardwick Polo Club
e probabilmente si sarebbe occupata dei cavalli di Diego
nell'incontro di polo in cui lui sarebbe stato l'ospite d'onore.
Voleva che lui la considerasse professionale ed esperta, non
un'idiota. Si sganciò la cinghia sotto il mento e si tolse
il
caschetto. << E lei è Diego Ortega. Tutti qui
aspettavano con
ansia la sua visita, signor Ortega. >>
<<
Come il nome Piran si adatta al colore del cavallo, il suo nome si
addice alla tonalità dei capelli. E' il colore del grano
maturo di
mezza estate, signorina Summers >> mormorò
lui, osservando i
riccioli dorati che le incorniciavano il volto e la lunga treccia che
era scivolata in avanti su una spalla. Era minuscola –
probabilmente – non più alta di un metro e
sessanta – e quando
l'aveva presa tra le sue braccia l'aveva sentita leggera.
E
sembrava illesa dalla caduta, anche se provava dolore alle costole.
Ma, nonostante l'aspetto delicato, era esuberante e vivace come una
puledra .
<<
Sembra appena uscita dal liceo. Quanti anni ha? >>
<<
Ventidue. >> sbottò Rachel, raddrizzandosi.
Sapeva
di sembrare più giovane della sua età e, dato che
perdeva poco
tempo con il proprio aspetto, probabilmente era colpa sua se Diego
Ortega l'aveva scambiata per un'adolescente.
Sentì
un sussulto di sorpresa quando gli occhi scuri di Diego la
squadrarono con lentezza, per poi fermarsi sui seni: non c'era molto
sotto la camicetta che potesse eccitarlo. Cavalcare era stata la sua
ossessione fin dall'adolescenza e non le aveva mai dato fastidio non
avere un seno molto sviluppato. Ora, per la prima volta nella sua
vita, desiderò avere un aspetto più femminile e
possedere delle
vere curve, invece di fianchi snelli e un paio di seni minuscoli che
non avevano bisogno di sostegno di un reggiseno.
Anche
se da quando aveva lasciato la scuola aveva avuto un paio di storie,
erano finite presto per mancanza di interesse da parte sua. Ma Diego
Ortega non era come gli uomini con cui era uscita, e la stava
guardando come nessuno aveva mai fatto prima. La sua esperienza on
l'altro sesso forse era limitata, ma percepiva l'interesse di Diego e
non poté reprimere il brivido di eccitazione che le percorse
la
schiena.
Dando
un'occhiata all'orologio, Diego si rese conto di dover andare a
cambiarsi per la cena con Earl e lady Hardwick e la loro figlia,
Felicity. Si chiese se il figlio idiota sarebbe stato presente.
Intendeva informare Earl che non avrebbe tollerato rumorose
motociclette vicino ai pony purosangue che gli era stato chiesto di
allenare. Poi riportò gli occhi sul volto di Rachel Summers:
poteva
rivelarsi una interessante distrazione per i due mesi successivi,
rifletté. Si chiese chi fosse. Sapeva che l'aristocratica
famiglia
Hardwick aveva molti rami, e immaginò che Rachel fosse una
parente.
<<
Alloggia all'Hall?
>> le chiese d'impulso.
<<
Earl Hardwick non ha abitudine di invitare i suoi stallieri a
dimostrarvi >> replicò secca Rachel.
<< Neanche il suo
capo staffiere >>.
<<
Quindi lavora qui. Piran è suo? >> Lo stallone
era un
purosangue e doveva essere costato diverse migliaia di sterline.
<<
No, l'ho in prestito. Il proprietario è Peter Irving, della
fattoria
vicino alla tenuta Hardwick. Peter era un campione nel salto a
ostacoli, ed è il mio sponsor. >>
<<
Irving. Il nome mi è famigliare. >>
<<
Tre volte medaglia d'oro olimpica e primo fantino della squadra
ippica inglese per molti anni. Peter è il mio modello
>>
spiegò Rachel.
Diego
colse una nota di determinazione nella sua voce e la guardò
con
curiosità. << Spera di essere selezionata per
la squadra
inglese? >>
<<
Le prossime Olimpiadi sono il mio sogno >> ammise Rachel,
arrossendo e chiedendosi perché diamine stava rivelando la
sua
grande ambizione a un uomo che non aveva mai incontrato prima. Non lo
aveva mai detto a nessuno, eccettuato Peter Irving: non ai suoi
amici, e certo non alla sua famiglia. I suoi genitori avevano
divorziato quando lei aveva nove anni e da allora entrambi erano
stati troppo presi dalle loro vite con i nuovi compagni e figli per
interessarsi a lei: le poche volte che aveva menzionato l'equitazione
a sua madre, lei aveva reagito spronandola a trovarsi un lavoro
adeguato, un alloggio dignitoso e un ragazzo.
<<
Comunque le Olimpiadi sono ancora lontane >>
mormorò. <<
Per ora lavoro sodo nella speranza di entrare nella squadra per i
Campionati Europei del prossimo anno. Sia Peter che Earl Hardwick
pensano che abbia buone probabilità. Earl ha sostenuto molto
la mia
carriera >> aggiunse. << Mi permette di
tenere qui Piran
e mi lascia sempre tempo libero per andare alle competizioni. Le
strutture della Hardwick
sono
eccellenti e lavorare qui è una esperienza fantastica.
>>
<<
Ma non così fantastico quando il tuo cavallo si rifiuta di
saltare
>> replicò Diego secco, notando che si stava
strofinando le
costole di nascosto. << Cavalcherò io Piran
fino alle
scuderie. >>
Senza
dare tempo a Rachel di discutere, si sistemò con
abilità le staffe
e saltò in sella. Piran di solito non accettava estranei, ma
questa
volt rimase docile come un agnello mentre Diego gli parlava in
spagnolo. Quella voce dal timbro profondo era stranamente ipnotica:
Piran drizzò le orecchie e subito dopo nitrì,
come per
rispondergli. Era un peccato che l'argentino non esercitasse lo
stesso potere calmante su di lei.
Gli
aprì il cancello del recinto e Diego fece uscire Piran, ma
poi si
fermò ad aspettarla. << Continuo a pensare che
dovrei chiamare
un dottore. E' pallida come un cencio e soffre visibilmente.
>>
<<
Sono solo contusa, tutto qui >> ribatté Rachel.
<<
Domani avrà dei lividi e sentirà dolore. Per
sicurezza non dovrebbe
cavalcare per una settimana. >>
<<
Sta scherzando? Tra poco ho un gara e domani riporterà Piran
in
pista. Avrebbe superato benissimo quell'ultimo steccato se non si
fosse spavento. >>
Diego
si lasciò sfuggire un'imprecazione. << Lei
è la donna più
polemica che abbia mai incontrato, signorina Summers. >>
Prima
che Rachel intuisse le sue intenzioni, la sollevò sul dorso
di
Piran, piazzandola sul davanti della sella: a uno schiocco della
lingua il cavallo si mosse. Cingendola con un braccio e stringendola
a sé, Diego tenne le redini con l'altra mano.
Tentare
di scendere era inutile, riconobbe Rachel. Doveva rimanere tranquilla
fino alle stalle, ma non avrebbe ceduto alla tentazione di rilassarsi
e di appoggiargli la testa sul petto. Era già troppo vicino
e la
sensazione del suo ventre contro le natiche sembrava fin troppo
intima.
Sì
sentì felice quando raggiunsero il piazzale. Diego
smontò per primo
e poi l fece scendere con attenzione, portandola in braccio nella
stalla. Il cuore le batteva gitto: sentiva le mani di lui che le
tenevano sotto le ginocchia e intorno alla schiena, così che
le dita
le sfioravano il lato del seno.
Quando
lui la appoggiò su una balla di fieno, provò ad
alzarsi, ma Diego
glielo impedì. << Devo badare a Piran!
>> esclamò lei
rabbiosa.
<<
Chiederò uno degli stallieri di strigliarlo. Ogni respiro l
f
soffrire, glielo leggo negli occhi. >>
<<
Ho detto che sto bene >> mormorò lei.
<< E a Piran non
piace essere governato da qualcun altro. >>
<<
Bé, dovrà abituarsi, perché non voglio
vederla nelle stalle finché
un dottore non le avrà fatto una visita e una lastra alle
costole.
Il mio autista, Arturo, la accompagnerà in ospedale
>> la
informò Diego con tono gelido. << La porterei
io stesso ma la
signora Hardwick darà una festa questa sera e io sarei
l'ospite
d'onore >> aggiunse secco. << Non sprechi
il fiato a
discutere con me, signorina Summers. Sarò responsabile delle
stalle
per la durata della mi permanenza d Hardwick
Hall e
non ammetto che qualcuno che lavora qui non obbedisca. >>
Imperturbabile alla rabbiosa espressione di lei, le sorrise.
<<
E non posso continuare a chiamarla signorina Summers per tutta
l'estate, giusto, Rachel? >>
La
voce era cambiata: ora era bassa e sensuale, ma Rachel era decisa a
non farsi impressionare.
<<
Che cosa intende con tutta
l'estate?
So che è qui per il torneo di polo, ma sicuramente subito
dopo
tornerà in Argentina. >>
Diego
scosse la testa. << In effetti, quando in Argentina
è inverno,
sono solito passare un paio di mesi nella mia scuola di polo alle
porte di New York. Ma quest'anno Earl mi ha invitato ad Hardwick
per
allenare i pony da polo. Quindi vedi, Rachel >>
continuò,
passandole il pollice sulle labbra, << nel prossimo mese
sarò
il tuo capo e tu dovrai accettare le mie regole. Vai in ospedale on
Arturo, fatti visitare e quando il medico sarà d'accordo
sarai la
benvenuta. Fino ad allora, se trovo anche solo una ciocca di capelli
biondi vicino al box di Piran, saranno guai. Entiendes?
>> concluse.
C'era
una durezza nel tono che l avvertì di non contraddirlo.
<<
Earl Hardwick in persona mi ha nominato capo staffiere e sono sicura
che avrà da ridire >> ribatté.
<<
Earl ha faticato per convincermi di venire nel Gloucestershire e
accetterà qualunque cosa io dica >> rispose
Diego con
arroganza. << Inoltre, non ti impedisco niente, Rachel.
Non
vedo l'ora di lavorare con te non appena mi sarò assicurato
che stia
bene. Ho grandi progetti per l'Hardwick
Polo Club
e ho la sensazione che tu e io passeremo molto tempo insieme.
>>
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