something stupid
And
then I go and spoil it all by saying something stupid like I love you
«Mi
piacciono le tue mani».
Katie sapeva che magari non era esattamente il caso di dire una cosa del
genere. Non in quel momento, quando avevano appena smesso di ridere di un
vecchio aneddoto di quando Oliver era ancora nella squadra ed erano ancora
seduti a quel tavolo dei Tre Manici di Scopa, con due boccali di Burrobirra
davanti – offerta da lui, oltretutto.
No, a dire il vero non avrebbe mai dovuto dirlo, ma in quel caso, in
particolare, avrebbe dovuto semplicemente tapparsi la bocca e non dire niente
di niente.
Oliver la guardava, con gli occhi spalancati, mentre Katie distoglieva
velocemente lo sguardo e si chinava a fissare intensamente la sua Burrobirra,
con un grande interesse.
Mi piacciono le tue mani.
Ma come le era saltato in mente di dire una cosa del genere? Era la cosa più
stupida che qualcuno avesse mai detto.
Mi piacciono le tue mani.
Ora Oliver l’avrebbe presa per pazza e per maniaca, lei si sarebbe dovuta
nascondere per il resto della sua vita e
non avrebbe avuto più la possibilità per dirgli che lei gli moriva dietro da
quando aveva undici anni ed era alta esattamente un metro. Probabilmente
sarebbe stato meglio andarsene lontano. L’Antartide sembrava abbastanza sicuro,
come posto.
«Ti piacciono le mie mani? » ripeté lui, stupito, come se non fosse sicuro di
quello che aveva appena sentito.
Katie desiderava solo che improvvisamente spuntasse una botola sotto la sua
sedia che la trasportasse giù, lontano dalla grandiosa figura che stava
facendo. Ma, evidentemente, era sperare troppo.
«Sì. Mi piacciono le tue mani»ripeté lei, arrossendo ancora di più e guardando
ancora la sua Burrobirra come se fosse lo spettacolo più interessante sulla
faccia della terra.
«Davvero? » Oliver suonava decisamente sorpreso, come se fosse una notizia
assurda per lui. Probabilmente stava pensando che Katie era una pazza. «Perché
mai? »
Katie diventò, se possibile, ancora più rossa di prima e non alzò neanche per
un secondo lo sguardo dal suo boccale fumante, credendo che, se solo l’avesse
fatto, non sarebbe stata in grado di reggere l’imbarazzo della situazione. O
che Oliver l’avrebbe mangiata viva.
«Sono belle» mormorò, a bassa voce, stringendosi nelle spalle e mordendosi le labbra.
Oliver non emise più suono per un arco considerevole di tempo. In quel momento,
Katie si chiese se fosse definitivamente collassato o si stava solo
concentrando per trovare un modo per scappare da lei senza dare troppo
nell’occhio.
Quando infine decise che forse era il caso di alzare lo sguardo, notò che
Oliver la fissava con aria sorpresa, come se non potesse credere a quello che
lei aveva appena detto.
«Trovi belle le mie mani? » domandò, ancora. Katie sospirò. La parte
imbarazzante non era finita, evidentemente.
«L’ho appena detto»osservò, ostentando nonchalance, ma in realtà era più rossa
della sua sciarpa dei Grifondoro e non sembrava per niente a suo agio.
«Cosa hanno di bello? » chiese ancora Oliver.
«Merlino, non puoi semplicemente accettare il complimento e stare zitto invece
di torturarmi così?» si lasciò scappare Katie, prima di portarsi le mani sulla
bocca, guardando inorridita il ragazzo che sobbalzava, davanti a lei, e poi la
guardava ancora più stupito. Allontanò appena le mani dalla bocca, ma se le
portò sul viso, pericolosamente rosso. «L’ho detto sul serio? » domandò, con il
tono di voce di chi sperava di aver sentito quelle parole solo nella sua testa.
«Credo di sì» confermò Oliver, distruggendo tutte le sue speranze con un colpo
solo. Ma poi il suo volto si aprì in un sorriso vero e divertito e lei non poté
fare a meno di sorridere a sua volta, sollevata. «Ma mi ci voleva, credo,
altrimenti avrei continuato così per sempre. E non mi piace torturarti, non è
cosa da me. Grazie. Oh, e anche per il complimento. È una cosa strana da dire,
sai?»
«Vuoi dire che mi credi potenzialmente pazza e stai pensando a come fuggire da
qui senza dare nell’occhio? »
Doveva smetterla di lasciarsi scappare le cose di bocca. Iniziava a diventare
una cosa preoccupante. Magari doveva vedere un Guaritore. O forse avrebbe
dovuto seguire un corso per smetterla di parlare a sproposito. Esistevano?
L’avrebbe scoperto, ne era sicura.
«No. Voglio dire che non me l’aveva mai detto nessuno, ma grazie» replicò
Oliver, ridendo un po’ e lei si rilassò per un secondo.
«Ah»Katie rimase in silenzio per un secondo, pensando alle adorabili figure di
escremento di Ippogrifo che aveva collezionato nel giro di dieci minuti e
arrossì ancora, imbarazzata, ma sorrise ancora a Oliver, che non le toglieva
gli occhi di dosso. «Di niente, allora. Mi piacciono davvero le tue mani».
No, non è vero, mi piaci tu. Ma non me lo
lascerò scappare mai. Figuriamoci. Anche perché dopo dovrei solo ammazzarmi.
Oppure trasferirmi in Antartide e vivere con i pinguini. Ci sono i pinguini in
Antartide?
«Grazie ancora»Oliver le sorrideva ancora con quel sorriso e lei sapeva che,
ormai con l’imbarazzo alle spalle, si sarebbe sciolta nel giro di qualche
secondo. Era ovvio, ormai. Non era colpa sua, era Oliver Baston che le faceva
quell’effetto, come se potesse ucciderla anche solo con un sorriso. Era Oliver
Baston la causa di tutto quanto e lei era come una tredicenne alla prima cotta,
con lui. Cosa non del tutto falsa, se solo non avesse avuto sedici anni e fosse
ormai disperatamente innamorata di Oliver da quando ne aveva undici.
Katie si strinse nelle spalle mentre beveva un sorso di Burrobirra calda,
cercando di distrarsi dal pensiero di Oliver davanti a lei che poteva ucciderla
anche solo guardandola, senza neanche rendersene conto, probabilmente. Oliver
Baston non era quello che si diceva un ragazzo sveglio in queste situazioni. La
cosa, se da un lato la faceva impazzire, dall’altro la rendeva di sicuro molto
felice. Almeno non si sarebbe reso conto di quanto lei era stupidamente persa
per lui.
«A me piacciono le fossette che si formano sulle tue guance quando sorridi».
Katie alzò lo sguardo, stupita, ma Oliver era di nuovo concentrato sulla sua
Burrobirra, come se non avesse detto assolutamente niente. Se l’era immaginato?
Aveva lasciato andare la sua immaginazione a mille? Be’, sì, era probabile.
Poi Oliver incrociò il suo sguardo e le sorrise. Non era un sorriso di chi era
divertito, neanche un sorriso sarcastico, un sorriso che la prendeva in giro.
Era un sorriso vero e adorabile e Katie non poté fare altro che sorridere a sua
volta, abbassando lo sguardo sulle mani
del ragazzo.
Oliver Baston poteva anche non essere esattamente quello che si diceva un
ragazzo sveglio in quelle situazioni, ma, per Katie Bell, qualsiasi cosa lui le
dicesse valeva di più di una sdolcinata e improbabile dichiarazione d’amore.
Angolo Autrice
Lo
so, non scrivo niente da una vita. Lo so, davvero, e la cosa mi fa stare male,
ma la scuola mi uccide >.< è uno stress continuo, già non ne posso più. Sì,
credo che farò il conto alla rovescia per le vacanze di Natale ù_ù
Sono
cosciente dell’idiozia della storia. Katie Bell con la fissa delle mani è una
cosa stupidissima, ne sono consapevole, ma diciamo che è molto autobiografica,
anche se, fortunatamente, io non mi faccio scappare le cose di bocca. Anche
perché sarebbe stato molto più imbarazzante che per Katie, ecco. Sono stata
gentile con lei.
E Oliver, ovviamente, è il solito adorabile idiota che se ne esce con frasi che
farebbero sciogliere chiunque (e che nessuno sentirà mai nella vita reale, ma
non voglio guastarvi la festa ù_ù).
Il titolo della storia è dovuto, ovviamente, alla canzone di Frank Sinatra, Something Stupid, che avevo messo
praticamente a ripetizione XD Ah, per me la storia è ambientata più o meno
durante L’Ordine della Fenice ù_ù
Bene, direi che ho finito con le mie note idiote e con la mia storia ancora più
idiota.
Tenterò
di scrivere qualcosa di più intelligente, promesso.
El <3