Hogwarts,
1997.
La
scuola si erge monumentale di fronte al lago,
stagliandosi contro le nuvole grigie che macchiano il cielo autunnale.
Sembra
sempre lo stesso luogo, con la Foresta
Proibita, la capanna di Hagrid, le alte mura di
pietra e il
grande Platano Picchiatore sotto cui alcuni studenti sono seduti a
chiacchierare o a leggere qualche libro; ma c’è
qualcosa di diverso nell’aria.
L’atmosfera è pesante: molti camminano a testa
bassa, preoccupati, e quegli
stessi studenti che sono seduti sotto
l’enorme albero parlano sottovoce, altri distolgono
continuamente lo sguardo
dei libri che tengono fra le mani per scrutarsi intorno, spaventati.
Il
Signore Oscuro è riuscito ad
impossessarsi del mondo magico e della stessa Hogwarts, spingendo
all’interno
della scuola i suoi Mangiamorte e mettendone uno, Severus Piton,
assassino
dell’ultimo preside, a suo capo. Gli altri professori tentano
di resistere,
così come fanno gli studenti, ma non è facile
come sembra: bisogna rigare
dritto, evitare di mostrarsi troppo contrari al regime, e non solo per
se
stessi, ma anche per l’incolumità delle proprie
famiglie. Tuttavia c’è chi
organizza delle resistenze, chi si ribella autonomamente, mettendo a
rischio
tutto ciò che ha per qualcosa che vuole tornare a possedere:
la libertà.
-
Ginny! - .
Ginny
Weasley si voltò per vedere
chi la stava chiamando e vide Luna Lovegood correrle, o meglio
saltellarle,
incontro, Il Cavillo stretto fra le
mani.
-
Ciao, Luna - , la salutò senza
esprimere alcuna emozione. – Come stai? –
-
Bene, grazie! Mio padre me lo ha
appena inviato - , disse Luna indicando la rivista. – In
prima pagina ci siamo
noi –
-
Noi? –
-
Beh, Hogwarts, la scuola. Papà
ha descritto perfettamente quello che sta succedendo qua dentro in
questo
momento; c’è anche un invito a chi volesse
schierarsi contro il regime a
inviare la propria firma a… -
-
Shh! - , la zittì. – Vuoi che ti
sentano? Fa’ sparire quel giornale, prima che qualche
“professore” lo scopra…
potresti finire in guai seri –
-
Perché? - .
Ginny
sospirò, mettendo uno dei
suoi libri tra le braccia dell’amica, in modo da coprire il
corpo del reato. La
sua ingenuità era disarmante: o forse non si trattava
esattamente di ingenuità.
Era difficile da credere, ma Luna e suo padre avevano deciso di
schierarsi
apertamente contro la neonata dittatura, senza paura di possibili
ripercussioni. Ginny non riusciva ad avere il loro stesso coraggio:
temeva che
potessero prendersela con la sua famiglia, far del male a qualcuno a
cui lei
voleva bene. Per questo aveva deciso di fare la brava, come aveva
promesso
prima di tornare a scuola a sua madre, che invece era in ansia per la
vita
della figlia più piccola: pochi mesi prima aveva rischiato
di perdere un figlio
e lo stesso era successo quella stessa estate a uno dei gemelli, che
ora andava
in giro con un buco al posto dell’orecchio, e non voleva che
accadesse di
nuovo. Ginny sapeva che sua madre passava le giornate a piangere fino a
che non
aveva tutti i suoi figli davanti agli occhi, con il potere di sentire
che c’erano
realmente, che non erano solo un miraggio, e quando finalmente questo
accadeva
le prendevano delle fitte allo stomaco al pensiero che quella poteva
essere
l’ultima volta che la sua famiglia poteva riunirsi sotto il
tetto rassicurante
della Tana. Da quando Ron se n’era andato, da quando aveva
deciso di seguire
Harry e Hermione in non si sapeva quale dannata impresa, Molly si
sentiva
montare dalla paura fino a che non aveva finito di leggere la Gazzetta del Profeta e riversava su Ginny tutto
l’affetto e le attenzioni che avrebbe voluto dare ai suoi
tre, perché li
considerava tutti così, figli mancanti; e ora che anche la
più piccola dei
Weasley si era allontanata da casa per andare in un Hogwarts non
più tanto
sicura come fino ad un anno prima, era talmente assalita dalla
preoccupazione
che Ginny aveva deciso di non dargliene altre rischiando di cacciarsi
in
qualche guaio con i Mangiamorte che si erano improvvisati professori.
-
Tuo padre non dovrebbe scrivere
certe cose - , concluse Ginny ad alta voce.
-
Perché? - , ripetè Luna.
-
Non ha paura che ti succeda
qualcosa? Che i Mangiamorte se la prendano con te? –
-
Papà dice che c’è una forte
possibilità che accada, ma di non lasciarmi scoraggiare,
perché se non siamo
noi a ribellarci alle ingiustizie perché siamo troppo
preoccupati per le nostre
vite, allora le ingiustizie rimarranno come anche le preoccupazioni. E
io la
penso come lui - .
Luna
aveva usato il suo abituale
tono di voce, ma per Ginny fu come ricevere una sgridata di fronte a
tutta la
scuola, come quando Ron, con le orecchie in fiamme, aveva dovuto
ascoltare la Strillettera di sua
madre davanti a tutta la Sala Grande. Fu peggio:
il grido si ripercosse dentro di lei,
dentro la sua coscienza, ma lei non sapeva trovare il modo per
annientarlo.
Luna
sembrò leggerle negli occhi.
– Sta’ tranquilla, non è una decisione
facile da prendere e se continui a
pensarci la testa ti si riempirà di Langini - , le disse
dandole una pacca
sulla spalla e restituendole il libro. Non aveva fatto in tempo a
ridarglielo che
qualcuno afferrò Il Cavillo,
ora in
bella mostra, dalle sue mani.
-
Ma brava, Lovegood, porti a
scuola materiale sovversivo - .
Tenendo
il giornale davanti al
viso con due dita, come temendo di sporcarsi, Draco Malfoy si era messo
di
fronte alle due ragazze, la nuova divisa nera e scintillante in
confronto a
quella di seconda mano di Ginny e a quella adornata con stoffe di vari
colori,
nel tentativo di renderla più vivace, di Luna.
- Allora le ingiustizie rimarranno come anche le
preoccupazioni - ,
continuò facendo il verso alla Corvonero. – Sai
invece che cosa rimarrebbe se
ci fosse ancora quel Filobabbano di Silente in questa scuola? Feccia, nient’altro che inutile
e lurida
feccia. Ma a quanto pare anche Piton
ne ha lasciata un po’ in giro - . La guardò dritta
negli occhi, ma lei non si
mosse né protestò. Draco si voltò
verso Ginny. – Inaspettatamente la Weasley
dice qualcosa di
giusto: dovete avere paura del Signore Oscuro, non provate minimamente
ad
architettare qualche piano per ribellarvi o saranno guai. Potreste
anche fare
la fine che è destinata al vostro caro Potter
- , concluse con una nota di enorme disprezzo sull’ultima
parola.
Ginny
si mosse come per
rispondergli a tono, ma lui, ghignando, le indicò con un
cenno l’arrivo del
Preside, come per dirle di starsene buona come si era prefissata di
fare.
-
Per ora - , continuò. – Mi
limiterò a fare questo - . Sollevò ancora
più in alto il giornale di Luna,
simbolo della ribellione nascente, e lo strappò in due,
gettandolo poi a terra
per calpestarlo con le scarpe infangate. – Sono il nuovo
Caposcuola, ed è
scontato dire che da ora in poi i Serpeverde avranno più
potere delle altre
Case sugli studenti, ma non ho voglia di infliggere punizioni proprio
il
secondo giorno di scuola; questo vi sia da esempio a quello che
potrebbe
accadere ai vostri cari. State attente - .
Le
guardò dall’alto in basso con
un ghigno che rendeva ancora più sgradevole il suo volto,
poi si voltò per
andarsene. Senza neanche aspettare che si fosse allontanato di molto,
Luna si
piegò a terra e riprese Il Cavillo.
- Reparo! - , disse puntandogli contro la
bacchetta: le due parti del
giornale si riunirono. – Basterà dargli una
pulita… e, se proprio dovesse
restare sporco, chiederò a papà di mandarmene un
alto. Buona giornata! - ,
salutò l’amica riprendendo a saltellare come se
quella spiacevole conversazione
non avesse mai avuto luogo.
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