Cosa non si fa per...
Piccola
demenzialità che mi è uscita oggi, spero vi
diverta XD.
Credits: i personaggi della fic non mi appartengono, non ho scritto
questa storia a scopo di lucro.
“Milla, sai perfettamente
che non possiamo usare la magia
per motivi futili. Le nostre nonne ti daranno una sgridata
memorabile!”
“Sugar, Sugar…
Te l’ho spiegato prima. Se io vengo rimandata
in matematica non potrò uscire di casa per tutta
l’estate, e non credo che i
nostri nemici mi faranno la cortesia di comparirmi direttamente
davanti.
Quindi, per il mio - ehm, nostro bene, devo copiare questa
verifica…”
“Non puoi leggere nel
pensiero alla professoressa, dammi
retta!”
Purtroppo, però,
“parlò” a vuoto.
La fatina sospirò
irritata, certo che la sua amica era
proprio una testa dura.
«Hai infranto
un’importantissima regola della Gente,
vergogna! Per punizione non uscirai di qui per i prossimi
mesi.»
Com’era prevedibile Sugar
aveva spifferato tutto ad Agata.
«Ma nonna, cosa
farò nel caso ci fosse un’emergenza?
Dovrò pur combattere…»
l’anziana signora annuì un po’
accigliata. «D’accordo,
ti concedo quest’eccezione.»
«Alberta, te lo chiedo
per favore, lasciati fare
questo incantesimo. Giuro, dura solo qualche ora!» La
streghetta stava
supplicando in ginocchio la criceta.
«Non mi
pvestevò mai a intevpvetave la pavte del
mostvo, sono una pvimadonna, io. Chiedi a quel tuo gattaccio, non
dovvà neanche
vecitave.»
La rossa si ritirò
sconsolata, Gummitch non avrebbe mai
accettato di fingersi un nemico. Aspetta, forse c’era
un’ultima speranza…
«Aiuto, un calabrone
gigante!»
Tutta la città era in
subbuglio, gli abitanti nel panico. Si
trattava senza dubbio di un’emergenza.
Fata e strega arrivarono sul posto in
un battibaleno.
“Non dirmi che è
tutta opera tua.”
“Dato che insisti non lo
farò.”
Le due sconfissero in pochi minuti la
creatura, poi
tornarono a casa.
O meglio, Sugar ci tornò.
«Mamma, hai visto
Caleb?»
«Chi sarebbe,
Oliver?»
«È il mio
calabrone, l’ho fatto vedere a mia sorella,
però dopo
è sparito…»
“Ci sono riuscita, sono
libera!” Milla stava svolazzando
felice.
“Ancora per
poco…” pensò Agata.
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