Nick
dell’autore: Imperatrix of Wonderland
Titolo : L'armatura
bianca
Tarocco :
Il Papa (carta n° 9, valenza positiva)
Tipologia: One-shot
Genere: Sovrannaturale, fantasy.
Avvertimenti: One-shot,
missing moments, what if?
Rating :
Giallo
Beta Reading: Nessuno
Note dell'autore: Finalmente ho concluso questa
one-shot, ammetto che sono molto contenta di come è venuta. Mi sono
ispirata ad "Alice nel paese delle meraviglie" ed "Il cavaliere
inesistente", due opere che amo molto.
Il
maggiordomo entrò silenziosamente nella stanza dove riposava il suo
padrone. Aprì le pesanti tende scarlatte, facendo così entrare nella
stanza la luce del sole mattutino.
Il conte
si svegliò e trovò subito il fedele servitore di fronte al suo letto
che, prontamente, gli servì la colazione: una fetta di crostata alla
frutta accompagnata da una tazza di tè caldo ed un piattino contenente
dei biscotti. Il ragazzino ne afferrò svogliatamente uno, lasciandosi
cadere nuovamente sul morbido cuscino, ancora troppo stanco per
alzarsi. L’uomo gli rivolse una breve occhiata di rimprovero, che svanì
appena i suoi occhi gialli incontrarono quelli azzurri del suo padrone;
quel dannato ragazzino irresponsabile, Alois Trancy, lo costringeva
continuamente a fatiche che avrebbero potuto tranquillamente evitare,
se solo non fosse così avventato ed ingenuo.
Claude si
chinò ad allacciargli le scarpe e, una volta finito, aprì la porta
della spaziosa camera da letto, invitando con un cenno della mano il
giovane conte ad uscirne.
Poco più
tardi, nello studio, il maggiordomo illustrò gli impegni della
giornata, senza ricevere molta attenzione: Alois, infatti, continuava a
guardare distratto il panorama fuori dalla finestra.
- Oggi è
davvero una splendida giornata, non trovi Claude?
- Mio
signore, la prego di rimanere concentrato sul suo lavoro. – disse
laconico il maggiordomo. Il nobile gli rivolse un’occhiata alquanto
scocciata, proprio non capiva che quelle cose lo annoiavano?
Annuì
senza prestare attenzione alle parole di Claude, continuando a guardare
fuori dalla finestra e, quando questi poggiò una piccola scatola nera
sulla grande scrivania in mogano, non poté fare a meno di rivolgergli
un’occhiata perplessa. Il maggiordomo socchiuse gli occhi, lievemente
scocciato, e gli spiego che si trattava di un omaggio da parte di una
ditta nata da poco che cercava di farsi pubblicità.
Alois si
sporse leggermente in avanti, prima guardando la scatola, poi Claude;
stava per aggiungere qualcosa, quando il suono delle campane lo fece
tacere. Stava per riprendere, ma il maggiordomo glielo impedì; poggiò
dei voluminosi libri di fronte al conte e disse: - È molto tardi, non
dobbiamo perdere altro tempo. Secondo il programma, oggi per le prime
ore di lezione è prevista storia.
Il
ragazzino sbuffò sonoramente ed aprì il primo libro. Quella materia non
gli piaceva minimamente, non riusciva a capire che senso avesse passare
ore ed ore a studiare fatti accaduti secoli prima e la vita di gente
ormai deceduta, come Carlo Magno, l’argomento della lezione di quel
giorno.
- …
Una volta
stabilizzato il fronte interno iniziò una serie di campagne al di fuori
dei confini del regno, per assoggettare i popoli vicini e per aiutare
la Chiesa di Roma…
Il
ragazzino si lasciava cullare dalla voce innaturalmente calma di
Claude, socchiuse gli occhi senza spezzare il contatto visivo con il
demone, fino a che, vinto dalla noia, si lasciò cadere fra le braccia
di Morfeo.
Si era
addormentato, non che avesse tentato molto di evitarlo ma, una volta
riaperti gli occhi, non poté che maledirsi mentalmente. Alzò la testa
e, con sua grande sorpresa, si accorse che Claude non si trovava più in
quella stanza; si avvicinò all’ampia finestra sulla parete di fronte
per dare un’occhiata al giardino, con sorpresa si accorse che tutto -
gli alberi, i cespugli, il viale e tutto ciò che si trovava all’esterno
– era coperto di brina, sembrava congelato. La cosa più strana, ed
inquietante, era che fino a poco prima, quando si era svegliato, non ve
ne era traccia.
Percorse
velocemente i corridoi della villa che parevano essere infiniti e
dannatamente vuoti; aveva controllato tutte le stanze ma, non solo non
aveva trovato Claude, ma neanche gli altri servi. Tutto gli sembrava
sconosciuto e ostile, nonostante tutto fosse esattamente come
ricordava, aveva l’impressione di non trovarsi più a casa sua, ogni
cosa che lo circondava, non faceva che trasmettergli un’innaturale
sensazione di gelo.
Corse
all’esterno dell’edificio, era terribilmente freddo, come poteva la
temperatura essere scesa così in fretta? Tutto questo cominciava
davvero a spaventarlo. Continuava a correre, sperando che ci fosse
qualcun altro oltre a lui e, ben presto, si accorse che non aveva più
la minima idea di dove si trovasse. Attorno a lui c’erano solo abeti
totalmente ricoperti da cristalli di ghiaccio, ogni cosa in quel
macabro paesaggio era di un inquietante candore.
Distrutto,
Alois si lasciò cadere sul terreno umido, abbandonandosi ad un ultimo –
disperato – tentativo di non affogare nell’opprimente solitudine a cui
quel mondo di ghiaccio sembrava destinarlo. Urlò il nome del
maggiordomo, sperando come mai prima di allora che questi lo venisse a
salvare, ma non ricevette una risposta. Si asciugò le lacrime e
ricominciò a camminare fino a che finalmente non riuscì ad uscire dal
boschetto di abeti in cui era finito poco prima.
Rimase
notevolmente sorpreso da ciò che vide di fronte a lui: una villa del
tutto identica a quella in cui viveva, ma sembrava essere fatta di
metallo, vi si avvicinò e, sfiorando una delle lucide pareti, constatò
che era effettivamente stata costruita interamente con quel materiale.
Proseguì fino a quando si trovò di fronte al portone di entrata,
spalancato; quasi senza pensarci, si diresse all’interno e vide che
accanto alle pareti erano appoggiate decine di spade, tutte
perfettamente identiche: lama di ferro bianco ed elsa dorata.
Non
avendo alternative, si trovò costretto a percorrere quel corridoio per
poi arrivare in un immenso salone le cui pareti erano nere, a
differenza di quelle delle stanze precedenti, tutte bianche come la
neve. Il pavimento era in marmo di colore grigio chiaro e le finestre
erano coperte da pesanti tende di velluto scarlatto; il soffitto,
anch’esso nero, era decorato da sfarzosi decori in stile barocco fatti
con pittura dorata.
Al centro
della stanza si trovava una grande stoffa rossa che copriva un oggetto
piuttosto grosso di forma irregolare. Alois vi si avvicinò e la
sollevò, lasciandola poi cadere a terra.
Il
ragazzo spalancò gli occhi: di fronte a lui c’era un’imponente armatura
bianca prima di macchie o ammaccature, semplicemente perfetta. Si
avvicinò e ne sfiorò delicatamente l’elmo; inaspettatamente, questa si
alzò e, con un gesto fulmineo, estrasse la spada e la puntò alla gola
del ragazzino, questo indietreggiò ma, sfortunatamente, inciampò e
rovinò a terra, sempre minacciato dalla spada della misteriosa
armatura. – Chi siete? Come osate profanare questo luogo? – aveva una
voce irreale, talmente metallica da non poter essere riprodotta da
nessuna creatura vivente.
Alois
cercò di rispondere, ma riuscì solo ad emettere un suono strozzato;
Rimase a lungo immobile, gli occhi puntati sull’armatura, e poi disse:
- Sono il conte Alois Trancy, non ho la più pallida idea di come sono
arrivato fin qui. – si interruppe e, ritrovata la sua solita
spavalderia, riprese: - Voi’ piuttosto, chi siete? Come vi permettete
di trattarmi in questo modo?
Ben
presto si accorse che le sue parole non facevano alcun effetto al
misterioso cavaliere, anzi! Questi, sempre più infastidito dal giovane
nobile, lo costrinse ad indietreggiare finché non sbatté contro una
parete.
- Vi
consiglio di moderare le vostre parole, conte. Sono un cavaliere pio
votato all’ordine e alla giustizia, ma non tollererò altre offese!
Alois si
morse la lingua, quando avrebbe imparato a stare zitto? Rischiava di
vedersela davvero brutta. Fece un lieve inchino e disse: - Vi chiedo
scusa, potrei sapere qual è il vostro nome?
Il
paladino dalla candida armatura si irrigidì. Guardò il ragazzino e
tacque per degli istanti che parvero interminabili. Sembrava stesse
riflettendo su cosa dire, o che non conoscesse affatto la risposta.
Alzò di scatto la testa, o meglio l’elmo verso il suo interlocutore e,
con tono solenne disse: - Io sono uno dei fedeli paladini di Carlo
magno. – e concluse il tutto con un teatrale inchino.
Il nobile
corrucciò la fronte. Carlo Magno? Impossibile. Era morto secoli prima,
quel tizio doveva essere un po’ fuori di testa, decisamente. Stava per
farglielo notare, insieme al fatto che non aveva risposto alla sua
domanda, ma questi cadde a terra in ginocchio e disse: - Non lo so! Non
ricordo nulla di me…
Adesso
riusciva a spiegarsi i motivi di quello strano comportamento. Gli si
avvicinò ma egli si alzò velocemente in piedi e si diresse verso
l’uscita della villa di metallo.
-
Cavaliere! Dove andate? – il conte lo seguì istintivamente, anche se
non aveva la minima idea di dove si stesse dirigendo.
Quando
furono di nuovo nel bosco, il misterioso paladino si fermò e, rivolto
ad Alois, disse: - Ho giurato solennemente che avrei sempre obbedito al
mio sovrano, ma non sono mai riuscito a portare a termine il mio
compito nella guerra contro gli infedeli. – abbassò lo sguardo. Si
sentiva in colpa, non ricorda nulla del suo passato, ma continuava a
portare il pesante fardello per non essere riuscito ad assolvere
totalmente il suo compito; uno come lui non era degno di essere
definito un paladino o un cavaliere. Non aveva idea di quanto tempo
fosse passato dall’ultima volta che aveva combattuto, però doveva
riuscire a portare a termine ciò che il suo sovrano gli aveva ordinato;
aveva fatto un giuramento davanti a Dio, tanti anni prima e non avrebbe
certo mancato la parola data! Ricominciò a correre, ancora più forte.
Il ragazzo alzò lo sguardo, dove voleva arrivare? Dopo il bosco c’era
solo un esteso pascolo e nient’altro. Lo seguì ed entrambi finirono col
trovarsi in un immenso deserto di cui non si vedeva la fine; la sabbia
era di un grigio molto scuro, quasi nero, sembrava, anzi era cenere.
- Cos’è
questo posto?
- Il
campo nemico. Deve essere passato davvero molto tempo dall’ultima volta
in cui ci sono stato…
Sembrava
impossibile che un tempo in quel luogo ci fosse un accampamento, cosa
poteva essere accaduto perché venisse ridotto così? Stava per
domandarlo al cavaliere ma, non appena si voltò, vide che gli stava
accadendo qualcosa di strano: era circondato da una fioca luce bianca
come la sua armatura e, poco a poco, si stava dissolvendo nell’aria.
Rimase incantato a guardarlo fino a che non scomparve del tutto,
sussurrando: - Adesso non c’è più nulla che mi lega a questo mondo…
Quello fu
il suo ultimo saluto al mondo per cui aveva combattuto.
E
adesso? Come avrebbe fatto a tornare a casa? Non sapeva dove si
trovava, né cosa fare per scoprirlo. Stava per perdere le speranze,
quando sentì la voce di Claude chiamarlo. Lo sapeva! Lui non lo avrebbe
mai abbandonato! Corse verso la voce, più velocemente che poteva.
La strada
sembrava non finire mai, le parole del maggiordomo suonavano come
sempre più vicine, ma sembrava impossibile raggiungerlo. Il ragazzo
inciampò sul vialetto che stava percorrendo, cadde a terra, ma non
sentì dolore e, quando riaprì gli occhi, si accorse di essere nel suo
studio. Il demone era proprio di fronte a lui che cercava di
svegliarlo.
-
Vi siete addormentato padrone, eppure vi avevo chiesto di prestare
attenzione… - sospirò sconsolato, non c’era nulla da fare. Alois era
incredibilmente felice, sapeva che sarebbe riuscito a tornare a casa e
a rivedere Claude; si alzò dalla sedia e abbracciò il demone, era stato
terribile anche solo pensare di non poterlo più rivedere, doveva
ammetterlo ma, fortunatamente, si era trattato solo di uno strano ed
inquietante sogno.
Imperatrix
of Wonderland
- Attinenza al tema: 25/30
- Grammatica e Lessico: 10/10
- Originalità: 19/20
- Stile ed espressività: 8/10
- Giudizio personale: 10/10
TOTALE: 72/80
La storia mi è piaciuta, soprattutto per l’ambientazione del sogno,
inoltre non vi erano particolari errori di grammatica ne
ripetizioni.
L’attinenza c’era, ma i vari significati della carta sono stati
sfruttati solo in parte ed essa non appare, questo ha decretato una
piccola penalità.
Se dovessi trovare un difetto direi che questo è lo stile:
personalmente non amo molto le storie che saltano dei passaggi, come,
ad esempio, all’inizio della storia da quando Alois si sveglia
all’arrivo nello studio, ma, essendoci questa mancanza descrittiva solo
all’inizio e minimamente nel resto del racconto, non ho penalizzato
troppo. Ovviamente quest’ultimo è solo un parere personale.
(questo non c’entra nulla ma…adoro quei due libri <3)
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Ottava su ventuno partecipanti... inutile
dire che sono immensamente contenta del risultato del mio primo
contest!
Spero vi sia piaciuta!
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