Mi chiamo Madeleine Noir e la storia
che sto per raccontarvi
è accaduta qualche tempo fa…
Avevo sentito molto parlare di lei,
radio e giornali
trasmettevano il
suo nome, le sue foto
risaltavano sulle pareti della mia camera… e ora,
finalmente, l’avrei
conosciuta.
Mi misi il cappotto e la sciarpa
rossa, presi l’ombrello e
mi avviai verso la porta della locanda in cui alloggiavo, battendo una
mano in
segni di saluto su un barattolo di vetro che conteneva uno scarafaggio:
Rita
Skeeter non avrebbe più osato tentare di togliermi il premio
Pulitzer; premio
che avrei sicuramente vinto con l’intervista esclusiva che il
mio idolo aveva
acconsentito a rilasciarmi. Avevo atteso tanto quel giorno e finalmente
era
arrivato.
Uscì in strada,
percorrendo la via principale di Hogsmeade
bagnata dalla pioggia, combattendo contro il vento che cercava di
raggiungermi
il viso nascosto sotto strati di sciarpe e vestiti. Camminavo sempre
più
veloce, quasi terrorizzata all’idea che il mio obiettivo
primario da una vita
potesse decidere di non rilasciarmi più
l’intervista. Raggiunsi infine la porta
della Testa di Porco, salutando con un cenno Aberforth che portava
fuori dalla
locanda la sua capra preferita per preparare la sua
specialità, il Latte e Mou.
Entrai nella locanda, con il cuore che batteva forte per
l’emozione, e
sbirciando in fondo al locale la vidi… China sulla sua
Burrobirra, i capelli
sporchi davanti al viso, si guardava intorno: Luna Lovegood aveva
finalmente
acconsentito a rilasciare un’intervista a Il Cavillo.
Luna mi notò e con un
sorriso mi fece segno di avvicinarmi.
Emozionata e un po’ intimorita, mi sedetti accanto a lei.
- Ciao! Tu devi essere Madeleine!
– mi salutò con un
abbraccio; rimasi immobile, avevo aspettato per anni quel momento, fin
da
quando lavoravo per giornali sovversivi durante la dittatura di
Voldemort, e
finalmente era arrivato. Con un grande sforzo inspirai e mi decisi a
parlare.
- Sono felice di conoscerla, Mrs
Scamandro - . Tentai un
sorriso.
- Madeleine, non chiamarmi Mrs
Scamandro, chiamami Luna, mi
piace di più! – .
Mi piaceva quella ragazza. Aveva solo
due anni meno di me,
l’avevo notata immediatamente al suo Smistamento, era la
più… originale dei
nuovi studenti e lo sarebbe stata per tutto il tempo che sarebbe
rimasta a
Hogwarts. Avevo seguito con attenzione la sua carriera lavorativa, da
quando
aveva scritto alcuni articoli per il giornale del padre alle sue
avventure in
giro per il mondo con il suo futuro marito. Finalmente
l’avevo di fronte ai
miei occhi e potevo chiederle tutto quello che avrei sempre voluto
sapere.
- Va bene, Luna, cominciamo con
qualcosa che la maggior
parte dei lettori vorrebbe sapere... Perché non hai mai
voluto rilasciare
interviste? – .
Luna smise di giocherellare con gli
orecchini a forma di
ravanello e mi guardò fissa con i suoi grandi occhi azzurri.
- Mi piace Il Cavillo, approvo tutto
quello che papà scrive,
è veramente un genio. Ho lavorato per lui, quindi non ho
niente contro il suo
giornale, ma non ho mai voluto rilasciare interviste a nessuna rivista
perché
nessuno me l’aveva mai chiesto; comunque non avrei rilasciato
interviste per
giornali che non fossero Il Cavillo – .
Sapevo delle verità
scomode di Luna, quindi avrei potuto
risparmiarmi la domanda. Forse non era difficile convincerla ad essere
intervistata, ma non ne avevo mai avuto il coraggio e le poche volte
che avevo
provato a chiederlo a suo padre lui mi aveva risposto che per 253
giorni e 4
ore all’anno non sapeva dove si trovasse sua figlia. Ero
riuscita a trovarla in
uno di quei pochi periodi che passava a Londra per portare nuove
scoperte da
tramutare in articoli succulenti al padre.
- Volevo farti alcune domande sul tuo
lavoro, però credo sia
meglio cominciare dall’inizio. Parlami di te, della tua
famiglia, dei tuoi
studi –
- Va bene - , disse arrotolandosi una
ciocca di capelli. –
Sono nata a casa, papà non approvava gli ospedali come il
San Mungo, diceva che
i loro rimedi contro il dolore facevano male ai bambini e alle mamme;
mia madre
la pensava come lui, perciò mi hanno fatto nascere
nell’orto, in mezzo a piante
di cavoli e accanto al muro della casa su cui era stata disegnata dalla
mamma
durante la gravidanza un’enorme cicogna. Papà
diceva che i Babbani scambiavano
per leggende questi segni di buon augurio magici. Credo che abbiano
funzionato,
perché sono nata sana, senza alcun problema, solo con una
spiccata preferenza
per i cavoli: a colazione mangiavo latte di cavoli, a pranzo lasagne di
cavoli
e cavoli fritti, a cena risotto di cavoli e per i compleanni mia madre,
finché
era ancora viva, mi preparava torte di cavoli –
- A tale proposito, visto che
l’hai nominata… ti sentiresti
di parlare della morte di tua madre? – .
Mi vergognavo fortemente a chiederlo,
ma suo padre mi aveva
detto di affrontare qualunque discorso con Luna, perché
prendeva tutto con
tranquillità.
- Non preoccuparti – mi
rassicurò con un sorriso. – Mi piace
parlare di mia mamma, aveva un profumo di cavoli… credo
fosse perché passava
metà giornata a prepararmi stufati e dolci con i cavoli; l’altra
metà la trascorreva nel suo
laboratorio di pozioni, è morta proprio lì,
facendolo esplodere con un
esperimento fallito. Ricordo bene la mia mamma: si vestiva sempre di
giallo
perché è un colore che secondo la mia famiglia
porta fortuna; papà tiene
attaccata su una parete la foto del loro matrimonio, erano entrambi
vestiti di
giallo. Mamma usava molte collane, una diversa per ogni giorno
dell’anno: la
mia preferita aveva un ciondolo enorme a forma di sole, la metteva per
il mio
compleanno. Amava cucirmi i vestiti e la sera mi pettinava sempre i
capelli
sulla riva del fiume che scorre vicino casa mia, diceva che quello era
un gesto
propiziatorio per trovare un uomo meraviglioso, come era accaduto a
lei. Quando
è morta papà ha pianto molto e io non potevo
essere triste perché dovevo fargli
forza; non lo sarei comunque stata, forse lei mi guardava mentre
dormivo e non
volevo che mi vedesse piangere, le avrei dato un grande dispiacere
–
- Come ti trovavi con gli altri
bambini? –
- Oh, non avevo amici, ho studiato a
casa con mio padre, mi
ha insegnato molte cose. Diceva che era inutile andare in un scuola
Babbana se
poi avrei dovuto andare a Hogwarts. Non ho vicini, quindi non ho avuto
occasione di conoscere altre persone, ma stavo bene così,
anche se mi sarebbe
stata utile un po’ di compagnia nel periodo immediatamente
successivo alla
morte di mamma, perché papà preferiva passare
molto tempo da solo –
- Parlami di Hogwarts –
- Oh, è un posto stupendo!
Ho conosciuto molte persone, ma
mi hanno sempre presa per matta. Sull’Espresso indossavo un
vestito giallo di
buon augurio, mi hanno presa in giro dicendomi che sembravo un
canarino; le
cose sono peggiorate quando hanno scoperto che ero figlia del direttore
de Il
Cavillo, ma non capivo perché non credessero agli articoli
di mio padre. Non
avevo molti amici. Mi chiamavano “Lunatica” e
prendevano in giro il mio modo di
vestire e di parlare, arrivavano anche a nascondermi le cose, il che
era
divertente, ma la sera prima del rientro a casa dovevo passarla a
cercarle. La
mia migliore amica, anche perché era l’unica, era
Ginevra Weasley, la settima
figlia dopo sei maschi, che quindi capiva bene come si sentisse a
essere messa
un po’ da parte; però lei aveva una mamma che la
amava, era fortunata, anche se
la mia mamma mi aveva amata finché era viva. Ginny mi ha
aiutata in molte
situazioni, era una “forte”, se qualcuno mi
prendeva in giro lei gli lanciava
addosso un incantesimo, così la gente si teneva alla larga
da me quando stavo
con lei –
- E di Harry Potter cosa puoi dirmi?
–
- Harry è un bravissimo
ragazzo, adesso è il marito di
Ginny, si amano tantissimo e hanno anche tre figli. Anche lui poteva
capire
come mi sentivo prima di conoscere lui e i suoi amici, era additato
perché
aveva detto di aver visto il ritorno del Signore Oscuro e nessuno gli
aveva
creduto; ma anche prima, quando non gli davano ancora del matto, era
conosciuto
da tutti ed è fastidioso che chiunque sappia chi sei. Con
Harry ho conosciuto
anche il fratello di Ginny, Ronald, sua moglie Hermione e Neville, un
ragazzo
un po’ pasticcione, ma dal cuore d’oro. Per la
prima volta avevo degli amici: è
stata una sensazione bellissima - .
Un’altra delle
verità scomode di Luna… Sapevo che sarebbero
state la risposta a molte mie domande, però dovevo andare
avanti, anche se la
cosa mi imbarazzava.
- Bene, Luna, ti va di parlarmi di un
fatto accaduto durante
il tuo quarto anno a Hogwarts… la battaglia
nell’Ufficio Misteri? –
- Oh, è stata una bella
serata, anche se poi siamo stati
tutti molto tristi per la morte del padrino di Harry…
E’ successo all’improvviso,
un attimo prima chiamava Harry con il nome di suo padre e un attimo
dopo era
dietro il Velo –
- A proposito di questo…
si è mormorato qualcosa dopo quel
giorno… Tu sai cosa si cela dietro il Velo? –
- E’ ovvio. La risposta
è talmente semplice che non serve
nemmeno nominarla - .
Luna sorrise. Era una ragazza
così semplice, così ingenua,
eppure così intelligente. Avrei dovuto chiederle di essere
più chiara, di
spiegare meglio ai lettori che potevano non aver capito, ma sentivo che
loro,
come era appena accaduto a me, avrebbero compreso subito le sue parole.
Le
sorrisi di rimando.
- Hai detto che è stata
una bella serata… Come mai dici
così? –
- E’ stato molto
divertente, finalmente mettevamo in pratica
tutto quello che Harry ci aveva insegnato durante l’anno
–
- Parli dell’Esercito di
Silente? –
- Sì, è stata
un’esperienza bellissima. Mi sentivo al
settimo cielo quando nella mia tasca si illuminava il finto galeone che
Harry
usava per comunicarci il giorno e l’ora degli incontri. Mi
sono esercitata molto
e grazie all’Esercito ho potuto combattere al Ministero. Non
mi sembra di
essere andata male –
- Posso farti una domanda personale?
–
- Chiedi pure –
acconsentì sorridendo.
- Hai mai provato qualcosa nei
confronti di uno dei tuoi
amici? –
- Oh, è stato molto bello
quando Harry mi ha invitato alla
festa di Lumacorno durante il quinto anno! E’ stato veramente
gentile, anche se
so che avrebbe preferito andarci con Ginny. Lei è bellissima
e veramente in
gamba. Harry mi è sempre piaciuto, è una persona
con cui è divertente passare
il tempo, non si è nemmeno vergognato per come mi ero
vestita quella sera,
mentre penso che chiunque altro vedendomi mi avrebbe lasciata ad
aspettare
inutilmente –
- Eri innamorata di lui? –
- Oh, non saprei. Ho consultato le
foglie del tè, ma non mi
hanno dato nessun responso evidente. Però non lo avrei mai
allontanato da
Ginny, sono sempre stati fatti l’una per l’altro,
quindi anche se le foglie mi
avrebbero detto di avvicinarmi ancora di più a lui penso
proprio che sarei
andata contro il mio destino, ma senza nessun rimpianto –
- Devo farti una domanda che riguarda
un periodo un po’ duro
per te… Com’è stato vivere segregata a
Malfoy Manor? –
- E’ stato orribile. A
Hogwarts con Ginny e gli altri
studenti fedeli al professor Silente ci siamo impegnati molto contro il
professor Piton e i seguaci di Voldemort, ricevendo dure punizioni e a
volte
non potendoci vedere per giorni interi, ma è totalmente
diverso rimanere sola
in balia dei Mangiamorte. Quando mi hanno circondata
sull’Espresso per Hogwarts
che avevo preso durante le vacanze di Natale, mi sono sentita impotente
di
fronte a loro e ho pensato erroneamente che l’Esercito di
Silente non fosse
servito a molto; però, anche se in quel momento non mi
uscivano incantesimi
dalla bocca, gli insegnamenti di Harry mi erano stati utili al
Ministero e ora
il legame che si era creato tra i suoi più fedeli membri mi
dava la certezza
che i miei amici sarebbero venuti a liberarmi. Durante la mia prigionia
ho
incontrato di nuovo, dopo sei anni, il signor Olivander, quindi per
fortuna non
ero costretta alla solitudine. E’ stato molto carino con me,
mi stimolava ogni
giorno a non abbandonare le speranze e la fiducia nei miei amici e io
lo
incitavo nello stesso modo –
- Ti hanno torturata? –
- L’unica persona cattiva
era Bellatrix Lestrange, torturava
me e il signor Olivander solo per passare il tempo; ma i Malfoy si
stavano
allontanando dal pensiero dei Mangiamorte, volevano solo ricominciare a
vivere
come una famiglia normale. Ogni tanto, durante la notte, Draco Malfoy
scendeva
nei sotterranei fino alla nostra cella e mentre fingevo di dormire lo
vedevo
che ci guardava dispiaciuto e spaventato: erano le notti dei giorni in
cui
Bellatrix ci torturava. Una volta gli ho rivolto la parola salutandolo
e lui mi
ha chiesto se mi facevano male le ferite, ma non ha potuto ascoltare la
risposta perché ha sentito il rumore dei passi della zia e
penso non volesse
farsi trovare lì. Non è un cattivo ragazzo, ha
fatto scelte sbagliate, ma ora
che è cresciuto è migliorato molto e ha scelto
per il bene –
- Adesso le ultime domande... Parlami
della tua vita dopo la
morte di Voldemort. Sei tornata a scuola –
- Si, ho studiato duramente come
altri miei compagni per
finire gli studi in tempo, studiando durante il settimo anno anche il
programma
della seconda metà del sesto; molti si sono ritrovati come
me, altri, come
Hermione, hanno dovuto ripetere tutto l’ultimo anno.
E’ stato un po’ pesante,
ma era bello studiare finalmente con una ragazza come Hermione: io, lei
e Ginny
passavamo le serate in biblioteca per prepararci ai MAGO. Le materie in
cui ho
ottenuti risultati migliori sono state Erbologia e Cura delle creature
magiche
e questo mi ha aiutato molto per il mio futuro lavoro –
- A questo proposito, volevo
chiederti come ti è venuta
l’idea del tuo lavoro –
- Papà è un
mago molto in gamba, ma era sempre più difficile
trovare nuovi articoli da scrivere: all’inizio è
stato abbastanza semplice,
gran parte de Il Cavillo era dedicato alla sconfitta di Voldemort, alla
situazione del mondo magico, alle persone che erano sopravvissute;
però con il
tempo le notizie andavano diminuendo e la gente era poco interessata a
sentire
papà parlare del Ricciocorno Schiattoso senza che lui avesse
mai dato a suoi
lettori prove certe della sua esistenza: purtroppo gran parte della
gente ha
bisogno di accertarsi totalmente di qualcosa prima di dargli credito.
Un giorno
ho ritrovato il diploma di Hogwarts e ho fatto caso alle materie in cui
avevo
preso “Eccellente”: la conoscenza che ne avevo era
tale da potermi sentire in
grado di lavorare in giro per il mondo per Il Cavillo. Così
ho preso la mia
scopa, ho lasciato un biglietto a papà e sono andata in
Amazzonia: ero curiosa
di vedere quel posto pieno di magia e leggende indios; da lì
mi sono poi spostata
attraverso tutti i continenti e continuo ancora adesso, tornando ogni
tanto a
Londra per portare alla redazione il frutto dei miei viaggi –
- Hai compiuto importanti scoperte
–
- Sì, ma papà
è rimasto un po’ deluso dal fatto che io non
sia riuscita a trovare prove dell’esistenza del Ricciocorno
Schiattoso e ha
dovuto ammettere che era solo una leggenda che circolava nella sua
famiglia.
Gli ho però portato informazioni utili su altri animali
magici, come la Piumadoro Alpina
e il Mandrillo Aborigeno; ho supportato l’esistenza anche di
alcune creature
che si credevano appartenenti solo a leggende greche, celtiche e
indiane, e ho
dato il nome di Ricciocorno Schiattoso a un piccolo insetto con un
corno sulla
schiena per fare un regalo a mio padre –
- Durante questi viaggi hai
conosciuto un naturalista,
parlaci di lui - .
Luna arrossì: da lei non
me lo sarei mai aspettato.
- Ho incontrato Rolf Scamandro in
Australia, stava facendo
delle ricerche anche lui per conto di suo padre, ma era un
po’ ottuso: era assolutamente
convinto a non dare nessuna possibilità alle leggende
babbane, non le riteneva
attendibili. Abbiamo passato la sera in una locanda australiana a
discutere di
questo, lui era diventato rosso e sudato agitandosi nel vedere che io
non mi
convertivo alle sue credenze e alla fine ha dovuto cedere, anche
perché il
giorno dopo ho trovato una creatura che supportava le mie teorie sulle
leggende
aborigene. Abbiamo cominciato a viaggiare insieme, ci siamo innamorati
e ora
abbiamo due gemelli, Lorcan e Lysander –
- Attualmente in cosa siete
impegnati? –
- Stiamo aiutando, insieme a Neville
Paciock, la nostra
amica Hermione in una campagna per migliorare la situazione delle
creature
magiche: il suo impegno in queste cause è partito a Hogwarts
con il CREPA e si
è evoluto facendo appassionare anche me e la mia famiglia - .
Guardai l’orologio: era
passata un’ora e mezza dall’inizio
dell’intervista… Avrei voluto durasse di
più, ero incantata dal modo di parlare
di Luna, che durante l’intervista aveva gesticolato, sorriso,
fatto cadere la
sua Burrobirra, giocato con i capelli. Non volevo lasciarla
così presto, ma non
trovavo scuse per trattenerla, poteva avere molti impegni per quei
pochi giorni
che trascorreva a Londra...
- Bene, Luna, l’intervista
è finita... Mi ha fatto piacere
la tua compagnia, ti ringrazio molto per la
disponibilità… - .
Luna mi fissava: a occhi spalancati,
con un enorme sorriso,
smettendo per un attimo di giocare con i capelli.
- Ehm… ora io dovrei
andare… è stato un piacere… -
- Non vuoi chiedermi altro? - .
Non sapevo se ne avrei avuto il
coraggio. C’erano molte cose
che volevo chiederle che non avevano niente a che fare con
l’intervista, ma non
sapevo come rivolgermi a lei, che era stata il mio mito per tutti
quegli anni,
con la sua originalità, il suo ottimismo, la sua
perseveranza... Mi feci forza.
- Hai fatto tu quegli orecchini? - .
Mi sorrise.
- Sì, ho utilizzato il
legno di un ramo che ho trovato
vicino casa da bambina, non è stato difficile... - .
Finalmente parlavo con il mio eroe di
sempre: Luna Lovegood,
una donna realizzata, sempre allegra, convinta delle sue idee tanto da
poter
affrontare a testa alta qualunque scettico l’avesse derisa,
forte, decisa,
diversa; Luna.
|