Una one shot un po’ particolare ambientata a parecchi anni
dalla fine della scuola, che vede come protagonisti Harry, Ginny e
Blaise in un triangolo amoroso un po’ particolare. Spero che
apprezzerete i miei sforsi ^^
Nel caso, fate visita ad altri miei lavori in corso, ho bisogno di
più opinioni possibili ^^
Grazie di avermi ascoltato,
GINNEVER
Fatal Baby
Spesso le persone credono di essere sfortunate, che la vita ce
l’ha con loro, che tutto ciò che accade
è voluto da Dio - se sono religiose -, o che è
ciò che il destino ha riservato per loro.
Nessuno pensa mai all’eventualità che sia proprio
la nostra mente a decidere le decisioni da prendere, le vie da
intraprendere.
Pensiamo sempre che ci sia un’entità estrema che
ci condizioni, che ci obblighi a fare qualcosa e ad agire in un certo
modo.
Ma se non fosse così?
Se un giorno aprissimo gli occhi e ci accorgessimo che tutte le nostre
paranoie, tutti i problemi riscontrati dalla medicina, tutte le
impossibilità per noi di fare qualcosa, non esistono?
Saremmo felici o saremmo talmente presi alla sprovvista dalla notizia
che scapperemmo?
Ginny Weasley se ne stava lì, seduta sul wc di casa sua, lo
sguardo perso nel vuoto indecisa se essere felice, quindi godersi
ciò che da una vita desiderava più della stessa
vita, o scappare, nascondere la testa nel water e sparire per sempre.
Avevano sbagliato? Com’è stato possibile? I
Medimaghi non sbagliano mai.
Sentì una fitta tremenda alla pancia e una nausea atroce la
colpì per la terza volta quel giorno.
Si voltò di scatto e vomitò.
Cazzo. Altrochè se potevano sbagliare.
Si asciugò le labbra con l’avambraccio, ma non
aveva il coraggio di uscire dal bagno.
Non poteva guardarlo negli occhi e vedere tutto l’amore che
provava per lei.
Non sarebbe stata capace di sopportare un tale peso e una tale colpa.
Sarebbe stato meglio non sapere nulla. Sarebbe stato meglio non fare
niente. Sarebbe stato meglio ascoltare Hermione.
“Ginevra, tutto ok? Ti ho preparato i ravioli come volevi tu,
ma ora sei costretta ad assaggiarli, mi dispiace per te!”
La sua sonora risata, bella, limpida, fece impallidire Ginny, tanto che
fece cadere ciò che aveva in mano per lo spavento.
Oddio. Oh mio Dio.
Ginny uscì dal bagno, gli occhi vuoti e le labbra secche e
puzzolenti.
Si sciacquò e la voce del suo ragazzo ancora le fece venire
i brividi.
“Gin, sei viva allora! Dai vieni, provali… voglio
un tuo giudizio.”
La rossa si avvicinò al tavolo apparecchiato con cura e in
stile italiano, osservò i due piatti fumanti di ravioli per
lei e per lui, mentre il ragazzo le spostò la sedia per
invitarla a sedersi.
Ginny sorrise a malapena al suo ragazzo. Come poteva mangiare una
cena preparata fin nei dettagli da lui senza battere ciglio e
anzi apprezzarne il gusto?
E magari dopo, avrebbe dovuto anche dargli il regalo di bentornato?
Come?!
“Vedrai, ti piacerà.”, ripeteva lui, la
sua voce calda e perfetta, i suoi occhi blu profondissimi che la
guardavano soddisfatti e innamorati.
Ginny non voleva incrociarli. Mai. Mai più.
Blaise Zabini le prese una mano che aveva abbandonato sul tavolo e
cominciò ad accarezzarla, mentre lei assaggiava il piatto
che aveva imparato a cucinare in Italia nel suo viaggio di lavoro.
Era stato via un mese, ma gli sembrava molto di più. Amava
così tanto Ginny. Molto presto, ne era certo, avrebbe
trovato il coraggio di dirle che la sposava. Anche se sapeva che non
poteva avere figli, per un problema all’utero dalla nascita,
comunque le sarebbe stato accanto per tutta la vita e
l’avrebbe amata come nessun altro avrebbe mai potuto fare e
aveva mai fatto.
Sorrise, mentre lei gustava la cena e accennava piccoli sorrisi di
apprezzamento per la sua cucina.
Sorrideva, ignaro di tutto ciò che balenava nella testa
della sua dolce metà che si limitava a sorridere
forzatamente per non vomitare per la quarta volta in un giorno.
“Allora?”
La rossa continuò a guardare il piatto, un groppo in gola.
“Sono… buoni. Davvero, molto buoni.”
Avrebbe dovuto dirgli che facevano schifo perché la reazione
che gli suscitò fu proprio quello che lei avrebbe evitato
per sempre come la peste.
Blaise si sporse e le prese il volto tra le mani. Poi la baciò.
Ginny si sentì male. La testa le girò tutta
insieme, la nausea s’impadronì di nuovo del suo
stomaco e le tempi le pulsavano incessantemente.
Si alzò di scatto, gli occhi accuratamente chiusi, le mani
in alto.
Blaise la fissò stranito.
“Ginevra, stai…?”
Ma la rossa non resistette e tutt’un tratto cadde a terra,
svenuta.
Ginny aprì gli occhi qualche ora più tardi, in
ospedale. Era assonnata, scossa e stanca.
Due occhi blu oceano la osservavano preoccupati.
“Ehi…”, le accarezzò una
guancia delicatamente e le sorrise.
“Come ti senti, rossa?”
Ginny accennò a un sorriso, ma si ricordava benissimo
perché era finita così rovinosamente a terra.
“Io… un po’ meglio, grazie.”
All’improvviso però un dubbio le
attraversò la mente.
I Medimaghi avrebbero saputo e sicuramente avrebbero parlato! Doveva
saperlo da lei, non era giusto… non se lo meritava!
“Blaise…”
Tentò di prendergli la mano, ma i tubi glielo impedivano.
Era piena di punture.
“Dimmi, Gin, sono qui.”
“Io… devo dirti una cosa…”
“Non ti preoccupare, mi dirai tutto ciò che vuoi
quando starai meglio.”
Ginny scosse debolmente il capo.
“No, devo dirtelo ora…”
“Signor Zabini, il Medimago della sua ragazza vorrebbe
parlare con lei.”
Una tenera infermiera era sulla porta, gli occhi azzurri come il cielo
e una cartella in mano.
“Arrivo subito, signorina.”
“Blaise! Aspetta, ti prego…”
Ginny cfapì che cosa stava per succedere, ma doveva fare
qualcosa.
“Blaise…”
Il ragazzo le depositò un dolce bacio sulla fronte e sorrise.
“Tranquilla, a momenti arriverà Harry a farti
compagnia.”
Uscì dalla stanza senza notare la lacrima salata che
attraversò il viso di lei e le bagnava le labbra.
Poco dopo, l’ultima persona che avrebbe desiderato vedere
varcò la soglia della sua stanza con un sorriso caldo e
amichevole.
No. No!
“Ciao, Ginny. Che è successo? Stai bene?”
Ginny lo guardò con occhi di fuoco e distolse lo sguardo.
Harry sorrise.
“Lo so che sei arrabbiata perché non sono arrivato
prima, perdonami, ma non ho potuto fare
altrimenti…”
La rossa strinse gli occhi per impedire a se stessa di far scendere
altre lacrime e mostrare altro dolore, ma le fu impossibile.
Due gocce salate le bagnarono il viso, ma il moro non le
notò.
“… il lavoro mi sta prendendo molto di
più ora, sai devo recuperare tutto il tempo che ho perso per
stare con te. Alla fine non ti ho nemmeno chiesto cosa ne pensa
Blaise… ma pensavo di lasciarti un po’ di
tempo…”
“Stai zitto.”
Ginny singhiozzo e si asciugò le guance con la mano libera.
Harry non capì.
“Che cosa c’è? Sei arrabbiata con me? Lo
capisco, ma…”
“Harry, sono incinta.”
Anche lui. Poteva essere felice o doveva scappare, sparire dalla faccia
della per sempre?
Harry Potter era un uomo che aveva sempre ottenuto quello che voleva.
In diversi ambiti e con più o meno successi.
Nella situazione inversa però non si trovò mai.
Rinunciare a qualcosa che già considerava suo ormai, non gli
era mai successo.
Rinunciare a Ginny e restituirla a Blaise, il suo ragazzo, in piedi di
fronte a un mago con il camicie bianco, con il regalino di bentornato,
no, non gli era mai successo.
Deglutì mentre un brivido gli attraversò la
schiena.
Una volta che i due si congedarono, il moro affiancò Blaise
con aria affranta e lo abbracciò.
“Cosa stai facendo, Harry?”, chiese confuso il
ragazzo, dando piccole pacche sulle spalle dell’amico.
Harry lo guardò.
“Io… mi dispiace, Blaise. Sono stato uno stronzo e
tu non ti meritavi niente di tutto ciò.”
“Di cosa stai parlando? Io sto benissimo!”
“Io… non uccidermi, ti prego.”
“Ma perché mai dovrei fare una cosa simile?
E‘ il giorno più felice della mia vita, forse, non
vedo perché...”, ma Harry non sentì le
sue ultime parole.
“Perché… Blaise, spesso le persone
agiscono d’impulso, pensando che le conseguenze non saranno,
pensando che prima o poi si sistemerà tutto, ma invece non
è così. Ci sono cose che non possiamo prevedere.
Tutto accade così in fretta, così per sbaglio o
per un motivo di cui non conosciamo
l’origine…”
“Alt, frena, Potter. Cosa stai cercando di dirmi?”
Harry lo guardò negli occhi un momento e prese un bel
respiro.
“Ho avuto una relazione con Ginny mentre tu eri in Italia e
lei… è rimasta incinta.”
Blaise rimase immobile, gli occhi spalancati. Esterrefatto.
“Signor Zabini, ho appena ricevuto gli esiti
dell’esame della signorina Weasley.”
Il moro si voltò verso il Medimago qualche secondo in
ritardo, mentre Harry abbassò gli occhi, afflitto.
“Certo. Certo, la seguo.”, la sua voce era fredda,
rotta, mentre la felicità svaniva ogni passo, ogni secondo.
Non rivolse più alcuno sguardo a Harry e non gli
disse niente. Si limitò a seguire in silenzio il Medimago
con un macigno al posto dello stomaco e una rabbia che cominciava a
montare dentro di lui, muta.
“Ecco, signor Zabini, sono desolato per questa notizia, ma
deve essere pronto. Le avevo anticipato che avrebbe potuto essere
doloroso.”
Blaise lo guardò con occhi vuoti.
“Che cosa… cosa vuole dirmi?”
“Il bambino… non ce l’ha fatta. Lo
stress da parte di Ginevra è stato troppo alto da sopportare
ed evidentemente il suo utero già fragile ha ceduto. Mi ha
detto che voi avevate dei problemi a concepire un figlio, non
è vero?”
A Blaise mancò il fiato. Il fatto di aver ammazzato la sua
felicità per il bambino per ben due volte in pochi minuti,
era devastante.
“Io… mi scusi.”
Rabbia, odio, tristezza, dolore.
Provava solo queste emozioni estreme. Non voleva vedere più
Ginny, ma sicuramente l’avrebbe fatta pagare a Potter.
Lui aveva perso la sua ragazza e l’unica
possibilità di essere padre con la donna che amava. Non
aveva più nulla.
Corse nella sala d’aspetto, ma Harry non c’era.
Sentì le grida di Ginny nella sua stanza e corse.
Spalancò la porta.
“No, Harry, dovevo farlo io! Cosa ti è saltato in
testa?!”
Harry e Ginny all’improvviso si voltarono e un Blaise
agguerrito e distrutto puntava la bacchetta proprio contro il petto del
ragazzo accanto alla rossa.
Ginny trattenne il respiro mentre Harry alzò le mani.
“Blaise, mi dispiace, io non credevo…”
“E’ tardi, Potter, ormai è finita.
E’ finito tutto. Tutto. Il bambino, l’unico che
avrei mai potuto avere con lei, è morto, - Ginny
gridò e Harry spalancò gli occhi - quindi non mi
è rimasto più niente. Dio mi ha preso il bambino
e tu la mia donna. Non ti perdonerò mai, Potter. Magari Dio
sì, prova a chiederglielo magari.”
“Blaise, no!”
“Avada
Kedavra!”
Harry cadde a terra come un peso morto mentre Ginny gridava orripilata.
“Blaise, cosa…
cosa hai fatto?!”
Zabini ghignò.
“Sono un tipo vendicativo, Ginevra. Non per niente sono stato
un Serpeverde.”
Si puntò la bacchetta al petto e chiuse gli occhi.
“Ti amavo e quando il dottore mi ha detto che eri incinta, io
pensavo fosse mio. Adesso ti odio, Weasley. Draco aveva
ragione.”
“NO!”
“Avada Kedavra.”
FINE
Cosa ne pensate?^^ Lo so, è un po' estrema, ma mi pacerebbe
sapere cosa ne pensate?
Un bacione, Ginnever.
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