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Un regalo di Natale anticipato per tutti coloro che amano
Saiyuki, e per chi sta leggendo la mia fanfiction “La chiave dei
mondi”, in quanto qui ho ripreso buona parte dei personaggi che
ho creato per quella fic.
L’idea di usare la storia di Dickens per una fanfiction su
Saiyuki, mi è venuta in mente dopo aver trovato nella mia
casette/dvd teca “Canto di Natale di Topolino” e
“Festa in casa Muppet”, due rivisitazioni, appunto, di
“Canto di Natale“, con i personaggi Disney ed i Muppet.
Insomma, questi due film, mi hanno fatto venire il pallino di
fare una versione di “Canto di Natale” saiyuchesca, se mi
si passa il termine …(Accidenti alla coca cola … mi fa
strani effetti … da domani basta, solo tisane e acqua!). Non
sono molto sicura del risultato, ma a scriverla mi sono divertita
… accetto comunque critiche, suggerimenti, qualunque cosa
…
Buona lettura!
Saiyuki’s Christmas Carol
-Capitolo 1-
La vigilia di Natale.
L’uomo posò gli occhiali accanto alla penna
d’oca. Gli occhi gli bruciavano enormemente, a causa delle troppe
ore passate alla sola luce della candela. Il volto stravolto dalla
stanchezza, ma le labbra piegate in un sorriso soddisfatto.
Aveva passato molti notti insonni su quel racconto. Ma adesso era
lì, concluso, nero su bianco. La calligrafia elegante spiccava
sui fogli di carta leggermente giallognola, pronto per essere letto.
L’istinto glielo diceva: quello che ora stringeva tra le
mani era un capolavoro. Non aveva altre parole per descriverlo. Sarebbe
diventata la favola di Natale per eccellenza, quella che ogni bambino
ama e non può non conoscere.
La pendola segnò le tre di notte. Lo scrittore
sospirò. L’ora di andare a letto era passata da molto
tempo, ormai, e tutto il suo corpo reclamava il meritato riposo. Senza
perdere il suo sorriso soddisfatto, l’uomo se ne andò a
dormire, senza accorgersi di aver lasciato la finestra dello studiolo
aperta …
Due draghetti, uno bianco ed uno nero, entrarono nella stanza,
passando dalla finestra incustodita. La magia di cui le due creature
erano impregnate sembrava lasciare dietro di sé una scia
opalescente, simile a quella delle fate. Volando, i due finirono
proprio sullo scrittoio. Incuriositi dal manoscritto lasciato
incustodito, iniziarono a leggere, in barba all’egoistico
pensiero umano, che vuole che gli animali non siano in grado di
comprendere il linguaggio scritto.
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Tanto per cominciare, Hazel Jacob Marley era morto da ormai un
anno. Morto e sepolto, assieme alla sua guardia del corpo, Gato. Un
fatto da tenere bene a mente, o nulla di ciò che verrà
narrato in queste pagine potrà sorprendere chicchessia.
Era il giorno della Vigilia, ed un anno era appunto passato dalla
morte di Hazel, che se ne stava al cimitero, sotto un metro di terra,
assieme alla sua gigantesca guardia del corpo Gato. Il pover’uomo
aveva perso la sua stessa vita, nel tentativo, peraltro inutile, di
salvare il suo padrone, il giorno della morte di quest‘ultimo. I
banditi avevano avuto ragione sul gigante, e si erano presi sia il
denaro, che la vita di Marley.
Per molta gente della città, una fine più che
meritata, per uno degli uomini d’affari più odiati di
sempre. Spilorcio, cinico, astuto, ed assolutamente privo di cuore,
nonostante il viso angelico ed il sorriso gentile.
Ma la Vigilia non era tempo di pensare ad affaristi crudeli,
tanto meno a quelli morti, e che ormai non potevano più causare
danno. La città era in fermento, ognuno a cercare di preparasi
al meglio per il Sacro Giorno. I mercanti mostravano con orgoglio le
merci più belle e preziose, che si erano procurati appositamente
per tale periodo, il più propizio dell’anno.
Ogni cosa appariva più scintillante e colorata, merito
anche della nevicata che aveva imbiancato le strade ed i tetti,
riempiendo di atmosfera natalizia ogni angolo o vicolo, anche il
più buio e tetro.
Le grida gioiose dei bambini che giocavano con la neve, si mescolavano
agli allegri chiacchiericci degli adulti, ed agli auguri di buon Natale
che sovrastavano i canti dei piccoli cori di strada. La città
stessa era come un immenso palco, in cui un gigantesco coro cantava con
la voce della vita quotidiana.
L’aria era fredda, l’acqua lasciata nei secchi per
strada ghiacciata, eppure, la letizia e la bontà della festa
imminente riuscivano a scaldare il cuore meglio di un caminetto acceso.
Ma qualcuno riusciva a distruggere quell’atmosfera
solamente camminando per la strada. Sanzo Ebenezer Scrooge, uno degli
uomini più ricchi e potenti del paese. Probabilmente
l’unica persona, in tutta la città, se non
nell’intera contea, su cui pareva che l’atmosfera di pace e
fratellanza della festività non avesse effetto. Anzi, tanta
felicità e calore, sembravano solo rendere le sue iridi violette
ancora più fredde e taglienti del ghiaccio stesso. Avvolto nel
suo mantello, non degnava neppure di uno sguardo la folla, che,
riconoscendolo, si scansava, lasciandogli la via libera. Ma a lui
andava bene così. Meno la gente gli stava in giro, meglio era.
E, anche dal lato pratico, era molto comodo che la folla si scansasse
al suo passaggio, lasciandogli libera la strada, risparmiandogli i
soldi che avrebbe speso di proiettili sparando con la sua pistola per
farsi strada. E sì. Scrooge era anche una persona per nulla
paziente, e con una certa propensione alla violenza.
Chiuso e solitario come un’ostrica, era stato per anni
socio di Hazel Marley, come diceva l’insegna dello studio
notarile di sua proprietà: “Scrooge&Marley”.
L’insegna non era mai stata cambiata, nonostante la
scomparsa prematura di Hazel Marley. E non era che Scrooge non sapesse
della morte del socio. In fondo, era stato lui stesso a pensare ai
funerali, sia di Hazel che di Goto, dato che entrambi non possedevano
parenti. Semplicemente, una nuova insegna, a suo parere, costava
troppo. Non per niente, tra la gente della città, era famoso per
la sua tirchieria. Forse, da quel punto di vista, era peggio del suo
trapassato socio.
Le uniche spese che Sanzo sembrava concedersi a cuor piuttosto
leggero, erano due: prime le sigarette. Pochi avevano avuto
l’opportunità di vederlo senza che fosse intento a fumare.
E secondi, i proiettili per la sua piccola, ma letale S&W. Non era
raro che, in un eccesso di rabbia, Scrooge usasse sparare a raffica
contro l’oggetto della sua furia. Poco importante se vivente o
inanimato.
Quella mattina, come al suo solito, percorse la strada per la sua
bottega, ignorando l’allegria attorno a lui. Anzi, ad ogni
augurio di “Buon Natale”, la sua mano faceva uno scatto
pericoloso verso la sua pistola. Nessuno sapeva il perché di
tanto astio verso la più sacra delle festività, ma
neanche gli importava di rischiare la vita per porre tale domanda.
La bottega di Scrooge spiccava nella via, unica vetrina fredda e
buia, nonostante le feste. Se tutti i negozianti si davano da fare per
rendere le vetrine il più attraenti possibile, Sanzo sembrava
voler far scappare via la gente.
All’interno, se possibile, il locale era ancora più
freddo di quanto appariva da fuori: vecchio e polveroso, poco arredato,
e munito di solo due minuscole stufe, solitamente spente. Una nello
studio personale di Sanzo, l’altra dove lavorava Hakkai Bob
Cracit, unico dipendente della “Scrooge&Marley”. Calmo,
gentile, e sempre con un sorriso educato sulle labbra, era quanto di
più diverso ci potesse essere da Sanzo. Moro, nascondeva in
parte i profondi occhi verdi con un paio di occhiali da vista.
-Buongiorno, signor Scrooge. Passato una buona serata?-
Salutò, non appena vide il suo datore di lavoro entrare. Per
tutta risposta, il biondo emise un grugnito seccato, e si diresse alla
sua scrivania. Hakkai sospirò, più per riscaldarsi le
mani che per rassegnazione. Non si aspettava davvero una risposta.
Sapeva bene che, nonostante la magia natalizia, nulla poteva cambiare
Sanzo.
-Il bucato è lì sulla destra.- Grugnì, a mò
di saluto, mentre prendeva posto alla sua scrivania. Hakkai prese
mentalmente nota: essendo Sanzo un uomo single, e del tutto incapace in
ogni più basilare lavoro domestico, da qualche tempo, il biondo
aveva preso l’abitudine a farsi fare il bucato dalla moglie di
Hakkai, dietro un (misero) compenso. Un magro arricchimento per un
magro stipendio, ma Cracit non ci sputava sopra. In fondo aveva una
famiglia da mantenere, ed i tempi nella cittadina non erano esattamente
floridi. Il lavoro era scarso, anche quello mal pagato come quello da
Scrooge.
I due uomini lavorarono in silenzio per qualche tempo,
finché la campanella della vecchia porta suonò, facendo
entrare due ragazzi. Uno, dai lunghi capelli rossi e occhi dello stesso
colore, esibiva un sorriso da schiaffi, ed un paio di cicatrici su una
guancia. L’altro, molto più giovane, poco più di un
ragazzino, aveva corti capelli castani ed iridi color dell’oro.
In mano teneva un’allegra ghirlanda natalizia.
-Buon Natale, bonzo!-
-E felice anno nuovo, Sanzo!- Esclamarono i due, senza mostrare
neanche un briciolo della paura che accomunava ogni persona al cospetto
del biondo.
-Signori Sha Gojyo e Son Goku!- Salutò Hakkai, alzando lo sguardo dalla scrivania.
-Hakkai! Buon Natale!- Augurarono di nuovo i due. Il più
giovane, Goku, sventolando la ghirlanda, mentre il rosso, Gojyo, tirava
fuori dalla tasca una pacchetto di sigarette.
Il segretario li conosceva da tempo. Da quando era entrato come
dipendente nella “Scrooge&Marley”, e da allora aveva
sempre avuto coi due un rapporto di complicità, ben presto
trasformata in amicizia. Unici parenti viventi, seppure alla lontana,
di Sanzo, erano anche le uniche persone che il biondo lasciasse
avvicinare. Per poi cacciarli via a colpi di ventaglio sulla zucca o
minacce con la pistola. Ciononostante, i due ragazzi continuavano a
tornare da Scrooge, senza stancarsi mai di cercare di tirarlo via dai
suoi libri contabili.
E la vigilia di Natale non faceva eccezione.
-Non vedo cos’avete da essere così felici, poveri in
canna come siete!- Li salutò Scrooge, senza neppure tirare su il
naso dai suoi libri contabili.
-E tu cos’hai da essere così arrabbiato, Bonzo? Sei straricco!- Rispose il più vecchio dei due, Gojyo.
-Buon Natale, Sanzo!- Augurò di nuovo Goku, gli occhi
dorati scintillanti quanto le decorazioni della sua ghirlanda.
Hakkai cercò di trattenere un sorriso, mentre Sanzo si accasciava sui suoi amati libri con un gemito.
-Maledizione … che diavolo volete voi due?-
-Mamma mia che accoglienza, bonzo. Sembra che tu sia ad un
funerale …- Disse il rosso, ficcandosi una sigaretta in bocca.
-Se fossi al tuo sarei al settimo cielo.- Ringhiò per
tutta risposta Scrooge, mentre alcune vene gli spuntavano in rilievo
sulle tempie.
-Avanti, Sanzo! È Natale! E a Natale non si parla di
funerali!- Fece il ragazzino, facendo roteare la sua ghirlanda. Sanzo
Ebenezer alzò la testa dai suoi libri, arrischiando
un’occhiata ai due nuovi arrivati.
-Ah no? E allora di che si parla a Natale? Sentiamo.- Disse l’uomo, con aria di sfida.
-Di cose allegre, ovviamente!- Rispose il moro, sfoderando un sorriso a tutta faccia. -E di cibo!!!-
-E di belle ragazze!- Aggiunse Gojyo, mentre il fumo della
sigaretta appena accesa prendeva una forma di cuore (piccolo omaggio a
Sanji di One Piece ^_^) -Insomma, di tutto ciò che può
esserci di bello in una festa! E poi, Natale è Natale! È
la festa più bella dell’anno!-
-Amen!- Sorrise Hakkai, mentre Goku aveva ripreso a sventolare la sua ghirlanda, preda dello spirito natalizio.
-Quindi Buon Natale a tutti! E che Dio vi benedica!!!-
-Tsk!- Grugnì Sanzo, alzandosi finalmente dalla sedia. -Il
Natale non è altro che una giornata come le altre. E tutti
coloro che la pensano in maniera differente, dovrebbero essere messi in
pentola, e cotti al forno assieme al loro tacchino, con un rametto di
agrifoglio piantato nel cuore!!!-
-Ma …. Ma Sanzo …- Mugolò Goku, delusione
traspirante dal viso fanciullesco. Gojyo, da parte sua, tirò una
boccata di fumo, per nulla impressionato dalle parole pesanti e
blasfeme del contabile.
-Mi verrebbe voglia di non chiedertelo, ma dato che io e la
scimmia qui presente ci siamo fatti tutta la strada fin qua …-
-Hey! A che hai dato della scimmia, scarafaggio al ragù?!-
Ignorando l’intervento di Goku, punto nel vivo, il rosso
continuò il suo discorso.
-Dicevo, dato che ormai sono qui, che ne dici di venire, domani,
a pranzo di Natale da noi? Io e la scimmiotta qui ci siamo dati
parecchio da fare.-
-No.- Una vena iniziò a fremere sotto la pelle della fronte del rosso.
-Guarda che sei un ospite. Non devi pagare un centesimo.- Sanzo
rimase per qualche istante in silenzio. Poi fissò dritto degli
occhi il mezzo demone.
-Ci saranno la frutta secca e i canditi?-
-Sì!- Rispose subito Gojyo.
-E il tacchino con la salsa?-
-Ovvio!- I capelli rossi danzarono, mentre il mezzo demone
annuiva. Sanzo incrociò le mani davanti a sé, mentre
stringeva gli occhi in due fessure ametista.
-Il pudding?-
-Quella specie di budino inglese? C’è.- Di nuovo
annuì il Kappa. I due si fissarono negli occhi in cagnesco per
alcuni lunghi istanti, prima che Sanzo riprendesse quello che era
diventato a tutti gli effetti una gara.
-Biscotti allo zenzero?-
-Per chi ci hai preso? Certo che ci sono! Le tradizioni vanno
sempre rispettate.- Un altro round andato. E mentre le scintille
sprizzavano dagli sguardi dei due uomini, Goku e Hakkai fecero un
prudente passo indietro.
-Panettone e spumante?-
-Ma passi da una tradizione all’altra?!? Siamo in
Inghilterra, non in Italia.- Sbottò Gojyo, mentre una vena gli
spuntava sulla fronte. Il notaio rimase imperturbabile.
-Ci sono?-
-Sei un vero bastardo …- Sibilò il rossino, la sigaretta tra i denti ormai piegata in due.
-Panettone e spumante ce l‘abbiamo!- Intervenne Goku, per
poi farsi subito piccolo piccolo di fronte alle occhiate dei due
contendenti che dicevano chiaro e tondo “questa è una
sfida tra noi!”. Poi Sanzo spostò lo sguardo sul Kappa,
facendo ufficialmente ripartire la sfida.
-Gli okonomiyaki?-
-Ti pare un cibo di Natale? E poi questo è pure giapponese! Lì lo festeggiano a malapena, il Natale!!!-
-Gente intelligente.- Commentò Scrooge. -Allora? Ci sono o no gli okonomiyaki?-
-Sì … oppure chi la sopporta la scimmia?-
-Hey!- Ringhiò Goku, che venne però del tutto ignorato da Gojyo.
-E ci sono pure ragazze, vino, idromele e sakè!!! Allora,
vieni?- Sanzo se la prese con calma. Tirò fuori un pacchetto di
sigarette dalla tasca, se ne accese una, e ne tirò una lunga
boccata. Poi, alla fine, rispose.
-No.-
-MALEDETTO!!! NON POTEVI DIRLO SUBITO, INVECE DI FARMI L’INTERROGATORIO CULINARIO!?!?!?-
-Guarda che l’ho fatto …- Fece il biondo. Gojyo emise un
ruggito, e venne a stento trattenuto da un più che tempestivo
Hakkai, mentre Goku si era messo a piagnucolare, ma sempre facendo
volteggiare la sua ghirlanda.
-Ma come! Sanzooooo …- Per tutta risposta, Scrooge riprese
in mano la sua penna, e la intinse nel calamaio, decidendo di ignorare
i suoi due scocciatori.
Proprio allora la porta dello studio si aprì, facendo
suonare la piccola campanella, e facendo entrare due uomini, entrambi
benvestiti e muniti di una valigetta di pelle. Uno con lunghi capelli
rossi e tre segni su una guancia, l’altro uno spilungone coi
capelli corti ed un tatuaggio appena sopra il naso.(ma chi saranno mai
eh?)
-Clienti!- Un lieve ghigno si disegnò sul volto di Sanzo,
mentre si alzava dalla scrivania per andare incontro ai due nuovi
arrivati.
Hakkai lasciò andare Gojyo e si rimise al suo posto di
lavoro, dopo essersi assicurato che il rosso avesse recuperato un
minimo di autocontrollo. Almeno quel tanto che bastava perché
non si lanciasse contro il biondo, e ponesse fine alla propria vita,
per mano dello stesso Scrooge, e della sua fedele S&W, nascosta
nella manica della giacca.
Sanzo. Intanto, era entrato in “modalità
affari”, ed aveva fatto accomodare i due nuovi arrivati. Questo,
ovviamente, solo dopo aver minacciato Goku di impiccarlo con la sua
stessa ghirlanda, se non avesse smesso di fare casino.
-Bene bene. E voi siete i signori …- Fece il biondo prendendo posto alla scrivania.
-Kougaiji- Rispose brevemente il rosso. Poi indicò il suo compare. - Lui invece è Dokugakuji.-
-Salve!- Salutò questi, con un tono anche troppo gioviale per i gusti di Ebenezer.
-Molto bene. E ditemi. Cosa può fare per voi la
“Scrooge&Marley”? Posso offrirvi ottimi affari, anche
in vista delle feste …-
-Ma guarda te che stronzo … dice di odiare il Natale, poi
ecco che te lo propina alla prima occasione …- Sibilò
Gojyo, venuzza sulla tempia e irritazione che lo avvolgeva come
un’aura malefica.
-Quando si tratta di affari, per il signor Scrooge tutto è lecito…- Fece Cracit, per nulla stupito.
-Non siamo qui per affari, signor Scrooge.- Iniziò calmo
Kougaiji. Un’ombra passò sul viso di Sanzo. La
conversazione non stava prendendo la piega che sperava. Dokugakuji
prese alcuni fogli dalla valigetta di pelle, e li mise sulla scrivania.
-Come ben sa.- Continuò Kougaiji. -Ogni anno, sotto le
feste di Natale, tutti i commercianti e gli imprenditori della
città fanno una colletta, e la versano in beneficenza
all’orfanotrofio e il ricovero dei senzatetto.- Il sopracciglio
di Sanzo fece uno scatto sinistro. Adesso la direzione che aveva preso
il discorso non gli piaceva. E no, non gli piaceva proprio …
-E, nel nostro giro, siamo passati anche da voi …-
Concluse Dokugakuji. Il biondo fissò con sguardo indecifrabile
le carte, che altro non erano che documenti di bonifico per beneficenza.
-L’orfanotrofio e il ricovero sono in condizioni penose. La
neve di questo inverno sta per far crollare il tetto … con le
donazioni di quest’anno speriamo di avviare i lavori di
ristrutturazione …- Fece Kougaiji, mentre compilava le parti
più burocratiche dei documenti. Poi li passò a Sanzo.
-Ecco a lei. Una firma qui, e su questa riga l’importo della
donazione che intende fare …-
-No.- Sibilò Ebenezer. I due uomini rimasero per un momento in silenzio.
-Intende forse restare anonimo?- Domandò Dokugakuji.
-Intendo dire che non voglio dare nulla. Niente. Non una sola
moneta.- Ci fu un altro momento di silenzio, carico di tensione.
-Lo sa, signor Scrooge?- Disse Kougaiji, evitando per poco di
alzare la voce. -Tutti i negozianti della città hanno
contribuito, anche quelli a cui gli affari vanno male. Tutti hanno dato
quel che potevano! E lei, che ha l’attività più
fiorente della zona, non vuole dare neanche una moneta?!- Kougaiji si
era alzato dalla sedia, e non si preoccupava minimamente di nascondere
la propria rabbia. Sanzo, da parte sua, reggeva lo sguardo del rosso,
senza battere ciglio.
-Il denaro che guadagno è mio, e decido io che farmene!-
Ruggì, ostentando una furia pari a quella di Kougaiji. -Ho
lavorato sodo per guadagnarlo, e non intendo versarlo ad una causa
persa come la beneficenza.-
-Causa persa?! Causa persa!? E secondo lei dare un tetto a
persone meno fortunate di noi sarebbe una causa persa?!- Esplose
Kougaiji, il volto ormai rosso quanto i capelli.
-La fortuna ce la costruiamo da soli!- Ribattè Ebenezer.
-Se quella gente non è stata in grado di costruirsene una, che
se ne stia al freddo, senza scocciare quelli che si danno da fare!-
-Ma la maggior parte di quei disgraziati è composta da
bambini! E non supereranno l’inverno, senza aiuto! Moriranno di
freddo!-
-E che muoiano, allora! Così si risolve il problema della
sovrappopolazione!- Il silenzio era tornato a scendere
sull’ufficio, freddo come la temperatura glaciale che vi regnava.
L’ultima esclamazione di Sanzo, poi, pareva aver abbassato
ulteriormente il termometro di parecchi gradi.
Kougaiji si alzò in piedi, ogni traccia di
aggressività scomparsa. Ciocche di capelli rossi ne nascondevano
lo sguardo ai presenti.
-Andiamo via, Dokugakuji.-
-Cosa? Ma …- Ogni protesta morì sul nascere, quando
il demone dai capelli corti incontrò gli occhi del suo compare.
Nessuna replica era ammessa.
-Non si può ottenere nulla da uno che parla in questo
modo. Né a Natale, né in qualunque altro giorno.- In
silenzio, senza replicare, Dokugakuji raccolse tutti i fogli e chiuse
la valigetta. Prima di andarsene, i due uomini salutarono mesti Hakkai,
Goku e Gojyo, augurando loro buon Natale. Sulla soglia della porta,
Kougaiji si voltò ancora una volta in direzione di Sanzo.
-La ringrazio comunque del tempo che ci ha concesso. Ed anche se so che non le importa, le auguro un Buon Natale.-
-Tsk!- Fu la sola risposta di Scrooge. E fu anche la sola parola
che venne pronunciata, anche ben dopo che il suono della campanella
attaccata alla porta aveva smesso di rimbombare nella stanza. Nessuno
riusciva a trovare la forza parlare. Parole troppo dure, per quel
periodo di letizia, erano state pronunciate. Parole che neppure nei
giorni più neri sarebbero state giustificate.
Clik! Click!
Il ritmico rumore dell’accendino di Gojyo ruppe il silenzio,
mentre il mezzo demone si accendeva una sigaretta. Il fumo azzurrognolo
si levò verso l’altro, unica cosa leggera nell’aria
di quella stanza.
-Certo che ci sei proprio attaccato alla fama di tirchio bastardo
…- Sibilò Gojyo, dopo aver consumato, con una sola
aspirata, mezza sigaretta. La nicotina in circolo unica cosa a dargli
il coraggio di parlare. Sanzo alzò appena le iridi violette sul
rosso senza ribattere. Poi si rimise al lavoro sui suoi libri, come se
nulla fosse.
La mancanza di aggressività di Ebenezer spinse anche Goku ad aprire bocca.
-Com’è triste … tutti quei poveri bambini
… e quelle persone … senza un tetto proprio a Natale
…- Gojyo posò una mano sulla spalla del ragazzino,
offrendo un sorriso di conforto.
-Già … queste cose ti fanno sentire in colpa a festeggiare …-
-E allora fate come me e non festeggiatelo!- Ringhiò
Sanzo, beccandosi un’occhiata al vetriolo da parte del rosso, che
continuò comunque il suo discorso.
-Ma non devi preoccuparti, sono sicuro che Kougaiji e Dokugakuji
riusciranno a trovare i fondi per far passare loro almeno un Natale
dignitoso. Di certo non con l‘aiuto di un pelato di mia
conoscenza …- Uno sparo eccheggiò nella stanza, molto
vicino alla testa di Gojyo. Scrooge si era alzato dalla sua vecchia e
malandata poltrona, e teneva in pugno la sua S&W, ancora fumante.
-Io. Non. Ho. Problemi. Di. Calvizie. Chiaro?-
-Tocchiamo un nervo scoperto, eh?- Continuò a fomentare il
kappa. Sanzo probabilmente avrebbe aggiustato il tiro, se in quel
momento non fosse entrata un’altra persona nella bottega.
-HEEEEILA’!!!!!!- Cinguettò estasiata una ragazzina
entrando. I capelli mossi le ricadevano disordinatamente su un viso che
ricordava teneramente un gattino, anche per via dei segni sulla
guancia. Non di molto più giovane di Goku, indossava un paio di
strani pantaloni con una gamba tagliata corta ed una lasciata lunga, ed
un sorriso vivace sulle labbra. In mano teneva un tamburello con
sonaglini, che ad ogni movimento tintinnavano allegri.
-E questa da dove esce?- Borbottò Gojyo, più che un poco allibito dall‘apparizione..
-Non lo so, ma basta che non mi scocci …- Fece Sanzo, rinfoderando la pistola, ma tenendosi pronto ad usarla.
La ragazzina battè sul tamburello un paio di volte, prima di iniziare a parlare.
-Signori e signore!-
-Qua siamo solo uomini …- Precisò Hakkai, ma lei lo ignorò, e batté di nuovo il tamburello.
-Signori e signori!!! Avete qui l’onore di ascoltare le lodi di Natale della fantastica Lirin!!!-
-Ne facciamo a meno, grazie.- Rispose gelido Sanzo. Ma anche lui venne ignorato. Ed il tamburello riprese a suonare.
-Cos’è il Natale senza i canti di Natale? NATALE VUOLE LE CANZONI, YEEEEH!!!-
-Ma questa è pazza …- Commentò Goku. Hakkai cercò di mettere una buona parola.
-Ma no … è solo … come dire … “originale”, ecco …-
-TUTTI INSIEME!!!- Tuonò la nuova arrivata, iniziando a
cantare un allegro, ma poco intonato “Jingle Bells”, a cui
presto si unì anche Goku, che sventolava la sua ghirlanda allo
stesso modo in cui Lirin sventolava il suo tamburello.
-Ma non era la scimmia che diceva che stà qua è
pazza???- Fece Gojyo, gocciolona sul capo e sigaretta penzolante dalla
bocca. Hakkai, gocciolone gemello sulla nuca, sforzava un sorriso
comprensivo, mentre Goku e Lirin avevano peso ad andare a tempo,
improvvisando un autentico balletto.
-Bhe, però ha un certo ritmo, bisogna ammetterlo …-
CLICK!
Il famigliare rumore di pistola pronta a sparare fece voltare i due
uomini, mentre i ragazzini continuavano a danzare e cantare. Terribile
come un demone nato dalle buie lande della fantasia e delle leggende
popolari, Sanzo si era alzato in piedi. Sul viso ogni vaso sanguigno in
rilievo sulla pelle era reso più marcato dal forte gioco di
ombre creato dalla debole luce di una lampada ad olio. Il buio stesso
sembrava prendere vita dalla sua figura.
In un secondo, Hakkai e Gojyo si erano volatilizzati dalla
traiettoria della S&W, mentre Goku e Lirin finivano le ultime
strofe della canzone.
-Mi sa che non gli è piaciuto molto …-
Commentò Hakkai. Gojyo gli lanciò un’occhiata
raggelante.
-Ma no? Davvero? Ma se a Riccioli D’Oro qui piace da morire
il Natale …- Un proiettile sferzò l’aria e
tagliò alcuni capelli rossi del mezzo demone. -GUARDA CHE ERO
SARCASTICO!!!- Intanto, Goku e Lirin avevano terminato la canzone, e
ghirlanda e tamburello in mano, urlavano al mondo gli auguri.
-E UN BUON NATALE A TUTTI!!!- Conclusero i due cantanti
improvvisati, del tutto ignari degli attentati omicidi avvenuti durante
il breve spettacolino.
-E adesso … per completare lo specialissimo e
beneaugurante spettacolo della Magica Lirin, una moneta di
ringraziamento!!!- Cinguettò la ragazza, tendendo il suo
berretto a Sanzo, evidentemente in attesa di denaro. Ci fu un momento
di silenzio. Scrooge prese una lunga boccata di fumo. Poi fissò
la ragazzina con gelide iridi violette.
-Sei entrata qua dentro come un uragano. Hai interrotto il mio
lavoro. Mi hai fatto perdere tempo prezioso. Hai fatto nascere in me il
desiderio di perdere per sempre il senso dell’udito. E ora vuoi i
soldi che mi guadagno con fatica e dedizione al lavoro?- Il sorriso si
gelò sul volto della piccola. Ma questo non la fermò.
-Ehm … vanno bene anche banconote?-
I pochi passanti che si trovarono dalle parti della
“Scrooge&Marley”, ebbero un mezzo infarto, quando un
razzo con sonagli schizzò fuori dalla vecchia porta, seguito da
numerosi colpi di pistola e grida isteriche. Vene pulsanti su buona
parte del volto, e ansimante per le grida, Ebenezer ebbe appena il
tempo di voltarsi, che si trovò davanti Goku, che tentava di
nascondersi dietro la sua ghirlanda.
-… e felice anno nuovo?- Fuori dalla porta, Lirin, che si
era appena ricomposta, e stava lanciando epiteti poco natalizi in
direzione della “Scooge&Marley”, venne zittita da una
ghirlanda in pieno volto.
Ora nello studio era tornato il silenzio. Solo l’ansimare
furioso di Sanzo Ebenzer riempiva la stanza. Almeno fino a quando la
vecchia pendola a muro non segnò l’ora, e Gojyo
trovò un minimo di coraggio per parlare.
-Già ora? Dobbiamo andare a finire le compere …- Goku parve illuminarsi.
-Vero! Ci mancano ancora i regali!!!-
-Mica possiamo deludere le fanciulle, no?- Ridacchiò il
kappa, per poi rivolgersi a Scrooge. -Allora …- Le iridi
ametista si fissarono, mortali, sul rosso, che deglutì appena.
-Verrai domani, al pranzo? Ci sarebbero delle persone da presentarti
…-
-Mi sembra di averti già risposto. La mia risposta è No.-
-Lo sai che ci farebbe molto piacere … davvero …-
Ammise Gojyo, grattandosi il capo, nervoso dalla sincerità delle
sue stesse parole.
-E dai, Sanzo …- Pregò Goku. Ma nulla valsero le
suppliche e le richieste provenienti dal profondo del cuore. Ebenezer
fu irremovibile, troppo testardo nella sua lotta personale con il mondo
e il giorno più sacro dell’anno.
-Siete sordi o cosa?! Non mi interessa la vostra stupida festa!!!
Né lo spumante, né il budino, il tacchino e tutta
quell’altra roba!!!-
-Ma Sanzo … cosa farai a Natale?- Domandò Goku, i grandi occhi dorati supplichevoli e speranzosi.
-Nulla. Natale è un giorno dell’anno come un altro.
Lavorerò fino all’ora di chiusura, e poi me ne
andrò a casa, cenerò e me ne andrò a letto. Nulla
di diverso da ogni giorno.- Ringhiò il biondo, ignorando
l’espressione delusa che si andava formando sul volto dello
scimmiotto. -Voi festeggiate a modo vostro. Io farò a modo mio.-
E così dicendo, Sanzo si sedette alla sua scrivania, tuffandosi
nei suoi libri contabili. Almeno per lui, la conversazione era chiusa.
E per marcare la chiusura della questione, tirò fuori penna e
inchiostro, e si mise a scrivere. Goku fece per aprire bocca
un’ultima volta, ma Gojyo lo fermò con una mano sulla
spalla.
-Andiamocene.-
-Ma Gojyo …- Tentò debolmente di protestare il ragazzo più giovane, ma il rosso lo interruppe.
-A quanto pare il Signor Scrooge non ha intenzione di venire.-
Gli occhi carmini passarono sul biondo, gelidi di rabbia, ma
soprattutto di una delusione mal trattenuta. -Lascia che se ne resti
coi suoi pulciosi libri a trovare il modo di fare altri soldi.-
L’amarezza era palpabile nel tono del kappa, mentre prendeva la
direzione della porta. Goku fece un timido saluto a Hakkai, che rispose
con un sorriso di conforto, per poi seguirlo. Ma sul ciglio della
porta, Gojyo prese tra le labbra una nuova sigaretta, e dopo averla
accesa, aggiunse.
-Se cambi idea, comunque, la porta è aperta. Al contrario
di qualcuno di nostra conoscenza, siamo sempre disposti al perdono.
Verso tutti.- Sanzo non alzò gli occhi dai fogli. Ma la stretta
sulla penna si fece più forte, e per alcuni lunghi istanti,
anche dopo che il suono della campanella della porta era cessato, e dei
due ragazzi non v‘era più traccia, nessuna cifra venne
scritta.
Ma anche quando Ebenezer riprese a scrivere, la sua
attività durò poco. Stavolta, ad interromperlo, il suo
fedele collaboratore. Un paio di colpi di tosse, giusto per costringere
il biondo a notarlo, prima di parlare.
-Se permette, signor Sanzo …- Fece Hakkai, calmo, nonostante l’espressione greve del volto.
-No, non permetto!- Rispose subito Scrooge, ma Cracit lo ignorò.
- … Credo che il suo comportamento sia a dir poco
irrispettoso. I signori Sha Gojyo e Son Goku l’hanno invitata ad
una festa molto importante, alla quale sembravano tenere molto.
È stato davvero poco educato rifiutare in quel modo.-
-Siamo in un Paese libero, se non sbaglio. Quindi, sono un uomo
libero, anche di decidere se festeggiare o meno il Natale. E io ho
deciso che non festeggio un bel niente.- Ringhiò Ebenezer, stufo
della questione, e deciso a non tornare sui suoi passi. Hakkai emise un
sospiro. non che sperasse davvero che la sua ramanzina avesse qualche
effetto. Tuttavia …
-In tal caso.- Il sorriso del suo dipendente fece rizzare i
capelli sul collo di Sanzo. -In quanto questo è un paese libero,
io, in come uomo libero, sono libero di festeggiare questo Santo
giorno, passandolo con la mia famiglia, invece che inutilmente al
lavoro, dato che nessun cliente verrà.-
-Vuoi dire che … vuoi il giorno libero?- Per forse la
prima volta da quando era stato assunto, Cracit ebbe la soddisfazione
di vedere la sorpresa nel viso del suo capo.
-Esattamente.-
-Sei anche libero di cercarti un nuovo lavoro, sai?-
Ringhiò Scrooge, indispettito che il suo collaboratore avesse
trovato, e non per la prima volta, il modo di rivolgergli contro le sue
stesse parole. Se non fosse stato un uomo troppo giusto e per bene,
Hakkai sarebbe stato un affarista anche migliore di Sanzo.
-Ma hai centrato il punto. Se tutti sono presi dalla festa come
quei due scocciatori, tenere aperto sarebbe solo uno spreco di carbone
e olio per le lampade. E sia.- Sbuffò il biondo, rassegnato a
quella che considerava una pazzia del mondo. -Domani resteremo chiusi.-
Hakkai concesse un sorriso grato.
-Grazie mille, Signore. Lo spirito del Natale, come vede, in fondo ha effetto anche su di voi …-
-Un’altra parola e ritiro tutto.- Sibilò Ebenezer,
venuzze in espansione sulla tempia. -E ora al lavoro. Se domani si sta
chiusi, dobbiamo darci dentro adesso.- E sbuffando qualche bestemmia a
bassa voce, il biondo tornò ai suoi libri, imitato dal suo
collaboratore.
-Fine Capitolo 1-
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