SILVIA

di Dilandau85
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Piccola, poco socievole, strana
ma con lo strumento piuttosto destra
fino all’anno passato veniva meco,
medesima era la classe nostra.
Intorno a giugno sparì.
Il maestro mi disse che sua madre
gli avea riferito che stava male;
nessuno sapeva perché. Nessuno
la conosceva o s’interessava.
Più tardi da una mia
compagna seppi che mentre stavano a
cena, insieme a tutta la classe di
violino, la sera subito dopo ‘l
saggio, dopo tanto confidarsi fe’.
Imbarazzata, tesa,
Silvia le chiese se era un mostro.
Ieri l’ho rivista in conservatorio,
poco prima d’iniziare orchestra.
Con altro maestro sembra stia meglio.
Mi ha visto, la saluto.
Vedola seguir come cagnolino
delle compagne che chiacchieravano,
loro già amiche, lei sola appena die’,
le braccia incrociate, ‘l sorriso sulle
labbra, gl’occhi timidi.
Ci sta provando, ma nessuno se la
fila, e lei non trova niente da dire
in quella conversazione. S’accorge
ch’è trasparente. Il suo sguardo si fa
triste, ma nonostante
ciò continua a seguirle, e cerca di
ascoltare i loro discorsi, mentre
lor tutte ridono dei fatti propri.
So bene a cosa stai pensando. Niente
ancora è cambiato;
ma per favore, non deprimerti più
a tal modo! Il maestro ci richiama
per l’inizio della lezione. So che
ti siederai come sempre all’estremo
leggìo, da sola; neanche
il maestro ti richiamerà avanti.




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