Counting the stairs

di Stray cat Eyes
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*mani rose dall'insicurezza*
Ed ecco approdai anche qui. La flashfiction è un po’ misera, in sé, ma c’era Ispirazione, e ad Ispirazione è sempre meglio non chiudere la porta in faccia – o così si racconta.
Slash? Friendship? A voi la scelta, per me non fa differenza. Buona lettura! <3






[Counting the stairs]




[…]
sì volli dir, ma la voce non venne
com’io credetti: «Fa che tu m’abbracce!».
Ma esso, ch’altra volta mi sovvenne
ad altro forse, tosto ch’io montai,
con le braccia m’avvinse e mi sostenne
[…]
(Dante, Inferno, Canto XVII, vv. 92-96)





La gamba fa male, stasera.
John si preme dolorosamente una mano sul fianco, appoggiandosi alla parete non appena la porta si chiude alle sue spalle con un lamento stridulo. La gamba fa male, pulsa dalla caviglia in su, e le scale poco più in là sono un mostro crudele e spaventoso. La gamba fa male, per la prima volta dopo un breve lasso di eternità quieta e pacifica trascorso a mollo in questa nuova vita; John non ha neppure con sé il bastone, perché non lo usava più - non ne sentiva più il bisogno - ma stasera è diverso. Stasera la gamba fa male, sembra pesante come un macigno, e il sangue sfuggito da qualche piccolo taglio gli si è impastato sui vestiti insieme alla polvere, ristagna.
Davanti a lui, appena vacillante, Sherlock sta salendo i gradini, piano, uno ad uno, come a contarli. Il cappotto gli si è strappato in un paio di punti, e un sassolino o due - residui dell’esplosione - gli cadono giù dalla spalla, tintinnando sulle scale; ma anche così, lui ce la fa. Continua, solido, senza bisogno di altri sostegni se non di se stesso.
No. No, è soltanto l’idealizzazione di un momento. John lo sa che anche lui, a volte, ha paura di cedere; però quella volta non è oggi, e anche se lui vorrebbe chiamarlo, fermarlo, chiedergli un aiuto per valicare l’alto monte fino al piano superiore - perché la gamba fa male -, si sente troppo stanco.
“Sherlock…”, un nome un po’ strozzato, dalla gola non esce più di quello.
John rinuncia, almeno finché non se lo vede comparire accanto, un momento dopo. Il braccio vola che è un attimo a circondarlo, nel tentativo di restituirgli equilibrio, ed il mondo torna dritto, e le scale solo scale.
“Vieni,” gli dice, e quello è conforto, e non un ordine.
L’istante successivo ci s’inerpica insieme su per la rampa, sempre piano, sempre contando i gradini uno ad uno, aggrappati l’uno all’altro.
La gamba continua a far male, ma il bastone non servirà più. Definitivamente.

















Note.
Il titolo della fanfiction è una sorta di gioco di parole tra Counting the stars e climbing the stairs, cioè “salire/salendo le scale”. Un grazie alla canzone per avermi tenuto compagnia in fase di stesura. *-*

Insomma, io non l’ho mai detto a nessuno, ma in realtà è Dante a ispirarmi qualsiasi cosa slash (o lontanamente tale) io scriva. XD
Per quanto riguarda i versi del Sommo, rinfrescandoci la memoria: Dante e Virgilio sono saliti in groppa a Gerione, mitico mostro; Virgilio si è preoccupato di porsi fra Dante e la velenosissima coda del suddetto Gerione, per evitare che il mostro giochi loro qualche brutto scherzo, ma anche così Dante (pur spavaldo in altre occasioni) è tanto spaventato da chiedere alla guida di fornirgli un po’ di sostegno morale (see, seh...), come si legge sopra. <3
D’accordo, nella mia testa la situazione è un po’ distorta, e allora? XD
Tutto questo non c’entra molto con Sherlock (no, infatti, sto soltanto cercando di convincere il resto del mondo che la Divina Commedia è assolutamente e intrinsecamente slash XD), ma mi ha fornito comunque lo spunto iniziale, per cui love. <3
Grazie per avermi prestato un po’ di tempo!






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