Era sola e disperata.
La pioggia sbatteva incessantemente sul suo viso mentre i
vestiti ormai zuppi erano incollati alla pelle lattea.
Non riusciva più a piangere,le lacrime sono capaci di
esaurirsi?Forse no, forse si, forse semplicemente il suo corpo rigettava la
possibilità di versarne ancora.
Sale sprecato.
Era seduta, rannicchiata su se stessa; si era rifugiata nell’immenso
bosco adiacente Hoguarts,dove sapeva che nessuno
l’avrebbe mai potuta trovare, dove poteva assistere alla propria disfatta e godersi
lo spettacolo dello scempio che si era lasciata dietro.
Sol e Folle, come meritava di rimanere.
Aveva Lasciato Ron.
Ron,l’amore della sua adolescenza: Ron con la sua goffagine disastrosa, con il suo amore infantile e
innocente, con i suoi occhi chiari e limpidi. Ron che le aveva chiesto la mano
davanti ad una minestra di Farro, lì davanti ad Henry e Ginni, Ron che era
impallidito quando aveva scrutato i suoi occhi vacui e il cenno con la testa.
-No Ron, mi dispiace,non posso farlo.-
Non poteva farlo,non dopo quello che era successo, non dopo
quello che aveva provato,non dopo ciò che aveva compreso.
-Granger, ti si è per caso rotta
la doccia?-
Eccola, quella voce.
Come faceva ad essere sempre ovunque,come riusciva a
trovarla in qualunque luogo si nascondesse,per quale oscuro motivo era lì,
anche lui, sotto un diluvio tetro in piena notte,quando sarebbe dovuto essere a
letto con La cara Pansy?
Voce rotta, voce gelida, voce melliflua, voce apatica.
Un leggero tremore l’avvolse di getto.
-Che diamine vuoi Malfoy? Come mai
non sei a rotolare nel tuo letto? Sparisci.-
Il Biondo rimase impassibile, si sedette sull’erba fradicia
distendendo le gambe accanto alla sua minuta figura e riparandola con
l’ombrello verde e d’orato, colori della sua amata casata.
Era vestito di tutto punto,come se fosse stata ora di
pranzo, ma sebbene il suo portamento risultasse regale anche in una condizione
così precaria,le occhiaie che deterioravano lo splendido volto erano sintomo di
mancato sonno.
Anche lui faticava a chiudere gli occhi?Anche lui sentiva un
magone enorme avvolgerlo?
Ma lui non era un essere umano, poteva averne le fattezze, ma
il suo cuore era calce viva: inafferrabile e imperscrutabile.
Troppi pensieri, troppe fastidiose emozioni, troppi
rimpianti, troppa rabbia.
Il viso non tradiva alcuna espressione.
-Che hai combinato Granger?-
Spostò lo sguardo su di lei, sulla mezzosangue sudicia di
pioggia e fango, con due iridi di ghiaccio bollente,che la costrinsero a riversare
gli occhi marroni nei suoi,incatenandoli in una danza di fiamme,macabro duello
di anime.
-Cosa Intendi?-
-Pannocchia,l’ho visto urlare in sala comune e distruggere
due sedie,inveendo contro non so quali santi..-
Silenzio.
Il silenzio può parlare?In quegli attimi sembrava che
urlasse e travolgesse ogni cosa con parole graffianti e maligne.
Il silenzio era sempre stato tutto per loro.
Ora era troppo,decisamente troppo.
-Non ti riguarda,non mi sembra ti sia mai stata a cuore la
sua salute.-
-Se per questo potrei dire lo stesso anche di te,sangue
sporco.-
Eccolo.
Lingua biforcuta e velenosa,serpente acido e cattivo,ghigno
degno di una maschera di Halloween.
Tutto pur di ferirla, tutto pur di umiliarla, tutto pur di
tenerla vicino a se.
-Non ti azzardare lurida serpe, non provarci nemm..-
-L’hai lasciato?-
La interruppe così, forse aveva esaurito le imprecazioni
contro la sua natura o le battute fatte solo per graffiarla dentro,ma non aveva
voglia di dilettarsi nei loro usuali battibecchi, aveva intuito che non era più
questione di frasi, parole o segni,c’era di più in gioco, c’era un’orripilante muscolo pulsante
in gioco.
-Non ti riguarda.-
La ragazza sussurrò con tono afono,abbassò il capo chino
mentre le prime gocce di sale cominciavano a riaffiorare e a solcarle gli
zigomi affilati, stranamente ossuti.
Il biondo sospirò e porse lo sguardo verso il cielo ottanio,che continuava a tuonare incurante delle due figure
spettatrici della sua furia.
Cominciò a giocare con una ciocca d’erba fradicia.
-Non era poi così male, Lenticchia. Non fraintendermi,un
imbranato troglodita lentigginoso, povero e privo di alcuna qualità,buono a
nulla, ma ti avrebbe potuto rendere felice, ti avrebbe potuta amare..-
Occhi bassi, Sguardo torvo, pugni stretti, labbra tese.
Stava forse tentando di rimanere glaciale?
-Da quando Malfoy la mia felicità
è diventata un tuo cruccio?-
Esasperata: esasperata dalla sua presenza, dalla voglia di
affondare il proprio viso nel suo petto, dal gesto che aveva appena compiuto,
dalle conseguenze che ne sarebbero derivate.
Mollare Ron, Essere lì, con Lui.
-Lo adoro.-
Disse così, di getto, senza alcuna ragione o senso,facendo
cadere l’ombrello a terra e diventando anche lui succube della pioggia.
-Adori cosa serpe?-
-Anche io, Granger, adoro Cime
tempestose. Ricordi? Mi chiedesti se mai lo avessi letto, ma al tuo solito non
mi hai fatto nemmeno rispondere ed hai tratto le conclusioni come sempre,senza
ascoltare.-
La bruna rimase basita.
Cime Tempestose.
Prima la sgridava per aver lasciato il suo ragazzo, poi si
azzardava ad ipotizzare un interesse verso la sua felicità e infine parlava di
un libro.
Lo stesso libro che l’aveva trovata intenta a leggere tempo
fa in biblioteca.
-Sono passati tre mesi da quando te lo chiesi..-
-Tre mesi ed un giorno, Granger.-
Le afferrò la mano e la strinse, così , di soppiatto, senza
alcuna rabbia né rancore, ma con una dolcezza infinita.
Dolcezza,non possesso. Dolcezza, non passione. Dolcezza, non
furtiva carezza.
Gli occhi sbattuti in cielo, il viso tremolante.
-Perché sei qui, Draco?-
Glielo chiese fissandolo dritto negli occhi e costringendolo
a guardarla, liberandosi la mano, così da poterlo affrontare con tutta la
sicurezza possibile, per quanta ancora gliene era rimasta.
-Perché voglio che mi dici che non l’hai lasciato per me, Granger, perché io e te non siamo nulla, e non saremo mai
nulla.-
La mano era ferma,immobile e priva di vita, le schegge
azzurre velate da un qualcosa di indefinito, il volto teso e gelido come
sempre, ma sul punto di cedere ad una smorfia, smorfia di disgusto?
Smorfia di dolore?
La ragazza tacque.
No non l’aveva lasciato per lui.
Lui non c’entrava, o meglio non la sua figura, bensì le
emozioni che era riuscita a farle provare in un mese di furtivi incontri.
Era cominciato tutto con una stupida punizione della Mc Grannith, dovevano impilare innumerevoli manoscritti senza
l’aiuto della magia ,loro due soli.
I caposcuola a fronteggiarsi, pareva impossibile.
Turbinio di parole, di insulti, di grida, di bacchette in
volo, fin quando una sera si erano ritrovati muti, ed il silenzio aveva parlato
per loro.
Lui le aveva incredibilmente raccontato dell’inferno della
sua infanzia, della sua costrizione al lato oscuro, della madre che si era
sacrificata per impedirgli di uccidere e del padre privo di alcuno scrupolo ,
che l’aveva sempre etichettato come un debole e un bamboccio.
Il Marchio,le aveva raccontato del marchio e l’aveva vista
gelare dentro, al ricordo di ciò che era accaduto poco tempo prima.
Lei gli aveva raccontato della sua vita babbana,
di come le mancassero i suoi genitori, delle aspettative che avevano sempre
avuto tutti nei suoi riguardi e che la facevano sentire come un robot,privo di
tempo per respirare per se stessa.
Lei doveva studiare, doveva sorprendere, doveva essere
perfetta, il dentro, quello che provava, le emozioni che sentiva dovevano
essere categoricamente celate, anche al suo ragazzo, soprattutto al suo
ragazzo, perché semplicemente non l’avrebbe mai capita, non avrebbe mai capito.
Erano le due facce della stessa medaglia, entrambi costretti
ad apparire diversi.
Lui aveva rinfacciato la strada del male, lei era stanca di
essere succube dell’immagine che tutti volevano che fosse.
Un bacio, a fior di labbra, casto, che si era trasformato in
un mese di incontri passionali nei quali raramente avevano il tempo di
fermarsi, di connettere, di rendersi conto dei loro gesti, delle conseguenze.
Sere a parlare, sere ad amarsi, giorni ad insultarsi o
peggio ancora ad ignorarsi.
Lui con la Parkinson, lei con il Wesley.
Attori di giorno, amanti di notte.
Ritornò al presente solo quando Il Serpeverde
le ristrinse il polso.
-Granger, sto parlando con te
maledizione, vuoi rispondermi?-
-Non ti devi preoccupare Malfoy,
non intralcerò in alcun modo il tuo
roseo futuro con quell’oca giuliva, non ne ho la minima intenzione. La
mezzosangue non sporcherà mai il tuo nome, stanne certo.-
-Non hai risposto alla mia domanda.-
-Non ha importanza Malfoy, io e te
non siamo nulla, io e te non saremo mai nulla,ricordi? Fra due mesi finisce
l’anno e ci saranno i M.A.G.O. , tu ti sposerai
presto, io tornerò a casa dai miei, ti libererai finalmente della mia presenza,
non sei felice?Il sangue sporco si toglie dai piedi, non infetterà più la tua aria, non sentirai più
il suo tanfo,non dovrai più essere costretto a..-
-a cosa, ad amarti?.-
Hermione si cristallizzò in un
attimo.
-Tu non hai neanche una minima idea dell’amore Malfoy-
-E se ti dicessi che invece t’amo cosa faresti?Se ti dicessi
che non me ne fregherebbe nulla del tuo sangue, del tuo nome, dei tuoi amici
campioni , della mia famiglia, cosa faresti?-
-Non ne saresti mai in grado , tu non hai un cuore, sei solo
un mangia morte rinnegato che-
-Zitta,lurida feccia, non ti azzardare-
La spinse sul terreno e la sovrastò con il suo peso,
gettandosi su di lei e arrivando a pochi centimetri dal suo volto.
-Non mi devo azzardare a fare cosa Malfoy,
a dire quello che sei ?-
La baciò di scatto travolgendola con una passione bruciante:
la desiderava e la detestava al tempo stesso.
Lo stavo ferendo, lo stava tagliando in due .
La allontanò allo stesso modo, repentinamente, gettandola
sulla nuda erba e alzandosi senza degnarla di uno sguardo, di uno scorcio di
iride.
Lui l’amava, lei lo odiava, non era cambiato nulla.
-Sai cosa ti dico, mezzosangue?Credevo avessi capito,
pensavo avessi compreso, e me ne fotto di vedermi debole davanti a te perché
mia cara, hai ragione:sono stato marchiato, ed ho ceduto al male ma non ho
ucciso, cara, non l’ho fatto. Sei talmente convinta del tuo caro mondo dorato,
sei talmente chiusa che sei diventata
esattamente come volevano tu fossi, quindi torna da quel surrogato di ragazzo e
sparisci, perché non vali nulla e mi vergogno per aver anche solo pensato un
attimo..-
-A cosa Malfoy?-
Piangeva disperatamente lì, a terra, senza una posizione ben
definita, mentre le urla del suo animo si sprigionavano ovunque, era punto e a
capo.
Volevano la stessa cosa, ma si gridavano dandosi addosso
sempre e comunque.
-A noi. –
-Ma avevi detto che..-
-Vedi, grifondoro stolta, tu ti
fermi alle prime sillabe e interpreti le altre. Stupida So tutto Io. –
Ora quasi rideva e le parole sembravano più semplici da
vomitare, meno affilate, meno..meno sbagliate.
Aveva già scordato ciò di cui l’aveva accusato prima perché
fra loro era così: sangue e odio prima, consapevolezza di un tranello dopo.
Era tutto un tranello. Si amavano ma non avevano il coraggio
di rinunciare a loro stessi per annullarsi entrambi.
-Si ok?L’ho lasciato per te. L’ho lasciato perché sebbene
sappia che tu non farai mai lo stesso con la tua puro sangue, io non sono
cattiva, non sono malvagia come te quindi si, Ron non si merita questo, merita
una donna che l’ami come lui è in grado di fare, e no non potrebbe mai rendermi
felice perché sai una cosa?Non glielo permetterei mai perché non è lui che
voglio.-
-Vuoi me Granger?-
Si era riavvicinato pericolosamente ed ora la stringeva
forte, le faceva male.
Male fisico, male mentale, male corporeo , male all’anima.
-Dillo, mezzo sangue, dillo diamine.-
Gli occhi spalancati, no, non era paura d essere ferita era
paura di essere scoperta, di scoprirsi.
-Cambierebbe qual cosa?.-
Il giorno dei conti era arrivato, non potevano più fuggire.
-Ti amo, sangue sporco,non so bene cosa vuol dire ma si, non
me ne fotte nulla di quella, di mio padre e di Pannocchia, tantomeno della sua
salute ,voglio te e voglio le tue grida e i tuoi lamenti, voglio vederti la
mattina urlarmi contro quando mi vedrai camminare a piedi nudi in casa e voglio
scrutarti mentre dormi senza doverlo fare di nascosto, voglio fare l’amore con
te perché di scopare ne ho avuto abbastanza e voglio che tu mi ferisca ogni
sera, con le tue unghie, per risanarmi tutte le ferite che ho addosso, con un
solo bacio. Non so se questo sia amare, non me l’hanno insegnato, ricordi?Ma so
che è ciò che voglio. Tu. Io voglio te, contro tutte le leggi magiche vigenti
al mondo, voglio te.-
E l’idilliaco fondersi ricominciò.
Il giorno dopo, all’alba, lei ritornò nella sua stanza e
raccontò tutto a Ginny, senza versare una lacrima ma
con il sorriso di una donna finalmente libera dalle catene dell’apparenza.
Di contro la rossa l’abbracciò, aveva già intuito il tutto
ma la lasciò sfogarsi e accoccolarsi al suo grembo, per rassicurarla che
qualsiasi cosa avesse fatto, qualunque decisione avrebbe preso, lei ci sarebbe
sempre stata.
Sempre.
Draco chiuse definitivamente i ponti
con suo padre e si fece dare un permesso speciale per andare dalla madre, che
lo strinse forte e pianse lacrime di gioia.
Suo figlio era diverso, suo figlio aveva capito, suo figlio
aveva vinto.
Nulla sarebbe stato semplice, strade irte di spine avrebbero
dovuto affrontare ma poca cosa contro un amore appena sbocciato, forte di
guerra e dolore, pronto a spiccare le proprie ali, voglioso di essere vissuto e
di farli vivere.