CAPITOLO I
“Bi- bip, bi-bip, bi-bip….”
Nell’oscurità della stanza una mano cercava a tentoni la sveglia, trovato
l’obbiettivo, delle dita sottili e assonnate schiacciarono un tasto. “bi- bip
bi…\\”. La sveglia tacque: una nuova giornata aveva inizio.
La ragazza stesa sul letto però,
richiuse gli occhi e si assopì nuovamente.
-Giovanniiiiiiiiii????
SVEGLIATI!! Sono le 7 emmezza!!-
degli occhi azzurri come il
cielo si aprirono di scatto, certo non era un bel risveglio.
-cavolo è tardi-, pensò il
ragazzo alzandosi e cercando a stento la porta della camera.
Uscì dalla stanza e fu colpito
dalla luce, non troppo forte di una mattina qualunque di mezza stagione.
-Buongiorno!- lo salutò
dolcemente la madre e aggiunse:- pronto per il tuo primo giorno di scuola??- a
cui Giovanni rispose con un grugnito non molto cordiale, prima di buttarsi in
bagno superando in velocità la povera sorellina che era rimasta davanti alla
porta del bagno, fregata. Infatti la famiglia di giò si era appena trasferita e
il ragazzo naturalmente aveva dovuto con molto malincuore cambiare scuola.
Intanto la ragazza era stata
buttata giù dal letto dal fratello 20enne che dormiva, con sua grande sfortuna
con la sorella.
-Fra??? Sai che ore sono?? Sono
le 8 meno dieci- disse Stefano con aria orgogliosa
Francesca si alzò di scatto dal
letto, colpita dall’orario
-funziona sempre- pensò Stefano
guardando la sveglia che invece segnava le 7 e 32 minuti
-no bè…. Un po’ meno delle 8
meno dieci-
-cretino- sussurrò Francesca
osservando la sveglia e alzandosi.
Venti min. dopo Giovanni
scendeva assonnato nel box per prendere la bici.
Con Una mossa veloce e fatta
miliardi di volte aprì la catena, liberò la bici, aprì il box e partì,
buttandosi a capofitto nel traffico delle 8 di milano.
Invece Francesca stava ancora
seduta al tavolo di colazione guardando con occhi stanchi il video di una nuova
canzone
“because
you had a bad day” disse la canzone
-mi sa che anch’io oggi avrò una
brutta giornata- pensò sconfortata guardando la tazza del caffelatte che non riusciva
proprio a mandare giù-
-BUONGIORNO SORELLINA!!!-
irruppe in cucina Stefano, che chissà come mai al mattino era sempre felice al
contrario di Francesca
-emmm.. guarda che adesso sono
veramente le 8 meno 10- esclamò Stefano indicando l’orologio coi versi degli
uccelli in cucina.
-si si vado vado….- disse
sommessamente Francesca e uscì salutando il resto della famiglia.
Anche lei, come giovanni prese
la sua nuova bici fiammante della Holland con cestino incorporato (molto utile
per portare il dizionario di greco).
Salì la salita del box e si
trovò in strada.
-STAI ATTENTA!- gli urlò la
madre dalla finestra
-tranquilla mamma non ti
preoccupare!!- le urlò a sua volta la figlia.
Doveva fare veramente poca
strada la scuola era alla fine della sua via.
Al primo semaforo si fermò e
girando la testa osservò che tutti i passanti sul marciapiede avevano la sua
stessa, assonata faccia da mattina presto.
Quando il semaforo divenne verde
sospirò e riprese a pedalare.
Da una viuzza a destra spuntò un
tipo, biondo alto e magro che si dirigeva anch’esso verso la sua stessa scuola
-non l’ho mai visto- pensò
Francesca guardando che poi non era così malaccio. Ripartì e poco dopo si trovò
davanti al semaforo rosso proprio vicino al ragazzo biondo. Si guardarono.
Francesca notò i suoi grandi occhi azzurri e giovanni notò che non era male
quella li.
- va bè pensò, ho altro da
pensare ora… nuova scuola, nuovi compagni, nuovi prof… oddio…-
il semaforo non voleva diventare
verde, sembrava che facesse apposta, sembrava che volesse far stare ancora
vicini quei due ragazzini. Si riguardarono. Francesca lo guardò con aria
perplessa. Lui guardò il semaforo. Aveva deciso: voleva sfidare quella tipa.
Cominciò a guardare, sempre più velocemente prima lei poi il semaforo, lei, Il
semaforo, Lei il semaforo…
Francesca capì e si preparò alla
corsa. Appena diventò verde il ragazzo parti a tutta volata pedalando come un
pazzo. Lei gli stava dietro pensando –ma va che cretino questo qua che c’ha
voglia di farsi vedere alle 8 di mattina….-
Po lui le tagliò la strada
guardandola con una strana espressione salendo sulla pista ciclabile che
portava direttamente a scuola. –demente- pensò lei.
Legò la bici al palo ed entrò a
scuola. Ormai si era già dimenticata del ciclista folle.