Penny Lane
Un
vento leggero e pungente soffiava da Nord, gelando gli animi di chi
viveva in quel paese frustrato dalle intemperie che, come rivoluzioni,
scoppiavano senza preavviso e trasformavano gli abitanti ed il luogo.
Lui
lo sapeva perfettamente; c’era stato dentro la rivoluzione.
Anzi,
ne fu uno degli artefici.
E
tutto era cominciato proprio lì, in quella cittadina
così familiare, dall’animo così
spontaneo e gentile da farsi amare subito anche agli occhi di uno
straniero.
Era
cominciato tutto quasi per scherzo ed era finita con uno scherzo.
Ogni
fiocco di neve che lievemente cadeva davanti ai suoi occhi per lui
rappresentava un ricordo che andava ad ammassarsi agli altri come sul
fondo di una clessidra, e come sapeva bene, le clessidre non duravano
per l’eternità.
I
nostri granelli di sabbia potrebbero finire da un momento
all’altro, ma finiscono comunque.
I
tuoi, però, sono finiti troppo presto: non dovevi andartene.
Non
era nei tuoi piani.
Cazzo,
perché quello stronzo ti aveva fatto fuori?
Solo
per avere notorietà, mi sembrava ovvio, solo per diventare qualcuno.
L’assassino
di John Lennon…
John
Lennon.
Al
solo udir quel nome il mondo rabbrividiva, proprio come la
città in quel giorno di dicembre, dove si potevano ancora
sentire i tuoi passi lungo la via dipinta di neve, i tuoi scherzi
idioti e le tue risate ancor più idiote, i tuoi
strimpellamenti con la chitarra da musicista alle prime armi, i tuoi
rari silenzi, i tuoi maliziosi sorrisi.
Eri
apparentemente una persona senza problemi, un ragazzo che aveva la
costante voglia di divertirsi alle spalle degli altri, trascurando gli
obblighi ed i doveri tipici dell’età.
Chiunque
ti incontrasse, pensava esattamente la stessa cosa. Ma bastava un
attimo, un sorriso, una lacrima, per scoprire come eri veramente.
Ed
io, sciocco bamboccio dalla faccia sin troppo pulita, l’avevo
capito troppo tardi: ho dovuto aspettare la morte di una persona a te
cara per accorgermi che eravamo simili, condividevamo qualcosa,
a parte quella fottuta voglia di suonare e di cambiare il mondo!
Tua
madre, John… La donna che in fondo hai sempre amato per
tutta la tua misera vita, la donna che hai sempre cercato nel volto di
altre, e che nessuna era riuscita ad eguagliare.
O
forse, qualcuna…
Ma
sono ricordi, ormai, inutili frammenti di vita, senza più un
senso.
Cosa
rimane, se non gli oggetti che ti sono appartenuti, la tua casa, la tua
famiglia…?
Anime
effimere, povere…
Tu
valevi molto di più: valevi la luce del sole, il rumore
della pioggia battente, lo scalpiccio dei passi sulla neve, una nota
che si perde nell’aria durante un accordo, la pagina di un
libro voltata, il fumo di una sigaretta al suo concludersi,
l’odore di disordine che aleggiava imperturbabile nella tua
camera…
Oh,
ma smettiamola di essere così orrendamente sdolcinati,
Paul… Sembri una donna che ha perso l’amore della
sua vita. Mentre tu hai perso solo un amico.
Già,
che grande amico.
Ti
ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, John? E
l’ultima volta in cui ci siamo visti? Bei momenti, davvero!
Ma
adesso che ci penso… Preferirei non averti mai incontrato,
quel giorno: così, ora, non sarei così triste
inutilmente.
Perché,
cazzo, tu sei felice, ora! Certo, potevano risparmiarti una morte
così violenta, ma almeno sei felice!
Felice… Ci vuole così poco per esserlo!
Una
schioppettata, e via!
……
Ah,
ma a chi la do a vedere, John? Tanto, si sa che oltre non
c’è nulla.
Ora
starai sicuramente fluttuando sotto forma di fantasma nelle vicinanze
di questo posto così amato da te, eppure così
disprezzato, divertendoti a fare i dispetti alla povera gente accalcata
sul marciapiede, persa nei festeggiamenti e negli inutili riti
consumistici.
E
quando passerai di fronte a me, senza accorgertene ti fermerai a
guardarmi e sicuramente penserai: “Ma cosa ci fai tu, qui?
Sei venuto a piangere per me? Guarda che New York è
dall’altra parte dell’Oceano!”
Beh,
a New York ci vanno i tuoi fans malati che esultano ancora di fronte al
portone del tuo vecchio appartamento, non capendo di certo che
lì è morta una persona normalissima, dai capelli
intricati come i suoi pensieri, quanto più di umano si possa
incontrare in una città affamata di emozioni… Non
un dio.
La
parte del dio lasciala a qualche santone dei nostri tempi, quelli che
parlano alla televisione e si fanno acclamare dalla folla quando poi
non vi è tutto questa grande necessità.
E’ un uomo, no?
Proprio
come me, o come te…
In
effetti, dentro di te si racchiudevano vari personaggi, così
tanti che alcune volte, quando facevano la loro comparsa dal tuo
inconscio, ti domandavi da dove fossero sbucati fuori, ma nessuno,
neanche tu, sapeva dare una risposta accettabile.
La
verità è, John, che tu eri sempre una sorpresa,
anche per te: me ne sono reso conto io, così come gli altri.
Ogni
volta che pensavi di aver capito un particolare di te,
subito questo ti sfuggiva, ed anche tu sfuggivi a noi, senza possibili
freni.
Nonostante
l’apparente staticità, eri sempre in movimento.
Sempre.
Ed
ora, te ne stai ben comodo, senza far nulla, nel nulla,
appunto.
La
condizione migliore per te, che per tutta la durata della tua
burrascosa vita, non hai mai trovato un vero momento di pace. Quella
pace che tu cantavi e professavi.
La
stessa pace che sto chiedendo io a questa incessante nevicata, che
ormai dura da mezz’ora, e sembra non diminuire mai.
Me
ne stavo fermo a quell’incrocio, contemplando il vecchio
cartello dalla scritta nera, e sospirai senza neanche rendermene conto:
quanto tempo abbiamo passato da queste parti, nella fresca primavera o
nel freddo inverno?
Quanti
piedi fedeli hanno calcato quel marciapiede, nella speranza di carpire
qualcosa di noi?
Tanti,
forse anche troppi.
Non
ci meritavamo questo trattamento. Eravamo solo dei ragazzi che volevano
divertirsi.
C’è
da dire, però, che il nostro
“divertimento” ha sconvolto il mondo! E bravi, i
nostri cari Beatles!
Prima
mi appariva tutto più confuso, e solo ora, a distanza di
molti anni, capisco cosa provasse veramente il mondo alla nostra
presenza: col fiato sospeso, ci guardava vivere… Per poi
trasformare ogni nostro movimento in un gesto divino.
Eh,
dovrebbero farsi vedere da un bravo psichiatra.
A
te che lo dico a fare, John? Tanto, non te ne importa più
nulla.
Ed
è meglio così.
Guardai
oltre le case, oltre l’asfalto: i gabbiani volavano radi
sopra l’oceano invisibile, e sembravano gli unici felici per
la piccola tormenta.
Gli
umani imprecavano vicino a me, e le luci si facevano pian piano
più intense, come i canti di Natale.
Scossi
la testa rassegnato e decisi di ritornare all’albergo, dove
sicuramente mi avrebbero atteso Linda ed i bambini: non mi avrebbero
porto delle domande imbarazzanti, né mi avrebbero chiesto di
venire con me un’altra volta.
Questo
bastava ed avanzava.
Mi
voltai ancora una volta verso i gabbiani, e poi verso il cartello
stradale, sorridendo: non sapevo perché, ma quel pomeriggio
mi sentivo stranamente euforico.
Forse
per la neve… Forse per l’imminente
festività… Forse… Forse per John.
Sì,
doveva essere proprio per John.
Bah,
più passa il tempo e più divento un uomo molto
strano.
Arrivederci,
signor Lennon.
Che
qualcuno la protegga, da qualche parte, in qualche tempo.
Okay…
So che fa schifo xD Ma la volevo pubblicare lo stesso: un piccolo (ed
ignobile, aggiungerei D: ) omaggio ad un grande uomo, il nostro John,
che trent’anni fa ci ha lasciato miseramente.
La storia
è raccontata dal punto di vista di Paul, come avrete capito,
ed è un insieme di pensieri sconnessi, che il nostro amico
rivolge a se stesso ed a John, talvolta contraddicendosi.
Che dire, ho
fatto davvero un bel lavoro!XD Questa storia l’avevo iniziata
a maggio, ma non avendo tempo materiale e mentale per finirla, mi sono
ridotta a questo orribile giorno per finirla, solo per rivolgere a John
un piccolo saluto per la sua morte. Spero davvero che vi piaccia,
l’ho fatta con i piedi XD Ma ci ho messo taaaanto amore!
D’altronde, lo sapete bene che io amo Johnnino alla
follia!ù__ù
Vabbè,
ora vado via, pure perché si è fatto tardi, e
domani devo pure svegliarmi presto *sì, vado a Roma con
amici D: Se volete farmi un attentato, pensateci due volte*
Ci vediamo,
cari lettori, e spero di pubblicare ancora qualcosina nella sezione
dedicata ai Beatles!XD Buona notte, e tanti sogni d’oro!
<3
(Eh, ci
servirebbero -.-“)
P.S.: non so
se l’avete capito… Ma io, ehm.. sono Looney, la
pazza che scrive storie e poi non le conclude XD Col tempo mi
conoscerete meglio, statene certi! Ancora buonanotte, e sogni
d’oro! **