La partita si era conclusa con un pareggio. Solo un pareggio,
nonostante l'impegno di tutti i ragazzi del Toho, comunque,
erano contenti, perché si erano davvero impegnati.
Avevano sudato, lottato, aspettato per tre anni per quella partita e
finalmente la Nankatsu non li aveva sconfitti in modo patetico, dopo
ore di gioco sfrenato. Kojiro aveva allenato tutta la squadra,
massacrandola in vista di quell’incontro e, ancora di
più aveva preteso da sè stesso. Il ricordo di
come avevano supplicato il mister per farlo giocare era ancora vivo nei
cuori orgogliosi dei suoi compagni di squadra, in particolar modo in
quello di uno.
Quella partita aveva significato tanto per i ragazzi, ma soprattutto
aveva significato moltissimo per Ken Wakashimazu. Si era infortunato,
era vero, ma fortunatamente avevano pareggiato, quindi il suo ritiro
dal mondo calcistico era divenuto impossibile. Aveva vinto anche la
scommessa con il padre, che lo voleva ad ogni costo successore del dojo
di famiglia. A Ken il karatè piaceva molto, le arti marziali
lo avevano reso un portiere formidabile e temibile, gli avevano donato
un corpo atletico, forte e resistente. La morale delle arti marziali
gli aveva dato, invece, un'incredibile sopportazione del dolore fisico,
tant'è che, nonostante una spalla gravemente contusa
dall’impatto col palo, era riuscito a giocare tutta la
partita, a non farsi segnare se non pochissimi goal. Il ragazzo dai
lunghi capelli neri pensava quello, mentre, seduto al suo posto
sull'autobus di proprietà dell’istituto Toho,
tornava in albergo. Sapeva che, appena arrivati, gli altri sarebbero
usciti per festeggiare, ma lui non si sentiva tanto bene. La spalla gli
faceva male. Lanciava fitte spaventose ogni cinque secondi e lui lui
sopportava ad occhi chiusi con un asciugamano sul viso stanco. Non
mostrava il proprio dolore, anzi, lo ignorava. Sapeva che al suo fianco
Kojiro lo guardava, ma non dette segno di essersene accorto. Percepiva
lo sguardo insistente del capitano sulla sua persona, ma lo evitava,
perchè sarebbe stato troppo umiliante ammettere di soffrire
per un dolore stupido come quello alla spalla. Però Era
felice. Non solo per la vittoria, ma soprattutto perchè
Kojiro aveva dimostrato di tenere alla squadra.
La Toho era composta dai ragazzi più orgogliosi del
Giappone, iIn particolar modo Kojiro Hyuga, la giovane Tigre, era uno
tra i più testardi, freddi, duri e severi giovani campioni
del calcio nipponico. Quel pomeriggio il ragazzo aveva preteso di
giocare in difesa per proteggere la sua squadra, dimostrando di essersi
affezionato alla squadra, cosa che non avrebbe mai ammesso prima. La
squadra di calcio della Toho amava il suo capitano con tutte le forze,
arrivando al punto di inginocchiarsi per chiedere all'allenatore di
farlo entrare in campo e di farlo giocare anche per quello.
Ken sapeva che quei ragazzi avevano bisogno del loro capitano. Kojiro,
ne era sicuro, era la luce per tutti loro ed era cambiato per merito
suo e di Takeshi Sawada, forse più per merito di Takeshi,
che una volta si era pure preso un pugno dal bronzeo ragazzo per farlo
ragionare. Pensava Ken al momento in cui Kojiro aveva fatto quel
discorso per aiutare anche lui, per impedire che la porta rimanesse
sguarnita. Una cosa che lo aveva sorpreso, però, c'era:
Kojiro lo aveva salvato. Ricordava che, durante la partita, stava per
essere trascinato verso la traversa, con la sfera in mezzo allo
stomaco: sicuramente la testa e le spalle avrebbero colpito il lucido
palo orizzontale, se Kojiro non lo avesse afferrato. Era caduto a terra
tra lo sconcerto generale dei ragazzi della Nankatsu e la gioia del
Toho. Si era voltato con viso stupefatto ed aveva incrociato lo sguardo
gioioso del suo capitano. Gli era molto grato e doveva dirglierlo, ma
sapeva che non era ancora arrivato il momento.
Kojiro era seduto sull'autobus, come sempre aveva scelto il posto
accanto a Ken. Il suo amico lo preoccupava. Era silenzioso, con il viso
bellissimo coperto da un asciugamano, come se non volesse mostrare a
nessuno la sua sofferenza. Un momento... aveva pensato proprio che Ken
avesse un bellissimo viso? Logico. A lui Ken piaceva da anni. Era un
ragazzo splendido: chiunque l'avrebbe pensato. Aveva un fisico
aggraziato, dono delle arti marziali, snello ed allo stesso muscoloso,
lunghi e morbidi capelli neri, occhi espressivi, circondati da lunghe
ciglia corvine. Chiunque avrebbe detto che Ken era stupendo. Non ci
voleva un genio a capirlo, bastava guardarlo un secondo. Hyuga era
circondato dalle voci gioiose dei suoi compagni, eppure rimaneva in
silenzio, e con la coda dell'occhio teneva scrutava l'amico. Era
preoccupato per lui, in effetti, anche se mai nella vita avrebbe mai
ammesso una cosa simile. Sarebbe stato troppo imbarazzante dirglielo.
L'autobus arrivò all'albergo, nel quale avrebbero pernottato
per l'ultima volta. Takeshi vide che Ken e Kojiro erano ancora seduti,
quindi si avvicinò ai due ragazzi ed attirò la
loro attenzione con la sua voce delicata, tipica ancora di un bambino.
Effettivamente Takeshi era ancora un ragazzino.
*Kojiro, Ken... siamo arrivati.*
Disse con la voce tranquilla, dolce, guardando quei due ragazzi
meravigliosi. Stimava entrambi per motivi differenti, ma anche per le
grandi similitudini che li accomunavano. Kojiro aprì gli
occhi, così anche Ken ed insieme lo guardarono. Era vero,
erano arrivati. Fu in quel momento che sull'autobus salì il
medico, probabilmente chiamato dal mister.
Ken si alzò in piedi ed il medico gli disse semplicemente
che lo avrebbe aspettato nel suo ambulatorio per curarlo. Era
indispensabile che il medico curasse la spalla del
giovanotto. Per fortuna era un dottore bravissimo. Ken lo
seguì senza fiatare, rivolgendo uno sguardo tra il saluto e
l'annoiato sia a Takeshi sia a Kojiro. Ad entrambi scappò un
sorriso. Non importava cosa facesse, dove andasse, ma niente e nessuno
poteva spegnere il tipico caratterino di Ken.
Takeshi guardò verso Kojiro ed i due si diressero assieme
verso l'albergo. Era quasi ora di cena e la squadra propose di uscire
per festeggiare. Kojiro Hyuga non ebbe problemi a dare il suo permesso
ai suoi compagni, in fondo loro potevano fare quello che volevano. Non
era la baby sitter di nessuno e i ragazzi erano tutti grandicelli per
decidere per i fatti loro. Sapeva solamente che senza Ken non sarebbe
andato da nessuna parte. Ken era il suo migliore amico, anche se gli
piaceva da anni...dalla prima volta che aveva visto come era opposto al
mister e dal modo in cui lo vide bloccare la sua cannonata, nonostante
ne fosse stato sopraffatto. Sorrise a quei ricordi.
No. FinchèSe Ken non si fosse mosso da quella stamberga, lui
sarebbe rimasto con lui.
Fu alla fineche, Ken riuscì a scappare dalle grinfie del
dottore, ma non poté evitare una noiosa fasciatura che lo
teneva bloccato. Era fastidioso essere bloccati. Lui era un tipo
intraprendente, non amava stare fermo a lungo. Non amava esser bloccato
da una fasciatura. Era proprio una vera seccatura!
Giunse nell'atrio, dove i compagni gli corsero incontro. Avevano in
mente di uscire tutti insieme, ma volevano prima sapere se lui era
d'accordo. La voce allegra di Ken uscì dalle sue labbra
sottili, mentre rispondeva alle speranze dei compagni.
*Andate pure...il dottore mi ha ordinato tassativamente di andare a
letto presto. Divertitevi. E poi non è che abbia molta
voglia.*
Disse, prima giustamente di uscire dalla porta, diretto verso il campo
d'allenamento della Toho. Era vero che era stato ordinato di andare a
letto, ma Ken era tendenzialmente un ribelle e non voleva dare retta a
quel pinguino mancato del dottore. Era noioso andare a coricarsi
così presto. Aveva una spalla contusa, mica era un vecchio
di ottant’anni! Pensava il giovane. Così raggiunse
ben presto la zona dell'addestramento, fermandosi vicino alla porta,
che lo aveva visto allenarsi per tutti quei giorni. Mise forza nelle
ginocchia e spiccò un balzo verso la traversa. Era abituato
a non contare più di tanto sulle spalle e sulle mani, in
fondo, per parare lui compiva balzi tra un palo e l'altro con le sole
gambe. Quanto poteva esser complesso salire su di una traversa, per
lui? Pochissimo, infatti era già comodamente seduto su di
essa. Fischiettava sovrapppensiero un motivetto allegro di sua
invenzione, mentre il vento della sera giocava coi suoi morbidi capelli
neri.
Kojiro aveva ascoltato le parole di Ken, quando i ragazzi gli avevano
proposto di andare inseme in un locale a festeggiare la vittoria. Come
previsto, lui aveva risposto che non ci sarebbe stato e Kojiro decise
immancabilmente di seguirlo. Era pur sempre ferito e, conoscendo fin
troppo bene l’amico, immaginò potesse fare
qualcosa di stupido, ignorando le sue condizioni. Lo trovò
poco dopo appollaiato come un pappagallo, o un bellissimo pipistrello,
sulla traversa della porta. Fischiettava un motivetto e a Kojiro venne
da sorridere nel vederlo così tranquillo, nonostante la
ferita alla spalla. Ken si sarebbe sparato piuttosto che mostrare
dolore ma, anche il fatto di sopportarlo bene era un fattore a suo
vantaggio.
*Ehi, Ken! Che fai?*
Domandò curioso al suo portiere.
Ken stava pensando. Era immerso nei propri ironici pensieri. Era ironia
quando si cambiava idea su un qualcosa in modo radicale? Era assurdo:
lui prima non lo sopportava il calcio ed ora, invece, lo amava con
tutto sé stesso. Era grazie al calcio che aveva conosciuto
persone fantastiche, amici insostituibili, quali Takeshi. Ed
Era sempre grazie a quello sport che aveva conosciuto Kojiro. Sembrava
assurdo, ma nonostante lui avesse decine e decine di ammiratrici, come
testimoniavano gli stomachevoli cioccolatini di San Valentino, la
persona che trovava meravigliosa era il suo capitano. Non gli mancavano
sicuramente le persone innamorate di lui. Ken Era bello e lo sapeva.
Una persona bella piace sempre, ma nessuno di quelli che lo guardavano,
interessavano a lui. Gli altri gli apparivano sciocchi, privi di
orgoglio e di dignità, mentre, invece, Kojiro era simile a
lui: fiero, possente e decisamente orgoglioso nel suo essere testardo,
irraggiungibile. E poi aveva quel fisico possente che a lui non
dispaceva. Aveva ottenuto con lui un meraviglioso rapporto di amicizia,
ma era troppo orgoglioso per dire qualcosa di più. Era
troppo umiliante e poi avrebbe rovinato il loro rapporto nel confidarsi
in quel modo, n’era sicuro. Non era una donnicciola, lui. Lui
era un uomo, forte, orgoglioso, nobile e quindi non avrebbe mai detto
nulla. Fu in quel momento che una voce melodiosa, anche se dura e
familiare, disturbò i suoi pensieri: Kojiro lo guardava da
sotto la porta.
*Ma guarda chi c'è! Non sono riusciti a trascinarti con loro
a folleggiare, Kojiro? Come mai? Son venuto
qua...bah...perchè non sono affari tuoi, ma ... comunque per
pensare!*
Disse, in risposta al ragazzo.
Solitamente, Kojiro esigeva il rispetto e, se non lo otteneva, faceva
in modo di rubarlo con la forza. Non permetteva a nessuno permettersi
di rivolgersi a lui in modo tanto arrogante. Nessuno, a parte quel
ragazzo. Kojiro accettava di esser trattato da ragazzo solo da Ken. Era
soltanto Ken la persona che poteva trattarlo con quella
familiarità, scherzando, o parlando anche con arroganza,
perchè tanto Kojiro lo avrebbe trattato con rispetto. Era
quello il loro rapporto: un misto tra fiducia, rispetto, amicizia,
affetto. Era l'abc dell'amore e quindi Kojiro non ci aveva impiegato
molto a capirlo, innamorandosi di lui. Ammetterlo a sé
stesso era una cosa, dirlo ad alta voce era ben altro paio di maniche.
Non avrebbe mai rischiato la sua amicizia con un azzardo del genere.
Era innamorato, ma lo avrebbe mascherato. Sarebbe stato umiliante ed
avrebbe rischiato un pugno sul viso se avesse detto qualcosa. Aveva
visto Ken reagire in modo pesante per molto meno. La verità
era una: teneva più all'amicizia con Ken che a sé
stesso.
*Non avevo voglia di andare a festeggiare. Quello era un pareggio e
basta. Non abbiamo vinto, così sono venuto per allenarmi un
po'.*
Rispose. Non era tanto assurdo che lui si allenasse anche a quell'ora e
dopo una finale. Tutti sapevano che Kojiro era un amante del calcio ed
avrebbe fatto di tutto per diventare sempre più forte.
Ken sorrise, un mezzo ghigno ironico, che gli illuminò il
bel viso. Poi scoppiò subito dopo a ridere. Certo...il
calcio. Kojiro era proprio drogato di quello sport. Se avesse potuto,
non avrebbe neppure dormito per continuare ad allenarsi! Quante volte
lo aveva trovato sfinito per gli allenamenti? Molte, anche
perchè spesso li compivano assieme.
Si passò una mano tra i capelli corvini, mentre rispondeva.
*Ehi, capitano, non esiste solo il calcio, lo sai vero?*
Domandò con un forte accento ironico nella voce. Era
interamente divertito dal viso di Kojiro, sempre serio e sempre
distinto, anche quando parlava della sua ragione di vita.
Kojiro ascoltò il suono della risata, beandosi di quel
rumore a singhiozzo che solo in pochi udivano. Ken era orgoglioso e
bisognava essere suoi amici per farlo ridere in quel modo. Notava
quanto fosse rilassato ed a suo agio, mentre gli parlava con quel tono
ironico. Kojiro lo fulminò con uno sguardo gelido, e
antipatico, irritato, ma meno orgoglioso del solito. Sospirò
e si unì a quella risata. Saltò sulla traversa e
si mise seduto accanto a Ken. Kojiro non rideva mai con nessuno. Rideva
solo con Ken ed anche in questo erano simili. Era orgoglioso, freddo
con tutti. Non era facile essere suo amico, non era semplice diventare
intimi con lui. Fino a quel momento solo una persona conosceva le sue
espressioni e le sue sensazioni: : Ken. Non mostrava a nessuno le sue
espressioni, le sue sensazioni, ma con il portiere era sempre
più rilassato, era a suo agio, esattamente come Ken lo con
lui.
*Come va la spalla, pazzoide?*
Domandò solamente, squadrando il suo caro amico con
un'occhiata non troppo fredda. Se qualcuno fosse passato ed avesse
visto l'espressione di Kojiro, l'avrebbe dichiarata fredda gelida ed
ostile, ma Ken capì che Kojiro era preoccupato per lui. Il
portiere sorrise abbattuto. Era stanco, stufo e doveva pure tenere la
spalla a riposo. Era una vera seccatura essere fragili in quel modo!
Non si era pentito neppure per un istante di quando aveva
salvato il suo Cucciolo, infortunandosi per la prima volta alla spalla,
ma questo non voleva dire che amasse stare fermo.
*Al solito. Si è gravemente contusa e dovrò stare
fermo. Non immagini che palle...almeno non fa più male.
L'hanno fasciata.*
Disse con un tono, quasi lamentoso.
Kojiro poteva sentire una nota polemica, pedante, nella voce
del portiere. Non doveva averlo apprezzato. Conosceva Ken e sapeva che
non amava stare fermo. L’amico adorava fare passeggiate in
montagna, abbattere alberi, allenarsi nel karatè e nel
calcio, non amava di sicuro sicuramente stare nei un periodi di
riabilitazione, cosa che effettivamente aveva più volte
sopportato a lungo, data l'abitudine di farsi male ad ogni partita
seria. Guardò il viso di Ken e sorrise leggermente. Gli
avrebbe tenuto chiaramente molta compagnia. Non poteva permettere che
quel ragazzo speciale, il suo migliore amico, il suo più
caro amico, si annoiasse. Nel viso che conosceva meglio del proprio
lesse lo sconforto al pensiero di non potersi muovere come preferiva.
*Non è così grave. Vedrai. Non è la
prima volta che ti fai male.*
Disse, tirando una goliardica pacca sulla spalla del ragazzo al suo
fianco. Chiaramente quella non era la spalla fasciata e il contatto era
stato più delicato del solito. Ken si voltò e lo
guardò come lo aveva guardato alla fine della partita. Quel
sorriso sollevato, soddisfatto e, orgoglioso, come quello di una tigre
lieta per il pranzo appena gustato.
Ken scrollò le spalle o, meglio, fece il movimento con la
spalla sana, visto che chiuse gli occhi sofferente quando
sentì il fastidio disturbarlo. Apprezzò il
tentativo di Kojiro e sapeva che gli avrebbe tenuto compagnia. In
quelle occasioni lo faceva sempre. Era per questo che
l’essere infortunato in fondo non gli spiaceva, anche se era
una grandissima seccatura. Stare fermo, in casa, con suo padre...era
già di per sè una tortura, se poi si aggiungeva
il fatto che dovesse seguire la riabilitazione si poteva sparare
annoiato.
*Eh beh certo... non sei tu quello che si è fatto male.*
Disse con in tono polemico. Si volse e vide quel sorriso sul viso del
suo migliore amico. Perchè lo stava guardando in quel modo
proprio in quel preciso momento? Così aumentava solo il suo
desiderio di baciarlo e non poteva! Quella era l'ultima cosa che poteva
permettersi di fare. Dannazione a quel viso! Dannazione al sorriso!
Dannazione a Kojiro Hyuga ed al suo potere! Continuava a pensare a
quelle cose, cercando di trovare in sé la forza di non
cedere, di non fare una sciocchezza. Strinse la mano e si
conficcò le unghie nel palmo, tentando di distrarsi. Le
labbra vennero morsicate con cattiveria dai denti, fino a quando il
sangue non lo costrinse a sputare per terra. Fu in quel
momento che la voce di Kojiro, fortunatamente, lo distrasse.
*Sono molto soddisfatto di come hai giocato oggi, sai? Sembravi molto
motivato a vincere, ma hai fatto veramente una pazzia a prendere la
palla in pieno petto. Hai rischiato di andare contro la traversa con
entrambe le spalle.*
Disse Kojiro. Notò poi il modo la reazione di Ken. Cosa
aveva? Sembrava nervoso... come mai? Conosceva bene quel modo di fare,
conosceva alla perfezione "il portiere del Karatè". Si
comportava in quel modo quando vedeva Wakabayashi che gli soffiava il
posto di portiere. La tigre si guardò attorno per vedere
cosa mai l’avesse turbato. Studiò per un istante
il viso di Ken, ma fu costretto ad interrompersi da quello studio,
perchè Ken lo guardò infastidito.
Ken guardò infastidito verso Kojiro. Va bene, si disse il
portiere. Gli faceva piacere che Kojiro notasse i suoi sforzi, le sue
parate e tutto, ma che diritto aveva di dirgli cosa fare? Nessuno. Era
il capitano, non la sua balia. Era grande..…lui! Non aveva
sicuramente bisogno di che Kojiro gli dicesse qualcosa, Non ne aveva
mai avuto bisogno, neppure in quel momento. Lo
fissò gelido per un istante, anche se, dentro di
sé, quelle le sue parole gli avevano in qualche modo fatto
piacere.
*Grazie, ma non ho bisogno di saperlo da te. So di aver giocato alla
grande, di esser stato uno dei migliori giocatori in campo. Ero molto
motivato. Avevo scommesso con mio padre l'abbandono della squadra se
non vincevamo. Comunque sia, grazie per aver impedito che la palla
entrasse in porta.*
Replicò, con tono scocciato. Non amava esser trattato come
un lattante. Si spostò poi un ciuffo di capelli scuri, che,
ribelle, gli era finito davanti al viso.
Kojiro fissò irritato Ken. Non amava aveva apprezzato in
quel tono, anche se immaginava che le sue parole potessero avergli dato
fastidio. Ken solitamente gli parlava in modo familiare,
perchè erano amici, ma mai una volta aveva usato un tono
seccato con lui. Lo conosceva, ma ciò non voleva mica dire
che se ne sarebbe stato zitto a sentire le sue paturnie notturne!
*Ehi...si può sapere che diavolo hai? Sei abbastanza
nervoso. Comunque, per tua informazione, ho bloccato prima te e poi la
palla. Non volevo che il mio portiere peggiorasse le sue condizioni di
salute. Non volevo ti facessi male, Ken...cioè ancora
più male.*
Ammise con un viso serio.
Ken si girò di scatto. Non voleva ammettere che il pensiero
che l’intervento di Kojiro avesse bloccato la porta per
evitare che entrasse in porta da un lato lo aveva disturbato. Non era
una femminuccia, che si illudeva di qualcosa, ma porca miseria...era un
essere umano, un ragazzino e quello lì lo trattava come
carne da macello. Lui si distruggeva la spalla per impedire a quel
cavolo di pallone di entrare e poi veniva anche mezzo rimprovverato per
averlo fatto! Se non l’avesse parata, Kojiro non glielo
avrebbe mai perdonato. Sentire le successive parole, gli dette poi un
fastidio immenso. Lo sapeva che era solo per impedire che il "portiere
peggiorasse". Di che si era illuso? Si odiò per quello.
Ricordò le lezioni di karatè e
riguadagnò il controllo.
Si era voltato di scatto e si girò di scatto verso Kojiro.
Riflettè un istante.. nel sentirlo parlare. Come non voleva
che si facesse ancora più male? Aveva sentito bene? Kojiro
aveva messo la sua salute, prima del calcio? Strano. Lo
guardò esattamente nel modo in cui lo aveva fatto poche ore
prima, quando aveva capito di esser stato bloccato da lui: gli occhi
sgranati e la bocca sottile aperta che mostrava i candidi denti
regolari.
Kojiro studiò il viso di Ken e vide alternarsi diverse
sensazioni. Quasi aveva la sensazione che Ken avesse
l’intenzione di colpirlo? Girò il viso dalla parte
opposta. Cosa stava facendo? Perchè gli sembrava che quella
sera non riusciva a capirlo? Era spaventato, anche se non l'avrebbe mai
ammesso. Aveva paura di perdere il suo unico amico. Fu in quel momento
che Ken si volse con un'espressione che capace di far esplodere nel
cuore della "Tigre" un momento di tenerezza. Kojiro vide le labbra
socchiuse, i denti regolari e non riuscì a controllarsi.
Avvicinò il viso a quello del portiere e posò le
labbra sulle sue. Fu un contatto veloce, rapido come il battito d'ali
di una farfalla, come il calcio del leggendario Kojiro Hyuga. Kojiro
Hyuga si rese conto di quello che stava facendo e balzò in
piedi. Scese dalla traversa con un balzo e senza voltarsi
iniziò a camminare, a fuggire. Lo aveva baciato. Il viso di
Ken era stato l'emblema della sorpresa, ancora di più
rispetto a prima.
Ken era rimasto sorpreso, attonito era più corretto. Cos'era
successo? Kojiro lo aveva baciato? Non era un sogno, vero? Doveva
assolutamente seguirlo e parlargli. Kojiro era scappato subito dopo,
probabilmente in imbarazzo per quello che aveva fatto ed ora Ken doveva
assolutamente inseguirlo. Se Kojiro lo aveva baciato e poi lo aveva
fattoera per un semplice motivo. Era perchè era quasi
spaventato dalla sua possibile reazione. Ken se ne rendeva conto, visto
che era stato quello a frenarlo. Si passò una mano tra la
chioma e scese dalla traversa. In pochi attimi riuscì a
raggiungere Kojiro. Lo bloccò con una mano. Le mani di Ken
erano eleganti, abbastanza delicate ed i polsi erano sottili. Era
snello, ma muscoloso.
Kojiro si era allontanato, non tanto per paura, ma per il timore di
aver rovinato il loro rapporto. Quando, però,
sentì i passi di Ken e rallentò.
L’amico aveva il diritto di pestarlo se voleva. Quello che
non si sarebbe mai aspettato fu il sentirsi stringere il polso con
delicatezza e poi voltare con dolcezza. Poco dopo, gli occhi di Ken
erano fusi coi suoi.
Si stavano guardando intensamente.
Ken lo guardava. Era riuscito a raggiungerlo velocemente ed ora doveva
fare qualcosa o dire qualcosa. Qualsiasi cosa...che non fosse: non hai
neppure le palle per vedere ciò che voglio mostrarti? Era
una provocazione troppo grande per l'orgoglioso capitano. Quindi era
meglio cercare di fargli capire ciò che provava con un
gesto. Gli sorrise a Kojiro, uno dei suoi rari sorrisi dolci e gentili.
Era quello che mostrava solo al capitano della sua squadra. Si
avvicinò con il viso a quello brunito del capitano e
posò delicatamente la propria bocca su quella di lui. La
lingua di Ken leccò per un momento le labbra morbide di
Kojiro.
Quest’ultimo lasciò che la lingua di Ken entrasse
nella sua bocca, anche se era ancora sotto choc perchè Ken
lo stava baciando. Ken lo aveva fatto perchè
ricambiava. Il portiere non avrebbe mai dato un bacio senza un
coinvolgimento emotivo. Aveva sempre odiato giocare a quelle
stupidaggini, quali il gioco della bottiglia. Ben presto,
però, la sorpresa cedette il posto all'orgoglio. La Tigre
non avrebbe mai permesso che quel portiere prendesse il sopravvento.
Era lui il capitano. Portò la mano sulla nuca morbida di
Ken, facendo in modo di dare enfasi al loro bacio. E ora era un bacio
passionale.
*Penso di volere un rapporto diverso con te.*
Disse Kojiro solamente con uno sguardo serio, una volta che il bacio
finì. Non era una persona da dire cose smielate, ma Ken era
Ken. Lui meritava la sua chiarezza e fra loro loro due potevano anche
essere sinceri. Potevano comunicare liberamente, senza temere il
giudizio reciproco.
Ken lasciò che fosse Kojiro a prendere l'iniziativa di quel
gioco, o meglio di quel loro sentimento. Non sapeva perchè,
ma non se la sentiva di condurlo lui per primo il gioco. Era forse meno
esperto del capitano? No. Era perchè...non lo sapeva
nemmeno. Sapeva solo che gli sembrava giusto che fosse Kojiro ad avere
il controllo.
Il bacio divenne passionale in breve tempo, grazie alla lingua di
Kojiro, grazie alla sua mano che lo sospinse verso di lui,
carezzandogli nel frattempo le preziose ciocche corvine. Nessuno aveva
mai osato toccare i suoi capelli, ma l’essere toccato sui
capelli da Kojiro non gli dava fastidio. Anzi, gli piaceva. Poi
sentì la voce di Kojiro. Anche se aveva parlato a bassa
voce, ma ugualmente lui l’aveva sentito. Si era dichiarato.
Ken sorrise entusiasta. Era raro vederlo tanto felice, essendo una
persona orgogliosa e che non amava mostrare sè stesso in
ogni situazione.
*Anche io, Kojiro.*
Disse in risposta Ken. Non amava ammettere certe cose, ma come sapeva
che quella dichiarazione era stata dura anche per Kojiro. Erano
entrambi orgogliosi, testardi, ma erano anche tremendamente sinceri
l'uno con l'altro.
Fu in quel momento che una voce gli disturbò. I due si
staccarono in fretta l'uno dall'altro, giusto in tempo per vedere
arrivare di corsa Takeshi. Evidentemente i festeggiamenti dei loro
amici erano finiti. Takeshi doveva esser passato a controllare come
stava Ken, cosa normale per lui. il ragazzo, infatti, era sempre
gentile...forse era lui l'anima del Toho ed era per quello che nessuno
era disposto a vederlo andare via. Tutti erano legati a quel bambino
dolcissimo e gentile, che chissà come mai era finito in
quella squadra e non voleva più andarsene.
*Eccovi. Vi stavo cercando.*
Disse il ragazzino una volta che li ebbe raggiunti. I due giovani
ebbero due modi diversi di affrontare la cosa: Ken sorrise e mise il
braccio sano attorno alle spalle di Sawada, ringraziandolo quasi per
l'ennesima dimostrazione d'affetto e di ammirazione; Kojiro, invece,
non mostrò nulla, ma i suoi occhi brillarono leggermente
grati per quella piccola presenza.
*Rientriamo.*
Disse secco Kojiro per poi avvicinarsi al giovane Wakashimazu. Aveva
intenzione di riprendere il discorso con lui più tardi, ma
si ricordò che era ferito. Tornarono verso l'albergo tutti e
tre. Giunti alla hall si separarono, visto che Ken e Kojiro avevano una
camera per loro e Takeshi dormiva con Soda. Salutarono Takeshi e si
diressero assieme verso la camera da letto.
Note
dell'Autrice:
Dopo la correzione e
l'aiuto della mia cara betatrice (si scrive così? Ma boh chi
lo sa...non ho mai avuto bisogno di un beta, comunque), spero che
questa storia vi piaccia! Ringrazio innanzittutto Releuse che mi ha
fatto le correzione, senza la quale non proverei neanche a ripostare!
Spero che stavolta possa piacervi, solo che viene divisa in due parti,
ma pazienza. Spero anche di aver rispettato i caratteri dei due.
Confesso che è la prima volta che mi faccio coraggio e
riposto una mia storia o comunque che scrivo su questo fandom..di
solito mi tengo sui Cavalieri, verso i quali mi sento più
portata come modello di scrittura. Beh ho fatto del mio meglio ed
ancora grazie alla ragazza che mi ha fatto le correzioni per il suo
inestimabile aiuto^^!
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