Titolo:
Jenny (I swore I'd never let her go)
Autrice:
Nemo From Mars
Fandom:
Originali
Personaggi/Pairing(s):
Jeremy Flowers/Jenny Williams
Genere:
Introspettivo, Drammatico, Angst
Rating:
giallo
Avvertimenti:
oneshot, songfic
Credits/Disclaimer:
liberamente ispirata alla canzone “Jenny
was a friend of mine” dei The Killers, di cui
ho riportato un paio di versi. Il cognome
del protagonista è lo stesso del cantante della band
(Brandon
Flowers)
Contest/Tema
scelto:
partecipante al contest
“Le tre follie” di Kaifan,
con il tema follia
omicida
(“Ti amo, quindi ti ammazzo”), classificatasi
Prima
*piange di felicità*
Note
iniziali:
il testo è pieno di periodi brevi e spezzati, con
punteggiatura
volutamente impropria, ripetizioni frequenti, tempi verbali
altalenanti, incoerenze – scelte fatte al fine di enfatizzare
lo
stato di instabilità e disturbo mentale del protagonista.
Alcuni
passaggi (specie quelli in corsivo e tra parentesi) sono volutamente
ambigui o in doppia chiave di lettura – cose
pensate/immaginate/dette a voce alta possono riferirsi sia al
presente che al passato, nonché sia a un personaggio che a
un altro.
Il
lettore può interpretare tutto ciò a sua
discrezione.
Buona
lettura ^^
Jenny
(I swore I'd never let her go)
“We
took a walk that night, but it wasn't the same
We had a fight on
the promenade out in the rain
She said she loved me, but she had
somewhere to go
She couldn't scream while I held I close
I
swore I'd never let her go”
La
sedia è scomoda e fredda. Mi ci muovo sopra a disagio.
La
mia testa è così bollente che sembra sul punto di
scoppiare.
Non
dovrebbe
essere così, no?
Mani
libere – ancora – e irrequiete. Mi sforzo di
tenerle ferme.
Dovrebbe
essere tutto uniforme
e libero e pulito, ora.
Calmo.
Tiepido.
Immobile.
Invece
non è nulla del genere.
Tutto
si schianta e si sgretola, per poi ricomporsi in forme inesistenti.
Non riesco a decifrarle.
E'
come avere centinaia di aghi conficcati nella carne, il dolore si
unisce in un grumo all'altezza del cuore.
Implode
e traccia nuovi confini. Sanguina con rumore ritmico.
Martellante,
bollente.
Tum-
tutum. Tum-tutum.
Il
battito accelera.
(Il
suo piccolo cuore pulsa di vita e io la tengo tra le braccia)
“Mr.
Flowers?”
L'agente
Marshall vezzeggia una sigaretta tra le dita, apparentemente
distratto, ma i suoi occhi grigi sono fissi su di me.
Deglutisco.
Mani
fredde e la testa che mi scoppia.
Vorrei
non guardare quegli occhi e invece devo.
“Mr.
Flowers, devo chiederle di nuovo dove si trovava alle
ventitré e
trenta circa dell'undici ottobre. Ricominci dal principio, per
favore.”
La
stessa domanda. Le domande sono sempre le stesse, qui.
Anche
quelle che mi faccio io.
(Io
so la verità, d'accordo? Non prendermi per uno stupido!)
Che
ti è successo, Jeremy?
Cosa
è successo? Cosa diavolo è successo?
Io
lo so, anche se è difficile.
E
allora ripeto e riassumo, riavvolgo i pensieri e mi scavo con le
unghie nel cervello per cavar fuori tutto.
Ancora.
Ancora. Ancora.
Ma
non è mai abbastanza.
(Io
non sono mai abbastanza)
Cosa
vogliono sapere di più, su Jenny?
“Le
ho detto tutto quello che so”
Piccola
Jenny, la mia piccola dolce Jenny.
Mi
manchi.
Mi
manchi tanto e ora, Dio,
vorrei solo non averti mai lasciato andare.
(Mai.
Mai. Mai.)
Te
l'ho giurato su questo cuore, Jenny, che tu saresti sempre stata mia
e io ti avrei amato sempre.
Apro
i pugni. Inspiro.
La
testa mi fa un male atroce.
Non
riesco a non
pensare.
Cerco
la voce tra le macerie di questo fascio di nervi che sono diventato
stando seduto sotto interrogatorio per quasi tre ore.
“Non
vedo Jennifer Williams da mesi. L'ultima volta è stato circa
verso
settembre, in tarda mattinata. Una passeggiata in riva al
mare...”
Inizio
così, inizio così come ho iniziato tre ore fa.
Stesse parole.
Stesso tono di voce. Stessi occhi fissi al muro, ché tanto
il muro
non lo vedo - di fronte a me c'è solo Jenny.
Inizio
così, dal principio, dall'ultima cosa che ricordo prima
della
nebbia, della febbre negli occhi, prima che queste mani irrequiete e
queste tempie pulsanti mi rendessero tutto maledettamente difficile.
Parlo,
parlo, parlo.
E
mentre parlo, mentre dico il suo nome per intero – lei odiava
che
la chiamassero col suo nome per intero, era sempre e solo Jenny - ,
mentre giuro per l'ennesima volta che non l'ho più
incontrata da
quel giorno, la vedo ovunque.
Vedo
le sue mani.
Strette
tra le mie, così grandi e forti, sembravano ancora
più minute,
delicate e ingenue come farfalle.
E'
piccola, Jenny.
Di
quelle ragazze sottili come giunchi - troppo magre, forse - , ma
belle e pallide come fiori esangui d'inverno.
Io
la tenevo stretta tra le braccia - il vento d'autunno era
così
freddo - dovevo proteggerla.
Proteggerla
soltanto.
Lei
tremava.
Tremano
le mie mani.
“Questo
non coincide con la sua ultima dichiarazione” mi interrompe
l'agente Marshall con voce incolore.
“Prima
ha detto che vi eravate visti di pomeriggio”
Ho
detto di pomeriggio, sì. Era pomeriggio, lo ricordo bene.
“Sì,
pomeriggio, mi scusi”
Mi
fanno questo gioco qui da tutto l'interrogatorio.
Mi
fanno ripetere le cose all'infinito, così che non so
più quello che
ho detto, quando l'ho fatto.
Cosa
ho fatto.
(Cosa
ho fatto, Jenny? Cosa ho fatto per meritarmi questo?)
“Come
sono andate davvero
le cose?” insiste l'agente con la sua voce monocorde.
Io
lo so.
La
verità la so e non sfuggirà da queste mie mani
che non riescono a
stare ferme.
Che
mi guardino bene.
Ce
l'ho scritta addosso, la verità.
Ma
non è questo che loro cercano.
Vogliono
aprirmi il cuore, strapparmelo più di quanto già
non abbia fatto
lei.
“Sono
innocente”
(Il
suo cuore batte forte. Fortissimo. Ma contro il mio non può
nulla.)
E'
che quello che credevo di sapere non lo so più. Non riesco
più a
dirlo.
Ma
è colpa del rumore nella testa. E del battito di Jenny. Del
mio. Del
nostro.
Nella
testa, nelle vene, nelle ossa.
Febbre
negli occhi.
Mi
graffia e mi fa sanguinare.
Come
quel pomeriggio.
“Pioveva
forte. Ha piovuto tutto il giorno. Sono tornato da lavoro e non sono
uscito fino alla mattina dopo”
“C'è
qualcuno che possa confermarlo?”
“Io
sono sicuro che i vicini mi abbiano sentito rientrare e...”
“Ha
un alibi piuttosto debole, comunque”
(Fallo
smettere, ti prego.)
Le
nubi si stavano addensando, ma Jenny continuava a camminare lungo il
bagnasciuga.
Non
voleva capire. Si ostinava a non capire.
Perché
non volevo mettere la parola fine? Perché continuavo a
seguirla? A
chiederle di tornare?
Era
finita, diceva.
No.
No. No.
No,
che non lo era.
Piccola
Jenny, io ti amo, lo sai, ma sei così testarda!
Non
poteva capire che avrei fatto qualunque cosa per tornare indietro.
Per
farla tornare da me.
Per
tenerla con me. Sempre.
(Oh
Dio, ti prego. Ti
prego.
Fa' che resti con me.)
Jenny,
se solo potessi spiegarglielo tu lo faresti, vero?
Fallo
smettere.
Glielo
diresti, all'agente Marshall, che io ti amavo.
Ti
amavo.
(Ti
amo.)
Sempre.
Le
nubi avevano coperto il cielo, non c'era più uno spiraglio
di luce.
La
testa mi pulsava e faceva un male tremendo – uno stridio
assordante
che mi avrebbe fatto sanguinare il cervello, prima o dopo. Lo sapevo,
lo so anche adesso.
Come.
Ogni. Volta.
Ma
non ho mai alzato una mano su di lei.
Anche
se quel dolore me lo comandava.
Una
goccia di sudore – o forse è sangue per davvero
– mi scivola su
una tempia e rivedo Jenny ridere, con quelle sue labbra a cuore e le
guance macchiate di lentiggini.
In
quei momenti è solo febbre negli occhi, nebbia e frammenti
di
immagini, odori e suoni.
Non
ricordo nulla, dopo.
Sento
soltanto.
E'
la necessità di reagire.
(Mettere
la parola fine)
Jenny,
tesoro, fallo smettere.
(A
volte non ricordo cosa succede, in quei momenti. Perdonami)
E'
che non capiva.
(Lui
non è quello giusto per te, Jenny. Lui non saprà
mai farti felice.)
Solo
io, solo io. E non ti lascerò andare.
Mai.
(Te
lo giuro)
La
stringevo forte a me, la mia piccola Jenny.
“Glielo
giuro, è la verità”
Sempre.
La
sua gola era così morbida, affondarci le dita sarebbe stato
semplice
come respirare.
“Può
spiegarmi nuovamente la natura dei suoi rapporti con miss
Williams?”
Eri
mia, Jenny.
Non
avevi bisogno di nessun altro.
Perché
lasciarmi?
Perché?
“Amici.
Jenny è una mia amica”
Jenny
era una mia amica.
“There's
ain't no motive for this crime
Jenny was a friend of mine”
Lo
giuro.
Non
l'ho fatto.
Lo
so che mi crede colpevole, l'agente Marshall.
Glielo
leggo in quegli occhi grigi – che sembrano il cielo e il mare
di
quel giorno d'ottobre.
Il
giorno in cui ho visto Jenny per l'ultima volta.
(Non
voglio litigare ancora, Jeremy, davvero – e allora non
facciamolo!)
Una
goccia di pioggia le è caduta sulla bocca - era tenera e
buffa - e
lì ho pensato sul serio che sarebbe potuta finire
così – con una
risata su quanto fosse tenera e buffa quella goccia, sulle sue labbra
rosse.
Era
così bella, la mia Jenny. Anche con tutte le piccole
imperfezioni
del suo visino tondo, anche quando la rabbia e la sua maledetta
testardaggine le oscuravano quei suoi occhi così verdi.
Ha
degli occhi di un verde incredibile, Jenny. Verde che ti beve via
tutto – un verde da non crederci.
(Giuramelo
anche tu, Jenny. Staremo sempre insieme)
E
allora le ho sfiorato il viso. L'ho abbracciata.
L'ho
abbracciata forte.
(Più
forte)
Le
mie mani tra i suoi capelli.
(Una
carezza)
Le
mie mani sul suo collo.
(Il
dolore mi scorre nelle vene in brividi incomprensibili)
Un'altra
goccia di pioggia ed ho capito.
“Mi
risulta che lei e miss Williams abbiate intrattenuto una relazione,
durata quasi tre anni”
Lo
sa.
Lui
lo sa, naturalmente, che io e Jenny siamo stati insieme.
Lei
mi amava.
Io
la amavo.
Come
avrei potuto farle una cosa simile?
“E'
scomparsa da sette giorni e lei è l'ultimo ad averla vista,
mr.
Flowers.”
Mi
amava.
“Lei
mi ha detto che era ancora innamorata di me, ma...”
Jenny,
io lo so.
Smetti
di guardarmi così.
I
tuoi occhi fragili ancora me lo sussurravano, quell'amore silenzioso
che non volevi ammettere nemmeno a te stessa. Quel sentimento che
spaventava te, per prima.
(E
allora perchè? Perché mi fai questo?)
“Non
stiamo più insieme. Jenny è una mia
amica”
Jenny
era una mia amica.
E'
così che bisogna dire, in questi casi.
I
sospetti ricadono sempre sull'amante, e l'amante di Jenny non sono
io.
Non
più.
Ma
ero io.
Non
le avrei mai fatto nulla. Mai.
Credono
che sia colpa mia. Che io l'abbia fatta sparire. O peggio.
Si
sbagliano.
“Ha
parlato di un viaggio. Cambiare aria, città. Probabilmente
ha deciso
di partire senza avvertire nessuno. Non mi ha detto dove aveva
intenzione di andare”
E'
la verità.
Chiudo
gli occhi e vedo i tuoi capelli ondeggiare piano nel nero dell'acqua,
Jenny.
Vedo
le tue mani e il tuo corpo – fiore esangue d'inverno
– sepolto
dal mare d'ottobre.
“I
know my rights, I've been here all day and it's time
For
me to go, so let me know if it's alright
I
just can't take this, I swear I told you the truth”
Non
ce la faccio più.
Non
ricordo più da quanto tempo io sia seduto qui.
A
respirare Jenny.
(Respiro
a fondo. Mi hai avvelenato, Jenny)
I
suoi occhi verdi urlavano quanto la sua voce non poteva più
fare.
Io
le sfioravo i capelli, fini e biondi – bagnati di pioggia.
Oh,
pioveva forte adesso.
Pioveva
così forte che quasi non sentivo più il mare.
Il
rumore della pioggia copriva tutto, assieme al vento.
Avrebbe
coperto anche le urla, se ci fossero state.
Ma
non ce n'erano.
Mai.
Jenny
non ha mai urlato. Mai. Non ha potuto. Giuro. E' la verità.
Io
volevo proteggerla.
Mai.
Proteggerla
con queste mie mani che tremano.
Amarla.
Sempre.
E
questo non posso dirglielo all'agente Marshall, no.
Come
potrei?
(Come
potrei, Jenny?)
“Ho
risposto a tutte le vostre domande, ora posso andare?”
L'agente
Marshall scuote la testa con lentezza, imponendomi un diniego con un
gesto pigro della mano.
“Non
ancora”
Non
ancora.
Dovrei
avere paura, adesso?
Non
la sento.
Cosa dovrei provare,
esattamente?
Jenny mi ha portato via
tutto - ciò che ero, che pensavo di essere, di sapere, di
vivere.
Lei e il suo verde
spaventoso.
Non
ancora.
Non
è ancora il momento per smettere.
Per
smettere di stringere. Per allentare la presa.
(Verde
spaventoso incastonato nella sua pelle bianca, e la tempesta le
disegna lacrime di pioggia sulle guance)
Il
suo corpo contro il mio.
Immobile.
E'
ancora calda, Jenny.
Eppure
è la fine.
(Ora
è davvero finita, Jenny, hai visto?)
Non
c'è più rumore nella mia testa.
Degluitisco.
Inspiro. Apro i pugni.
Non
fa più male.
C'è
solo la pioggia, il cielo e il mare d'ottobre.
“Hanno
trovato il suo corpo, in mare”
Il
grigio degli occhi dell'agente Marshall e Jenny che galleggia
sull'acqua e sulla mia ombra.
L'ho
lasciata andare. Ma non davvero.
Mai
davvero.
Ti
cullano le onde, Jenny, ma tu pensa che sia io a farlo.
Sempre.
Non
ti lascerò mai.
L'ho
giurato.
Te
l'ho giurato.
“She
couldn't scream while I held I close
I swore I'd never let her go”
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