Are
you in?
Tra
le luci del centro commerciale,
in
auto mentre aspetto il verde o meglio, quando è in
movimento,
al
bar di fronte scuola mentre chiedo un bicchiere d'acqua,
a
piedi per il marciapiede scuro:
in
qualunque posto dove non sto più di qualche secondo,
mi piace
fissare negli occhi sconosciuti,
è
il mio modo di dare una possibilità a questa gente marcia,
vuota.
Un
pezzo di me a questa società che non mi avrà mai.
E
mi diverto da morire!
Mi
sento viva come non lo sono mai stata,
sicura
di me e di quello che sto facendo, il mio piccolo segreto con il
mondo.
E
vi assicuro, non sono tentativi occasionali di abbordaggio con gente
sconosciuta.
Ma
in realtà non è neanche gente presa a caso:
chiunque
non sia così preso dalla sua vita da accorgersi che qualcuno
sta
guardando verso di lui, qualcuno che sia così
meravigliosamente
fuori dall'ordinario da non distogliere lo sguardo per paura o
peggio, indifferenza o stupida razionalità.
In
genere non sono mai ragazze: troppo... intelligenti, forse.
Un'intelligenza diversa da quella maschile, rischierei di fare cadere
la loro attenzione sui miei dettagli fisici per puro confronto fra
donne. Maschi tra i sedici e i venticinque anni distratti e stanchi
della loro vita, della loro routine, con idee strambe e
rivoluzionarie in testa che non sarebbero capaci di mettere su carta,
come me. Non importa la nazionalità, il ceto sociale,
l'aspetto e
l'abbigliamento: tutto di me e dello sconosciuto in
quel
momento sembra sparire.
Non
riesco a trovare niente per descrivervi che effetto fa: semplicemente
lo fisso negli occhi, e lui ricambia.
Per
un momento sembra che stia avvenendo uno scambio di idee,
ambizioni,
paure, gusti, vita quotidiana e persone care, passato e presente,
pregi e difetti che ognuno mette a disposizione dell'altro per cinque
secondi o poco meno, una gara a chi abbassa lo sguardo prima.
La
cosa sorprendente è che non capita mai che qualcuno distolga
lo
sguardo: tutto finisce quando sono troppo lontana per mantenere il
contatto visivo, quando mi volto e me ne vado, quando smetto di
giocare a chi finisce il suo bicchiere d'acqua per primo. Per questo
non posso vedere mai le reazioni. Metto fine a questo gioco, sorrido
soddisfatta nella mia solitudine, di un sorriso obliquo.
...
Mi
dimenticherà anche lui, come fanno tutti, come faccio io, ma
in
realtà ho in mente ogni volto e ogni particolare, distinto e
allo
stesso tempo confuso con altri centinaia di chi ha intercettato il
mio sguardo e non ha abbassato il suo. Ognuno di loro rimane nella
mia mente per tutto il giorno prima di essere consumato di ogni
stralcio di anima ed andare nell'angolo dove stanno quelli come lui:
sconosciuti fuori dall'ordinario che hanno condiviso
solo e
unicamente con me pochi secondi della loro breve vita. Sorrido
perchè
so che ricorderanno la quindicenne dagli occhi a mandorla, che con il
tempo dubiteranno anche di aver davvero visto.
Ma
sapete, mi è anche capitato di tenere questo gioco non per
mia
iniziativa, che ci sia qualcun'altro come me?
Chiamatela
perversione
personale. Chiamatela Irene,
come me.
____________________________
Già,
non ha un significato preciso e forse risulterà
incomprensibile a
chiunque non sia io, ma me l'aspettavo, esiste per essere una nonsense. A presto!
Arrenuccya
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