<< Sbagli.
>>
Due occhi azzurri si
levarono su di me
e mi guardarono smarriti << Ancora? >>
Io annuii <<
Certo che si!! ti
sembra quello il modo di sistemare il filtro? >>
Arwen guardò la
sigaretta malfatta che
reggeva fra le mani con aria perplessa per poi tornare a fissarmi
negli occhi, l'espressione imbronciata << A me sembra
giusta,
invece! >>
Io sbuffai, sedendomi
accanto a lei
sulla panchina, davanti a noi la vista mozzafiato di Gran Burrone.
<<
Dammi qua. >> Le dissi << Te lo faccio
vedere per
L'ULTIMA volta... dopo però devi farlo tu, va bene?
>>
Lei annuì
convinta e mi osservò
rollare con grazia un perfetto cilindro di tabacco, applaudendo
quando glielo mostrai << Sei troppo brava!
>> Esclamò,
rigirandolo fra le dita affusolate.
Io sorrisi triste
<< Sapessi
quanto è bravo il maestro... >>
Era da quasi un anno che me
n'ero
andata da Minas Tirith. Gandalf mi aveva letteralmente scaricata a
Gran Burrone per poi andarsene a zonzo nei territori dell'Ovest senza
dirmi niente, come se fosse alla febbrile ricerca di qualcosa. Di
Isengard, la mia vecchia casa, non sentivo affatto la mancanza, anzi:
l'esperienza a Gondor mi aveva lasciato una fame di scoprire il mondo
che ancora non era stata saziata e, se non fosse stato per ordine di
Gandalf, con ogni probabilità non sarei rimasta a Imladris a
insegnare a rollare a Arwen, principessa degli elfi, ma sarei
sicuramente scappata, dato che spiegare come si crea una sigaretta
era il fatto più eccitante della giornata.
Infatti, per quanto fosse
bello e
magico Gran Burrone, o Imladris o come lo si vuol chiamare, coi suoi
canti e i suoi balli, i suoi vestiti sontuosi e i piatti prelibati,
le biblioteche e gli immensi boschi, ebbene era un posto alquanto
noioso. Mi ero abituata a tenermi in movimento ogni giorno a Minas
Tirith- anche se il mio soggiorno era durato relativamente poco- , ad
aver sempre i nervi a fior di pelle, mentre gli Elfi sembravano
estranei a quella mia smania di fare, forse per colpa di quel
particolare tabacco dal sapore dolce ( L'autrice si dissocia da ogni
riferimento: non fatevi strane idee!!! ) che fumavano in sottili pipe
argentate, o per quel dolce liquore che distillavano loro stessi e
che scivolava liscio lungo la gola per riscaldare l'anima e
predisporla a stendersi su un divano e guardare il soffitto della
propria stanza beatamente in pace. O forse era semplicemente il fatto
che, essendo eterni, avevano appunto tutta l'eternità
davanti e non
sentivano la necessità di fare qualsiasi cosa in qualsiasi
momento,
al contrario di me.
Sospirai platealmente e mi
lasciai
scivolare lungo la panchina, godendomi la vista e sorridendo ad Arwen
che ancora ammirava la sigaretta.
<< Chi
è il maestro? >> Mi
chiese Arwen all'improvviso, guardandomi con quei scintillanti occhi
azzurri << E' da quando ti conosco che ne parli, ma non
hai mai
parlato di lui in termini precisi: chi è? >>
Mi venne in mente Boromir
in assetto da
guerra, il vessillo di Gondor in una mano e il corno nell'altra,
sorridente << E'... >> Iniziai, estasiata
<< … E'
l'uomo che è a capo dell'esercito di Gondor, il figlio del
Sovrintendente di quelle terre. Si chiama Boromir. >> A
dire il
suo nome abbassai la voce, come per evocarlo: Valar, quanto mi
mancava.
<< Ah.
>> Disse lei <<
E' un guerriero, dunque. >>
Annuii <<
Già. >>
Restammo in silenzio,
ammirando il
paesaggio: dalla terrazza sulla quale eravamo, Gran Burrone ci veniva
addosso con tutta la sua bellezza e magnificenza. Era una vallata
verde e ridente, cosparsa di eleganti palazzi bianchi dall'aria
favolosa, che di notte scintillavano come stelle del cielo e di
giorno assumevano i colori cangianti del sole. Sembrava che su quella
terra non piovesse mai, non morisse mai nulla, nemmeno una foglia.
Tutto era fermo. Eterno. Dannatamente immobile, come se si trovasse
sotto una teca di cristallo. A pensarci, era un po' inquietante.
<< Ma non ti
stufi mai? >>
Chiesi ad Arwen, così a bruciapelo.
Lei mi guardò
con aria interrogativa
<< Stufarmi di cosa? >>
<< Ma di
questo. >> Feci un
eloquente gesto della mano << Di tutta questa bellezza,
di
tutta questa...pace! Non che la pace mi disturbi, ovviamente...
>>
Lei piegò la
testa di lato,
socchiudendo gli occhi << Continuo a non capire...
>>
Scossi la testa e cercai le
parole con
attenzione << Insomma, come faccio a spiegartelo? E'
… >>
Mi fermai, colpita dal fatto che avrei potuto offenderla. Mi misi
sulla difensiva << Spero che non ti offenderai, ma qui a
me
sembra tutto incredibilmente noioso. Bellissimo, stupendo, favoloso
quanto ne hai voglia ma... noioso. >> La guardai
<< Non
credi? >>
Lei mi fissò
intensamente negli occhi
e poi sorrise in silenzio << A parlare così,
assomigli davvero
a qualcuno. >> Il sorriso le si allargò ancora
di più <<
A qualcuno a me caro. >> Si sfiorò il
magnifico ciondolo che
portava al collo: un fiore di pura luce << Questo non
è un
ambiente umano, Anna. Questo è il regno degli elfi e il
regno degli
elfi è proprio così: bellissimo ed eterno,
imperturbabile. Per voi
umani questo è inconcepibile: il vostro mondo è
in continuo
mutamento, voi stessi mutate davvero velocemente nel breve arco della
vostra vita, e i Valar vi ha dato la voglia e le capacità di
compiere gesta straordinarie, per quanto il vostro tempo su questa
terra sia breve. Credo che da qui nasca la vostra smania di fare e di
scacciare la noia, che è inattività. Forse la
scacciate perchè è
tanto simile alla morte... >>
Feci una piccola risatina
<<
Effettivamente, da morti si fa poco e nulla, tranne essere mangiati
dai vermi... >> Le presi la sigaretta dalle mani e
l'accesi
con un fiammifero.
<< Che
discorsi profondi! >>
Esclamai allora, assaporando il gusto dolce del tabacco degli elfi e
passandole la sigaretta << Discorsi troppo profondi, per
due
ragazze come noi, Arwen... >>
Lei rise <<
“ Ragazze “?
Parla per te! >> Più volte le avevo chiesto
quanti anni
avesse, ma lei rispondeva evasiva o lasciava cadere la domanda nel
vuoto, facendomi capire che non aveva piacere a parlarne. Le sorrisi
e le dissi che la sigaretta poteva tenersela, volevo andare a fare
due passi da sola. Lei annuì e rimase seduta sulla panchina,
salutandomi con uno di quei suoi dolci sorrisi che mi scioglievano il
cuore.
Arwen mi aveva fatto venire
in mente
Boromir.
Da quanto non lo vedevo?
Sembravano
vite intere...intere ere, forse. Mi appoggiai al ballatoio , lungo il
Belvedere di Gran Burrone, una lunga strada che collegava tutti i
vari palazzi a quello di Erlond, padre di Arwen, signore potente e
gentile dall'aria paterna. Il bello di quella strada era che correva
come un anello attorno alla valle, regalando una vista magnifica e la
possibilità di fare altrettante magnifiche passeggiate, dato
che era
abbastanza largo ed era puntellato da panchine e deliziosi padiglioni
in stile elfico ( io lo chiamavo così, quel genere fine ed
elegante
).
non vestivo come un' elfa,
ma da uomo:
mi ero talmente abituata ai pantaloni e alla camicia che non riuscivo
a separarmene. Solo in rare occasioni indossavo vestiti e l'unico
elegante era quello che Boromir e Faramir mi avevano regalato, quello
di Finduillas.
Ecco, avevo pensato ancora
a lui. Mi
passai una mano sulla fronte e accarezzai i capelli, tornati lunghi.
Ancora a lui... sospirai, triste “ Come starà?
“ Mi chiesi
rollandomi una sigaretta con noncuranza “ Sarà
ancora vivo? Mi
penserà ogni tanto? Si sarà...? “
Scacciai quel pensiero come se
si trattasse di una mosca fastidiosa, concentrandomi solo sulla
sigaretta. Mi tremavano le mani e costrinsi la mia testa a tornare a
quel pensiero “ … Si sarà sposato?
“.
Era da un po' che ci
pensavo e non
avevo tutti i torti: Boromir era un uomo nel fiore degli anni, forte
e vigoroso, per non parlare del fatto che era il futuro
Sovrintendente, un buon partito dunque per qualsiasi ragazza di buona
famiglia, principesse comprese. E io ero la scema del villaggio: io,
che non ero niente, orfana e senza famiglia, credevo di poterlo
tenere per me.
Mi accesi la sigaretta con
mano
tremante, cercando di non far caso agli occhi lucidi “ In
realtà è
ancora innamorato di me... “ Cercai di dirmi, ma non ce la
feci:
una grossa lacrima mi scivolò sulla guancia, mentre mi
rimproverai
per l'ennesima volta di non essere stata in grado di tenermelo
stretto. “ Avrei dovuto protestare, combattere per restare.
“ Mi
dissi, rabbiosa “ Sarei dovuta restare con lui, solo con lui
e
fregarmene di tutto. Avrei dovuto … “ Un brivido
caldo “ …
far l'amore con lui. “ Anche quello era un chiodo fisso. Era
diventato una cosa di cui mi ero pentita, quella di non essere stata
abbastanza intima con lui. Credevo che l'intimità ci avrebbe
legato
con fili rossi, per non scioglierci mai più dai nostri
giuramenti.
Gettai via la sigaretta,
che si era
consumata fra le mie mani fumata dal vento e mi asciugai il viso con
le maniche della camicia. << Stupida. >> Mi
dissi a voce
alta << Sei una stupida. >>
<<
Effettivamente. >>
La voce mi fece trasalire e
alzai il
capo di scatto: cinque elfi mi guardavano con aria altera e
aristocratica, uno di loro lo faceva con particolare insistenza. Era
l'elfo che aveva parlato, quello che mi stava sulle balle
più di
tutti. E mi aveva vista in quelle condizioni pietose.
“ Bastardo.
“ Pensai
istintivamente, alzando fieramente il capo e cercando di ignorare gli
occhi e le guance arrossate << Glorinfeld.
>> Lo salutai
con freddezza << Bello come sempre, vedo. >>
Lui sorrise e si
avvicinò << E
tu simpatica come al solito. Che stavi facendo? >>
“ Mi hai vista o
no? “ Avrei voluto
ribadire ma trattenni la lingua << Nulla di particolare.
>>
Risposi, prendendo il tabacco e sedendomi su una panchina.
<< E
tu? >>
<< Cercavo
te. >>
Lo fissai stupita
<< Ah! >>
Poi sogghignai << Voglia di fare due chiacchere con
qualcuno
che non ti dia sempre ragione? >>
Non rispose alla
provocazione <<
Il mio signore Erlond ti manda a chiamare. >> Disse solo.
<< Ah si?
>> Mi accesi la
sigaretta e soffiai fuori il fumo << E perchè?
>>
<<
Perchè devi sempre chiedere
perchè? >> Sbottò lui evidentemente
irritato, scuotendo i
lunghi capelli biondi. << Ti basti sapere che non so
nemmeno io
di cosa si tratti, il mio signore mi ha solo chiesto di cercarti e di
condurlo a lui. Del resto, io non so nulla. >>
<< Fai il
messaggero, adesso?
Bel lavoro! >> Scherzai. Ma lui non rise.
Pensai a cosa avevo fatto
negli ultimi
giorni,ma non ricordai alcun disastro, nessun libro strappato, tenda
macchiata... fissai Glorinfeld con un misto fra l'indifferente e
l'incuriosito ma alla fine mi alzai, la sigaretta fra le labbra
<<
E va bene. Andiamo dal tuo signore. >>
NOTICINA: guarda guarda la
Nini che è
tornata!!! salve a tutti!!!eccomi qui con un nuovo capitolo e una
nuova storia. E' abbastanza sciallo, con le solite pene d'amore, le
solite sigarette e le solite cagatine che mi hanno reso nota a voi,
vasto e colto pubblico ( che leccata di culo... )
comunque, dal prossimo
capitolo entrerà
in scena un nuovo personaggio che sconvolgerà non poco la
vita ad
Anna- e non solo a lei...
vabbe, chi vivrà
vedrà!!!
bacissimi cari recensite
recensite R
E C E N S I T E numerosi, claro? Brai scetch...
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