1-La Fuga
Da giugno, l’intero mondo della
magia era in allerta: nessun mago, strega o magonò riusciva a dormire su due guanciali,
che fosse Purosangue o Mezzosangue. Nemmeno i Babbani erano tranquilli perché
da giugno, a causa di quei continui e misteriosi omicidi e sparizioni di
famiglie intere, l’intera comunità era scossa dalla preoccupazione, che non è
paura: la paura c’è se si sa di chi o cosa avere timore e i Babbani non
sapevano che Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato era tornato, o comunque aveva
fatto la sua apparizioni ufficiale. Per mesi, Harry Potter e Albus Silente
erano stati visti come dei visionari, dei pazzi, qualcuno a cui non credere, da
eliminare; nemmeno la morte di Cedric Diggory aveva fatto cambiare opinione
alla Comunità Magica, e venne descritta come incidente di percorso: credere a
ciò che per mesi i due maghi avevano continuato ad annunciare senza essere
presi sul serio avrebbe significato la sconfitta del Ministero della Magia e la
caduta nel caos. E il Ministero si comportò come San Tommaso: solo quando vide,
credette e agì di conseguenza. Ma era tardi. E le conseguenze iniziavano a
farsi vedere e sentire.
Ma anche se pochi, i maghi e le
streghe che credettero immediatamente a loro li difesero anche a costo di perdere
il rispetto degli altri, perché la verità porta di per sé alla perdita. Ma la
sua comparsa al Ministero di fronte al Ministro Caramell in persona e agli
Auror diede finalmente conferma della veridicità di quello che ostinatamente
qualcuno affermava: il signore Oscuro era tornato e il mondo era infine entrato
nel caos.
Per le strade di Londra, quella
notte, non tirava un alito di vento: tutto era fermo, silenzioso e buio.
Nonostante si fosse ancora agli inizi di agosto, la temperatura era più fresca
del normale e il tempo perennemente nuvoloso, come a voler rispecchiare l’animo
di milioni di persone che vivevano in quel Paese. Tutto era apparentemente
tranquillo, ma nelle case molti maghi e streghe non chiudevano occhio: con le
orecchie tese e i nervi saldi, ascoltavano i rumori nella notte, pronti a
reagire.
In una delle villette a schiera
che correvano lungo una delle tante strade di Londra, una donna spalancò la
porta della camera da letto delle figlie con la bacchetta in mano.
“Cinthya, Patricia, svegliatevi,
presto!” chiamò mentre con gesti veloci e precisi appellava qualsiasi cosa le
capitasse sottomano e lo infilava in uno zaino di scuola. Le due dormienti, una
ragazza di 15 anni e una bambina di 6, sobbalzarono nei loro letti.
“Che succede, mamma?” chiese la
più grande strofinandosi gli occhi assonnati e osservando la madre. Questa, in
tutta risposta, le lanciò quelli che sembravano un paio di jeans, una maglietta
a mezze maniche e un golfino leggero.
“Dovete andarvene immediatamente
da qui.” Rispose in fretta la madre girandosi verso la figlia minore e
iniziando a sfilarle il pigiama nonostante i suoi piagnucolii. “Avevo già
avvisato zia Minerva: andrete da lei finché non si sarà tutto risolto. La ragazza
continuò a guardarla senza capire.
“Tutto cosa?” domandò ma in quel
momento dei passi affrettati raggiunsero la camera e un uomo vi entrò.
“Sbrigati, Druella, o non ce la
faremo.” Disse alla moglie che annuì e accelerò i suoi movimenti. Quando finì,
prese la bambina in braccio e andò verso la porta ma prima di uscire disse alla
figlia maggiore di sbrigarsi a cambiarsi. La ragazza, completamente sveglia
nonostante la confusione che aveva in testa, si infilò velocemente gli abiti
che la madre le aveva dato, prese la bacchetta e raggiunse il padre sulla porta,
chiedendo di nuovo spiegazioni. L’uomo le posò una mano sulla spalla e deglutì.
“I nostri vicini di casa...”
iniziò a spiegare. “Poco fa ho sentito dei rumori sospetti provenire da casa
loro, poi dei lampi di luce verde e più nulla.” La ragazza inorridì: i
Mangiamorte erano nel loro quartiere. Il suo pensiero volò ai vicini di casa,
una famiglia di Babbani loro amici che avevano un ragazzino di poco più piccolo
di lei.
“Bobby...” mormorò addolorata
sentendo gli occhi bruciarle. “O mio dio...” il padre non disse nulla ma la
spinse fuori dalla camera e giù per le scale, guidandola in cucina: ad ogni
passo, la paura e la tensione crescevano, il dolore per la perdita dell’amico
si faceva sempre più sentire e il pensiero di quello che sarebbe successo di lì
a pochi istanti la fece rabbrividire. Era dall’inizio dell’estate che i suoi
genitori organizzavano un piano d’azione se mai fosse capitata una situazione
di pericolo: nella sua famiglia, infatti, solo la madre era Purosangue, mentre
il padre era Babbano e delle due figlie solo sei era una strega, Mezzosangue. Anche
se la loro situazione non era delle peggiori, sapevano bene che il pericolo
sarebbe arrivato ma nessuno credeva così in fretta. O comunque, in qualunque
momento si fosse presentato, sarebbe stato troppo presto. Trovarono la madre vicino
al tavolo della cucina, intenta a consolare la figlia minore, ma non appena la
vide le fece cenno di avvicinarsi e le indicò una lettera imbustata.
“Questa, Patricia, è una
Passaporta.” le spiegò. “Vi porterà dritte ai Tre Manici di Scopa da Rosmerta.
Quando arrivate, fategliela leggere e lei capirà.” Patricia annuì, tremante.
“Voi non venite?” domandò
sorpresa e spaventata allo stesso tempo.
“No, ce ne andremo ma non verremo
con voi: rischiamo di mettervi in pericolo.” Spiegò il padre. Patricia scosse
la testa.
“No!” protestò. “Voglio venire con
voi, non possiamo lasciarvi!”
“No.” Ribatté seccamente la madre.
“Voi due farete come diciamo noi.”
“Ma...!” tentò ancora ma la madre
la zittì con un’occhiataccia che ricordava molto quella della zia Minerva, sua
sorella.
“Tu devi proseguire con la tua
istruzione e Cinthya pure. Non voglio polemiche.” Disse gelida mettendo fine
alla discussione. Patricia abbassò il capo e non disse più nulla; la madre le
si avvicinò e la strinse con dolcezza. “Mi dispiace, tesoro. Solo così sarete
al sicuro.” La ragazza annuì poi prese la sorellina per mano e si avvicinò alla
Passaporta.
“Dove andrete?” domandò prima di
toccarla.
“Al sicuro.” Rispose il padre. “Non
ve lo diremo così non correrete più rischi di quanti già ne corriate, ma ci
metteremo in contatto con voi appena potremo. Hai il tuo cellulare dietro?”
“Sì, ma a Hogwarts non c’è campo...”
rispose lei. Il padre sorrise.
“E’ vero; beh, vorrà dire che
parleremo via gufo quando inizierai la scuola.” Si corresse. La moglie gli si
avvicinò e lui la strinse a sé.
“Fate attenzione...” si
raccomandò Patricia e i genitori le sorrisero. Con un ultimo sguardo ai loro
volti, Patricia e Cinthya toccarono la lettera e tutto svanì in un turbinio di
ombre e colori e la sensazione di essere strappati via all’altezza del petto
che durò pochi attimi. Quando tutto si fermò, i Tre Manici di Scopa era davanti
a loro.
Ciao
a tutti!! Spero di non essere stata troppo noiosa in questo primo
piccolo capitolo e di avervi messo un po' di curiosità :) non so
ogni quanto aggiornerò,
cercherò di farlo almeno una volta al mese, ma credo che nelle
vacanze di Natale riuscirò a postarne un secondo. Sono ben
accette recensioni positive e critiche! Alla prossima e, intanto, Buone Feste!!!!
monipotty
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