Betareader: nessie_sun che come
sempre è stata un fulmine!
Scritta per:
la
challange di bingo_italia con il prompt: 'Mattina' Qui
la tabella con tutti i prompt e i lik alle altre fanfic scritte.
Dedicata a: GiulyB per il
suo compleanno! Cara è tutta per te! Spero non faccia troppo
schifo. Sappi che ti ho visto un giorno soltanto, ma mi è
bastato per affezionarmi tantissimo a te! Non ci sentiamo molto, ma
sappi che ti sono davvero vicina con il cuore! Te la meriti tutta.
Disclaimer: I personaggi non mi
appartengono, non ricavo alcun soldo da questa fanfic, e ciò
che descrivo non è realmente accaduto!
Note: Ho cominciato a scrivere oggi
questa fic, pensata mentre mi crogiolavo sotto la neve, la TANTA neve
che ha invaso Firenze e provincia. Ero da sola e con quel silenzio,
ammiravo la perfezione ancora intatta di tutta quella neve adagiata sul
prato, sulle piante e sulle panchine. Ho tentato con poco successo di
fare un pupazzo di neve e... questa è il risultato.
Era una mattina
particolarmente gelida di Dicembre, con il cielo coperto da una 'cappa'
di nuvole grigie e le foglie degli alberi completamente ghiacciate ed
imbiancate.
Colin prese un respiro
profondo, si riempì i polmoni di quell'aria fresca ed
invernale, mentre i fiocchi di neve cadevano leggeri sul suo volto,
disegnandone i bizzarri lineamenti. Alcuni s'accovacciarono sui suoi
capelli neri, quelli che spuntavano dal berretto di lana che stava
indossando. Con il naso all'insù, sperava di poter
distinguere i fiocchi di neve dal cielo grigio e coperto dal quale non
passava neanche uno spiraglio di luce. In realtà era felice
di questo; probabilmente il sole avrebbe sciolto quella meraviglia.
S'inginocchiò
sulla distesa bianca, cominciando a radunarne un po' fino a formare una
palla abbastanza grande ed una seconda un po' più piccola,
posta esattamente sulla prima.
Guardò con
fierezza la sua piccola opera. Fin da piccolo aveva l'inconsueta
passione di costruire pupazzi di neve; cioè, non era molto
inconsueta, considerando che tutti i bambini amano i pupazzi di neve,
ma per lui erano qualcosa di veramente speciale.
Sua madre lo aiutava
sempre e aveva cucito una serie di piccole sciarpine con cui poterli
adornare. Così, ogni inverno, si ritrovavano nel cortiletto
fuori casa a fare quelle bizzarre statue gelate.
"Colin, che stai
facendo?" una voce dietro di lui interruppe il suo flusso di pensieri.
Bradley era statuario e
con un sorriso tirato sulle labbra, le mani in tasca ed era strinto
nelle spalle; probabilmente doveva aver molto freddo.
"Un pupazzo di neve!
Sai, quando ero piccolo ne facevo sempre molti con mia madre. Inoltre,
li adornavamo con una sciarpina, peccato che ora non ne abbia nessuna
con me." concluse, con una nota di nostalgia nella voce. Al compagno
scappò una risata non troppo timida sotto lo sguardo
interrogativo ed un po' offeso di Colin, il quale continuò a
costruire il suo piccolo pupazzo.
"Sembri un bambino, o
lo sei, ancora. Devo decidere come chiamarti."
"Beh, se non ti piace
ciò che faccio, sei sempre libero di farti un giretto da
qualche altra parte," ribatté, freddo.
"Dai, adesso non fare
l'offeso. Anche se mi piaci quando ti offendi," Bradley gli
poggiò una mano sulla testa, spingendo in avanti il berretto
di lana con il palmo, e si chinò anche lui sulle ginocchia.
Colin sbuffò, riaggiustandosi a fatica il cappello e
sporcandosi il volto con i residui di neve che aveva tra le mani. Dio
quanto lo odiava quando gli faceva i dispetti o si divertiva a
sfotterlo. Lui con la sua aria da principino intoccabile. Che poi, a
ben vedere, era molto più idiota ed infantile di lui. Beh,
in effetti somigliava per parecchie cose ad Arthur; forse non era
troppo strano che avessero scelto proprio lui per il ruolo.
Tornò ad
immergere le mani nella neve e definì meglio la forma del
pupazzo mentre Bradley, accanto a lui, stava tentando di dare una forma
a quella massa indefinita di neve che era riuscito a raccogliere.
"E quello, invece, cosa
sarebbe?"
"Il mio pupazzo di
neve. Riuscirò a farlo più bello del tuo."
"Oh, sì,
voglio proprio vedere," rispose Colin, acido, staccando due ramettini
da un albero lì vicino per fare le manine del pupazzo.
Il biondo
ammassò un altro po' di neve, costruendo quasi una montagna
che superava di gran lunga le dimensioni del pupazzo dell'amico.
"Tsk, vedremo!"
Una pallata fredda si
schiantò direttamente contro la schiena di James; Colin
stava dietro di lui, in piedi, armato di due palle di neve davvero
'minacciose'.
"Vogliamo vedere chi la
spunta?"
"Dannato Irlandese!"
Bradley raccolse
altrettanta neve e cominciò a lanciarla contro l'amico, il
quale non poté far altro che pararsi con le braccia o
rispondere alle cannonate che gli venivano lanciate. Cominciarono a
correre qua e là, cercando di non schiantarsi contro qualche
albero vista la poca visibilità e l'aumentare progressivo
della neve. Dopo svariati tentativi Bradley riuscì ad
afferrarlo per un braccio, perdendo l'equilibrio ed aggrappandosi a
lui; erano straordinariamente vicini, potevano sentire i loro
rispettivi respiri caldi che contrastavano con l'aria gelida.
"Dovresti imparare a
correre più veloce."
"E tu dovresti imparare
a fare pupazzi di neve invece che masse informi."
"Oh, ma senti, senti.
Sei ancora offeso?"
"Può darsi."
"E cosa dovrei fare per
farmi perdonare?"
"Mmmh, non lo so
davvero. Potrei anche non perdonarti e basta."
"Oppure fare questo."
Bradley raccolse il suo
volto tra le mani e fissò i suoi occhi per un lungo attimo.
Non era sicuro di averli mai visti così bene, a dirla tutta,
non era neanche di sicuro di quello che stava per fare. Anzi,
probabilmente era un'enorme cazzata. La loro amicizia era una cosa
meravigliosa, ma non gli bastava. Forse non gli era mai bastata.
Appoggiò le
sue labbra su quelle dell'Irlandese, il quale sussultò per
un attimo ma poi, sorprendentemente, rispose al bacio con
più foga di quanto James si sarebbe aspettato.
Era magnifico ricevere
tutto quel calore sotto il freddo contrasto della neve che cadeva sui
loro volti scoperti ed era strano sentire un tale calore nel petto da
essere più forte di qualunque altro mai provato.
Improvvisamente Bradley
ebbe voglia di aiutare il suo compagno di avventure in tutto; voleva
essergli accanto per qualunque difficoltà, voleva dargli la
sua spalla ogni volta che lo avesse visto depresso; voleva donargli una
parola ogni volta che sfoggiava uno sguardo enigmatico; voleva anche
aiutarlo a costruire un dannatissimo pupazzo di neve, magari
mettendogli la sua sciarpa, come probabilmente aveva desiderato fare
lui stesso.
Ciò che vide
negli occhi di Colin non appena si staccarono fu la cosa più
bella che avesse mai provato in vita sua. C'era amore, tanto semplice e
puro amore. Era sicuro che nessuno lo avesse mai guardato
così, prima d'ora.
Non prima di quella
gelida mattina d'inverno in cui il cielo grigio per lui era diventato
azzurro, la neve si era trasformata in un candido e soffice tappeto e
tutto appariva magico e surreale, quasi troppo fantastico per essere
vero.
Colin in quella mattina
d'inverno non lo aveva rifiutato e lui, oh, lui sarebbe morto di gioia,
se solo avesse potuto.
"Emh, senti, che ne
dici se ti aiuto a ricostruire un pupazzo di neve?" azzardò
Bradley.
Colin sorrise,
seppellendo il volto nella sciarpa.
"Direi che è
un'ottima idea. Sì, insomma, mi sembra il minimo."
Bradley si
inginocchiò sulla distesa bianca e cominciò a
raccattare un po' di neve con le mani, voltandosi verso Colin e
rivolgendogli un ampio sorriso.
"Beh, non vorrai
davvero che faccia tutto da solo?"
"Ma se non saresti
capace di fare neanche mezza palla di neve!"
Ad opera completata,
Bradley si tolse la sciarpa e l'avvolse attorno al 'collo' del pupazzo
di neve suscitando un moto di tenerezza e commozione nel cuore di Colin.
"Oggi è
Natale, Colin. Te lo ricordavi?"
"Oh, sì, ma
non do mai troppa importanza a queste cose."
"Buon Natale, Colin."
"Buon Natale."
Bradley
afferrò il suo volto baciandolo ancora ed il compagno
sentì il suo cuore sciogliersi di nuovo. Adesso aveva ancora
più motivi per amare la neve.
Era decisamente una
splendida mattina d'inverno.
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