Fandom: Harry
Potter.
Pairing: James Jr./Teddy (accenni Remus/Sirius).
Rating: Pg13.
Beta: koorime (amola ♥)
Genere: Introspettivo, Romantico.
Warning: Fluff, Post
7° libro (con epilogo), Slash.
Summary: Teddy e James vanno a vedere
l’appartamento in cui Remus e Sirius hanno abitato da ragazzi.
Note: Scritta sul prompt 7. Penna a sfera preso dalla mia cartella della Maritombola
di maridichallenge,
come regalo di natale ad AlexielFay
(_BellaBlack_ su NA) richiesto in questo giochino sul suo LJ.
Il bannerino è opera di SweetKaaos
♥
DISCLAIMER:
Non mi appartengono… bla-bla-bla….
Non ci guadagno niente… bla-bla-bla…
Origami d’Amore
Senza le sue lunghe
braccia e gambe, il rumore dei suoi passi, la sua figura di spalle, senza
questi piccoli paesaggi, la casa perdeva ogni attrattiva.
Anche se come al solito ridevo, facevo telefonate, guardavo la TV, stranamente il mio cuore
era proteso verso l’ingresso. ¹
L’indirizzo lo aveva trovato in una vecchia agenda di suo
padre, scritto con una penna a sfera babbana e non ci
aveva pensato su due volte prima di decidere di andare a vedere com’era
l’appartamento in cui aveva vissuto da ragazzo.
Ovviamente, non c’era stato verso di tenere la faccenda
segreta, in qualche modo il suo migliore amico era riuscito a fargliela
rivelare e l’aveva seguito. James Sirius Potter aveva un inopportuno talento
nello scoprire i segreti altrui, specie se imbarazzanti; non per niente, così
come quand’era bambino l’aveva scoperto a baciare Victoire
Weasley, era stato il primo capire che lui era gay e
ad incoraggiarlo ad uscire allo scoperto.
Anno dopo anno, con l’aumentare
della sua altezza – e della sua maturità, anche se era sempre il solito cretino
– la stima che nutriva nei suoi confronti cresceva di pari passo. La stima, non l’affetto, perché Teddy era
convinto che se l’avesse amato solo un po’ di più di quanto già faceva, nel suo
cuore non sarebbe rimasto spazio per nessun altro.
Era sempre stato una costante nella sua vita, una delle
poche certezze e in quel momento, mentre salivano con l’ascensore montacarichi
verso l’appartamento che suo padre aveva condiviso con Sirius Black, incontrare
i suoi occhi sulla stessa linea del proprio sguardo gli ricordò che quel
ragazzino era ormai un giovane uomo. Era confortante sapere che il divario
della loro età, pian piano, si stava riducendo, perché c’era stato un periodo
in cui sembrava insormontabile e aveva relegato Ted alla figura di fratello
maggiore acquisito che – quando si trattava di James – non gli era mai stata
sufficiente.
«Nervoso?» domandò questi toccandogli la spalla con la
propria.
«Uhm… non esattamente» ponderò «Forse un po’, ma…» non
riusciva a trovare il termine giusto, non era proprio nervosismo quello che lo
animava, era qualcosa di più positivo.
«È come andare insieme all’avventura» lo
soccorse Jamie, centrando perfettamente il punto.
«Sì!» convenne, un po’ stupito, ma
neanche troppo. Loro due erano sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda.
Il montacarichi raggiunse l’ultimo piano e l’amico lo spintonò sorridendo per uscire da quel trabiccolo. Ted fece
tintinnare le chiavi che gli aveva affidato la padrona dello stabile ed infilò la prima nella toppa. La porta si aprì con un
cigolio degno di un film horror, proiettando una lama di luce sul pavimento
polveroso. James cercò a tentoni l’interruttore della luce ed
un paio di plafoniere affisse alle pareti s’illuminarono, rischiarando la
piccola mansarda.
La signora che gestiva lo stabile aveva
spiegato loro che la casa era rimasta disabitata dal lontano 1981 e, infatti,
recava tutti i segni dell’abbandono: l’aria sapeva pesantemente di chiuso, il
soffitto spiovente era macchiato di muffa, le lampade erano incrostate di
polvere e gettavano su tutto una luce grigia, ma nel complesso quel monolocale
– poco più di un buco, davvero! – non era poi così male. Un tempo, la carta da
parati doveva essere stata di un piacevole color pastello, anche se ora era
scolorita e trapuntata di gonfie bolle d’umidità; vicino all’ingresso vi era l’angolo
cucina e al lato opposto un grande divano davanti ad un camino. Sul fondo s’intravedevano
una piccola camera da letto ed il bagno attiguo.
Era un mistero come ben due
persone fossero riuscite a convivere per diversi anni in un posto tanto
piccolo, specie considerato il fatto che si trattava di due ragazzi poco più
che adolescenti. Ma forse il segreto era proprio quello: appena diplomanti ci si adatta a tutto pur di essere indipendenti.
In silenzio, come per un accordo prestabilito, si aggirarono
per il loft, prendendo confidenza con quel posto. Esplorarono il bagno e la camera da letto, scontrandosi più volte a causa del poco
spazio e ridacchiando scioccamente. C’era qualcosa che ultimamente aleggiava
tra loro, un senso d’attesa che faceva fremere il più grande tutte le volte che
si sfioravano, come lo sfrigolio di un fiammifero prima che la fiammella divampi.
Guardandosi attorno, Teddy notò un
cassetto semiaperto della minuscola scrivania. Lo aprì, curioso, e dentro vi
trovò alcuni fogli – sembravano lettere dimenticare e pagine di qualche ricerca
incompiuta – ed una penna a sfera, forse proprio
quella con cui suo padre aveva scritto l’indirizzo sull’agenda. La stappò e la
provò sul palmo della mano, scoprendo con sgomento che scriveva ancora; la
infilò in tasca, mentre i passi dell’amico tornavano nella stanza principale.
Lupin lo vide alzare un braccio ed
aprire una vasistas sul soffitto, permettendo ad un po’ di sole e d’aria pulita
di baciare l’ambiente. Un refolo d’aria s’insinuò nella stanza e smosse
delicatamente uno scacciaspiriti² appeso vicino alla
finestra. Lo sguardo di entrambi venne attirato
proprio da quest’ultimo: sembrava costruito in casa, con spago e origami di
carta a forma di uccellini. In un primo momento gli parvero grigi solo per colpa della polvere, ma quando
James ne raccolse uno da terra, esalando un piccolo «Oh!» sorpreso, si accorse
che erano fatti con pergamene usate.
Gli si accostò ed osservò quella
piccola gru, che doveva essersi staccata dalle altre chissà quanti anni prima,
e notò che sopra vi era scritta una sola frase, ripetuta in continuazione: Sirius ama Remus, Sirius ama Remus, Sirius
ama Remus…
Se ne stupì solo in parte, davvero, perché nei diari di suo
padre il nome di Sirius Black ricorreva un po’ troppo spesso per
essere quello di un semplice amico. Sentì lo sguardo di Jamie su di sé e
si sedette accanto a lui, sul pavimento polveroso, incurante di sporcarsi gli
abiti.
«Sei turbato» constatò il ragazzo.
«Non capisco perché avesse sposato mia madre» ammise
guardando truce l’origami, come se la colpa fosse sua, come se quel pezzo di
carta avesse tradito Ninfadora Tonks ed infangato la sua memoria.
«Probabilmente era bisessuale.
Sirius era già morto quando i tuoi genitori si sono messi insieme» gli fece
presente «Il fatto che quando erano giovani stessero insieme, non vuol dire che
Remus non abbia potuto amare una donna, da adulto».
“Se tu fossi mio, io non riuscirei ad amare
nessun altro dopo” pensò il giovane Lupin, ma non lo disse, perché James
non capiva che non tutti avevano un cuore tanto grande da amare ogni nuova
persona che entrava nella loro vita. Era qualcosa che il maggiore dei Potter
semplicemente non concepiva e Ted non l’avrebbe smentito, perché era proprio
uno dei motivi che lo rendevano tanto speciale ai suoi occhi.
«Sembrano lettere d’amore, non trovi?» domandò Jamie,
alzando lo sguardo verso lo scacciaspiriti «Origami
d’amore» si corresse divertito, poi con un sorrisetto dispettoso gli sfilò
la penna dalla tasca dei jeans, dispiegò l’uccellino sul pavimento, lo voltò e
cominciò a scrivere sul lato bianco.
Lui si sporse da dietro la sua spalla, per vedere cosa
stesse combinando e il respiro gli si mozzò in gola.
James ama Teddy, James
ama Teddy, James ama Teddy… Ripetuto ancora,
ancora ed ancora.
Potter incantò la pergamena, facendola ripiegare a forma di
gru e, con un altro svolazzo di bacchetta, fece levitare l’origami e lo
riattaccò allo spago, infine si voltò al suo indirizzo con espressione soddisfatta.
E Ted non ci vide più – perché, davvero,
quello era un colpo basso al suo autocontrollo e la fiammella era infine
divampata – afferrò una manciata dei suoi capelli,
forse stringendo più del necessario e schiacciò le labbra sulle sue,
inghiottendo il suo singhiozzo sorpreso.
Jamie si strinse a lui con tanto impeto che quasi lo buttò a
terra e, probabilmente fu colpa della polvere, che gli pizzicava il naso e gli
faceva pungere gli occhi, ma Teddy non si era mai
sentito tanto felice di aver trovato una stupida biro in un cassetto.
“Mi sa tanto che dovrò venire a vivere qui” pensò, posando
la fronte sulla sua, mentre la brezza leggera smuoveva gli origami, facendoli
fluttuare come un piccolo stormo. Non poteva di certo abbandonare lì la propria
– sua, loro – lettera d’amore.
FINE.
¹. Tratta da “Presagio Triste” di Banana Yoshimoto.
². Penso sia ovvio, ma tanto per intenderci, gli scacciaspiriti sono questa
roba qua.