Boston, un'ora dopo di MedusaNoir (/viewuser.php?uid=85659)
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Il gruppo è ora formato da vari membri, non più
solo Alexander, Lilyan
e (per forza di cose) Giraud: Janet Holmes, brillante archeologa
bostoniana e grande amica di Alexander e Lilyan, si trovava con loro ad
Arkham quando avevano ritrovato sulla spiaggia una carcassa misteriosa,
ma poi gli altri erano dovuti partire per Salem e si erano ritrovati
solo dopo che la carcassa ha dato, per dirla in termini delicati, segni
di vita; Michael Fauerbach ed Ellen Lawliet (ho
un'originalità da
paura, devo ammetterlo u.u) sono due degli esperti convocati dalla
Miskatonic University, l'università locale, per aiutare
Janet nelle
ricerche su questa misteriosa creatura: sono rispettivamente un
illustre medico tedesco, nel tempo libero trafficante di organi, e la
più bella ragazza che sia mai comparsa in un GdR di Cthulhu
(1.48 cm e
piena di lentiggini con la faccia perennemente arrabbiata u.u) e
studentessa di Biologia (questo è vero!). La carcassa da
segni di vita
e la notte seguente attacca il gruppo di studio nell'hotel in cui
alloggiano: il dottor Fauerbach rischia la vita per salvare Janet e gli
altri (ma alla fine riescono a vincere), mentre Ellen se ne sta
tranquilla nella sua stanzetta a guardarsi intorno. Una volta
incontrato il resto del gruppo (sono tutti ospiti nella villa che
l'Arcivescovo ha lasciato in eredità a Lilyan) vengono fuori
importanti
scoperte: Darcus è alla ricerca di alcuni libri posseduti
dall'ormai
deceduto fratello, Silas, che sono in possesso di Masters, un libraio
collezionista di Boston; si recano nella città per
riprenderseli
(Alexander scopre che il suo compito è di custodirli), ma
mentre sono a
casa di Masters vengono attaccati da un Vampiro Siderale (Ellen sempre
nell'angoletto; ah, nel frattempo è in "coppia aperta" con
il donnaiolo
Fauerbach u.u): ne consegue che ne escono loro feriti, Masters ucciso,
ma riescono ad impossessarsi dei libri.
Era appena scoccata l’ora di cena quando il signor Aidil
sentì bussare alla porta.
-
Frederick, va’ a vedere chi è e mandalo via, non
ho intenzione di
interrompere il mio pasto per accogliere degli ospiti a
quest’ora - ,
ordinò.
Il maggiordomo si incamminò vero il portone di mogano per
vedere chi osasse interrompere il pasto del suo padrone e il suo
stupore fu immenso quando si trovò davanti la
“piccola” Lilyan, ma lo
fu ben di più quando vide lei e i suoi amici coperti di
graffi, ferite
e, in qualche caso, sangue.
- Frederick, perché ci metti così tanto? Se sono
dei mendicanti, lascia loro una monetina e mandali via! –
- Papà! - .
Il
signor Aidil lasciò cadere le posate sul tavolo per la
sorpresa e corse
immediatamente verso Lilyan, accogliendola a braccia aperte.
-
Bambina mia, sei tornata! E sei salva! Non sai quanto ho temuto per te
sapendo la fine dell’Arcivescovo, avevo paura che qualche
fanatico
protestante venisse a farti visita nella sua casa e volesse compiere
qualche gesto… - . Si interruppe di colpo quando vide il
sangue sul
corpo della figlia. – Che cos’è
successo? Perché sei ridotta così?
Come… -
- Calmati, papà, non è il momento di pensare a
me, io sto
bene, pensa piuttosto a medicare i miei amici, sono messi proprio
male…
-
- Che cosa vi è accaduto? - , chiese, sospettoso, vedendo
quelle
persone, che lei chiamava “amici”, per la prima
volta.
-
Dei banditi ci hanno attaccato mentre venivamo a trovarti, mi hanno
accompagnata anche loro fin da Arkham per non lasciarmi fare il viaggio
da sola, ed è stato un bene: solo grazie
all’intervento del signor
Blake e del professor Fauerbach siamo riusciti a scamparla! –
-
Venite con me - , ordinò il signor Aidil mentre il volto si
faceva più
serio, convinto dalla storia della figlia e pronto a fare di tutto per
curare coloro che le avevano salvato la vita.
- Sei proprio sicura di non voler restare qui per la notte, tesoro? - .
Il
signor Aidil stava salutando la figlia sulla soglia
dell’entrata, lo
sguardo dolce leggermente indurito dalla paura che alla figlia
accadesse qualcos’altro.
- Mi dispiace, papà, dobbiamo andare - , rispose Lilyan con
le lacrime agli occhi. – Ma tornerò a trovarti
presto, non temere –
-
Va bene, ma permettete almeno che Frederick vi accompagni con
l’auto
alla casa della tua amica, non me la sento di lasciarti da sola in
questa notte così buia. Dovesse succederti ancora
qualcosa… -
- Sta’
tranquillo, papà, siamo al sicuro, quei banditi non ci
daranno più
fastidio - , lo rassicurò la figlia prendendogli i pugni
serrati. Lo
abbracciò e lui le stampò un bacio sulla fronte,
poi, con un solo
sorriso, Lilyan lo salutò entrando nell’auto.
- Hai fatto la cosa giusta - , la rassicurò Janet.
– Non potevamo mettere in pericolo anche lui –
- Lo so - , sospirò Lilyan. – Meglio
così - .
Arrivarono
in pochi minuti sotto l’abitazione di Janet e Lilyan
congedò il
maggiordomo con un sorriso simile, ma meno caldo, a quello che aveva
utilizzato per salutare il padre.
Salirono con un po’ di difficoltà
le scale che portavano all’appartamento: Janet faceva strada
agli
altri, mentre Ellen sorreggeva a fatica Fauerbach e Lilyan, mettendo da
parte l’avversione nei suoi confronti, aiutava Alexander a
camminare.
Ellen
non parlava da quando erano arrivati a Villa Aidil. Teneva gli occhi
bassi, aveva lo sguardo spento e non si era neanche presentata al
padrone di casa.
- Dobbiamo sistemarci per la notte, Alexander e il
professor Fauerbach devono dormire comodi a causa delle ferite, quindi
due posti letto andranno a loro. Se volete potete dormire nella camera
matrimoniale, Lilyan si sistemerà nella mia stanza, mentre
io ed Elly
ci accontenteremo dei divani – , disse Janet.
- Credo che mi sarebbe
più utile dormire con un’infermiera in
camera… Niente contro di lei,
Blake, ma sa com’è, se mi sentissi male preferirei
trovare qualcuno in
grado di alleviare le mie sofferenze, non di aumentarle - . Fauerbach
sorrise, prendendo in giro l’investigatore. – Vuole
assistermi durante
la tremenda nottata, signorina Lawliet? – .
Janet lanciò uno sguardo
all’amica, che diede finalmente segno di essere lì
anche lei: guardò
Fauerbach per un momento, poi tornò a fissare a terra.
- Mi pare di aver capito che debba dormire io sul divano, mia cara
Janet - , sospirò Lilyan.
-
Se vuole, signorina Aidil, posso lasciarle il mio posto in camera, non
penso di essere così malato da avere bisogno di un letto - ,
propose
Alexander, tentando in tutti i modi, come sempre, di riuscire un
po’
meno sgradevole alla ragazza.
- Non serve - , rispose lei senza
degnarlo di uno sguardo. – E’ solo che mi sembra
altamente fuori luogo
che una ragazza dorma nella stessa stanza con un uomo senza essere
nemmeno uniti non dico nel matrimonio, ma in qualche legame
sentimentale –
- Per rispetto all’aiuto che suo padre mi ha dato,
signorina, mi risparmio dal mandarla a farsi gli affari suoi - ,
dichiarò Fauerbach. – Ma se vuole può
anche raggiungerci - , aggiunse
con un sorrisetto mentre Lilyan lo guardava offesa. - Avanti, signorina
Lawliet, mi accompagni in camera a godere delle sue cure - .
Ellen
lo aiutò a farsi strada verso la stanza, con
l’aria di chi non aveva
ascoltato nemmeno una parola della discussione. Lo
accompagnò fino al
letto, facendolo sedere delicatamente, ben sapendo che il professore
era nel pieno delle sue forse e stava solamente recitando per godere
delle attenzioni di tutti. La ragazza lo fece scivolare via dalle sue
braccia e la mano le cadde sulle bende di Fauerbach. Rabbrividendo, si
allontanò da lui e andò a sederi
dall’altro capo del letto.
- Hai
intenzione di rivolgermi la parola o vuoi passare una notte di ardente
passione senza nemmeno gridare il mio nome? - , la canzonò
Fauerbach.
-
Come ti viene in mente una cosa del genere nelle tue condizioni? Non
riusciresti neanche a alzarti in piedi da solo - , disse finalmente la
ragazza.
Il professore tedesco la tirò a sé come se fosse
una bambola, senza dare segno di dolore o debolezza.
- Come la mettiamo ora? –
-
La mettiamo che devi cambiarti le bende, sono piene di sangue, smettila
di agitarti o ne butterai fuori ancora di più - . Ellen si
alzò e andò
a prendere dalla sua borsa quello che il padre di Lilyan aveva
consegnato loro per poterli medicare in sua assenza. Si sedette vicino
a Fauerbach e cominciò a cambiargli le bende.
- Per un momento ho
temuto di aver scelto una cattiva infermiera per stanotte - , la preso
in giro Fauerbach ricordando il momento in cui lei aveva rabbrividito
al contatto con la ferita. – Invece me ne ritrovo una
abbastanza in
gamba. Dove hai imparato a fare medicazioni così belle?
–
- Sul corpo di mia madre e dei miei fratelli quando nostro padre ci
riempiva di botte - , rispose semplicemente Ellen.
Fauerbach
rimase un momento in silenzio, lasciando che la ragazza inzuppasse le
bende pulite in una bacinella d’acqua per disinfettarle e
gliele
poggiasse delicatamente sul grosso squarcio sul petto.
- Quello… quella “cosa” che ti ha
ferito... l’avevate visto l’altro giorno, vero?
– , chiese Ellen.
-
Sì, non riesco a capire di cosa diavolo si tratti, ma era la
stessa
strana creatura… e come l’altra volta abbiamo
saputo combatterla, anche
se devo dire che oggi mi ha lasciato un ricordo non tanto gradevole
–
- Sì... - .
Ellen aveva finito di medicare Fauerbach e stava riponendola
l’attrezzatura sul comodino vicino.
- Bella fasciatura, complimenti - , la ringraziò lui.
-
Almeno qualcosa lo so fare - . Rimase in piedi dando le spalle al
professore, stringendo forte i pugni. Fauerbach capì solo
allora cosa
non andava.
- Non dirmi che ti senti in colpa per esserti nascosta. Ma come, tu non
eri quella che pensava solo a salvarsi la pelle? –
- Potevi morire… potevate morire tutti… -
- E pensi che tu, con uno stiletto e la tua incredibile forza da
bambina avresti potuto salvarci? –
- Non è quello –
-
Credimi, è stato meglio così, ci saresti stata
solo d’impiccio e
avremmo anche dovuto occuparci della sepoltura di un altro cadavere. Ce
la siamo cavata egregiamente anche senza il tuo aiuto –
- Cazzo,
Michael, non capisci! - , gridò improvvisamente Ellen,
voltandosi verso
di lui, il volto pallido e lo sguardo acceso. – Me ne sono
stata lì,
ferma, incapace di fare niente, pensando solo a me stessa, senza
fregarmene di voi che combattevate per salvare anche me! Per poco non
sei morto! –
- Ah, è così? Temevi che ti sarei mancato? Che
cuore tenero si nascondo in una ragazza così apparentemente
fredda –
-
Non è questo! - , urlò arrossendo. –
Anche l’altra volta… me ne sono
stata chiusa in camera, temendo che quel rumore spaventoso fosse dovuto
a qualcosa di terribile, cercando solo di non rimanere coinvolta, e non
ho saputo correre in soccorso nemmeno della mia migliore amica! TU
l’hai salvata, TU che non c’entravi niente con lei,
e non mi importa se
l’hai fatto solo per fare bella figura, per dimostrare a
tutti chi è il
più forte, il più coraggioso…
l’hai fatto, mentre io me ne stavo
nascosta ad aspettare che tutto fosse finito! –
- Ma ti sembra
normale incolparti per una cosa del genere? Sì, sei una
vigliacca,
l’hai sempre saputo, e ora vorresti cambiare di colpo e
buttare
all’aria il tuo enorme egoismo solo per morire senza sensi di
colpa? Ti
facevo più interessante - , la derise Fauerbach.
- Sono stufa di
scappare così! Anche quando mio padre alzava le mani su di
me mi
nascondevo nel primo posto possibile, lasciando che facesse a pezzi mia
madre, lasciandola per giorni senza potersi muovere dal letto! Solo una
volta sono riuscita a ribellarmi, ma ormai per lei era troppo tardi, e
non ho nemmeno fatto quello che avevo sempre desiderato: dovevo farlo a
pezzi, quel bastardo, e salvare tutti i miei fratelli! Invece ho preso
l’unica che mi sono trovata davanti e l’ho portata
via da quella casa,
ma gli altri? Che fine hanno fatto gli altri? Non ho avuto nemmeno il
coraggio di tornare a vedere se fossero ancora vivi! Avevo paura che mi
imprigionasse di nuovo! Non devo essere così, non devo
lasciare che
tutti intorno a me facciano il possibile per salvarmi la vita mentre io
non riesco a fare altro che pensare unicamente a me stessa! Voglio fare
qualcosa di nuovo, Michael, voglio combattere anch’io, voglio
fare a
pezzi quei mostri, voglio fare a pezzi il mio passato, voglio salvare
le persone a cui voglio bene, voglio… -
- Una pistola nuova, ecco
cosa vuoi. Non preoccuparti, Giovanna D’Arco, domani ti
accompagno a
comprarla. Adesso smettila di frignare che sono stanco per starti ad
ascoltare, poi la prossima volta mi farai vedere quanto sei brava a
salvarmi la vita e io ti faccio vedere quanto sono bravo a medicarti - .
Fauerbach la strinse tra le braccia, lei si divincolò e lui
la strinse ancora, infilandole una mano sotto la camicetta.
- Avevi detto che eri stanco... -
- Per starti ad ascoltare, sì - .
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