Un
cambio di parere….
Si trovava in un pub,
scarsamente illuminato. La musica pompava dagli altoparlanti sparsi per le
pareti tappezzate di poster di giocatori e pubblicità degli ultimi whisky
incendiari. Al centro, a pochi passi dal bar, c’era uno spazio vuoto sul
pavimento in ceramica. Lì vi erano coppie che si muovevano in modo così
ravvicinato da pensare che non stessero neppure ballando, ma che stessero
cercando di fare sesso con i vestiti addosso. Le piastrelle si muovevano
contemporaneamente al ritmo della canzone, ma lo stesso non poteva dirsi degli
occupanti della pista da ballo. Non seguivano neanche il ritmo della canzone, un
pezzo frenetico che qualcuno avrebbe associato alla techno. Ma a lei non importava
niente. Tutto quello che sapeva era di essere eccitata e aveva bisogno di
qualcuno che l’aiutasse nel sedare quella sensibilizzazione a un sordo dolore,
al posto di quel palpito pulsante nel basso ventre.
Era seduta su uno
sgabello minuscolo al bar, e osservava il pub come una vittima. Purtroppo i proci
che la guardavano con occhi oh-guarda-che-sono-qui non avevano quella
galanteria che lei esigeva. Ma una volta che vedeva qualcosa che le piaceva, andava
ad acchiapparla come una tigre con la sua preda. Ecco cos’erano per lei, delle
prede. Povere anime sfortunate, non sapevano con chi avevano a che fare. Draco
non sapeva cosa combinava, sapeva solo che era uscita a comprare un vestito
nuovo. Oh, certo, aveva comprato un vestito nuovo. Ma non poteva davvero apparire
come un vestito quando raggiungeva a malapena metà coscia ed era così sottile che
sembrava una seconda pelle, se si fosse osservato alla giusta distanza. Per
quelle palline di melma era pane per i denti, e lei avrebbe fatto in modo di
saziarli. Solo allora avrebbe avuto il controllo.
Una figura scura entrò
nel bar e attirò la sua attenzione proprio quando la porta venne chiusa per
annunciare il nuovo arrivato. Indossava un lungo mantello nero che gli scorreva
dietro mentre camminava, rivelando un paio di jeans neri e un maglione grigio
scuro. Era chiaro che aveva intenzione di passare inosservato, ma fallì
miseramente, visto che aveva catturato la sua attenzione e adornato il suo
interesse. Si era seduto poco lontano da lei e aveva ordinato un whisky incendiario
con voce profonda e roca.
Aveva
trovato la sua preda.
Voltò la sedia verso
di lui e spostò le gambe in modo da farle penzolare pigramente una sopra
l'altra, cercando di attirare la sua attenzione. Fece finta di essere
indifferente quando la sua mente gli stava letteralmente ordinando di
accorgersi di lei così da non dovergli andare incontro. Sarebbe stato uno
spreco di energia se non fosse stato disposto a rispettare i suoi desideri.
Torcendo il collo per vedere se la sua tattica funzionava, fu contenta di
vedere che il suo volto incappucciato si era voltato verso di lei. Gli fece un sorriso
seducente e ruotò le dita in una sorta di onda. Sembrava troppo estasiato per
trovare una proposta adeguata e lei sorrise. Sapendo che sarebbe stato inutile scambiare
delle formalità, gli fece cenno verso la pista da ballo e a lei parve che
avesse mosso la testa confermando di aver capito. Sorrise mentre camminava tra
la folla e attese. Neanche un minuto dopo, l'uomo misterioso si fece strada tra
la folla e lei gli puntò il dito facendogli cenno di avvicinarsi. L’assecondò,
e lei avvolse le braccia intorno al suo collo con noncuranza, tirandolo più
saldamente contro di lei. A sua volta, avvolse le mani intorno alla sua vita
minuta e iniziò, rispondendo alla musica.
Pronti, partenza, via.
A differenza degli
altri sulla pista da ballo, i loro corpi si muovevano al ritmo delle battute
ormai costanti della musica che gli altoparlanti emettevano. Cercò di guardare
quell’uomo in faccia, ma lui continuava a girarsi per poter nascondersi. Solcò
le sopracciglia e sbuffò sonoramente, facendogli capire di essere frustrata. Lui
ridacchiò dal profondo del petto e a causa della loro stretta vicinanza poté sentirlo vibrare contro il suo petto.
C'era qualcosa di familiare in quella risata, ma non riusciva a capirlo. Se conosceva
quella persona, allora trovarsi lì era un pericolo. L’avrebbe riferito a
qualcuno che aveva il potere di punirla ...
Prima che potesse
capirci di più, lui la strinse in modo da premerle il petto contro la schiena.
Le sue mani toccarono delicatamente la sua vita, mentre lei girava i fianchi e cercava
di adeguarsi a quella nuova posizione. Di solito era lei che aveva il
controllo, tuttavia, quella volta, lasciò che fosse lo sconosciuto a condurla.
Oh, beh, era solo un ballo. Almeno, volle convincersi di questo, quando, grazie
ai fianchi, i loro corpi trovarono finalmente il ritmo. Lui poté sentire
l'esitazione dei suoi fianchi, quando gli ingranaggi del cervello cominciarono a
rifunzionare, mettendola in allerta dalle sue sembianze.
Si
abbassò tanto dall’arrivarle all’orecchio e sussurrò con voce rauca, lo stesso
tono che aveva usato per ordinare il drink, "Smettila di pensare così
tanto, Hermione."
Hermione
si voltò in modo da poter tornare alla posizione iniziale, senza mai perdere il
ritmo della musica a tutto volume. "Come fai a sapere il mio nome?" chiese pericolosamente.
La
fece girare distanziandola di un braccio e la riportò indietro, in modo da
posizionarsi ancora una volta dietro la sua schiena, mettendo le mani sui suoi
fianchi. Sussurrò nuovamente al suo orecchio, "Questo lo so io, tu
limitati a sospirare."
Cercò
di guardarlo e mise un braccio intorno al suo collo. Tutti, presenti alla
scena, avrebbero giurato che erano in procinto di baciarsi. "Penso che mi
sottovalutando" Gli fece le fusa, cercando di indurlo a rivelare chi
fosse.
Ridacchiò
mentre muoveva una delle mani sotto i fianchi e verso la coscia. Non riuscì a
frenare il brivido che stava devastando il suo corpo e socchiuse gli occhi.
"Al contrario", disse con fermezza, tracciando un dito sul collo e
facendole formare una piccola “O” sulla bocca, "Penso che tu stia
sottovalutando me."
Lei
si calmò, togliendo il dito dalla pelle che ora ribolliva. "Ma chi ti
credi di essere?"
Girò la testa leggermente verso l'alto, così che le ombre
del cappuccio si sollevassero per rivelare un sorriso compiaciuto. "Tu chi pensi che io sia?"
Non
seppe la risposta e così evitò il suo sguardo. Anche se non poteva vedere i
suoi occhi, avrebbe giurato di sentire che la penetravano nel profondo. Non era
questo il piano originale. Doveva sedurlo, chiedergli di portarla in camera e
poi scaricarlo. Voleva solo provare qualcosa di nuovo. Ma quel ... quel ... coglione stava rovinando tutto! Doveva andarsi a
pescare proprio il misterioso, non è vero? Stupida, stupida, stupida.
"Hermione",
la chiamò sussurrando. Si voltò per fronteggiarlo ma prima che potesse reagire,
le sue labbra si posarono sulle sue. Non era un bacio forte, ma non si poteva
nemmeno considerare casto. Lui si tirò indietro prima che potesse approfondirsi.
I loro nasi si urtarono e lei aprì gli occhi. I suoi occhi incontrarono un paio
di sfere di smeraldo e si allontanò in fretta. Ma lui le prese saldamente il
braccio, impedendole di scappare. "Non andare via." disse
disperatamente mentre lei si voltava nuovamente. Si trovavano in mezzo a un
branco di ballerini scatenati.
Qualcosa
nel modo in cui l’aveva detto la fece trovare in difficoltà. "Harry ..."
Lui
annuì e accarezzò la sua guancia. Si rilassò al suo tocco e lui le prese il mento per guardarla. "Non devi farlo."
"Fare cosa?"
La guardò significativamente, "Sai esattamente cosa stai facendo."
Quando
capì rimase
in silenzio. Ma poi lo guardò con aria di sfida quando il suo giudizio ricominciò a stabilirsi, "Non puoi dirmi cosa posso e non posso fare!"
"Hai ragione, solo tu puoi farlo."
Disse a bassa voce.
Harry fece per andarsene e lei sentì una spazzata d’aria
gelida. Ma prima che potesse lamentarsi, lui abbassò la testa e le pose un veloce bacio, all'angolo della bocca. Volle spostarsi di poco così da sentire nuovamente le sue labbra, ma rimase immobile. Non appena le sue labbra abbandonarono la sua pelle, la sua immagine sbiadì e lei rimase sola in mezzo alla pista da ballo, con le coppie che ignoravano beatamente quanto fosse appena avvenuto. Stese lì e sentì investirle una marea di solitudine; fu sufficiente per far formicolare il suo naso. Fu solo quando sentì una piccola lacrima farsi strada verso la guancia, che uscì da quell’incubo.
Rimase a bocca aperta quando le tornò
la coscienza e il suo corpo fu investito da mille emozioni. Si guardò intorno,
appoggiandosi alla testata del letto. Era nel suo letto e non nel bel mezzo di
una pista da ballo. Però il sogno era
così reale, pensò tra sé. Beh, lo era.
Almeno, per un momento.
In realtà, assomigliava esattamente a una
delle sue serate al pub vicino a Villa Malfoy. Beh, molto simile a una di
quelle. All'inizio della sua "relazione" con Draco aveva scoperto un
pub vicino chiamato "I manici di scopa dei maghi" e calcolò che scoparsi
una sola persona non era salutare. Era normale voler sperimentare con altre
persone, giusto? Beh, a quei tempi pensava fosse così. Tutti quelli che le
stavano intorno sembravano farlo: Bellatrix, Narcissa, e quasi ogni donna
Mangiamorte avesse incontrato. E dal momento che era sulla buona strada per
diventare uno di loro, perché non seguire le loro orme? Se era quello che
facevano i Mangiamorte, l’avrebbe fatto anche lei. Il corpo era la sua arma più
potente, disposto ad essere manipolato ad ogni suo comando. Trovare un estraneo
e utilizzarlo per fini sperimentali sembrava un modo sicuro per formare il suo
autocontrollo. Naturalmente, il prodotto finale risultava abbastanza
beneficiario per sedare anche gli altri bisogni.
Dopo quella notte con un estraneo,
seppe di essere la sua arma più potente. Così, naturalmente, lo usò per quanto
valesse in principio; con Draco, e di tanto in tanto con un prendimi-sono-tuo
al pub locale. Ma arrivò il tempo in cui capì che era inutile essere egoista. Dopo
un po' capì che non si trattava di formare il suo corpo, ma piuttosto, sedare il
bisogno di cambiamento. Aveva una vita perfetta e avrebbero dovuto concentrarsi
su cose più importanti. Così, smise di andare a "I manici di scopa dei
maghi". Ma rivisitandolo nei suoi sogni le ricordò l'impotenza che aveva
sentito ... e poi quando andò immediatamente via quando l’uomo misterioso si
era smascherato.
Era la seconda volta che sognava Harry,
la seconda volta che si trasformava in poltiglia davanti a lui, e la prima volta
che si sentiva del tutto impotente, mentre lui scompariva. Aveva pensato che
vivere con lui sarebbe stato difficile, ma mai avrebbe immaginato quei dolori
costanti che sentiva ogni volta che le si avvicinava (aveva davvero bisogno di
capire cosa c’era lì sotto). Ma vivere senza di lui, anche solo per un momento,
significava che il mondo era giunto al termine. Non riuscì a muoversi, e
divenne così insensibile che non si rese nemmeno conto di piangere, finché la
sua mente le diede uno strattone.
Inconsciamente, si asciugò gli occhi
per scoprire che il palmo della mano era bagnato. Gettò via le coperte e si
precipitò in bagno, controllandosi allo specchio. Quella che la fissava era una
perfetta sconosciuta. Era sparita l’Hermione forte, sicura, saggia-oltre-le-sue-capacità
che aveva speso così tanto per costruire. Al suo posto c’era una giovane
ragazza debole, dagli occhi gonfi, che stava cercando disperatamente di trovare
il suo scopo. Era uno di quei momenti che desiderava far saltare in aria
l'oggetto più vicino per ridurlo in pezzi. Ma ora, il suo lato debole consumò quell’abitudine
e la sostituì con la necessità di lanciare un forte incantesimo di silenzio e
singhiozzare.
Cosa c'era di sbagliato in lei- che era
successo? Sicuramente un unico sogno non poteva farle questo. Doveva esserci
qualcosa che le cresceva dentro e di cui non era a conoscenza, qualcosa che
ormai aveva scelto di scoppiare e consumarla. Ma perché adesso? Era nel bel mezzo
della missione più importante della sua vita. Questa missione era la chiave per
garantirle finalmente il posto al fianco del Signore Oscuro e il dominio del
mondo, dei Maghi ma anche dei Babbani, che avrebbero ceduto. Allora perché sentiva
di doverlo rifiutare? Era la missione la causa di quei cambiamenti – che la facevano
venire voglia di essere buona? Oppure, non era la missione, ma le persone con
le quali doveva fare amicizia? La persona
con la quale doveva fare amicizia.
Scuotendo la testa fece un passo verso
il bagno per controllare l'orologio. Vedendo che l’ora in cui di solito si
svegliava, iniziò a prepararsi per la giornata, facendo una doccia calda per
permetterle di calmare la sua mente confusa. Quei pochi minuti sotto l’acqua
erano la sua unica via di fuga, perché aveva la sensazione che la sua mente non
avrebbe trovato pace finché non avesse trovato una risposta a tutte le domande
che nuotavano nel profondo. Dovette assorbire quei pochi minuti, amarli, e
cercare di tenerli stampati in testa per riprenderli quando la sua mente
avrebbe scelto di vagare nel nulla.
Quando scadde il tempo, fece un passo
fuori dalla doccia e lasciò che la brezza fresca del mondo esterno l’avvolgesse
e la trascinasse di nuovo nella buia morsa. Sospirando, si vestì e afferrò la
borsa dei libri accanto al suo letto e chiuse la porta proprio quando la luce
si accendeva e un coro di lamenti mattutini si alzava per tutta la stanza.
Non fu sorpresa di vedere una stanza
vuota nella sala comune mentre scendeva le scale. Non se lo aspettava anche
perché era appena passato Natale. A dire la verità, si sentiva dispiaciuta per
Ginny ... e arrabbiata con se stessa per averle fatto male. Non le piaceva quel
nuovo sentimento. Compassione. Poteva
deprimere una mattinata intera. Quella nuova Hermione stava davvero cominciando
a prendere il sopravvento. Oh, come desiderò che la cosa fosse temporanea; non
sapeva se poteva sopportare tutte quelle emozioni in un solo giorno,
figuriamoci per il resto della vita. Era davvero contenta di essere una
sgualdrina senza cuore.
Giù, la
Sala Grande non era molto diversa. Andò a sedersi di fronte a
Ginny solo per ricevere un’occhiata fredda e una completa ignoranza della sua
presenza. Ancora una volta, non si aspettò niente. Il cuore di quella ragazza
era spezzato ed era tutta colpa sua. Almeno, da quello che aveva sentito nelle
grida di pochi giorni prima, lo era. La colpa era schiacciante, ma sapeva che non
avrebbe potuto fare o dire nulla per rendere la situazione meno pesante. Sarebbe
finita presto, comunque. Quanto tempo durava quell’amaro in bocca?
Devi essere tu a
parlare – Stai zitta.
Per fortuna, Harry e Ron si presentarono prima del
previsto, il bisogno di un letto era scritto sulle loro facce. Harry si sedette
accanto a lei e Ron accanto a sua sorella, che stava giocando con una porzione
di uova. Vi fu un silenzio imbarazzato, mentre il gruppo rimase lì seduto e per
una volta, mangiando tranquillamente. Nessun discorso, nessuno scherzo, solo cibo.
Ron sembrava essere l'unico a suo agio, anche se era chiaro che come tutti gli
altri era altrettanto sintonizzato con la situazione. Quel modo di evitarli,
comunque, glielo si leggeva in faccia, come sempre. Almeno c’era una persona
che si comportava normalmente. Se Ron avesse smesso di mangiare, ci sarebbe stato
un tumulto.
L’appetito di Hermione per il cibo della scuola sparì.
Prendeva dei bocconcini di pane tostato una
volta ogni tanto, ma il suo stomaco sembrava preoccuparsi di altro piuttosto chedigerire
il cibo. Prese un altro pezzo di pane tostato
e la sua mano sfiorò
quella di Harry per un istante, causando quella familiare scintilla sul braccio. La ritirò come se si
fosse fatta malee tornò alla seconda manciata di toast.
Era triste il fatto che si era abituata ai
sentimenti cheHarry
le faceva sentire. Più si avvicinava a
loro, più era curiosa di conoscerli. Ginny le avevadetto
che la cosa voleva dire provare affetto per loro.
Bene, ora che l’aveva
riconosciuto e che i sentimenti
erano ancora lì, doveva esserci
comunque qualcos'altro. La sensazione più vicina con la quale poteva paragonarlo era
la lussuria, ma sapeva
che non poteva sentirequesto per lui.
Vero?
"Hey
Harry!"
Hermione
scattò dalla
sua prospettiva, per vedere
Seamus in piedi accanto
a Harry, con un
largo sorriso sul volto.
"
Hey Seamus," lo
salutò Harry.
"
Mi chiedevo se l’incontro con l’ES è ancora fissato per stasera?"
Attraverso il suo stato d'animo frastornato,
riuscì a malapena a capire quello che stavadicendo con il suo spesso accento.
Aveva davvero bisogno
di finirla col pensare così tanto.
Harry annuì, "Sì, stessa ora e stesso luogo, come sempre."
"Va bene, allora ci vediamo dopo" disse, voltando le spalle e
tornando al posto vicino a Dean e Neville.
A dire la verità, aveva completamente dimenticato l’incontro con l’ES della
giornata. Era il primo giorno di ritorno dalle vacanze e la sua mente non si era
ancora adattata al fatto che aveva una lezione in quindici minuti. L'ultimo
incontro dell’ES non era andato tanto bene, così non fu sorpresa di non averci
pensato. Bene, ora aveva anche un'altra occasione per impazzire. Grande.
Decise che era tempo di andare e afferrò la borsa dei libri. A prima ora
aveva Aritmanzia e sapeva che nessuno aveva preso quel corso oltre a lei, così avrebbe
camminato da sola. Inoltre, le piaceva stare da sola. Sembrava fosse l'unica
cosa che non era cambiata - voler lavorare da sola. Era meglio aggrapparsi
almeno a questa speranza, per non farla sparire. Il minimo che poteva fare era riprendere
un residuo della sue vecchie abitudini. Era la parte più dominante della sua
persona, e se Draco avesse deciso di giocare una delle sue acrobazie e staccargli
quasi il braccio con la sua presa, lei avrebbe mantenuto il passo invariato e lui
non si sarebbe insospettito. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Draco alle
costole, mentre stava attraversando casualmente una crisi di identità.
La giornata sembrò essere volata, ogni lezione
sfocava col prendere
appunti e letture. La cena
fu un dolce sollievo per la pletora delle nuove
informazioni che Hermione aveva
messonel cervello. Il suo
appetito non era ancora cambiato, purtroppo, e tutto
ciò che riuscì a fareera guardare la melassa
delle torte deliziose che sembravano stessero cercando diconvincerla
a mangiare ...
mangiare qualcosa.
Ma non poteva. Perché
mangiare quando c’era un mistero
da risolvere? Dimentica il cibo quando
ci sono demoni da conquistare!
L’ incontro con l’ES sarebbe cominciato presto ed Hermione decise
di lasciare le
sue cosenella torre prima di dirigersi verso la Stanza delle Necessità. Così, senza pensarci due volte, si alzò lasciando il posto ed uscì dalla Sala Grande, contenta che nessuno
avesse deciso dicamminare
con lei. Sembrava esserci un accordo reciproco fra i quattro: Non andare oltre. Non tentare le linee
sottili fra di loro,
perché sarebbero potute crollare
e provocare un nuovo
disastro. L'ultima cosa di cui Hermione aveva bisogno era un altro motivo per
preoccuparsidella sua missione. Se avesse
toccato quelle linee, era sicura che le avrebbe fatte esplodere.Il suo lavoro non
sarebbe valso a niente, e lei
sarebbe stata sicuramente punita. Anche se lanuova Hermione sembrava
più disinvolta, la
vecchia Hermione era ancora un flebile sussurro, abbastanza forte da convincere
il suo corpo a non
commettere ciò che considerava come suicidio.
La sala comune era un po' vuota, con solo alcuni studenti più giovani, che facevano i
compitio si
rilassavano. Passò come un fantasma mentre scompariva
su per le scale del dormitoriodelle ragazze e riappariva
alcuni minuti dopo. Erano tutti così occupati con
la propria vita chenon si
accorsero che il suo fantasma
scivolava fra di loro. Ma poteva davvero biasimarli?
Avevano bisogno di distrazioni, in tempi come quelli.
Whoa, da dove veniva quella frase?
Hermione si irrigidì quando volse ad osservare una coppia di bambini del secondo anno, che giocavano a Spara Schiocco. Parte di lei continuava a ripetere le cose a cui pensava in precedenza, mentre
l'altra urlava "Perché giocano come degli stupidi quando dovrebbero allenarsi?" Sapeva cosa si faceva alla loro età. Era cresciuta con la
routine di allenamentoquotidiano con Draco,
e mai una volta aveva
provato un gioco come Spara
Schiocco. Fu allora che apparve una
terza voce, una che
suonava tanto come la sua:
Sei gelosa. Questi bambini hanno la possibilità di divertirsi, mentre tu
non l’avevi. Possono essere spensierati, possono ridere e fare ciò che vogliono perché ... beh, perché sono bambini. Bambini normali che hanno così tanto
e che potrebbero perdere
tutto in così poco tempo.
Era la prima volta che l’ammetteva.
Gelosia. Non era la
gelosia bruciante che conosceva, ma la
gelosia in cui desiderava
avere quello che anche gli altri avevano.
In questo caso,
un senso di normalità. Era una
sensazione strana, paurosa, e ti faceva aprire gli occhi. Quell’emozionenon sembrava così
pericolosa come aveva pensato inizialmente.
Da quello che aveva
sentito, la gelosia era quella
brutta sensazione che faceva venir voglia di bruciare la persona verso
cui era indirizzato il sentimento. Tutta quella gelosia le
provocò un dolore sordo al petto.
Noncome quelli che provava accanto ad Harry, ma più verso quei
bambini del secondo anno e illoro
gioco innocente. La fece sentire viva-umana. Lasciò che un leggero sorriso le
spuntasse sulle labbra mentre passava
attraverso il buco
del ritratto, molto più felice di pochi minuti prima.
Giunta alla Stanza
delle Necessità, dopo aver percorso il corridoio per tre volte, non potéfare a meno di sentirsi
più sicura sulla
riunione. Certo, aveva fatto la figura di una completa idiota l'ultima volta, ma adesso
poteva farcela. Era comunque Hermione
Granger, una spietata Mangiamorte che poteva
fare qualsiasi cosa avesse in mente! Strano
che ci volle un attacco di gelosia per capirlo. Riusciva a sentire
un tintinnio del vecchia Hermione, la
parte di cui si fidava. Aprì la porta con un sorriso
compiaciuto e vide
che tutti si erano riuniti nell’destro della sala. Si avvicinò e si sedette appena in tempo
per vedere Harry
alzarsi erivolgersi a tutti. angolo
"Ciao a tutti,
spero abbiate passato una piacevole vacanza. Ho pensato che potremmoesercitarci
con l’incantesimo Patronus oggi. So che l’abbiamo già
fatto una volta, ma hopensato che a causa della
festività, il vostro Patronus dovrebbe essere
molto più forte" Sorrise flebilmente alla folla e poche teste si
prostrarono, riempiendo le loro
guance di rossore. "Ora, per quelli che non
conoscono l’incantesimo Patronus, è davvero molto semplice. Tutto quello che dovete fare è pensare al ricordo
più bello chepossedete e recitare l'incantesimo Expecto Patronum. Non è così facile come
sembra, così non siate delusi se non vi riesce
al primo tentativo. Il ricordo
deve essere molto forte, il più forte che
avete. Sarò in giro per aiutare chi ha
bisogno." dell’ultima volta.
La folla si sparpagliò ed Hermione rimase da sola, in stato di shock.
Non riusciva a pensare ad un momento felice. Ripresasi, si diresse verso un angolo appartato, lontana da
qualsiasispettatore e si appoggiò contro il
muro. Chinando il capo, cercò
di pensare a un momento felice da utilizzare per l’incantesimo Patronus.
Aveva un sacco di ricordi felici, ma
quale scegliere? Dopo una rapida scansione decise
che era il suo sedicesimo compleanno-la suaprima
volta. Il primo periodo in cui Draco
aveva cercato di essere romantico,
fallendo miseramente. Il pensiero la faceva ancora ridere e così spinse in prima linea il
ricordo, e recitò l'incantesimo vivacemente. "Expecto Patronum!"
Vide un po' di
polvere bianca dalla
punta della sua
bacchetta, prima che scomparisse rapidamente.
Capì che non
era esattamente un
Patronus quello. Sbuffando,
tentò di recitarel'incantesimo di nuovo, con lo stesso ricordo in testa e lo stesso risultato proveniente
dalla bacchetta. Arrabbiandosi, provò la magia un’ultima
volta, alzando il volume della voce. Ancora niente, se non un piccolo getto di polvere. Hermione
non rinunciava mai a qualcosa, senza provarci il più possibile.
Così, per due estenuanti ore fece di tutto per riuscirci; provò, riprovò e riprovò ancora.
Aveva appena finito il tentativo numero 200 quando il suono di
alcuni passi ruppe la suaconcentrazione. Voltandosi,
si trovò faccia a faccia con un paio di
smeraldi per la seconda
volta di recente. Il cuore le
balzò in petto e
fece del suo meglio per controllare il respiromentre
lui apriva la bocca per parlare con tono gentile.
"L’hai provato per tutto l’incontro?"
Lei
annuì mentre
l’altro rimaneva sorpreso. "Che c’è? "
gli chiese.
"
L'incontro è terminato 20
minuti fa, Hermione."
Era vero, constatò,
guardando la stanza vacante. Lasciò scuotere la testa per un po', incredula, quando incontrò
nuovamente il suo sguardo.
"Wow, mi sento
un imbecille ...."
Scosse la testa,
"Non sei un imbecille. Mi c’è voluto un bel po' per farlo bene."
"
Non penso che duecento volte possa essere paragonato ad un
bel po’ di volte." Disse con
amarezza.
"
Duecento-beh è ... umm ... wow."
Annuì
brevemente, guardando il pavimento, "Esattamente.
Penso di aver capito chequest’incantesimo è più
una maledizione".
"Non dire
così." Disse, raggiungendola
per metterle una mano sulla spalla. La
pressionescaricò una strana sensazione di conforto in tutto il suo corpo e
lei alzò la testa
semigirata. Guardò rapidamente la stanza
che li circondava e le sorrise. "Senti, dal momento che siamofuori tempo
... che ne dici se
ti aiuto un po'?"
"Che vuoi dire?"
"Beh, una specie di lezione privata. Tu ed io, qui, per convincere la
tua bacchetta a far uscire un Patronus."
"Tu ... tu
faresti davvero questo per me?" chiese
lei, sentendo del calore diffondersi
in tutto il petto.
“Certo”, disse con un cenno del capo. "L'ho fatto un sacco di volte
con Neville ed
altri."
"
Oh" disse a bassa voce, il calore
scese velocemente di qualche grado.
"
Allora, che ne dici?"
"
Certo. Ho davvero bisogno di un
aiuto."
Lui tolse
il braccio
dalla spalla, dopo averle dato una
piccola pacca. "Grande. QuestoGiovedi sera, verso le sette?"
"
Sembra perfetto."
"
D’accordo, allora. Vuoi che ti accompagni alla
torre?", chiese, indicando con un pollicel'uscita.
"No
, non ti preoccupare. Starò qui un altro po’
per fare più pratica"
Lui annuì e si
voltò per andarsene. Tenne gli occhi su
di lui fino a quando non chiuse la porta. Il
suono della porta
fece eco nella
stanza vuota, ed
Hermione si diresse al centro e si accasciò
contro il legno fresco.
Sentì nuovamente la sensazione di formicolio sul naso e gli occhi
cominciare a lampeggiare ripetutamente. La nuova
Hermione la stava trasformando in una linfa. Si chiese vagamente se
la lezione privata
fosse una buona idea, ora che la sua forzastava
rapidamente dissipando. Dove era
finita la vecchia Hermione, comunque?
Cosal'aveva costretta a lasciarla? Le risposte
sembravano così lontane. Ne aveva davverobisogno
in momenti come quelli.
Non sapeva che la risposta risiedeva dall'altra parte del muro, e sbatteva ripetutamente la testa contro la pietra fredda, luogo in cui era scomparsa la porta.
Hermione comincia a cambiare e con lei i suoi sentimenti..come si metteranno le cose? :)
ringrazio tantissimo (come sempre ;)) marco, (anch'io amo la coppia Draco/Ginny XD) patronustrip, (Non posso rivelarti molto della trama, ma aspettati delle belle sorprese per il prossimo capitolo ;) spero di non aver postato il cap in ritardo)e debby91 XD Alla prossima :) Enjoy!
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