Vuoi lasciarmi? efp
Dimenticate
gli ultimi tre libri della zia Rowling, alla quale appartengono tutti
i personaggi, e immaginatevi che dopo il ritorno di Voldemort alla
fine del quarto anno, qualcuno sia rinsavito.
Si
svolge tutto verso la fine del settimo anno per cui tutti i
personaggi sono maggiorenni.
Buona
lettura, ci vediamo in fondo.
VUOI
LASCIARMI?
Il
parco era dolcemente illuminato da tenui raggi di sole mattutini.
Sotto il grande glicine accanto al Lago Nero, crescevano indisturbati
i primi fiori primaverili dai colori pastello. Rosa e giallo per la
maggior parte. Come i suoi colori preferiti.
Quella
poteva essere considerata la calma dopo la tempesta. Con l’aria
carica di ionio e frizzante, come accadeva al termine dei temporali
invernali.
Una
mano affusolata colse un narciso rosa pallido. Con un movimento dolce
e lento se lo portò al viso per aspirarne il dolce profumo.
Amava
quel periodo dell’anno.
Quando
dopo i temporali e le nevicate, la vita della natura tornava a
splendere.
All’alba
di quel nuovo giorno di maggio, la giovane compiva i suoi diciotto
anni e già sapeva che quella giornata sarebbe stata folle.
L’attendevano lezioni pesanti con un contorno di riunioni tra
caposcuola. E non solo.
Da
sette anni a quella parte i suoi affettuosi compagni le preparavano
una festa a sorpresa. O per lo meno: loro pensavano che fosse una
cosa segreta, quando invece lei ne era a conoscenza da anni, ma
preferiva fingere di non sapere nulla. Li rendeva felici e a lei
della loro felicità importata tantissimo.
Con
quel semplice fiore in mano cominciò a passeggiare in riva al Lago
Nero, ammirando i riflessi che quel sole appena nato creava
nell’acqua. Forme strane e artistiche che le solleticavano
l’immaginazione.
Per
la prima volta dopo tanti mesi si sentiva serena. Forse era presto
per parlare di felicità, ma almeno si sentiva tranquilla.
Si
sedette a gambe incrociate sul piccolo molo a est del lago e continuò
a guardare l’orizzonte con gli occhi pieni di ricordi.
Gli
incubi la notte erano diminuiti e di conseguenza anche la sua ansia.
Ormai la guerra era finita.
Era
stata in prima linea in tante battaglie, una di seguito all’altra.
Tanti
scontri che erano costati vite e anime.
Tanti
scontri, che nel concludersi avevano segnato il destino di quella
infame guerra.
Nessun
adolescente meritava di assistere a quelle atroci crudeltà. E
infatti molti di loro erano cambiati durante quegli anni di lotta. Ma
si sa, la vita riserva sempre tante sorprese. Non sempre buone,
ovviamente.
Dall’estate
precedente all’inizio di quell’anno scolastico, le cose nel Mondo
Magico erano cambiate.
In
tanti erano vissuti nel terrore di non rivedere i propri cari. Un
intero Paese aveva trascorso mesi e mesi di ansia e paura. Ma dopo
più di un anno di guerra aperta, le acque si erano placate.
Il
famigerato Harry Potter aveva vinto. Aveva sconfitto il suo nemico di
sempre, permettendo a tutti di tornare a condurre un’esistenza
normale.
Ma
si poteva davvero dire di aver vinto? Al prezzo di tanti morti?
Ogni
uomo, anche nemico, aveva una famiglia alle spalle. Bambini e anche
nipoti magari.
E
loro, i buoni, uccidendoli, avevano lasciato orfani e famiglie
distrutte. Quello non era vincere. Ma non in molti se ne accorgevano.
-
Sapevo di trovarti qui.
Hermione
Granger sorrise sentendo la voce del suo amico più caro.
-
Sapevo che mi avresti trovato.
Si
spostò di poco facendo spazio a Harry Potter.
Amici
da sempre, li legava un affetto talmente forte da essere quasi
perfetto. Il ragazzo si sedette accanto alla sua migliore amica e
tirò fuori una sigaretta. Aveva cominciato a fumare poco prima di
iniziare quella dannata guerra. E ora faticava a smettere quel vizio,
a causa della costante ansia.
-
Rovini l’atmosfera con il tuo fumo, lo sai?
-
Si. E tu sai che non smetterò comunque.
-
Testardo.
Lo
rimproverò con un finto broncio.
Ridacchiarono
a quello scambio di battute che era diventato un po’ un’abitudine.
-
Anche tu non riesci a dormire?
-
Si. Ma sai, gli incubi stanno diminuendo. Di solito mi svegliato
cinque volte. Oggi solo due. A te Harry? Come va la notte?
-
Lo sai come va. In quella stanza non si nasconde niente a nessuno.
Ma la presenza di Ginny al mio fianco mi fa bene. Miglioro anche io
piano piano.
-
Bene.
Dal
mese precedente, dopo lo scontro finale, alcuni studenti erano stati
trasferiti nella torre di nord-ovest di Hogwarts, dove avrebbero
vissuto fino alla fine dell’anno scolastico. Il preside sapeva che
avevano bisogno di pace e del sostegno dei compagni con cui avevano
condiviso il peso di quella guerra. E sapeva che lasciarli in balia
degli altri studenti, non avrebbe giovato. Soprattutto per alcuni di
loro.
Hermione
si inclinò fino ad appoggiare la testa sulla spalla del suo amico,
che le circondò le spalle con un braccio e le diede un lieve bacio
sulla fronte. La riccia avvicinò la corolla del narciso al naso e ne
annusò ancora il profumo invitante.
Attesero
in silenzio l’inizio di un’altra giornata, godendosi il
confortante splendore dell’alba.
-
Dannato Potter e il suo disordine! I suoi calzini sono ovunque.
Giuro che lo uccido!
Draco
Malfoy stava dando di matto come ogni mattina.
Ancora
non si era abituato a dover condividere il bagno con altri quattro
ragazzi e ogni volta che trovava della biancheria sparsa si
innervosiva. Già il fatto di essersi svegliato nuovamente da solo
gli dava fastidio.
Ma
quello era un tasto che sapeva di non dover ancora toccare.
All’inizio
del quinto anno, aveva fatto una scelta radicale che aveva stravolto
la sua vita. Era entrato a far parte dell’Ordine della Fenice sotto
copertura.
Veniva
dipinto da tutti come un arrogante Purosangue e uno spregevole
Mangiamorte. Ma in realtà, era un ragazzo che desiderava solo essere
libero. Voleva vivere come più gli aggradava ma la sua famiglia non
glielo aveva mai permesso. Insieme a qualche amico, aveva deciso di
cambiare fazione e di aiutare chi di dovere a troncare quella folle
crociata che aveva iniziato Voldemort.
Ci
erano voluti mesi perché gli altri si fidassero di lui. Ma dopo la
morte di Narcissa Black in Malfoy, all’inizio del loro sesto anno
di scuola, nessuno aveva avuto più dubbi.
Lui
come gli altri, erano stati costretti a vivere all’ombra dei loro
genitori, a seguire alla lettera quello che era stato ordinato senza
mai poter protestare. Erano obbligati a deridere gli altri, a ferire
le persone sia fisicamente che psicologicamente per fare onore al
loro sangue puro.
E
fino a che si trattava di liti scolastiche non era mai stato un
problema. Sentirsi superiori era una loro prerogativa e adoravano
quella sensazione. Ma quando le cose si erano fatte più serie ed era
stato chiesto loro di uccidere, si erano resi conto che forse erano
dalla parte del torto.
Una
volta entrati nell’ordine, avevano realmente compreso cosa
significassero tutti gli sforzi e le difficoltà che i “buoni”
dovevano affrontare. Perdite di familiari e amici, sofferenze e anche
povertà. Desolazione nell’animo e dolore.
Draco
Malfoy era considerato una persona algida e fredda. Qualcuno che non
mostra sentimenti ed emozioni.
Ma
era anche grazie a questo che il biondo Slytherin era stato in grado
di fare il doppio gioco e di nascondere la sua sofferenza.
Sì,
perché anche lui aveva sofferto.
La
perdita di sua madre lo aveva segnato molto. Con la morte di
Narcissa, il biondo aveva perso l’unica persona che lo aveva
davvero amato incondizionatamente. E che aveva sempre cercato di
proteggerlo.
Mentre
per quanto riguardava suo padre, era contento che se ne stesse in una
cella.
Solo
e senza anima.
Il
ministero era stato severo.
Bacio
per tutti.
Nessuno
escluso.
Così
da porre fine a quell’incubo.
Quei
pensieri sulla sua vita passata e presente lo tormentavano in
continuazione. Anche in quel momento, mentre cercava di godersi una
doccia calda. Chiudendo gli occhi e lasciandosi travolgere il viso
dal getto d’acqua, pensò che quella giornata sarebbe stata dura.
Come le altre da un paio di settimane a quella parte.
Era
venerdì 15 maggio e quella sera ci sarebbe stata una grande festa.
-
Draco ti muovi? Non sei l’unico che deve usare il bagno!
-
Theo non rompere. Fra dieci minuti ho finito.
-
Datti una mossa!
Malfoy
sbuffò seccato e finì di lavarsi velocemente.
Accidenti,
ecco perché odiava condividere il bagno. Non ci si poteva neanche
rilassare. Per fare in fretta, si lavò i denti direttamente sotto la
doccia. Così che in dieci minuti, era davvero pronto. Lasciò il
bagno a Theo e andò a scegliere una divisa stirata dall’armadio.
Si
vestì in fretta ma con meticolosità. Dopo essersi messo la
cravatta, si guardò i capelli. Lunghi fino al colletto, se li legò
in una piccola coda bassa, con alcuni ciuffi che ricadevano ribelli
sul viso. Uscì dalla sua stanza e vide le ragazze già pronte. Ginny
Weasley rileggeva le sue pergamene, mentre Daphne e Pansy preparavano
le borse. La bionda Slytherin lo guardò senza una particolare
espressione in viso. Raramente Daphne faceva trasparire emozioni.
-
Buongiorno Draco.
-
Buongiorno Ragazze. Blaise che fine ha fatto?
-
È già sceso. Ha detto che non voleva rischiare che gli rubassero
le sue Brioche preferite.
Disse
Ginny senza alzare lo sguardo dalle sue pergamene.
Si
guardò in giro e non vide né la Granger né Potter. Sbuffò
esasperato.
La
giornata partiva male.
-
Draco non dimenticare la borsa. A meno che tu non voglia rifare
tutte le scale per tornare qui. Noi intanto scendiamo.
La
praticità di Pansy a volte era disarmante. La guardò mentre in coda
agli altri si apprestava a scendere per la colazione. Andò
velocemente in camera e recuperò la sua borsa che vide già pronta e
con tutti i libri giusti. Sorrise. Adorava quel suo lato così
maledettamente Gryffindor.
Lei
non la smetteva mai di prendersi cura di lui.
Hermione
Granger addentò il suo toast imburrato con soddisfazione. Le
levatacce le facevano sempre venire fame. Guardò Harry mangiare di
gusto il suo bacon con le uova. Entrambi sapevano che sarebbe stata
una giornata pesante per cui mangiarono abbondanti. Ma mai quanto
Ron. Sceso insieme a Blaise venti minuti prima degli altri, si stava
abbuffando delle sue adorate Brioche alla panna in maniera indecente.
Scosse la testa rassegnata e bevve una sorso di tè.
Diede
uno sguardo ai suoi compagni. Ginny leggeva una lunga lettera
probabilmente di sua madre. Era molto concentrata e seria ma ogni
tanto la vedeva sorridere in maniera quasi impercettibile.
Da
ragazzina allegra e spensierata, anche lei si era trasformata. Girò
lo sguardo e vide Neville mangiare il suo Porridge con sguardo
leggermente torvo. Stava leggendo una pergamena e la riccia immaginò
fosse un compito o qualcosa del genere.
Allungando
lo sguardo, vide Luna. Vestita in maniera meno stravagante dell’anno
prima, piluccava un po’ di frutta senza fretta.
Tutto
nell’ordinario.
Da
quando il periodo di dolore era apparentemente cessato, ogni mattina,
mentre sorseggiava il suo tè, Hermione Granger osservava i suoi
amici. Cercava sintomi di infelicità che per fortuna erano del tutto
scomparsi.
Sorrise
nascosta dalla tazza e decise che poteva andare.
Quando
finì, salutò tutti e si diresse veloce in biblioteca. Doveva
riconsegnare un libro preso in prestito da più di un mese. Vide un
movimento simile al suo con la coda dell’occhio, ma non gli diede
importanza.
Sapeva
esattamente a chi apparteneva quello sguardo di ghiaccio che le aveva
perforato la schiena per tutta la colazione.
Malfoy
beveva cupo la sua tazza di caffè nero amaro. Non mangiava quasi mai
la mattina, tranne il venerdì. L’unico giorno della settimana in
cui c’era la torta di lamponi, fragole e cioccolato. La sua
preferita. Ne aveva già mangiate due fette e si sentiva soddisfatto
e sazio. Ma non riusciva sentirsi a posto. Senza togliere lo sguardo
dal tavolo accanto al suo, guardò ciò che gli mancava alzarsi in
fretta e salutare i suoi amici. Sapeva quasi per certo dove si stesse
dirigendo.
“La
mia solita secchiona” pensò sorridendo dietro la tazza di caffè.
Bevve
un ultimo sorso della bevanda scura che adorava e si alzò facendo un
cenno ai suoi compagni. Lui e gli altri “convertiti al bene”
erano relegati in un angolo della tavolata, vicino ai professori. Gli
altri Slytherin non avevano gradito le loro scelte. Ma in fondo a
loro andava più che bene così. Almeno si evitavano chiacchiere
inutili, insulti e frecciatine fastidiose.
Si
affrettò a uscire dalla sala grande per raggiungerla. Desiderava
passare almeno due minuti in pace con lei.
La
vide uscire dalla biblioteca e dirigersi al primo piano dove si
sarebbe tenuta Trasfigurazione insieme agli Hafflepuff. Le andò
dietro velocemente, raggiungendola.
Senza
farsi sentire, la abbracciò all’improvviso facendola trasalire.
-
Sei impazzito? Mi hai spaventata!
-
Mi spiace, ma eri così concentrata da non sentirmi. Non è colpa
mia.
La
ragazza si girò tra le braccia del biondo, che non attese di
sentirsi rispondere in malo modo e la baciò. Il biondo la tenne
stretta per i fianchi, accarezzandola dolcemente. Cominciò a
baciarla piano, sfiorandole le labbra con le proprie, chiedendole
accesso.
La
riccia cedette in pochi istanti, anche lei desiderosa di quel
contatto.
Così
semplice agli occhi degli altri, ma così importante per loro.
Si
strinsero forte scambiandosi un bacio profondo e pieno di sentimento.
La
riccia si aggrappò alle spalle di lui, alzandosi leggermente sulle
punte. Sentiva le loro lingue danzare lente. Poi le mani del biondo
le percorsero la schiena fino ad arrivare al collo. Continuarono la
loro delicata salita fino ad accarezzarle la nuca e circondarle il
viso con le sottili dita da pianista.
Lei
e Draco stavano insieme da quasi un anno e si amavano tanto quanto il
primo giorno.
Sentirono
avvicinarsi un vociare e decisero di interrompere quel momento
magico. Nessuno dei due amava dare spettacolo ed entrambi preferivano
tenere per loro le effusioni che si scambiavano.
Camminandole
affianco e tenendole la borsa, Draco accompagnò la ragazza davanti
alla porta dell’aula di trasfigurazione.
Le
diede un lieve bacio sulla fronte e le sorrise.
-
Grazie della borsa.
-
Prego. Se non l’avessi fatto …
Un
ghigno salì alle labbra del biondo.
-
… Avresti trovato una scusa per allontanarmi dalle lezioni.
Concluse
la ragazza.
-
Ci vediamo dopo.
Sorridendo
di quello scambio di battute quotidiano, ognuno si diresse alla
propria lezione. E mentre Draco se ne andava nei sotterranei per
pozioni, si trovò a pensare che dopotutto non era cominciata
malissimo quella giornata.
Ricordando
il viso armonioso di Hermione, gli venne in mente cosa si era
ripromesso di fare. Si tese subito come una corda di violino e lo
sguardo si fece vago.
Ormai
ci pensava da un po’ di tempo. Non poteva continuare a rimandare.
L’ora
di pranzo arrivò in fretta, e vista la bella giornata, Hermione
Granger si rifiutò di mangiare in Sala Grande. Inoltre, sapeva che
se fosse sparita con una scusa di sua invenzione, gli altri si
sarebbero potuti organizzare per la sera senza doversi scervellare
per allontanarla.
Così,
prima che scendessero tutti a mangiare, fece un giro del tavolo e
prese il necessario per un buon pranzetto fatto di sandwich.
Ogni
tanto le piaceva starsene per conto suo e perdersi nei suoi pensieri.
Di solito doveva trovare mille scuse per non far preoccupare gli
amici, ma quel giorno per fortuna sarebbero stati tutti contenti di
non averla fra i piedi.
Si
diresse verso il Lago Nero con un’espressione serena in volto.
Si
mise a gambe incrociate sul piccolo molo dove era solita andare e si
godette il tepore primaverile mentre addentava il suo panino. Aveva
passato la sera e la notte prima a studiare e per quanto l’idea di
una ripassata ai testi le ronzasse nella mente, sapeva che era
preparata a sufficienza per potersi permettere un pomeriggio di
relativa calma.
Caso
voleva che, a differenza degli altri venerdì, dopo pranzo aveva solo
lezione di Pozioni insieme ai Ravenclaw e il resto delle ore buche.
La professoressa di Erbologia era tormentata da una brutta allergia
da Ridarella Urticante, una pianta davvero graziosa alla vista ma
temibile nei suoi effetti, se ne venivano sfiorati i petali. Così la
Sprite aveva annullato le lezioni di quel giorno per riprendersi
dalla ridarella acuta e dal prurito fastidioso.
Normalmente
il venerdì era giorno della settimana più pesante di tutti, dato
che vi erano poche materie, ma doppia lezione di ognuna. Se poi si
aggiungeva l’aspettativa del sabato e del riposo, la giornata
diventava ancora più lunga.
Era
talmente presa dal fantasticare frivolamente su cosa mettersi per la
festa da non accorgersi che una persona le era arrivata alle spalle.
Due mani sottili e fredde le si posarono sugli occhi e lei sorrise
riconoscendole al volo.
Ghignando
molto in stile Slytherin, decise che non era male l’idea di uno
scherzetto.
-
Theo! Mi fai spaventare! Lo sai che se Draco ci scopre è la fine!
-
Scusami?
La
risposta indignata del biondo la fece ridere apertamente. Lo guardò
fare una smorfia semi seccata per esserci cascato in pieno, poi si
lasciò cadere accanto a lei.
-
Ci sei cascato come un pollo!
-
E tu sei perfida. La mia compagnia ti sta plagiando un po’ troppo.
-
Può darsi. Vuoi un panino?
-
Ti sei organizzata?
-
Già.
La
riccia gli diede un panino con un sorriso e continuò tranquillamente
a mangiare il suo. Sapeva di essere osservata ma lasciò perdere.
Si
era accorta da tempo di come lui la guardava continuamente. Sembrava
quasi che ogni sua mossa lo affascinasse. Di solito se ne sentiva
lusingata e non faceva commenti a riguardo.
Ma
in quel momento un’ombra le si affacciò nella mente. Lo sguardo
del suo ragazzo era decisamente più serio delle volte precedenti.
Draco
Malfoy non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua ragazza. Era
quasi un anno che stavano assieme ma era come se fosse sempre il
primo giorno.
Ogni
sua mossa, ogni suo sguardo lo incantavano come mai aveva immaginato.
Anche ora mentre mangiava. La guardava sbocconcellare il panino e
per quanto fosse un gesto comune, lo lasciava comunque meravigliato.
Entrambi
non amavano le romanticherie pubbliche o i gesti plateali, ma spesso
lui stesso aveva sentito la voglia bruciante di prenderla in mezzo
alla gente e baciarla davanti a tutti. Ma si era sempre trattenuto,
per paura di contrariarla.
Aspettò
che lei finisse di mangiare e di bere e posò il suo panino intatto.
Era sicuro fosse squisito, ma in quel momento non sarebbe riuscito a
mandar giù niente.
-
Draco stai bene? Hai uno sguardo strano.
Lui
la guardò intensamente. Voleva rispondergli, ma aveva la bocca
secca. Un pensiero lo assillava da giorni ormai e ogni volta che
tentava di parlargliene gli si stringeva la gola.
Fece
l’unica cosa che gli venne spontanea in quel momento. Si avvicinò
e le prese il viso tra le mani. Posò le labbra sulle sue e la baciò
con una dolcezza che faceva trasparire esclusivamente quando erano da
soli.
La
riccia rispose immediatamente al bacio come ogni volta. Era
preoccupata, ma se Draco non intendeva parlarne per primo, lei di
certo non lo avrebbe forzato.
Quando
lui schiuse le labbra, Hermione si avvicinò ulteriormente e lo
abbracciò. Quasi senza rendersene conto si trovò comodamente seduta
sulle gambe di lui a scambiarsi un po’ di coccole.
Lei
adorava abbracciarlo. Le dava una sensazione di protezione che mai
aveva provato con nessun altro. Sentiva il calore di quella pelle
diafana, che in passato aveva creduto fredda come un pezzo di
ghiaccio, e quel tepore la confortava non poco.
Dopo
un tempo che entrambi non seppero calcolare, si staccarono,
guardandosi con amore.
-
Stai bene Draco?
-
Si certo.
Lei
lo guardò un po’ scettica.
-
Non sei obbligato a parlarne, ma sai che non mi freghi.
Lui
sospirò guardandola dolcemente. Le accarezzò il viso con sguardo
serio, al che lei si preoccupò maggiormente. Voleva forse lasciarla?
-
Hermione ti dovrei parlare di una cosa importante. Sono giorni che
vorrei farlo ma tutte le volte non trovo le parole più giuste.
-
Cosa …
-
HERMIONE!
Entrambi
incassarono la testa nelle spalle sentendo quel grido. Erano Ron e
Blaise che la stavano chiamando a gran voce per chissà quale motivo.
Controvoglia, rispose e i due li raggiunsero.
La
coppia si alzò e Draco con un colpo di bacchetta fece sparire le
prove del pranzo.
-
Eccoti Herm! Ti abbiamo cercato ovunque!
- Avevo
voglia di pace e tranquillità. E tu sai perché Ron.
-
Si, se Lavanda ti avesse trovata a tavolo in Sala Grande avrebbe
rischiato di andare in iperventilazione per farti andare via! Ma
abbiamo bisogno di te. E dobbiamo sbrigarci. Lavanda non sa che io
so. E se mi trova qui mi lincia. O peggio, mi lascia in bianco per un
mese.
Hermione
guardò Ron roteando gli occhi al cielo.
-
Che succede?
-
Aspetta un secondo Weasley. Te la riporto subito.
Senza
attendere risposta, Draco prese per mano Hermione e si spostarono una
decina di metri più in là, sotto lo sguardo basito del rosso e del
moro. I due diedero le spalle alla coppia per lasciare loro un minimo
di privacy.
Il
biondo la prese e l’abbracciò stretta respirando profondamente il
profumo dei capelli di lei. Adorava quell’odore di gelsomino.
-
Draco comincio a preoccuparmi. Che succede?
-
Volevo solo darti un ultimo bacio prima che quei due ti rapissero. È
un male?
La
voce troppo seria del ragazzo vece venire un brivido alla ragazza,
che decise di non darci peso, credendolo frutto dell’ansia che
l’attanagliava sempre.
Si
scambiarono un bacio appassionato stringendosi come se non dovessero
più vedersi.
Quando
Draco se ne andò, non si accorse di lasciarsi alle spalle una
Hermione terribilmente spaventata e ancora più ansiosa.
Andandosene
verso il castello, Draco Malfoy era pensieroso. Quasi non si accorse
di dove andava. Fece le scale per arrivare alla Torre come un automa.
Entrato
in camera, aprì il baule e cominciò a cercare lentamente l’oggetto
che voleva. Quando lo trovò, lo guardò fisso.
-
Devo farlo oggi. Sto esitando da troppo tempo. E non posso aspettare
ancora.
-
Di cosa stai parlando Draco?
Il
biondo trasalì visibilmente sentendo la voce di Pansy.
-
Accidenti Pansy! La parola bussare non te l’hanno mai insegnata?
La
mora fece un’alzata di spalle incurante.
-
A quanto pare sei tu che sei sordo. Ho bussato tre volte ma non ti
sei mai girato. Lo sai vero che fra poco portano qui Hermione? Non ti
conviene farti trovare o scoprirà della festa.
-
Lo sa già della festa.
Pansy
sgranò gli occhi per la sorpresa.
-
Cosa? Ma la Brown mi ha detto …
-
Hermione fa finta di nulla per farle felici. Ma lo sa da sempre.
Rivelò
il biondo mentre infilava l’oggetto in tasca.
-
Capito. Allora smetto di scervellarmi. Mi spieghi cosa stai facendo?
-
Niente che ti interessi Pansy. Come mai non sei a lezione?
-
Ho chiesto mezzo pomeriggio a Silente. Ho bisogno di fare altre
pozioni calmanti.
-
Daphne?
-
Anche. Te come stai?
-
Meglio.
Continuando
a parlare, si trasferirono nel salottino interno alla Torre e si
sedettero vicino alla finestra aperta per poter fumare
tranquillamente.
Da
discorsi che riguardavano la loro ansia, passarono a quella benedetta
festa.
-
Le hai fatto un regalo?
-
No.
Dichiarò
lui, voltando lo sguardo grigio altrove.
-
Come no? È il compleanno della tua fidanzata e non le fai un regalo?
-
È la mia “ragazza” e comunque non ho avuto tempo.
Precisò
con apparente indifferenza.
-
Potevi farti spedire qualcosa da un negozio. Come facevi con me e
Daphne.
-
Pansy,cambiamo argomento per favore. Non mi va di parlarne.
-
Come vuoi Draco.
L’ultima
frase detta con quel sarcasmo che solo Pansy sapeva usare, fece
sospirare di esasperazione Malfoy.
Ora
di cena.
Cinque
persone s aggiravano sospette per il corridoio del settimo piano con
un carico decisamente pesante.
-
Ron ti dai una mossa con quella cassa! Rischiamo di farci beccare da
Hermione. E la sorpresa va a farsi fottere!
-
Harry non rompere le palle! La mia cassa è più pesante della tua!
-
Non urlare idiota!
Il
battibecco fra quei due fece irritare al massimo Blaise.
-
Finitela e muovete il culo!
Entrambi
i grifoni sgranarono gli occhi fermandosi di botto. Blaise era famoso
per essere il più educato e pacato di tutti e sentirlo inveire con
termini del genere era una cosa rara.
Harry
e Ron si zittirono all’istante e ricominciarono a camminare
aumentando il passo. Arrivati di fronte alla porta della stanza delle
necessità, si fermarono e pensarono alla frase decisa i giorni
scorsi per la festa.
“
Dammi un posto
grande dove poter festeggiare Hermione Granger”
Entrati,
videro le ragazze di Gryffindor e Daphne finire di addobbare la
stanza con veli di raso rosso e oro. Neville e Luna erano intenti a
spostare il mobile bar dove poi Theo avrebbe servito gli alcolici. La
torta, gentilmente fornita dagli elfi domestici della scuola, era
riposta dietro un paravento in stile giapponese. I preferiti di
Hermione.
Ovviamente
avrebbero omesso il particolare degli elfi con la festeggiata.
Lavanda,
vedendoli entrare, sospirò sollevata. Scese dalla scaletta su cui
era salita e li raggiunse in pochi passi.
-
Eccovi finalmente! Nott deve cominciare a preparare e voi non
arrivavate mai! E dovete pure darci il cambio.
-
Lavanda calmati! Adesso siamo qui e sono solo le sette.
Prima
che la ragazza potesse rispondere all’affermazione di Harry, Ron
intervenne.
-
La festa comincia fra due ore, quanto vi ci vuole a vestirsi?
Gli
sguardi delle cinque ragazze presenti, tranne Luna, furono a dir poco
raggelanti. Passarono accanto ai ragazzi con sguardi truci al punto
da poterli fulminare.
-
Tu non capisci proprio nulla!
Sibilarono
al rosso che, una volta uscite le ragazze, guardò gli altri confuso.
-
Ma che ho detto?
Harry
e Blaise lo guardarono ridendo e si avviarono a completare il lavoro.
Avevano un’ora poi dovevano prepararsi anche loro.
Draco
Malfoy per la prima volta non sapeva cosa mettersi. Era nervoso in
modo quasi inverosimile. Con davanti l’armadio aperto, guardava i
suoi abiti storcendo il naso.
Vanitoso
com’era, gli dava fastidio non avere nulla di nuovo da mettersi per
quella sera. Alla fine, scelse qualcosa che sapeva sarebbe piaciuto
alla festeggiata.
Jeans
chiari a vita bassa babbani e una camicia nera. Erano stati un regalo
di lei per natale.
“
Magari ti
ambienti meglio a Londra se ti vesti come noi comuni mortali!”
Glielo
aveva detto ridendo e a lui quegli abiti, anche se mai indossati, non
erano dispiaciuti a prima vista.
Indossandoli,
decise che forse l’unica invenzione decente dei babbani era il
tessuto dei Jeans.
Si
sistemò i capelli con la solita coda bassa senza però lasciare
ciuffi fuori posto.
Si
rimise l’anello dei Black di sua madre all’anulare destro e si
sentì pronto per uscire. Doveva farsi trovare già nella stanza
delle necessità prima dell’arrivo di Hermione. E soprattutto
doveva sparire dalla Torre prima che dalla porta accanto
cominciassero a uscire le ragazze pronte.
Mentre
stava per aprire l’uscio, si ricordò di una cosa. Andò al suo
comodino e prese quel piccolo oggetto che aveva comprato mesi prima.
Lo rimpicciolì e se lo mise in tasca. Quella sera doveva riuscirci.
Camminando
per i corridoi, si chiese ghignando come avessero fatto le ragazze a
trovare una scusa per far vestire Hermione in modo appropriato per la
festa.
Nell’altra
stanza della Torre intanto, Hermione guardava scettica le altre.
Si
era fatta una lunga doccia calda rilassante. Troppi pensieri nella
mente. Troppi dubbi.
Si
era accorta che Draco era strano ultimamente, ma non vi aveva fatto
troppo caso. Insomma, erano tutti angosciati e quasi tutti loro
prendevano pozioni tranquillanti per dormire.
Ma
il comportamento di lui in quella giornata l’aveva turbata. Troppi
sguardi seri. Troppe parole e gesti tesi.
Era
stata scaricata in passato e quell’atteggiamento le faceva temere
una replica di quegli eventi.
Asciugandosi
i capelli, aveva deciso che era meglio mettere da parte quei pensieri
e godersi il compleanno. Il giorno dopo, che sarebbe stato il loro
anniversario, gli avrebbe parlato chiaramente.
Le
avevano detto che quella sera ci sarebbe stato una festicciola tra
ragazze e che per divertirsi si sarebbero vestite a festa.
La
festeggiata fece ovviamente finta di crederci, ma dentro pensò che
ormai erano a corto di idee. Le vide agghindarsi come se fosse un
gran galà e lei invece, imbacuccata nel suo accappatoio bianco,
guardava il suo armadio sfiduciata. Nessuno degli abiti che possedeva
le piaceva abbastanza. I regali delle altre negli anni scorsi erano
cose troppo osè, mentre i suoi troppo da suora.
Decise
che optare per una via di mezzo sarebbe stata la cosa migliore.
Scelse
un vestito nero, che rimaneva stretto sul seno e aderiva fino alla
vita. Il tessuto morbido scivolava dolcemente sulla sua figura e si
apriva a balze fino a molto sopra il ginocchio. Essendo senza
spalline e per lei troppo scollato, indossò uno scalda cuore rosso
con le cuciture d’argento.
Ai
piedi scelse le sue solite decolté nere strausate.
Con
un colpo di bacchetta le rese esteriormente come nuove lasciando
intatta la comodità che avevano acquisito con tanta sofferenza dei
suoi piedi.
Uscì
dalla stanza trovando le altre ragazze alle prese con il trucco e
tutte vestite in maniera decisamente elegante.
La
guardarono storcendo la bocca per la sua scelta, ma lei sapeva già
cosa rispondere zittendo le proteste e allo stesso tempo non
offendendole.
-
Non protestate. È una serata tra donne e mi sento anche già troppo
elegante per l’occasione.
Ginny
la guardò sorridendo senza farsi vedere. Sapeva che la festa non era
una sorpresa per Hermione e si disse orgogliosa della sua prontezza
di spirito.
Purtroppo
per la riccia, non riuscì a impedire che la torturassero mettendo
mano ai suoi capelli.
In
poche mosse, li resero lisci e lucenti e fu così che si rese conto
della loro lunghezza. Adesso che non erano più avvolti in boccoli le
arrivavano fino a metà schiena.
Per
sua fortuna la truccarono in modo semplice. Matita nera sotto gli
occhi, eye liner sottile sopra le palpebre e mascara. Niente di
eccessivo, come piaceva alla festeggiata.
Il
chiacchiericcio che regnava nella stanza lo stava innervosendo.
Ad
un segnale della Brown si sarebbero nascosti dove potevano e
avrebbero spento le luci per fare la sorpresa ad Hermione ma l’attesa
lo stava logorando. Harry gli aveva già detto di calmarsi tre volte
e gli aveva messo in mano un drink potente per fargli distendere i
nervi. Ma non serviva a molto. Erano le nove e un quarto e la
festeggiata era in ritardo come da copione.
Quando
il patronus di Lavanda a forma di farfalla entrò, Draco spense la
sigaretta e si mise con le spalle al muro come da accordi.
Nel
giro di un minuto entrarono le ragazze.
-
Cali, perché è tutto buio? Che razza di festa tra ragazze sarebbe
questa?
Il
biondo ghignò. Era dannatamente brava a recitare.
-
Si saranno spente le torce o magari non ho pensato bene alla frase da
dire.
Daphne
intervenì come pattuito.
-
Non ci siamo sbagliate Granger. Questa è una …
A
quel punto Malfoy vide la stanza illuminarsi di colpo e oltre
cinquanta persone urlare SORPRESA!
Hermione
sorrise di gioia abbracciando le sue amiche mentre veniva trascinata
in mezzo alla calca che l’abbracciava e le dava pacche gentili
sulle spalle.
Un
fischio fastidioso fu il segno che Harry Potter aveva acceso il
microfono della console.
C’era
da dire che la scelta di una console per DJ babbana era stata strana
come decisione. A quanto pareva, Dean Thomas era bravissimo a mixare
e Draco era in fondo curioso di vedere che razza di musica avrebbero
dato.
Vide
Potter salire su un tavolino e catalizzare l’attenzione su di sé.
-
Ragazzi un minuto per favore! Allora, questa festa è ovviamente per
festeggiare il 18° compleanno della nostra Hermione. Ci proviamo
ogni anno e ogni anno riusciamo a farti la sorpresa cosa che ci
riempie di felicità! Almeno riusciamo a fregarti in qualcosa!
Uno
scroscio di risate seguì quella affermazione. Con un gesto della
mano fece far silenzio di nuovo.
-
Sto usando un microfono babbano in onore di tanti di noi che hanno
origini babbane e poi perché è anche molto più figo che una
bacchetta puntata alla gola.
Altre
risate allegre fecero sbuffare Draco.
-
Insomma, per farla breve, ti vogliamo bene. Sei la nostra Regina di
Gryffindor e questa festa è tutta per te. Auguri di cuore Hermione.
Un
applauso. Qualche lacrima della festeggiata e altri abbracci.
La
musica era partita.
Canzoni
da discoteca si susseguirono nella stanza scatenando tutti i presenti
a ballare come meglio potevano.
Malfoy
finì in un sorso il suo drink e decise di raggiungere la sua
ragazza. Passò a stento nella calca di gente ammassata che ballava e
riuscì finalmente a sfiorarle il braccio.
Quando
Hermione si girò e lo vide, gli si buttò fra le braccia facendosi
stringere forte. Rimasero in quella posizione per un po’ godendo
del calore reciproco.
Poi
quando si staccarono leggermente si scambiarono un bacio che tutto
aveva tranne che di casto.
Hermione
si sentì fremere a quel tocco lento, profondo e terribilmente
passionale. Sentiva la lingua di lui accarezzarla piano ma con dolce
forza e lei rispose in maniera altrettanto sentita.
Quando
si staccarono, entrambi avevano gli occhi più liquidi di desiderio,
di quel qualcosa che potevano solo posticipare.
-
Sei bellissima. Lo sei sempre, ma stasera … sei stupenda.
La
festeggiata sorrise lusingata. Era raro che Malfoy si lasciasse
andare a cose così frivole come i complimenti.
-
Anche tu, Draco. Non vedevo l’ora di vederti addosso i vestiti che
ti ho regalato. Ti stanno davvero bene.
Dopo
un bacio veloce, vennero interrotti e trascinati in pista a ballare
quella che Draco definì “musica sgangherata per drogati cronici”.
Ma
si divertì comunque, soprattutto perché con lui c’era Hermione.
Dopo
due ore di festeggiamenti ininterrotti con musica, balli e tanto,
tanto alcool, ci fu il momento del taglio della torta.
Era
una torta altissima, fatta per sfamare le tante persone accorse alla
festa.
Durante
quel tempo, la musica venne abbassata e il tono cambiato. Era il
momento dell’apertura dei regali.
Mentre
un incantesimo faceva si che il dolce si tagliasse in fette tutte
uguali e si depositasse in piattini colorati, Hermione venne
trascinata al tavolo dove tutti avevano depositato i regali.
Cominciò
a scartarli allegra.
Harry
e Ron le avevano regalato un set per uno scrittoio professionale. Li
abbracciò forte contenta che sapessero ciò che desiderava.
Lavanda
e cali le regalarono un vestito un po’ scollato color avorio che le
piacque tantissimo. Mentre le ringraziava immaginava quando lo
avrebbe potuto mettere.
Ricevette
anche una scorta a vita di caramelle da Mielandia, una scatola di
scherzi dai gemelli Weasley che donò contenta ai suoi compagni. Li
avrebbero usati molto meglio di quanto avrebbe saputo fare lei.
Ginny
le donò una collezione di libri che Hermione desiderava da tempo.
Perse
il conto dei doni in breve essendo molti.
La
serata proseguì per altre ore con musica e risate. Ed Hermione, in
quel momento, circondata dai suoi amici, abbracciata al suo ragazzo,
si sentiva la persona più fortunata della terra.
Verso
le tre del mattino, erano rimasti in pochi nella stanza delle
necessità. Gli alcolici erano in esaurimento e la maggior parte
della gente, ubriaca o cotta, se ne era tornata pacificamente nel
proprio dormitorio.
In
fondo alla sala, attorno ad un tavolino circondato da poltroncine,
c’erano gli abitanti della torre di nord-ovest ridenti e felici.
Daphne
smise di ridere alla battuta appena fatta di Ron e sorseggiando il
suo drink si rivolse a Hermione.
-
Dove li metterai tutti i tuoi regali? E soprattutto come te li
porterai in camera?
La
festeggiata guardò il mucchio altissimo accanto alla porta di
ingresso e fece una smorfia.
-
Immagino che li lascerò qui e domattina li rimpicciolirò per
portarmeli via. Ora sono troppo stanca anche solo per pensarci. E ho
male ai piedi.
Gli
altri risero al tono ironico misto a esasperato dell’ultima frase.
Draco
la strinse ancora un po’a se.
Approfittò
di un momento in cui i presenti stavano parlando tra di loro e si
abbassò all’orecchio della sua ragazza.
-
Che ne dici di svignarcela?
Lei
si girò a guardarlo sorridendo.
-
Ti stai annoiando? Credevo ti divertissi.
-
Non mi sto annoiando, ma voglio stare un po’ da solo con te. È
tutto il giorno che quasi non ti vedo.
Hermione
gli accarezzò piano la guancia e lo baciò lievemente .
-
Adoro quando abbassi la guardia e diventi zuccheroso.
Draco
sbuffò a quella frase. Tornò a guardare la sua donna in maniera
eloquente, pregandola con gli occhi di andarsene da lì..
La
ragazza acconsentì e si alzò.
-
Noi ragazzi vi abbandoniamo. Continuate pure a bere se volete, ma noi
siamo stanchi.
-
Si certo come no. Ditelo che volete imboscarvi e festeggiare da soli.
Hermione
diede un leggero scappellotto a Ron.
Salutarono
ancora tutti e diedero la buona notte.
-
Dite che è meglio restare qui?
Chiese
Ginny finendo in un sorso il suo succo di zucca.
Harry
si alzò per andare a buttare la bottiglia di birra e ridacchiò.
-
Io sinceramente resterei qui. Non mi va proprio di sentirli fare
sesso sfrenato.
Gli
altri risero a quella frase.
Hermione
Granger chiuse la porta e si cavò immediatamente le scarpe con un
sospiro. Il sollievo che si prova dopo essere state ore sui tacchi,
ad appoggiare le piante nude sul pavimento è incomparabile.
Draco
ridacchiò vedendola in quello stato di beatitudine.
-
Perché te le sei messe se sai che ti fanno male?
-
Di solito sono comodissime. Ma indossarle dalle nove alle tre di
notte fa comunque differenza che non indossarle proprio. Ti pare?
-
Forse hai ragione. Ma non me ne intendo di tacchi.
-
Per fortuna.
Con
la solita calma, Malfoy si sfilò scarpe e calzini sedendosi sul
bordo del letto e stendendosi con un sospirò.
Vide
la sua ragazza togliersi lo scalda cuore e gattonare sul letto fino a
raggiungere la tua testa.
Erano
quelli i momenti che il biondo preferiva.
Agli
occhi di tutti, era rimasto lo stronzo borioso che sfotteva per ogni
più piccola cosa, ma con lei, quando erano completamente soli,
poteva essere se stesso.
In
pubblico invece non si permetteva nessun atteggiamento affettuoso.
Anzi, spesso battibeccavano.
Ma
quando erano solo lui e lei, nella privacy della loro stanza, allora
si lasciava andare, donando tutta la dolcezza che possedeva all’unica
donna che amava.
Si
sistemarono meglio fino a che Draco appoggiò la testa sul grembo di
lei, che subito si mise ad accarezzargli i capelli e, come
d’abitudine, lo sentì fare un po’ di fusa.
La
Gryffindor sorrise contenta. Sapeva quanto quel gesto piacesse al suo
uomo.
-
Hermione, ti dovrei parlare di una cosa importante.
Quel
tono serio e quella frase detta con tanta disarmante calma, fece
tornare alla festeggiata i dubbi che l’avevano assalita durante il
giorno. La riccia respirò profondamente togliendo le mani dai
capelli di lui.
-
Dimmi. Ti ascolto.
Draco
si accorse di quanto poco lei riuscisse a fingere. A stento
tratteneva l’ansia nel parlare.
Si
alzò e andò a prendere una sigaretta e ad aprire la finestra.
Perché
era così difficile? Doveva solo farle una stupida domanda. Dando le
spalle alla ragazza, prese la scatolina rimpicciolita e con un
incantesimo non verbale la fece tornare alle sue dimensioni
originali.
-
Draco, cosa succede? Mi stai facendo preoccupare.
-
Non ti devi preoccupare Hermione. È solo che …
-
Vuoi lasciarmi?
Draco
cominciò a tossire il fumo che gli era andato di traverso. Si girò
guardandola quasi sconvolto.
-
Cosa?
-
Ti sto chiedendo se vuoi lasciarmi.
-
Perché pensi che ti voglia lasciare?
La
ragazza scese dal letto e gli si avvicinò. Si stava stritolando le
mani e la vedeva davvero ansiosa.
-
È tutto il giorno che sei pensieroso. Ti ho visto anche nei giorni
scorsi perderti nei tuoi pensieri ed estraniarti dal mondo. In più,
mi vuoi parlare di una cosa importante e nel dirlo sei tanto serio.
-
E la prima cosa che ti è venuta in mente è che volessi lasciarti?
-
Bhè … si …
Ammise
infine con imbarazzo.
Draco
spense la sigaretta e dando le spalle un secondo alla ragazza si
lasciò andare ad un sorriso felice.
Non
l’aveva mai vista tanto in ansia e preoccupata neanche durante la
guerra, ma lo era al pensiero che lui la lasciasse.
Si,
era la donna giusta.
Si
girò e l’abbracciò impedendole di dire altro.
-
No che non ti voglio lasciare, piccola. Non potrei mai. E lo sai
bene.
-
E allora che succede?
Lui
tornò a guardarla negli occhi sentendo l’emozione salirgli in
petto come mai era successo. Doveva farlo. Ora o mai più.
Le
prese le mani stringendole forte ma senza farle male e respirò
profondamente.
-
Stiamo insieme da quasi un anno. Il nostro anniversario sarebbe già
in corso visto che è già il 16 maggio.
-
È vero.
-
Un anno fa, dopo alcune settimane di … posso dire prova? Abbiamo
deciso di tentare e stare insieme come coppia. Abbiamo dovuto
affrontare varie sfide oltre la guerra. Per me è stato più facile,
certo. Ma tu hai dovuto fronteggiare i tuoi amici di sempre. E mi
dispiace di essere stato la causa di tanti litigi.
Hermione
non sapeva cosa pensare.
Ricordava
fin troppo bene i primi mesi di storia. Sia Harry che Ron trovavano
folle che lei potesse stare con uno come Malfoy. Nella memoria erano
ancora vivide le litigate feroci e le notti insonni passate a
piangere per trovare una soluzione. Solo la prima battaglia aveva
fugato ogni dubbio.
Draco
si era beccato una spada nel braccio per proteggere Hermione. Da quel
momento, le cose erano cambiate fino a trasformare Draco ed Harry in
due amici. Un po’ strani, ma sempre amici.
-
Dove hai messo Draco e chi sei tu?
Il
biondo si mise a ridere e l’abbracciò stretto.
-
Sarà l’unica volta in cui mi sentirai parlare così, Mezzosangue.
Ricordalo.
-
Ora si comincia a ragionare.
Tornarono
a guardarsi e Draco vide l’ansia sparire dagli occhi nocciola
dorato della donna che amava. Mai avrebbe pensato che un giorno, dopo
tutta una vita basata sull’indifferenza e sulla presunta assenza di
sentimenti, il suo cuore avrebbe cominciato a battere impazzito per
una mezzosangue.
Le
prese una mano stringendola con intensità e tirò fuori dalla tasca
quella preziosa scatolina di velluto acquistata da tempo.
Respirando
profondamente, si inginocchiò di fronte a lei.
-
Ho chiesto in giro e questo è il modo in cui normalmente i babbani
fanno questo genere di domande.
Hermione
non riusciva quasi a respirare. Aveva la gola secca e il cuore che le
rimbombava nelle orecchie da tanto che le batteva forte.
Lo
guardava negli occhi e vedeva e sentiva qualcosa che mai prima di
quel momento aveva provato.
-
So poche cose. Forse non so proprio niente. Ma di una cosa sono
certo. Sei e sarai sempre l’unica donna all’altezza di starmi
accanto. L’unica con il coraggio e la forza di affrontarmi. E
soprattutto, sei l’unica per la quale vale la pena vivere.
Hermione
aveva quasi le lacrime agli occhi.
Da
quando stavano insieme, mai aveva sentito e visto Draco lasciarsi
andare in questo modo ai suoi sentimenti. Sempre freddo, calcolatore
e razionale, scoprire quel lato romantico, la stava sconvolgendo.
Lo
vide prendere un altro respiro profondo.
-
Mi vuoi sposare, Hermione? Ti va di condividere la vita con me?
Il
biondo trattenne il fiato in attesa di una risposta. Neanche durante
le feroci battaglie, in cui aveva rischiato di morire più volte,
aveva avuto tanta paura.
La
guardò mentre lo osservava con gli occhi lucidi.
Hermione
si abbassò, inginocchiandosi di fronte a lui. Non riusciva a
staccare gli occhi da quelli di ghiaccio del biondo. Quello le parve
il momento perfetto per dire qualcosa che aveva sempre temuto di
pronunciare.
-
Ti amo, mio furetto platinato. Si, si voglio sposarti!
Il
cuore del ragazzo fece una capriola e un sorriso al limite della
felicità gli stravolse il viso.
Con
mano quasi tremante, aprì la scatolina e mostrò un anello di
platino, con un diamante non troppo grande a forma di stella. Sapeva
che la sua testarda Gryffindor non avrebbe mai amato qualcosa di
troppo appariscente. Gli fece scivolare l’anello all’anulare
sinistro e si portò la mano alle labbra a sfiorarla con un bacio.
Hermione gli sorrise commossa, poi si abbracciarono e si baciarono di
slancio, come a suggellare quell’evento in maniere concreta.
Ancora
in ginocchio sul pavimento, Draco si strinse addosso la sua fidanzata
e si sollevò per tornare in posizione eretta. Continuò a baciarla
con passione, affondando nella sua bocca come se fosse una boa di
salvataggio. La desiderava e la amava con tutto se stesso, e oltre
alle parole, voleva aggiungere i fatti.
Le
mani della ragazza corsero alla nuca di lui, sciogliendogli i capelli
e infilandovi le mani. Sentiva le mani del suo fidanzato accarezzarle
la schiena e i fianchi con mano forte e dolce. Poteva sentire tutto
il potere di quel sentimento attraverso quel corpo tonico che la
stringeva. Un po’ barcollanti, raggiunsero il letto e vi si
stesero. Il desiderio di entrambi ardeva come una fiamma. Entrambi
erano troppo smaniosi di aversi.
Il
vestito di lei fu aperto con una lentezza quasi esasperante che la
fece tremare.
Draco
fece scorrere la cerniera e abbassò la stoffa baciando ogni
centimetro di pelle che si scopriva. Sentire quel sapore unico di lei
sotto le labbra e ascoltare i dolci sospiri di piacere era la cosa
che più amava. Solo quel piccolo particolare aveva il potere di
eccitarlo oltre ogni dire.
Lo
Slytherin si tolse la camicia in poche mosse, smanioso di sentire il
calore del seno di Hermione sul suo torace. Accolse quel contatto con
forte desiderio.
E
sentì la pelle d’oca salire prepotente quando le unghie della
ragazza gli percorsero la spina dorsale.
Avrebbe
voluto essere calmo, godere di ogni sospiro con lentezza per portarla
al limite. Ma non ce la fece.
Si
avventò sulle labbra della ragazza con una passione quasi cieca.
Passione alla quale Hermione rispose.
Tutta
la paura e l’ansia della giornata scivolarono via mentre si
aggrappava alle spalle del suo fidanzato e sentiva le mani delicate
di lui toglierle gli ultimi indumenti.
Un
vortice di colori.
Un
calore crescente.
Suoni
spezzati.
Carezze
quasi feroci.
Sensazioni
che contrassegnavano l’amore con Draco Malfoy. Era capace di farle
scoprire un mondo che forse non aveva mai creduto esistesse. E di
farla sentire donna. Di farla sentire bella come nessun’altra.
E
ogni volta che facevano l’amore era diverso e uguale allo stesso
tempo.
L’orgasmo
li raggiunse a poca distanza uno dall’altra lasciandoli storditi e
senza fiato.
Hermione
Granger osservò il rivolo di fumo azzurrognolo salire placido dalla
sigaretta di Draco Malfoy.
Stesi
tra lenzuola di seta scure e morbidi cuscini, si godevano il
tranquillo torpore dovuto al loro atto d’amore.
Draco
era seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto, lei
giaceva stesa a pancia in giù e le braccia snelle stringevano un
cuscino sotto al mento.
-
Lo sai che ti fa male fumare.
Il
biondo ghignò.
-
Ho ridotto tantissimo da quando stiamo insieme. Ma non puoi cavarmi
anche questa, piccola.
-
Mi arrendo. Questa te la concedo.
Malfoy
sbuffò facendo finta di essersela presa e lei rise leggera.
Si
accostò fino ad abbracciarlo, lasciandosi circondare le spalle dal
suo fidanzato.
Fidanzato.
Si
guardò la mano sinistra con il suo nuovo anello e rimase incantata.
-
Sta succedendo davvero?
Chiese
lei in un sussurro.
-
Si, piccola. Sta succedendo davvero.
Si
guardarono con occhi seri e dolci e si scambiarono un lievissimo
bacio a fior di labbra. Leggero come il battito di una farfalla e
intenso, come il loro amore.
Qualcosa
che nessuno dimenticherà mai, è lo sguardo degli sposi quel lontano
giorno.
Davanti
al prete in una piccola chiesa bianca, due persone a prima vista
completamente diverse, si scambiarono i loro voti di amore.
I
loro amici e parenti avrebbero conservato per sempre nel cuore il
ricordo della luce che illuminava i due giovani. Una luce così pura
e potente, da rendere innocenti anche i peccatori.
E
come nelle favole, vissero felici e contenti.
Litigando,
discutendo, amandosi, desiderandosi.
Vivendo
l’uno per l’altra.
THE
END
Ciao
a tutti!
Questa,
come l’altra, è una shot scritta durante i flash mentali in
ufficio. È diversa dall’altra ma parla sempre dello stesso
pairing.
Devo
ringrazia di nuovo Ladykirahm e lo faccio con il più immenso
piacere.
Mi
ha sostenuta e corretta infinite volte e grazie al cielo mi ha fatto
capire quanto stessi sbagliando con il primo finale che avevo scelto.
Ma sai sorellona, la tua storia è talmente bella che non me ne sono
resa conto. Volevo essere come te!
Heheheheheh.
Non
mi trattengo oltre per non annoiarvi. Commentante se ne avete voglia,
a me fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.
Approfitto
per ringraziare di cuore tutte le persone che hanno commentato la mia
precedente shot e anche tutti coloro che hanno letto.
Siete
mitici!
Nel frattempo vi indico una shot davvero splendida, nel caso non l'abbiate già letta.
"Quello che gli altri non vedono" di Ladykirahm
Un
abbraccio a tutte e tutti!
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