Questa storia è stata
scritta in occasione dell’imminente
Natale.
Volevo dedicarla a delle
persone con cui passo la gran parte delle giornate, con cui rido,
scherzo,
discuto, sparo demenzialate e chi più ne ha più
ne metta.
Perché voi date un senso
alle
mie giornate noiose,
perché mi regalate attimi
di
felicità,
tristezza,
dolcezza (complimenti, non
è
mai stato facile u_u).
Volevo ringraziarvi, perché
ci
tengo davvero molto alla vostra compagnia, grazie
♥
In particolare
Mistica, Vogue, Simphony, Walnut, PaytonSawyer, GiulyB, Ichigo, Izumi, Gigettina, AliH, MissBlackspots, Lenobia, Morea, mikyvale, Minnie, Only.Asfe, Somochu,
~●~●~
Scende
giù la neve
[Zucchero
- Scintille]
Scende giù la neve, guarda come viene.
Sto pensando a te e
tutto intorno a me... vedo
scintille.
Un
bianchissimo manto nevoso si stendeva in tutta la campagna, senza
lasciare
alcuna traccia dei colori sgargianti dei campi coltivati, né
tantomeno quelli
scuri della piccola casetta ai piedi di una solitaria collina.
La
Tana, in quel momento, più che somigliare ad una casa,
sembrava un panettone
formato gigante: la neve fungeva da zucchero a velo e le luci accese
provenienti delle finestre, erano dei soffici canditi; ogni tanto
qualche
figura scura ci passava accanto, proiettando così delle
ombre sulla neve
nell’ampio giardino.
Stelle più di mille, cadono a colori.
Come figli e sogni,
fanno arcobaleni...
e poi scintille.
Era
la sera della vigilia di Natale, il primo Natale dopo la fine della
seconda
Guerra Magica.
Il
cielo traboccava di stelle luminose e non c’era nulla ad
impedirgli di
splendere: quella notte la dominavano loro.
La
famiglia Weasley si era riunita per le vacanze natalizie e, come di
consueto,
Molly aveva passato l’intera vigilia e il giorno precedente a
cucinare per
tutti, dando vita a pietanze a dir poco appetitose; era incredibile il
modo in
cui avesse raccolto tutta la passione e lo sforzo di preparare tutto al
meglio,
di creare la giusta atmosfera per passare un Natale felice e senza
intoppi.
Atmosfera
che, lei stessa, tendeva ad ignorare...
«Giù
le mani!» trillò, quando Ginny allungò
le dita in direzione dei Calderotti di
zucca. «Ginny, non puoi mangiare i dolci prima della
cena!».
La
ragazza ritrasse la mano e incrociò le braccia, roteando gli
occhi al cielo:
quando si trattava di cibo cucinato per delle occasioni importanti
– e non solo
– la signora Weasley era piuttosto puntigliosa. Quindi
inutile descrivere la
sua espressione infuriata non appena George entrò in cucina
di gran carriera,
estrapolò un biscotto dal vassoio argenteo, per poi
volatilizzarsi in salotto.
«George!»
sbottò alla chioma rossa ormai scomparsa oltre la soglia.
Ginny
rise, per poi seguire il fratello, lasciando la madre in preda alle
solite
crisi isteriche pre-cenone natalizio.
Ci incontreremo sai, sarà di notte... ci incontreremo sai.
O sarà la notte, ad incontrare noi.
A credere in noi.
Il
salotto era affollato di gente, o almeno, più del solito: il
signor Weasley era
seduto su una sedia a dondolo ed era intento in una fitta conversazione
con suo
figlio Bill; all’angolo opposto, George e Charlie
trangugiavano biscotti con
poco entusiasmo, guardandosi in giro di tanto in tanto; Harry e Ron
erano
spaparazzati bellamente sul piccolo divano e conversavano
tranquillamente,
sorridendosi reciprocamente, mentre Hermione stava cercando di spiegare
a Fleur
l’utilità di un fornetto microonde.
Ginny
attraversò la stanza, fece l’occhiolino a Harry,
che ricambiò imbarazzato, e si
unì alle due ragazze che l’accolsero con un
sorriso.
«Dici
che me lo regaleranno di nuovo anche quest’anno?»
domandò d’un tratto Ron, le
braccia spalancate sul poggia schiena del divano e
l’espressione greve.
Harry
aggrottò la fronte. «Che cosa?».
«Quello
stupido maglione» sbuffò
l’altro. «Con
tutti quelli che ho raccimolato
da quando ho memoria, potrei fare regali all’intero Ministero
della Magia! Più
quelli degli altri – che tanto nessuno
di loro li ha mai messi – potremmo farci su un patrimonio!
... anche se non
sono sicuro che qualcuno potrebbe avere il coraggio di
comprarli».
«Tua
madre trova il coraggio per farli» osservò Harry,
facendo spallucce.
Ron
ghignò distrattamente e prese a fissare un punto indistinto
di fronte a lui.
«Se
li ha fatti» cominciò Ron con la voce
tremante, «credi si sia ricordata di... farne uno in
meno?».
Calò
il silenzio tra di loro: perfino le voci concitate di Bill e del Signor
Weasley
sembravano essersi affievolite dietro a quell’affermazione.
«Ron...».
«Dico
sul serio» lo interruppe il rosso, «credi si sia
ricordata?».
«Ci
mancherebbe!» ribatté Harry, un po’
sorpreso da quell’improvviso pensiero del
suo migliore amico. «D’altronde non è
una cosa che si dimentica facilmente...
dai» aggiunse poi, battendogli amichevolmente una mano sulla
spalla, «ti va una
partita a Sparasc-».
«La
cena!» esplose la voce della signora Weasley, con il viso
paffutello e
leggermente rossiccio che sbucava in salotto e il corpo ancora in
cucina.
«Dopo
sì» disse Ron, rispondendo al sorriso di Harry, ed
entrambi si alzarono per
andare finalmente ad abbuffarsi.
***
Scende giù la neve... come viene lieve.
Sto pensando a te,
in questa notte che...
che fa scintille.
Harry
osservava aldilà della piccola finestra della cucina la neve
che scendeva
impetuosa, andando a sovrastare il manto già formato del
giorno prima: lui
amava la neve, gli dava un senso di tranquillità e di
dolcezza.
Certo,
quel Natale non era esattamente come gli anni passati... forse un
po’ più
triste, o solamente più normale: niente
minacce, niente intoppi, o quasi.
Ricordava
come fosse ieri il suo primo Natale ad Hogwarts; prima di allora non
aveva mai
dato peso a quella festa, poiché nessuno gli aveva mai dato
motivo di amarla.
Ma quel primo anno di scuola, assieme a Ron, aveva capito che
scambiarsi regali
con qualcuno era una delle cose più belle del mondo.
Solo
un anno esatto prima era rinchiuso con Hermione in una squallida tenda
in un
altrettanto squallido bosco... e, sempre quel giorno, aveva visitato
per la
prima volta la tomba dei suoi genitori e la
sua casa.
O
meglio, quella che fu la sua casa.
E
invece ora era lì, con le persone che amava di
più al mondo; non avrebbe
chiesto niente – niente –
di più, se
non il fatto di essere circondato dalla sua vera famiglia.
In
conclusione, in quegli ultimi otto anni, non aveva ancora avuto una
concezione
ben precisa di quella festa. Ma ora era semplicemente... felice.
«Ehi,
Harry, me lo passi quel piatto con quella roba arancione?».
«E’
cannella, Ron, cannella»
sbottò
spazientita Hermione, dandogli un piccolo buffetto sulla spalla. Ron
sorrise,
leggermente imbarazzato.
Harry
tese il braccio e porse a Ron il piatto, che prese poco galantemente
una
manciata di dolcetti ripieni alla cannella, poi si voltò
verso Ginny e offrì
anche a lei.
«Grazie»
sorrise la ragazza, facendogli pizzicare le guance rosse.
Per
qualche strano motivo Harry si ritrovò ad osservare George,
intento in una
discussione con il padre: era cambiato molto dalla fine della Guerra e
tutti,
ovviamente, erano a conoscenza della causa; la perdita del fratello
gemello aveva
gravato su di lui più che su ogni altro.
Dopotutto,
aveva perso metà di se stesso.
Ma
preferiva non parlarne e questo Harry lo sapeva bene. Non risultava
impossibile
scherzare o scambiarsi qualche battuta, era più o meno come
una volta,
solamente che lo faceva con meno entusiasmo e meno alla... Weasley.
«Beh,
credo sia arrivata l’ora dei regali!»
esclamò la signora Weasley, entusiasta.
Con un accenno di bacchetta, tutte le portate si spostarono oscillando
sopra al
bancone accanto al lavandino: a quelli ci avrebbe pensato
più tardi.
Un
borbottio concitato si librò nella stanza, e in quel momento
il cuore di Harry
fece un sobbalzo: erano tutti felici,
tutti con un enorme sorriso stampato in volto; lui non vedeva
l’ora di dare i
suoi regali a Ron, Hermione e Ginny.
Molly
Weasley ricomparve dopo qualche minuto buono, con delle enormi buste in
mano,
dalle quali estrasse – sprizzante di gioia da tutti i pori
– dei pacchetti
tutti di colore diverso, che distribuì ad ognuno dei
presenti: Harry non poté
fare a meno di ringraziarla, sia baciandola sulla guancia, sia
mentalmente, per
essere sempre gentile con tutti, soprattutto con lui.
Una
madre, insomma.
E
continuò a sorridere anche quando tastò il
pacchetto morbido; istintivamente si
voltò verso Ron, che in quel momento stava esibendo
un’ espressione contrariata
come Harry non gli aveva mai visto fare.
Sorrise.
Di nuovo.
Aprì
il pacchetto e ne fuoriuscì il solito maglione color prugna,
con una “H” dorata
ricamata al centro e, con sua sorpresa, sui bordi era stata disegnata
una linea
continua di Boccini.
«Grazie
ancora, signora Weasley» disse rivolto alla donna che stava
osservando la
famiglia dall’alto, come per cercare di cogliere le reazioni
di tutti.
Lei
sorrise, raggiante. «Oh, figurati, caro!».
«Grazie,
mamma» tentennò Ginny.
«Grazie...».
«Il
solito grazie, mammina» rise George, posando il maglione
nella sedia vuota
accanto alla sua.
«Parbleu!»
esclamò Fleur, «E’ belissimo!
Grazie tonte, signora
Weasley!».
Quando
tutti ebbero finito di scambiarsi regali e auguri, lei tornò
in salotto e
ricomparve poco dopo, con un’altra busta...
E non è il tempo sai, che ci manca.
E non è il vento sai,
che ci stanca.
Che non è il tempo mai...
che ci cambierà.
Arthur
le lanciò un’occhiata curiosa. «Molly,
cara, non avrai sfornato altri maglioni,
vero? Voglio dire» aggiunse dopo, vedendo lo sguardo della
moglie
assottigliarsi, «insomma, uno basta e avanza ogni anno,
no?».
Lei
parve tranquillizzarsi. «Certo, Arthur. Ma questo non
è per nessuno di voi».
Estrasse
dalla busta un altro maglione color verde vischio, anch’esso
con una lettera
ricamata al centro: “F”.
Che bella luce sei, in questa notte di
stelle.
Diamante nel buio... che
fa scintille.
Ron
lanciò a Harry un’occhiata preoccupata, della
serie “che ti avevo detto?”:
possibile che...?
La
signora Weasley prese il maglione destinato a Fred e, con assoluta
nonchalance,
lo sistemò sulla sedia all’angolo che,
solitamente, usavano per gli ospiti.
Tutti
avevano uno sguardo preoccupato puntato su di lei, che al contrario
sembrava tranquilla.
«Mamma...»
tentò Ginny, alzandosi dalla
sedia e andandole incontro.
Nel
giro di pochi secondi tutti i presenti sembravano aver mutato di
espressione e
Harry, per la prima volta da quando era arrivato, si sentiva realmente
triste.
«Nessuno
deve dire niente» disse la donna rivolta a tutti,
«questo maglione rimarrà qui.
Sempre».
Harry
era sicuro che lei non si fosse dimenticata, come poteva esserlo,
d’altronde?
Ma apprezzava davvero molto quel gesto così gentile e
così materno.
Ron
si voltò verso Harry e sorrise, un sorriso triste ma
sincero, che gli fece
accapponare la pelle; vide una lacrima scendere sulle guance di
Hermione e di
Fleur e capì che si erano commosse.
Arthur
prese il calice di fronte a lui e lo sollevò.
«Buon Natale, Fred, ovunque tu sia».
Pian
piano tutti sollevarono i loro calici e sorrisero a tutto, alla vita,
al
Natale, alla neve, alla loro unione e a Fred, che in quel momento li
stava
osservando sorridente dall’alto.
«Buon
Natale!» esclamò Bill, stringendo Fleur a
sé.
Harry
non riuscì a trattenere una lacrima, vedendoli tutti
lì, tutta la sua famiglia al
completo.
‘Cause I
believe in this beautiful love...
and I believe in
this beautiful
love...
‘cause I
believe in this beautiful
love.
«Buon Natale anche a
voi».
***
Angolo
natalizio di me
medesima:
Spero tanto vi sia
piaciuta, ragazze ♥
Vi dico che
l’ho scritta con il cuore appositamente per
voi, perché ve lo meritate.
Quel
“Buon Natale anche a voi” mi piace pensare sia Fred
a dirlo a loro; lo
so, è un po’ inverosimile
ma siamo a Natale,
concedetemelo u_u
Le frasi attaccate
in corsivo, fanno parte del testo
della canzone di Zucchero, Scintille, che
oltretutto vi invito ad ascoltare se non l’avete mai fatto:
è davvero
splendida.
Detto
ciò mi dileguo,
sperando davvero
che questo minuscolo pensierino sia
stato di vostro gradimento^^
Un abbraccio a
tutte voi *-*
Con affetto,
Lin.
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