Questa
ff è dedicata ad un'amica, una sorella… Una Sis,
in altre parole.
Nella
migliore delle tradizioni delle ff dovrei spiegare il perché
e il percome di questa decisione, ambientare la storia, ecc. ecc.
Ma
questa è una storia particolare, scritta in un momento
particolare, a cui non servono altre parole.
…
Giusto, Sis?
*
- Emmett Honeycutt,
alza da quella sedia quel culo sodo che ti ritrovi e portalo qua su
questo sgabello!!!
La voce imperiosa di
Debbie non poteva essere ignorata.
Emmett roteò
gli occhi all'indietro e, prima di alzarsi dal tavolino dove era seduto
con gli amici, sussurrò a Michael a denti stretti simulando
un sorriso:
- Tu, Justin e Ted
siete già passati sotto lo schiacciasassi? - al cenno
affermativo e rassegnato dell'amico continuò -
…Sì, eh? Questo vuol dire che adesso tocca a
me?!?!? Che felicità!… Eccomi, tesoro, arrivo!
- gridò, rivolgendosi verso la donna al bancone.
Si avvicinò
ad esso sedendosi su uno sgabello e chiese, angelicamente:
- Puoi aspettare che il
caffè abbia fatto il suo effetto prima di lanciarti nella
ramanzina? -
- Per una volta,
nessuna ramanzina, Signor-Chiappe-d'Oro - borbottò Debbie,
strusciando il bancone con uno straccio masticando un chewing-gum - E'
arrivata questa per te. - E gli lanciò una busta attraverso
il piano.
Emmett mentalmente
ringraziò quel Dio che qualche tempo prima credeva lo
volesse standardizzato o meglio, eterizzato
come gli altri.
- Quindi…
Niente pistolotto sulle bravate di ieri sera?!?!? No, perché
sai, ho visto che Ted, Justin e Michael sono già passati
sotto il rullo compressore della tua eloquenza… -
- Beh, diciamo che
Liberty Avenue si ricorderà per un bel pezzo la vostra
bellissima versione dei Village People al Babylon ieri sera:
completamente ubriachi, ulteriormente più nudi e totalmente
gay, dal primo all'ultimo… Perché forse voi giovanotti non
sapete che tra loro ce n'erano un paio anche etero (che Dio ci
salvi!)… - si interruppe, corrucciata - … Ma cosa
stavo dicendo? -
Emmett, guardandosi
intorno simulando indifferenza, suggerì:
- Qualcosa su "gay",
"mezzi nudi" e "ubriachi"…
- Ah, giusto! Quindi,
per farla breve: avete reso la festa di Natale del Babylon una farsa! E
sa il cielo se io non sono l'etero più pro gay di tutta la
terra, però questa volta avete letteralmente pisciato fuori
dal vaso!
- E meno male che non
c'erano ramanzine in vista… - borbottò Emmett fra
sé.
- Ullallà,
abbiamo qua Martha Stewart! - suggerì una voce profonda,
avvicinandosi al bancone…
- Ecco qua il gay
più stronzo di tutta Pittsburgh, signore e signori! -
ululò Debbie all'indirizzo di Brian, afferrando una caraffa
di caffè, versandogliene una tazza e allontanandosi dal
bancone, sbraitando verso gli altri avventori che cercavano di
attirarne l'attenzione:
- Arrivo, arrivo! E che
cazzo! Siamo sotto le feste, gente! E dove l'avete lasciato lo spirito
natalizio? Nella Dark Room del Babylon?!?!? -
- Sono in salvo o
toccherà anche a me? - chiese Brian insolitamente ciarliero
per quell'ora del mattino, chinandosi verso Emmett, sorseggiando il
caffè bollente.
- Rassegnati, ha appena
iniziato… - sussurrò Emmett, concentrando per la
prima volta l'attenzione sulla busta che Debbie gli aveva consegnato.
La prese tra le mani e
la soppesò.
- Accidenti che plico
voluminoso! Una lettera di un amante respinto? - sogghignò
Mr. Kinney.
Emmett, che aveva
esaurito con Debbie la sua scorta di buone maniere giornaliera, si
limitò a rispondere:
- Fatti i cazzi tuoi.
- Ehhhhh… Lo
spirito di Martha Stewart imperversa in questo periodo dell'Avvento! -
commentò Brian, alzandosi dallo sgabello con la tazza in
mano dirigendosi verso gli altri.
Emmett non
considerò l'ultimo lazzo di Brian e si concentrò
sulla busta.
Il mittente era uno
studio legale di Hazelhurst, la sua cittadina di provenienza sulle rive
del Mississippi, Wisconsin, da dove era scappato appena possibile
quando era ancora giovane ed innocente…
La busta lo
incuriosiva, però la cosa in sé suonava un po'
sinistra e, dato che la giornata che l'attendeva era piena di impegni
(cioè sostenere dei colloqui di lavoro per trovare un
impiego che gli permettesse di mettere insieme il pranzo con la cena)
considerò che la lettura della missiva poteva attendere la
sera, onde evitare spiacevoli notizie. Perché, ne era certo,
la comunicazione non
portava buone nuove.
Dopo una giornata tanto
intensa quanto inutile dal punto di vista dei risultati, Emmett
pensò che sfogarsi in palestra sarebbe stata un'ottima idea.
Una volta
lì, trovò solo Brian che stava usando il vogatore
come se ne andasse della propria esistenza.
- Ciao Brian! Gli altri?
- Ted e Michael sono a
fare shopping natalizio in preda al panico più
completo… Stupidi finocchi! Non c'è niente di
più disgustosamente etero che ritrovarsi alle porte delle
feste con ancora tutti i regali da fare! - sbuffò Brian tra
una remata e l'altra.
- E suppongo invece che
tu ti sia organizzato per tempo… Considerando la marea di
regali che devi fare a tutte le persone a cui vuoi tanto bene…
- sbottò Emmett, gettando un asciugamano sul tapis roulant,
scuotendo la testa e cominciando ad impostarne i parametri con la
determinazione di un kamikaze.
- Honeycutt, questa ti
è uscita particolarmente brutta e soprattutto
cattiva… - commentò Brian, tra il serio e il
faceto continuando a vogare. E poi, fermandosi e guardandolo diritto in
faccia, aggiunse senza ombra di sarcasmo: - … E non è da te.
-
Premendo il tasto PLAY
come se fosse duro come il marmo ed iniziando una camminata veloce,
Emmett commentò un po' di malavoglia:
- Diciamo che oggi non
è stata una giornata delle migliori… -.
Percependo il silenzio
per una volta non ostile dell'altro, Emmett si sentì spinto
a continuare.
- Sai, vedo
voi… tu e Justin che bene o male siete una
coppia… E non alzare gli occhi al cielo, Brian Kinney, che
se dovesse venirmi voglia, potrei stare ore a sviscerare il vostro
rapporto perché tutti hanno capito che è un
rapporto, tutti tranne voi! Poi, vedo Ted, in fondo così
equilibrato ed organizzato… Michael che ha una famiglia
fantastica… E io? Io cos'ho? Non ho l'amore, non ho una
famiglia, non ho un lavoro decente, non ho un cazzo di
niente… Sono una merda! Una merda sola come un cane! -
singhiozzò, stoppando il tapis roulant con una manata e
scappandosene in spogliatoio.
Brian
sospirò.
Dopo un po', Emmett si
era fatto la doccia, si era asciugato le lacrime, e si stava vestendo,
pronto per una serata al Babylon più sfrenata della
precedente, per anestetizzare quel dolore latente che stava facendo
affievolire sempre di più la sua proverbiale fiamma.
Mentre si stava
infilando i pantaloni, una voce profonda giunse da dietro gli
armadietti:
- Sei uno stronzo.
Emmett
trasalì.
- Scusa? - chiese a
Brian, continuando a vestirsi, con la testa mezza fuori e mezza dentro
il collo della maglia.
- Sei uno stronzo.
- Continuo a non
capire… - sospirò Emmett, troppo stanco anche
solo per stare al gioco, sistemandosi addosso il capo di abbigliamento.
Brian uscì
fuori dal nascondiglio, ancora sudato e in tenuta ginnica.
- Lo vedo. Mr.
Honeycutt, sei uno stronzo semplicemente perché non ti rendi
conto dei tesori che hai intorno.
- Co..?
- Vogliamo
elencare?!?!? Michael e Ted si butterebbero nel fuoco per te, Justin ti
difende sempre nei tuoi battibecchi con me, Mel e Linz ti
adorano… E poi perché pensi che Debbie ti
fracassi le palle se solo non tenesse a te? Ti considera come un
figlio. Tra l'altro, sei il gay più finocchio e passivo che
conosca ma, a parte questo - e
non ci credo nemmeno che sto per dirlo - hai un sacco di
qualità. Sei intelligente (anche se lo nascondi molto bene),
ironico, sei l'unico che mi tiene testa in quanto a battute velenose,
sei - beh - molto bello, anchesenonseiilmiotipo
- si affrettò ad aggiungere - e sai tirare fuori le palle
quando serve. Per cui, Honeycutt, non ti azzardare a ripetere che sei
una merda, perché io non ammetto merde…. tra i
miei migliori amici.
- e, dandogli una pacca sulla spalla guardandolo diritto negli occhi
mordendosi il labbro inferiore, lo lasciò.
Emmett, ancora
rintontito dalle inaspettate parole dell'altro, gli gridò
dietro:
- L'esposizione lascia
un po' a desiderare, Kinney, però i concetti sono chiari!
E poi, sussurrando fra
sé, concluse:
- … Grazie.
Rientrato in casa dopo
la notte brava, Emmett si gettò sul letto con in mano la
busta dello studio legale.
Era arrivato il momento.
Cosa poteva essere?
Niente di buono, di sicuro.
Tutto ciò
che proveniva da Hazelhurst sapeva solo di odio, omofobia, rancori e
dolore.
Di nuovo,
pensò di rimandare la lettura, poi però si
convinse a non farlo, visto che si sarebbe solo trascinato nell'ansia
finché non avesse aperto la busta.
Con un sospiro
rassegnato, e mordendosi l'interno di una guancia, si sedette sul
letto, afferrò un tagliacarte e la aprì.
In sostanza, sua zia
Lulah aveva lasciato scritto che, al decimo anniversario dalla sua
morte, i legali avrebbero dovuto far pervenire al nipote una sua
lettera.
Lettera che diceva
così:
"Mio piccolo Em,
Se
stai leggendo questa lettera significa che io sono in compagnia degli
angeli da dieci anni, ormai.
Ho
aspettato così tanto per fartela avere in modo che tu ti
potessi sistemare, superare il lutto della mia morte (perché
sei stato in lutto, vero?!?!?), e leggere quello che avevo da dirti con
tutta calma, con una mente adulta (spero magari intorno ai
cinquant'anni, il che vorrebbe dire che sono morta molto ma molto
vecchia) e magari in compagnia del tuo uomo.
…
Ma va bene lo stesso anche se non ce l'hai, sai? Infatti, il succo
della lettera vuole essere proprio questo.
Tesoro,
tu sei cresciuto in una realtà troppo stretta per i tuoi
standard.
Ho
sempre cercato di fartelo capire fin da quando mi rubavi le spille e i
profumi.
Sei
una persona che deve aspirare al meglio, anche se il meglio per te non
sarà mai abbastanza...
Tu
sei una regina, e come tale ti devi comportare… Regale con
gli stronzi, e generosa con chi veramente ti ama.
Non
chiuderti mai nel tuo guscio - perché ti conosco, sai? - e
non pensare di non essere degno di qualsiasi cosa o persona.
Domandati
piuttosto se loro sono degne di te e agisci di conseguenza.
Quando
te ne andasti da Hazelhurst mi spezzasti il cuore, ma fu la scelta
più coraggiosa che tu potessi fare.
Da
solo contro il mondo, armato solo della tua sfavillante fiamma.
Non
lasciare mai che questa si spenga, piccolo mio.
Tutti
devono vederla, e godere del suo calore.
Tutti
devono capire che Emmett Honeycutt è una persona un po'
complicata, certo, ma piena d'amore dalla punta dei piedi fino ai
capelli.
Non
lasciarti mai, mai e poi mai tentare dal cinismo.
Sei
una persona pura, e devi a tutti i costi mantenere questa purezza.
Sai
come si dice, no? L'amore chiama amore… Spargilo, Em, spargi
intorno a te tutto l'amore che hai e, anche se non avrai mai il lavoro
o l'uomo dei tuoi sogni, saprai di non aver vissuto invano.
Con
infinito affetto,
Tua
zia Lulah.
PS: sono infinitamente curiosa
di sapere a che età sono morta… Chissà
se nel frattempo è stato inventato un modo per farmelo
sapere?!?!?"
Emmett si
asciugò le guance, sorrise, si alzò dal letto e
andò in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, rimuginando
su quello che aveva letto e su quello che Brian gli aveva detto il
pomeriggio.
Sentì
armeggiare alla serratura della porta e vide Michael entrare.
- Ehi, Em!
- Ehi! Tutto ok?
- Io sì, tu
piuttosto? Hai una faccia… Sembra che tu abbia visto un
fantasma…
Emmett gli sorrise, lo
strinse in un abbraccio che l'amico ricambiò con sincero
affetto, e rispose:
- Quasi, Mickey,
quasi… Ma adesso… Adesso, beh… E'
tutto a posto, almeno
per oggi…
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