Anastasija
Sono 78 giorni che
Anastasija e la sua famiglia vivono nella casa di Ipatiev. La prigionia
è tremenda: motteggiati, derisi, derubati. Unica
consolazione dell Granduchessa è Jimmy*, il suo cagnolino.
A guardarla, non si
direbbe la stessa ragazza che pochi mesi prima viveva nel palazzo di
Alessandro: quella bambina allegra e solare, testarda ed intelligente,
che ora sembra un fiore reciso.
Poi sembra che tutto
vada meglio, arriva Jurovoskij e finisce la tortura, lui li tratta come
se fossero esseri umani, s'informa della salute di Alioša* e
di mama.
Maša
continua a sognare, lei. Dice che sposerà un soldato russo e
avrà venti bambini*!
Poi li svegliano,
quella notte. Dicono loro di far le valigie, in fretta, che devono
partire. Anastasija e le sue sorelle indossano i corsetti nei quali
hanno nascosto i loro gioielli, su consiglio di mama.
La ragazza guarda suo
padre, che cerca di rassicurarla con gli occhi, si vogliono molto bene
loro due: lei è di gran lunga la sua preferita.
Il dottor Botkin tira
fuori il suo orologio, dice che sono le undici. Fa fresco, anche se
è luglio.
Li fan entrare in una
stanza vuota: nemmeno le sedie ci sono! Mama s'innervosice,
così Jurovoskij fa portare due sedie, una per lei e una per
Alekesej, che, poverino, sta tanto male.
Il bolscevico li fa
disporre in due file, per le fotografie, dice lui: papa, mama,
Alioša, O'lga, Ta'jiana, Marija e lei davanti, il dottore,
Trupp e la bambinaia dietro. Anastasija stringe il suo cagnolino,
così fa O'lga, stringendo Ortino* come sue fosse una bambola
magica, col potere di consoslarla.
Poi la porta
sia apre ed entrano delle persone armate.
Papa si gira verso
di lei, confuso, poi si volta verso Jurovoskij.
-Cosa?Cosa?- fa confuso
il vecchio zar.
È un attimo:
uno degl'uomini spara e papa
cade senza nemmeno un mugolio. Poi mama,
poi Aleksej. Tutti urlano, Marija abbraccia Anastasija, i proiettili
fischiano, le due Granduchesse cercano di coprirsi il capo, a cui i
soldati mirano. I proiettili le colpiscono, ma rimbarzano sui gioielli,
le feriscono, ma non le uccidono. Con un guaito Jimmy si accascia,
morto. Poi più nulla, il silenzio. E poi di nuovo
urla, urla che non capisce, le urla di Anna, la frel'na*, quelle di
Alioša.
Qualcuno le strappa
Maria, la caricano su una barella.
-È viva.-
dicono. Anastasija pensa che Dio è grande, che Marija
è viva. Lei non la vede, ma sa che è viva. Vuole
chiamarla, ma la voce non la trova. Che sia morta? No, c'è
troppo dolore.
-Sono vive.- dicono
altri.
-Finite quelle che sono
vive con le baionette.- dice un'altra voce. Anastasija ne è
sicura, quella è la voce del Demonio.
"Cos'ho fatto di male per
meritarmi questo? Ho forse ucciso qualcuno? Per l'amor di Dio, ho solo
diciassette anni! Voglio vivere!"
Urla, altre urla, altro
dolore. Anastasija non sa se siano le sue. Qualcosa di appuntito le
squarcia la carne. Dopo pochi minuti è tornata la calma.
La stanza è
piena di sangue. Il sangue di una famiglia, il sangue di quattro
ragazze e di un bambino, il sangue di due genitori amorevoli.
*Vezzeggiativo dello zarevic Aleksej, malato di emofilia.
*Questa frase è davvero della Granduhessa Marija.
*Jimmy e Ortino erano davvero i cagnolini di Anastasija e O'lga.
*Bambinaia, in russo.
L'Angolino
di Tempe
Da appassionata di storia quale sono, fin da bambina mi ha affascinata
la figura di Anastasija Romanova, la figlia dell'ultimo zar e la sua
fine. Ho voluto scrivere questa storia in memoria sua e della sua
famiglia, perchè, pur non essendo stati degl'ottimi
regnanti, lo zar Nikolai e sua moglie Aleksandra erano degli ottimi
genitori e la loro era una famiglia unita e felice nei limiti del
possibile, vista la malattia del figlio (il sogno di ogni bambino con
una famiglia difficile alle spalle sono loro), ma la loro memoria
è stata infangata in tutti i modi possibili.
La scena che ho raccontato è una semplice narrazione degli
eventi della notte del 16 luglio 1918, usando delle fonti (riportate
pure su Wikipedia)
non ho esagerato nulla, questo è quanto: fu un omicidio
brutale a cui seguì una sepoltura anche peggiore (da cui
nasce la leggenda secondo cui Anastasija o uno dei suoi fratelli si
sarebbe salvato.) Ahimè, non è così.
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