Titolo:
Still Being There
Summary:
Spalancò gli occhi.
La luce del comodino era fioca, ma gli diede fastidio lo stesso.
Pairing:
Sherlock/John
Rating:
Giallo
Words:
700
Disclaimers:
Non mi appartengono e bla.
Notes:
Seguito di Being
There.
Ah, Buon Natale e, se non ci sentiamo prima, Buon Anno! ^_^
Still
Being There
“Tu
sai difendermi e farmi male
Ammazzarmi
e ricominciare
A
prendermi vivo.”
Metti
in ordine i tuoi pensieri.(1)
<< John,
svegliati! >>
La voce familiare gli
giungeva da lontano, quasi indistinta.
Spalancò gli
occhi. La luce del comodino era fioca, ma gli diede fastidio lo
stesso.
Aveva sudato freddo e
il cuore gli batteva frenetico.
Le mani fredde di
Sherlock gli imprigionavano il viso. Appena lo mise a fuoco, non poté
evitare di toccare il suo, per accertarsi che fosse reale.
Vi affondò i
polpastrelli, quasi fosse l'unica cosa reale al mondo.
<< Sherlock... >>
<< Sta'
tranquillo. Sono qui. >>
Era curioso come la
paura, che era la sensazione che più gli rimaneva appiccicata
addosso, riusciva a sparire se solo Sherlock era presente, meglio
ancora se gli parlava. Bastava anche una stupida frase.
Con molte probabilità,
avrebbe creduto a qualsiasi cosa se solo l'avesse detta lui.
Prima che se ne
rendesse conto, l'aveva messo a sedere, si era posizionato accanto a
lui e l'aveva abbracciato, la testa di John sul suo petto.
La
gabbia toracica di Sherlock era più larga di quanto potesse
sembrare. Era enorme eppure accogliente. Sembrava avere un anfratto
fatto apposta per la testa di John. Sentiva il suo cuore battere –
sì, a quanto pare anche Sherlock Holmes ne aveva davvero
uno – le sue mani addosso, il suo calore. Seguiva i movimenti
di quel petto gigantesco ad ogni respiro.
Si sentiva
infinitamente più piccolo. Forse era proprio così, o
forse era Sherlock a essere troppo alto, oppure era John a essere
regredito a quando era bambino e sognava streghe e fantasmi.
Non era cambiato molto
da allora. Li sognava ancora, in un certo senso.
E Sherlock era sempre
lì a svegliarlo.
Lo strinse e chiuse gli
occhi, godendosi quel calore assurdo e rassicurante.
<< Vado a
prepararti qualcosa per calmarti, se vuoi. >>
<< No! …
No. Resta qui. >>
Ho
bisogno di te.
Si rese conto di
avergli stretto la camicia, proprio come un bambino spaurito.
Forse sarebbe meglio
dire che gli aveva artigliato la camicia, proprio come un
bambino spaurito.
Quella camicia viola.
Quella straordinaria camicia viola.
Gli venne quasi voglia
di ridere.
Forse parlarne avrebbe
risolto qualcosa.
<< Era... >>
<< Non ha
importanza. E' finito. Sono qui. >>
John
si chiese quando era stato il momento in cui il suo coinquilino –
collega, amico
– era diventato il mondo
per lui.
Fondamentale. Basilare.
Indispensabile.
John
non sapeva dove apparteneva. Non sapeva qual era il suo mondo. Non
l'aveva mai saputo.
Pensava
di essere utile nell'esercito. E lo era. Poi era diventato un fottuto
invalido, e tutto era tornato come prima.
Non
ci servi più, Johnny Boy!
In
Afghanistan sognava di tornare a casa. Anche se a casa
non c'era nessuno. (2)
A
pensarci adesso, però, non avrebbe potuto definire cosa
volesse davvero dire per lui, casa.
Ma
con Sherlock era diverso. Era tutto diverso.
Sherlock
era
casa. Sherlock era il suo
mondo.
Perché riusciva
a capirlo. Riusciva a capire tutto prima di tutti. Sempre prima di
tutti. A volte anche prima di lui.
Perché Sherlock
era così e basta.
Lo guidava e lo faceva
sentire sicuro.
Lo guardava e sentiva
una botta di adrenalina scorrere ovunque.
Era un'ancora, un
appiglio, un porto sicuro.
Un porto incasinato
dove approdavano le navi più improbabili; un appiglio alto un
metro e ottantatré o più, con le dita fottutamente
lunghe e il torace fottutamente largo; un'ancora fatta di
irritabilità, irrequietezza, genialità e capelli
impossibili.
Era impossibile. Era
dannatamente impossibile, come uomo, come coinquilino, come collega,
come amico.
Ma era lì. Era
sempre lì.
E lui? Dov'era lui in
tutto questo?
Non
era forse piccolo ed insignificante?
Un uomo di cui avrebbe potuto tranquillamente privarsi? Era
un peso morto? (3)
E
se quel mondo
che si era affannato per avere non volesse avere lui?
L'avrebbe
mollato, un giorno dicendogli, che non aveva più bisogno di
lui, del suo Blogger?
Fu preso dal panico.
Gli venne quasi voglia di piangere.
<< Sherlock... >>
<< Va tutto bene.
Sono qui. >>
Decise di non pensarci.
Lo teneva stretto e pace.
Non
poteva continuare da sé. Si
chiese cosa c'era di sbagliato in lui.
(4)
<<
Non ti lascio andare. Sono
qui.
>>
Se
mettessi in ordine i tuoi pensieri?
Notes,
again:
Citazioni moment: (1)
ormai lo sappiamo...; (2) “She wants to go home/ But nobody's
home” da Nobody's Home di Avril Lavigne; (3) è
colpa di nacchan
e della sua Weight;
(4) “I can't hold on to me/ Wonder what's wrong with me”
da Lithium
degli Evanescence.
Dei
Subsonica, stessa canzone usata per Being
There (ovvero Tutti
i miei sbagli).
Divertitevi
a cercare i riferimenti a Being
There! :D
Stessa sensazione. Mi
sembra di aver detto poco. Anche se non credo... Bah! Ai poster
l'ardua sentenza, ovvero voi!
Grazie a tutte, sempre.
Buone Feste! :D
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