Remember Me, Remember You di mangagirlfan (/viewuser.php?uid=30295)
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Titolo: Remember Me,
Remember You
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: [GrimmjowxOrihime]
Prompt: #6 Estate; Rumore
della risacca
Rating: PG (per tutti)
Conteggio
Parole:711
Riassunto: [...]Lo sentiva,
nonostante avesse gli occhi chiusi. Lo sentiva, quel rumore lento e
ripetitivo, così dolce e malinconico, in grado di cullarla. Il rumore
del mare. Era bello, vero, quando tutto sembrava travolgerti percepire
un po’ di serenità, no?
[...]
Note: AU; One Shot
NOn so da dove
mi sia uscita questa... Questa cosa. So solo che dopo
aver ascoltato la canzone "Airplanes" ho sentito il bisogno di mettermi
dietro a scrivere. Non chiedetemi perchè le mie dita abbiano digitato
questa cosa sulla mia benedetta tastiera perchè beh, è stato l'impulso.
E, nonostante tutto, mi piace questa roba. E credo che potrei tirarci
fuori qualcosa, in futuro.
http://www.youtube.com/watch?v=kn6-c223DUU
ecco la canzone
qui sopra, se volete sentirla. Buona lettura.
Remember Me,
Remember You
Lo sentiva,
nonostante avesse gli occhi chiusi. Lo sentiva, quel rumore lento e
ripetitivo, così dolce e malinconico, in grado di cullarla. Il rumore
del mare. Era bello, vero, quando tutto sembrava travolgerti percepire
un po’ di serenità, no?
Era questo che
pensava Orihime, gli occhi chiusi, mentre il lento bisbiglio della
risacca la raggiungeva, trasportandola in un mondo pieno di ricordi.
Teneva le ginocchia strette al petto, il mento appoggiato su di esse,
il vento che lentamente le scompigliava i lunghi capelli castani.
Sorrise, ripensando ad un’estate di un paio di anni prima, trascorsa
lì, sempre su quella spiaggia. Allora aveva solo diciassette anni ed il
mondo le sembrava così bello, così pieno di aspettative. Anche ora lo
era nonostante fosse cresciuta e diventata più consapevole, perché la
vita, nonostante tutto, le aveva riservato delle belle sorprese.
Come lui.
Lui, che ormai
non vedeva più da tanto, tanto tempo. Lui, che l’aveva portata ad
osservare il mondo in maniera diversa. Perché era un ribelle, che la
vita la prendeva di petto e l’aggrediva, esattamente come aveva sempre
fatto – quella
maledetta vita – con il suo povero
cuore. Ma nonostante i suoi occhi osservassero tutto con rabbia lei era
riuscita a notarla, quella scintilla. E si era innamorata di quella
piccola, minuscola scintilla.
Ah, quanti
pensieri le riportava alla mente quel semplice rumore, quel suono lento
e continuo.
Profondo, come i
suoi respiri.
Se poi si
decideva a riaprire gli occhi ed osservava il mare, poteva vederci il
riflesso dei suoi occhi.
Azzurri, come mai
ne aveva visti.
Erano tristi
quegli occhi, nonostante la strafottenza. E tutto questo l’aveva capito
una ragazzina svampita durante l’estate dei suoi diciassette anni,
nonostante certe cose non le comprendesse.
Sospirò,
rannicchiandosi sempre di più su sé stessa, ascoltando l’acqua
gorgogliare accanto ai suoi piedi nudi.
Quanto avrebbe
voluto rivedere quegli occhi, risentire quel respiro. Rivedere quel
sorriso smagliante e strafottente che le ricordava la luna che la
sovrastava proprio in quel momento. Eppure non poteva, perché di cose
ne erano successe, nel corso degli anni e non l’aveva più visto. Non
aveva più rivisto quello stupido testardo di Grimmjow. Se la ricordava
ancora quella dannata lite che li aveva divisi.
Per sempre.
Lei allora era
troppo ingenua, candida, pulita, per comprenderlo
appieno, quel testone. Perché lui non voleva scoprirsi, non voleva
soffrire – ancora – il cuore
martoriato già abbastanza per lasciarsi andare. Non aveva capito lei,
Orihime, non aveva capito che se avesse insistito ancora un po’, forse
l’avrebbe potuto raggiungere. Ma lei era piccola e sola e lui non lasciava
avvicinare troppo nessuno.
Allora, la
piccola Hime, non aveva ancora la forza di resistere al dolore
straziante di un rifiuto.
Non sapeva
perché era ritornata lì, su quella riva dove si erano conosciuti. E
dove tutto, purtroppo, era finito. Era diventata grande, ora. Studiava
ed aveva un discreto successo in quello che faceva.
Perché se una
cosa l’aveva imparata, durante quell’estate che ormai le pareva così
lontana, era quella di credere in sé stessa.
Doveva diventare
forte.
Perché
altrimenti non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarlo negli
occhi, se mai lo avesse rivisto. Perché ci sperava, in cuor suo. Ci
sperava come mai in vita sua. Era ritornata lì, l’estate di un anno
dopo, e quella dopo ancora. Ma, come è già stato detto, non l’aveva più
rivisto. Niente più occhi azzurri. Niente più sorrisi.
Niente più
Grimmjow.
Ma era sempre
stata testarda, Orihime. Ed era ritornata lì, sempre, ogni anno. Anche
se lui non si faceva più vedere. Perché voleva tentare. Voleva provarci. Anche se non
glielo aveva mai più permesso.
Rimase ancora
per un po’ lì, Orihime. Rimase lì, aspettando che un qualcuno si
facesse vedere. Che un qualcuno si mostrasse. Un qualcuno che non
desiderava più averla accanto.
Così, quando la
notte si fece un po’ troppo scura e l’aria fredda della sera
decisamente poco sopportabile, la ragazza si alzò, afferrando i suoi
sandali, ridando alla fine un’occhiata a quel mare che li aveva fatti
conoscere. Per poi voltarsi e ritornare sui passi che l’avevano portata
lì dopo tanto, tanto tempo.
Inconsapevole
che un paio di occhi azzurri l’osservassero ogni volta che i suoi piedi
si posavano sulla sabbia che li aveva visti complici.
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