1- Sospesi nel vuoto
La canzone a cui si fa
riferimento nel capitolo è "Amazing"
di Alex Lloyd
Winter Hail-
Grandine d'inverno
Sospesi
nel vuoto
"Mi ricordo che una volta
desideravo diventare come il vento.
Era diventata
un'ossessione, per me.
Volevo sfuggire alla
forza di gravità e volare nell'aria, leggera e libera, come
il vento.
Quello era il mio sogno
più grande."
(Haruka, episodio 106)
Tanto per ingannare il tempo che non passava e la fila che non
scorreva, aveva cominciato a concentrarsi sul proprio respiro, cercando
di dare alla nuvola di vapore che gli usciva dalle labbra la forma che
voleva. Senza successo.
- Che fai? Fumi? Attento che non ti veda qualcuno della scuola
– disse la ragazzina in piedi accanto a lui, altrettanto
intenta ad aspettare.
- Io finirei più nei guai con mia madre, altro che la scuola
– ribatté l'altro, stando allo scherzo.
- In effetti sì – lei lo imitò,
soffiando nell'aria gelida una nuvola indistinta – Stato
gassoso, no? -.
- Geniale. Hai studiato? -.
- Piantala. Anche se è il tuo compleanno, niente mi
trattiene dal darti un pugno come si deve – mise in chiaro la
ragazzina.
L'altro fece spallucce, per niente toccato da tale dichiarazione.
- Non sei nella posizione, lo sai. Sbaglio o sono il tuo garante? La
tua unica possibilità di sfuggire davvero alla forza di
gravità dipende da me, no? -.
Lei non rispose, apparentemente concentrata sulla fila che aveva
iniziato a muoversi. Il ragazzino ridacchiò sotto i baffi,
segnando col pensiero un punto a proprio favore: era un'impresa
tutt'altro che semplice avere l'ultima parola con Haruka di tanto in
tanto, e lui era uno dei pochi eletti che a volte ci riusciva.
Lanciò un'ulteriore occhiata alla mostruosità a
cui si stavano lentamente avvicinando, non riuscendo ancora a credere a
ciò che stava per fare. Non era davvero sicuro che sarebbe
stato pericoloso, anche per lui, ma il fatto di non averne parlato a
sua madre la rendeva la cosa più proibita che si
fosse mai azzardato a fare. Sorrise, più eccitato che mai: a
quanto pareva la sua ribellione adolescenziale era iniziata a dodici
anni appena compiuti.
I suoni e le musiche del luna park si confondevano in una cacofonia
pazzesca, e da dove si trovavano loro i seggiolini della giostra
sembravano sospesi nel vuoto, come una grande altalena attaccata
direttamente al cielo.
- Guarda un po': saremo così in alto che sentiremo il vento
anche se quaggiù non c'è un filo d'aria
– disse Haruka, avanzando di un paio di passi man mano che la
fila proseguiva, per poi dargli una leggera gomitata nelle costole
– E se l'addetto te lo chiede... -.
- Sì, lo so – si scambiarono uno sguardo complice.
Su quella giostra si poteva salire solo se si erano compiuti dodici
anni, e lui avrebbe dovuto giurare
su cielo e terra che anche la sua amica li aveva. Alla fin fine non era
una bugia così grossa, in fondo le mancava solo un mese.
Dopo circa un quarto d'ora arrivò il loro turno. Il
responsabile dell'attrazione li squadrò sospettoso, per poi
rivolgersi a lui:
- Il tuo amico ce li ha, dodici anni? -.
- Sì, siamo nella stessa classe – rispose lui
senza batter ciglio. Haruka non smentì il giovane che
l'aveva scambiata per un maschio, e si diresse tranquillamente verso
uno dei seggiolini quando lui si convinse e li lasciò
passare.
Solo quando furono seduti si lasciarono scappare un sorrisetto di
vittoria, che morì sulle labbra del ragazzino non appena la
giostra accennò a muoversi. Il cuore iniziò a
battergli freneticamente, in quel modo che doveva assolutamente cercare
di controllare. "Calmati... calmati...".
- Tranquillo, Kafuu, ci sono pochissime probabilità che proprio il tuo
seggiolino si stacchi mentre il meccanismo è in funzione
– fece Haruka rassicurante, voltandosi verso di lui mentre il
vento le scompigliava i corti capelli biondo cenere.
- Grazie, eh! Dopo che ho mentito
per te... - malgrado le parole della ragazzina, vederla perfettamente a
suo agio lo distese, e la tensione si allentò.
- Esagerato! In fondo è quasi vero che siamo nella stessa...
- Kafuu non sentì più nulla, perché i
seggiolini presero velocità e iniziarono a volteggiare
intorno alla struttura principale.
Quanto sentì le prime lame di vento fu certo che gli
avrebbero fatto uscire il sangue dalle labbra, e il sole limpido di
quella mattina non rendeva affatto la temperatura più mite.
Eppure, non appena la giostra prese velocità, rimase senza
parole. Non aveva mai provato niente... niente del genere.
Haruka aveva ragione: sembrava di volare.
Se stringeva appena gli occhi, il sole del ventisette dicembre gli
riempiva la retina di giochi di luce, e gli stralci di nuvole
lassù sembravano vorticare in un girotondo impazzito. Ora
essere praticamente sospesi nel vuoto, con quelle catene quasi da
altalena, non gli dispiaceva più così tanto.
Anzi, ad essere precisi era fantastico.
Vide Haruka, davanti a sé, voltarsi verso di lui; la vide
allungare un braccio, lasciando la catena che la assicurava alla
struttura principale, e abbandonare poi anche l'altro nell'aria gelida,
come se quello che stava facendo dipendesse da lei e da lei soltanto.
Non poté fare a meno di sorridere, chiedendosi come si
potesse essere così ciechi da scambiarla per un ragazzo: per
quanto fossero alti uguali, fisicamente lei era esile come un uccello,
e quella zazzera spettinata dalla sfumatura alta gli aveva sempre
ricordato le penne arruffate di un nibbio in volo.
Ma si era ben guardato dal dirglielo, o dal farlo notare a qualcun
altro. Respirò a fondo quell'aria ghiacciata, chiedendosi se
il suo spirito fosse stato almeno un po' influenzato dal tempo
atmosferico del giorno in cui era nato. Da quel cielo azzurro che
sembrava cupo tanto era profondo, da quelle nuvole simili a vette di
montagne e probabilmente altrettanto fredde.
Pian piano la giostra iniziò a rallentare, l'anello centrale
ad abbassarsi fino a farli tornare a terra. Era stato bello avere i
piedi penzoloni per aria, ma era altrettanto bello ritrovarsi di nuovo
in piedi sul suolo.
Anche se Haruka non sembrava pensarla allo stesso modo.
- Fantastico! Ti è piaciuto? -.
Lui annuì, altrettanto entusiasta, sbattendo un paio di
volte le palpebre per eliminare dalla retina le macchie nere causate
dalla luce abbagliante del sole.
- E... come stai? -.
- Bene – poggiò una mano sul petto, come a
sincerarsene, e fu quasi sorpreso di sentire che era davvero
così – Mai stato meglio -.
- Visto? - Haruka sfoderò la sua espressione più
sicura, anche se il modo in cui scrollò le spalle
tradì il fatto che un po' in apprensione lo era stata.
- Già, avevi ragione – anche perché in
effetti l'avevano combinata grossa, e se fosse accaduto qualcosa di
grave lei sarebbe finita nei guai forse anche più di lui
– Ma adesso mi è venuta una gran fame -.
- Sì, anche a me. Che ne dici dei takoyaki? -.
Kafuu annuì: - Andata -.
'Cause you were amazing
and we did amazing things
[Perché tu
eri straordinaria
e noi facevamo cose
straordinarie]
Riempiendosi la bocca e lo stomaco di quelle deliziose sfere di polpo e
pastella, che soddisfavano anche le papille olfattive tanto erano
profumate e calde, gironzolarono per il luna park senza una meta
precisa. Il calore di quelle polpette in bocca era un contrasto
meraviglioso con le guance irrigidite dal freddo, ed entrambi ne
avrebbero mangiate fino a scoppiare.
- L'ultimo la lasci a me, vero? Non dovresti seguire una dieta leggera?
- fece Haruka, adocchiando minacciosa l'ultimo takoyaki rimasto.
- Si dà caso che sia il mio
compleanno – ribatté Kafuu.
- Mmm – già, in effetti erano lì per
quello – Va bene, ma solo per oggi -.
Si finse interessata alle bancarelle di tiro a segno davanti alle quali
stavano passando, ostentando indifferenza; tuttavia Kafuu la conosceva
bene, e sapeva che quando ci si metteva riusciva a mangiare come un
lupo. Oltretutto il freddo metteva appetito.
- Dai, facciamo a metà – propose.
- E come? - Haruka lanciò un'occhiata critica al bastoncino
che serviva a mangiare le polpette, appuntito solo ad
un'estremità: per tagliare qualcosa era completamente
inutile.
- Beh... - Kafuu infilzò l'ultimo takoyaki col suo
bastoncino, per poi azzannarne metà e porgere il resto ad
Haruka.
- Così si fa – approvò lei, facendone
un sol boccone.
And I wouldn't change it
'cause we were amazing
things
[E non lo cambierei
perché
eravamo esseri straordinari]
Questa storia si
è classificata prima al contest "Progetto
Cinema- prima edizione" di Erena-chan.
Per la storia dovevo
ispirarmi a questa
immagine, e scrivere una fic di rating arancione.
Si è invece
classificata terza al contest "Il
giorno che mi cambiò la vita" di DominoWhite, che
aveva un prompt un po' più complicato: bisognava descrivere
un fatto che cambiasse la vita di un personaggio, e io ho scelto Haruka
Tennō. In realtà nella mia storia il cambiamento
è avvenuto nel passato della Haruka che conosciamo, e
vorrebbe spiegare un suo atteggiamento peculiare della terza serie.
Bisognava inoltre
inserire altri elementi, e a me sono capitati: il carillon, la canzone
"Amazing" di Alex Lloyd e una frase che comparirà in uno dei
prossimi capitoli. Inoltre doveva... udite udite: grandinare d'inverno.
Impossibile, dite? Chissà...
Inutile dire che
è presente un OC completamente inventato da me, anche se
potrete trovare dei riferimenti a qualcuno...
Già che ci
sono faccio pubblicità ad una storia che sto pubblicando
nella sezione Cross-over, dove sono ovviamente presenti anche
personaggi di "Sailor Moon":
"Il Filo Nero"
|