Materassino gonfiabile
Questa fic
ha partecipato al Xmas Tree Party su Fanworld.it con il
prompt: Estate, materassino gonfiabile. La storia non è a scopo di lucro e i personaggi non mi appartengono.
Rettangolare, della stessa forma di una tavoletta di cioccolata.
Morbido, toccandolo sembrava di accarezzare zucchero a velo.
A strisce tondeggianti, come tanti cannoli in fila affiancati.
E, soprattutto, rosa.
«Sugav, devo
avevlo!» urlò la criceta.
Fortunatamente la strada era deserta, fatta eccezione per le due
ragazze, il bambino e il grosso gatto che li seguiva sempre, altrimenti
un roditore parlante non sarebbe di certo passato inosservato.
La famiglia dei Plum e quella degli Elven avevano deciso di trascorrere
una buona metà del mese di Luglio insieme sulla riviera
romagnola, per la grande gioia di Milla e Sugar. Tutta la parte
organizzativa era stata affidata al padre della piccola fata, come
sappiamo proprietario di un'agenzia di viaggi: era merito suo se erano
riusciti a soggiornare in un esclusivo hotel a cinque stelle senza
spendere una cifra da capogiro.
Fata e strega, una con il fratello e l'altra con la sorella, stavano
proprio tornando all'albergo dopo una lunga giornata passata a nuotare
e giocare sulla spiaggia. Camminando lungo il tragitto, Alberta non
aveva potuto fare a meno di notare il materassino gonfiabile rosa
confetto appoggiato vicino alla porta di un negozio di giochi da
spiaggia.
Tra i due era scattato un colpo di fulmine.
«Sugav, compvalo pev me, ti pvego!»
La criceta, vedendo che le "maniere forti" non funzionavano, era
passata alle preghiere e alle suppliche. Dopo essere salita sulla
spalla della sua padroncina, aveva iniziato a guardarla con gli stessi
occhi marroni scintillanti che riuscivano a far cadere ai suoi piedi
ogni tipo di animale a cui era interessata.
«Ma Alberta, ne abbiamo già tre, non ne
posso prendere un altro solo perché tu fai i
capricci!
Spiegami come mai lo vuoi così tanto,»
replicò la
fata dalla pelle color zucchero caramellato.
«Non vedi com'è chic? Altvoché i nostri
matevassini blu scuvo, così vecchi e fuovi moda, quello
è
a fiovi e pev giunta VOSA. Ne ho bisogno!» le rispose la
criceta.
La fata sospirò seccata.
"Non ascoltarla, sbrighiamoci a rientrare che è quasi ora di
pranzo. Ho fame e non c'è tempo per le sue stravaganze" le
trasmise Milla con il pensiero. Sugar annuì decisa.
Evidentemente però Alberta aveva intuito qualcosa,
perché
uscì dallo zaino di Sugar e si accovacciò sul
famigerato
aggeggio gonfiabile.
Gummitch fino a quel momento si era imposto un ferreo autocontrollo e
aveva cercato di non aprire bocca, ma il comportamento dell'insolente
pantegana (come la chiamava lui) che lo avevano costretto a sopportare
era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
«Oliver, dici che posso mangiarmela?»
La domanda era stata pronunciata con un tono che aveva un non so che di
inquietante, la criceta però continuava a stare seduta sul
materassino a braccia conserte tenendo il broncio.
Improvvisamente a Milla venne un'idea.
«Beh, vorrà dire che quando passeremo alla pasticceria e
compreremo dolcetti
assortiti
tu non ci sarai, quindi non li potrai mangiare. Mi dispiace per
te,» disse la streghetta, poi trascinò via l'amica
tirandola per un braccio. Girato l'angolo si appostarono nell'ombra.
Non dovettero aspettare molto: Alberta cadde nell'imbroglio dopo appena
mezzo minuto.
Rettangolare come una tavoletta di cioccolata.
Morbido come zucchero a velo.
Tondeggiante come tanti cannoli in fila affiancati.
E rosa.
Non lo avrebbe rivisto mai più.
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