3- Comare Morte
Comare Morte
- Conosci i fratelli Grimm? - chiese quella bambina dagli strani e folti codini.
- Io... veramente no – rispose Hotaru.
- Oh beh, non preoccuparti. Sono degli scrittori tedeschi, qui in
Giappone pochi li conoscono – la rassicurò Chibiusa senza
vantarsi – Un'amica della mia mamma mi ha regalato un loro libro
pieno di fiabe per il mio compleanno, e io ne ho letta una al giorno.
È per questo che so chi sono -.
- Comare Morte è in una di queste fiabe? - tentò Hotaru.
- Esatto – annuì Chibiusa – È anche il
titolo. In questa storia la Morte fa da madrina a un bambino, che
diventerà un famoso dottore grazie al suo aiuto. Quando costui
si trova nella stanza di un malato, è l'unico a vedere anche la
Morte: se lei si trova ai piedi del paziente non c'è via di
scampo; se invece è accanto alla testa del malato, allora il
medico può salvarlo somministrandogli una particolare erba
curativa donatagli dalla Morte stessa -.
- Oh – Hotaru, che non aveva mai sentito quella storia, ne era
rimasta suo malgrado affascinata – Quindi è una fiaba che
finisce bene? -.
- In realtà no – Chibiusa sorrise, con una piccola smorfia
– A dire il vero in queste storie metà della gente muore o
succedono cose terribili. Il dottore, infatti, per ben due volte ignora
il messaggio della Morte, somministrando la medicina anche a pazienti
che non avrebbero dovuto salvarsi perché era apparsa ai loro
piedi. Così, alla fine, la Morte si prende la vita del suo
protetto -.
La bambina non sembrava particolarmente turbata da quel macabro finale.
In fondo faceva parte di ciò che le avevano sempre insegnato: se
non si ubbidisce, le cose vanno inevitabilmente a finire male.
D'accordo, lei al massimo incappava in una punizione, ma il concetto di
fondo era lo stesso, no?
- E... tu dici di averla vista? - continuò Hotaru – Comare Morte, intendo -.
- Sì, io... è sempre acccanto alla mia mamma! -
esclamò Chibiusa, preoccupata – Però sta vicino
alla sua testa, quindi significa che si può ancora salvare, no?
-.
- Ma come fai ad essere sicura che sia proprio lei? -.
- Perché la vedo soltanto io – spiegò la bambina
– La mamma non sembra nemmeno accorgersene, neanche quando lei le
prende una mano. E se solo io la posso vedere, significa che sono come
il dottore della fiaba -.
Guardò negli occhi la sua nuova amica, con un'espressione grave e determinata dipinta in volto.
- Sono io che la devo salvare -.
Quel pomeriggio avevano come compito la raccolta di alcune piante
tipiche del bosco, di cui si erano procurati foto e descrizioni.
- Guardate! Queste non sono delle fragoline di bosco? Che carine! -
esclamò Sakura indicando dei minuscoli frutti rossi che
pendevano dagli steli verdi.
- Sì, ma non sono ancora mature – rispose Rika, dopo un'occhiata critica alla piantina indicata da Sakura.
- Che peccato... -.
- Ehi, venite qui! Ho trovato la felce che cercavamo! - chiamò Yamazaki, subito raggiunto dagli altri.
Anche Sakura, con un'ultima occhiata alle sue adorate fragoline, fece
per avvicinarsi, quando con la coda dell'occhio notò qualcosa di
bianco alla sua sinistra.
Si voltò subito, e quel che vide le mozzò il fiato.
Perché là in fondo, dove gli alberi si infittivano nel
folto del bosco, c'era uno splendido cavallo bianco. Uno di quei
cavalli immacolati che dovrebbero comparire solo nelle favole, e invece
eccone uno che stava guardando proprio nella sua direzione.
Non ci pensò due volte: si mise a correre verso di lui,
più veloce che poté, i piedi che saltavano agili ogni
radice e irregolarità del terreno.
Non si rese conto di stare allontanandosi sempre più dai suoi
amici e dal percorso segnato, mentre si inoltrava fra gli alberi dai
rami scuri in cui la sagoma di quel cavallo si stagliava come l'ombra
di un fantasma.
Non pensava, mentre correva. Seguiva solamente l'istinto, quell'istinto
che l'aveva guidata quando aveva catturato la Carta dello Spostamento e
che aveva a che fare più che altro con la magia.
Ma le Carte di Clow non le stavano nemmeno passando per la testa. Aveva
visto quel cavallo bianco e lo stava seguendo, perché in qualche
modo sapeva di doverlo fare. Come con quelle figure che si incontrano in sogno e inevitabilmente si seguono, senza nemmeno chiedersi perché.
Ecco, si chiese perché
solo quando arrivò in una radura sconosciuta, lontana
chissà quanto dagli altri, senza la minima idea di come fare a
tornare indietro. Oltretutto non sapeva nemmeno cosa avrebbe dovuto
farci lì, perché quel cavallo era scomparso e ormai non
avvertiva più niente.
Non una presenza sovrannaturale, non una Carta di Clow- non più
di quella strana sensazione che provava da quando era arrivata e a cui
si era quasi abituata.
Si guardò intorno, non notando niente di strano tranne forse dei
fasci d'erba sistemati con cura sotto un albero. Dovevano essere stati
tagliati da qualcuno, perché erano recisi con precisione.
Profumavano in maniera quasi anormale, di un odore intenso ma
estremamente delicato. Pareva assurdo per quell'ora del pomeriggio, ma
a Sakura sembrò che vi fossero ancora attaccate stille di
rugiada che brillavano dei colori dell'arcobaleno ad ogni suo
movimento, a seconda di come la luce le colpiva.
Non seppe perché, ma quei fasci d'erba dalla rugiada luccicante
la incantarono quanto la figura del cavallo vista fino a poco prima.
Possibile che fossero ancora bagnati a quell'ora? Si accovacciò,
allungando piano una mano, mentre il profumo che saliva da quei ciuffi
tagliati si faceva sempre più forte, fin quasi a stordirla.
Mancavano ormai pochi centimetri, quando la sua mano venne afferrata da
un'altra, comparsa dal nulla, che la fece sussultare e finire col
sedere a terra.
- Si può sapere che ti è preso? - la apostrofò la
voce a cui apparteneva quella mano, una voce che la fece tornare in
sé.
- Ah, sei... sei tu... -.
- Certo che sono io! - esclamò Shaoran – Ti sembrano cose
da fare, scappare in quel modo e farci preoccupare così? -.
Infatti la sua voce aveva quella tonalità inquieta che assumeva quando sapeva
che la causa di certi comportamenti di Sakura stava in qualcosa di
assolutamente non razionale. Qualcosa che avrebbe dovuto condividere
con lei, e sapere di non essere al suo fianco in alcuni momenti lo
faceva arrabbiare più di quanto avrebbe ammesso.
Sospirò, cercando di calmarsi.
- Allora, che cosa hai sentito? - chiese.
- Io... ho visto un cavallo -.
- Un cavallo? Qui nel bosco? -.
Sakura annuì.
- Beh... qui vicino c'è un maneggio... magari è solo scappa... -.
- No -.
Sakura alzò gli occhi, e lo guardò in quel modo che ogni
volta gli faceva pensare di voler perdersi per sempre in quel verde
magnifico. In quel modo che forse riservava solo a lui, perché
solo lui poteva davvero comprendere ciò che lei percepiva.
- No, non era un cavallo normale – ripeté infatti –
Ma non capisco che cosa volesse, e perché sia scomparso
così -.
- Beh, direi che si può considerare un altro pezzo del puzzle
che dobbiamo ricomporre – sospirò Shaoran – Anche se
cominciano ad essere fin troppi, a mio parere -.
Sakura sorrise: - Già. Tenendo conto che io di solito già non ci capisco niente, figurati adesso... -.
Il sorriso si trasmise a Shaoran, che la aiutò a tirarsi su.
- Forza, torniamo dagli altri. Fortuna che ho cercato di memorizzare la
strada mentre ti correvo dietro, altrimenti ci saremmo persi -.
Sakura annuì, seguendolo dopo aver dato un'ultima occhiata a
quella radura e dimenticandosi completamente del fascio d'erba
lì accanto, silenzioso nel suo brillare di rugiada.
- Dai, vieni fuori. Ci sono soltanto io -.
Sakura e gli altri erano a cena, e i raggi del sole calante filtravano,
morenti e arancioni, tra le fronde degli alberi. Nel bosco, a
quell'ora, qualunque ombra poteva sembrare reale.
- Oh, quanto tempo – rispose una vocina acuta ma penetrante, e
subito dopo si udì l'inconfondibile suono di uno sbadiglio.
- Già. Pensa che all'inizio nemmeno mi ricordavo di te; mi è venuto in mente dopo, quando... -.
- Quando mi sono fatta vedere? Ma che genio, Kerberos -.
- Fatta vedere... guarda che mi è bastato il simbolo che hai sulla fronte! - esclamò Kerochan, punto sul vivo.
- Sì, a forza di indizi ci arrivi -.
Kerochan cominciava a sentirsi leggermente preso in giro, soprattutto
perché stava ancora parlando con alberi e foglie, rispondendo ad
una voce che non arrivava da alcuna direzione precisa.
- Ti decidi a mostrarti o no? Guarda che ho di meglio da fare, e la nuova Signora delle Carte vi scoverà comunque -.
- Non sarà necessario – a parlare fu una lunga coda nera
che si muoveva flessuosa nell'aria. Poi, un po' più in
là, spuntarono due orecchie appuntite – Non ci stiamo
certo nascondendo -.
- Beh, non è che vi facciate nemmeno vedere – ribatté Kerochan, chiedendosi come avesse fatto a
dimenticare quella specie di felino che tanto si divertiva a scomparire
e ricomparire. Non era mai stato piacevole parlare con qualcuno senza
testa, ora lo ricordava chiaramente.
- Oh, andiamo – un paio di canini aguzzi brillarono nella
penombra del crepuscolo – In fondo lo sai che ci consegneremo
spontaneamente alla nuova padrona. Solo non adesso -.
- Già, lo immaginavo. Che cosa state combinando? -.
Eccolo là, il simbolo a forma di mezzaluna. Chiaro e scintillante, si stagliava su una fronte nera e pelosa.
- Le solite cose. Ciò di cui ci occupiamo – rispose
sorniona quella che ormai si mostrava come una gatta nera dai grandi
occhi color marrone rossastro – Tu te lo ricordi, di cosa ci
occupiamo? -.
- Certo che sì – mentì Kerochan.
- Bene, allora non vi resta che aspettare – ribatté la
gatta – Noi siamo delle vere maestre, in questo.
L'eternità ci fa un baffo -.
Ricominciò a scomparire, dalla punta della coda a quella delle vibrisse.
- Ehi, aspetta un attimo! Si può sapere che cosa...? -.
- Spero che la nuova Signora delle Carte non abbia passato troppo tempo
con te, Kerberos – lo apostrofò lei – O che
perlomeno sappia mentire -.
- Vedrai che Sakura vi troverà prima di quanto pensi! - gridò lui, ma Luna era già sparita.
Rimase soltanto una mezzaluna lucente che ondeggiò nell'aria per
qualche minuto, come una barchetta dorata, prima di scomparire
definitivamente nel buio della sera.
Chi vi ricorda questa versione di
Luna? Non si tratta di un plagio, ma di un omaggio a Lewis Carroll,
dato che uno dei contest a cui la storia partecipava era dedicato ad
"Alice nel Paese delle Meraviglie".
Shatzy: ma stai scherzando? Perseguitami pure quanto vuoi! ^^
Ti dirò, è la prima
volta che scrivo una cross-over, e a dire il vero mi è venuta
prima in mente la trama, poi ho cercato i personaggi... un vero e
proprio casting! Scherzi a parte, vedrai che per il ruolo che ho in
mente i tre personaggi "fondamentali" erano proprio perfetti... mi sono
proprio divertita a scriverla. Si può fare una cosa un po' in
grande, per una volta. XD
Non conoscevi l'uomo della luna?
È una leggenda popolare- c'è anche un film, mi pare, che
ne accenna- però è interessante il fatto che mentre in
Occidente si vede un uomo, in Oriente si veda un coniglio! Della serie:
"Tutto è relativo...".
Davvero hai letto il manga di
"Cardcaptor Sakura"? Com'è? Quanti volumi ci sono? Ho letto
qualche recensione al riguardo, e dicono tutte che è... magico,
in un certo senso, e molto più breve dell'anime (che comunque
adoro).
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