Hurt
him to save him
Epilogo
– Everything to save you
Dallas,
4 maggio 2005
Ore
17.30
Backstage
Dominic
camminava velocemente, diretto verso il camerino della band. Erano arrivati a
Dallas poche ore prima, per un concerto, ma questa – sicuramente – era l’ultima
delle sue preoccupazioni. Erano passate due settimane da quando avevano scoperto
il segreto di Matthew. Non erano stati giorni facili: effettivamente, con Chris,
avevano passato tutto il tempo a controllarlo, ignorando così le prove con la
band. Non che le due cose potessero essere messe sullo stesso piano, è ovvio.
E si sentiva responsabile: ogni particella di sé strideva e si contorceva
dal dolore e dal senso di colpa. Se si fosse comportato diversamente, se avesse
tenuto gli occhi più aperti, probabilmente, tutto quello non sarebbe successo. O
almeno, non avrebbe raggiunto certi livelli: solo Dio sapeva quanto Dominic
sarebbe stato disposto a fare per Matthew, in quella e in qualsiasi altra
situazione il ragazzo si fosse trovato nella sua vita. Solo Dio sapeva
quanto potesse tenere a lui: Matthew, sicuramente, questo lo ignorava.
Segreto. Quella parola, in quella
situazione, gli faceva ribrezzo: come aveva potuto nascondergli tutto il male
che stava provando? Come aveva potuto? Sentì l’improvviso bisogno di
sciacquarsi la faccia e così – invece di tirare dritto verso il camerino –
svoltò all’angolo a destra e spinse la porta del bagno degli uomini. E il
suo cuore, d’improvviso, si fermò. In piedi, poggiato al
lavandino, c’era Matthew: una sigaretta appena accesa fra le labbra e una mano
sull’orlo della manica. Provò a dire qualcosa, ma Dominic lo bloccò. “No,
senti. Fai come ti pare, ok? Staccatelo quel braccio, se vuoi. Io chiuso, sempre
che te ne importi qualcosa.” Disse scandendo bene le parole, per non lasciare
nessun dubbio: aveva chiuso. Del tutto. Voleva farsi del male ad ogni costo?
Ok, liberissimo. Gli aveva offerto il suo aiuto, gli era stato vicino, aveva
fatto tutto ciò che era in suo potere per bloccare la sua folle corsa
all’autodistruzione. Basta, non poteva fare altro. Non si aiuta chi non vuole
essere aiutato.
Nemmeno se è la persona che ami da quando hai
memoria.
Uscendo
andò a sbattere contro Chris: vedendo il batterista così, diciamo pure,
incazzato – fermandosi qualche secondo per riflettere – Chris si fiondò nel
bagno. Solo una cosa poteva aver ferito così Dominic: Matthew, l’unico uomo in
grado di poter controllare il suo umore. Entrò e trovò Matthew seduto sotto
il lavandino, le gambe strette al petto e la faccia nascosta fra le ginocchia.
“Si può sapere cosa è successo?” Domandò, sedendosi accanto a lui.
“Dominic non mi rivolgerà mai più la parola. È entrato e io stavo… fumando.”
Sussurrò, non riuscendo a pronunciare quella parola. “E tu digli che lo
ami.” Propose Chris, guardando un punto fisso davanti a sé.
Ok, aveva
sentito male. Cioè, non poteva essere! Sicuramente quello che Chris intendeva
era “E tu digli che ti lami.” Non che la cosa avesse molto senso, in
effetti: perché cambiare tipo di autolesionismo – passando dalle bruciature ai
tagli - avrebbe cambiato qualcosa? “Ho detto: e tu digli che lo ami, Matt.”
Ripeté. Santa pace. Allora aveva sentito bene. Sgranò gli occhi e si
girò verso il bassista. “Oh, non fare quella faccia!” Lo riprese lui, “Ho visto
come lo guardi. Come lo hai sempre guardato.” Cazzo, se aveva ragione. Aveva
ragione su tutto, come sempre. “Ma sono passati solo quattro mesi e io penso
al mio batterista, non è… sano.”
“Credo
che tu abbia un concetto del tutto personale della parola “sano”, signor “ho un
campo da battaglia navale cicatrizzato su un braccio”. È sicuramente la cosa più
sana che ti sia capitata nella vita. E poi, andiamo. Tu lo ami da sempre. Ammettilo. Da sempre. Scommetto
che se pensi ai momenti più belli della tua vita, in ogni immagine ci sarà la
sua faccia. O qualche cazzata da lui sparata, insomma. È dentro di te, ormai. E
non ti sentire in colpa per Gaia: ha vissuto sperando che tu fossi felice. Non
credo che da morta il desiderio sua cambiato.” Sorrise, dando una pacca sulla
spalla al cantante.
“Ma cosa dovrei fare?” “Muovi quel culo secco e
vallo a prendere.” Rispose, sorridendo ancora. Poi, mentre Matthew si stava
allontanando – ripensando all’ambiguità della frase precedente – continuò:
“Quando dico “vallo a prendere”, parlo di Dominic! Non di una sua qualche
appendice sessuale! Ti ricordo che abbiamo un concerto, non ti puoi
stancare!”
Ma per fortuna, Matthew riuscì a sentire solo la prima frase.
Quando lo sentì entrare, Dominic si girò di scatto. “Vaffanculo.”
Semplice, chiaro e coinciso. “Sei un idiota.” Continuò, passandosi una mano fra
i capelli. Idiota, idiota di un Bellamy! Lui e le sue… orrende e adorabili manie. “Perché te ne sei
andato?” Domandò Matthew, avvicinandosi di qualche passo. Dominic sgranò gli
occhi, alzando le mani: perché? Che
domanda del cazzo. Una fottutissima domanda del cazzo. “E tu perché mi hai
seguito? Non hai sentito quello che ti ho detto? Ho chiuso. Chiu-”
“Io
ti amo.” Lo interruppe. “Credo di amarti da sempre. E lo so che sono una testa
di cazzo. So che quello che ti ho
costretto a subire non è degno di perdono. Ma… Gaia è morta e io mi sono
spaventato. Ero così terrorizzato da non poter pensare e il dolore distrae, sai,
ti costringe a non pensare ad altro. Avevo così paura… perché ho realizzato che,
Gaia, l’ho sempre usata contro il terrore che avevo di innamorarmi veramente di
te. Perché se noi ci fossimo innamorati, allora, tutto sarebbe andato a puttane,
prima o poi. E io non voglio, io… tu sei l’unica costante della mia vita degna
d’essere tale. E ho paura, ho-”
Non riuscì a finire il
discorso. Improvvisamente il mondo si fermò, la terra smise di girare e tutti
i pianeti tacquero, come in contemplazione dell’amore che si stava sprigionando
nell’aria in quel momento. Dominic lo stava baciando con una dolcezza che mai
aveva provato in vita sua. Le loro labbra si stavano appena sfiorando ma, da
quel lieve tocco, nacque dentro Matthew un’esplosione di gioia così forte da
fargli tremare le mani. “Sei un idiota. Tutto questo casino per un amore che
non finirà mai.” Sussurrò Dominic, poggiando la propria fronte contro quella del
cantante. “Mai?” “Mai.”
“Ragazzi,
scusate ma – oh cazzo! Scusate!” Chris richiuse velocemente la porta, chiudendo
gli occhi. “Beh, dobbiamo fare il soundcheck! Quando volete!”
Matthew e
Dominic scoppiarono a ridere, guardandosi negli occhi: e per la prima volta si
videro realmente per ciò che erano e che sarebbero stati. Un uno in due corpi.
“Arriviamo!”
Quando uscirono, Matthew passò accanto a Chris e
bisbigliò “Grazie.” Alla fine, se non ci fosse stato lui, non sarebbe
successo nulla.
“Prego, Matthew.” Pensò Chris, mettendosi una mano in
tasca. “Sai che farei di tutto per te.” Cercò per qualche secondo e poi tirò
fuori dalla tasca un piccolo foglietto e un ciondolo. Il ciondolo di Gaia. “E in
effetti, l’ho già fatto.”
“Il
lavoro è stato svolto. R.” Recitava il biglietto.
Sì,
se non fosse stato per lui, tutto quello non sarebbe successo.
PurpleMally’s
Notes!
Here
we are, care. It’s over. Con un finale – credo – abbastanza inaspettato.
Seriamente, ve lo sareste immaginato? Perché si sarebbe potuto capire, da
qualche indizio qui e lì. Comunque, che dire. Mi sono divertita un sacco a
riscrivere questa fan fiction e mi sono divertita ancora di più a leggere le
vostre recensioni: siete fantastiche! Beh, spero che questo finale vi sia
piaciuto e spero di rincontrarvi in qualche altra storia, sperando che sia più
allegra e senza killer a pagamento.
Ps. Capisco che il finale possa
sembrare affrettato ma, come ho detto, volevo una fan fiction d’effetto.
Un’esplosione di fatti. Un bum! di
fan fiction, per intenderci. Quindi vi saluto.
È
stato un piacere scrivere per voi.
Baci.
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