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It’s time to outing out.
Non chiedetemi da dove è uscito tutto questo; l’ho
ritrovato per caso sul pc portatile di mio padre, l’avevo scritto in vacanza.
Diabetico, insensato…e non so. Lo posto, comunque. (Tracce di Palahniuk)
CAPITOLO 1
Fin dai primi tempi, quando eravamo una piccola band
emergente, bisognosa d’attenzione come un bambino scalpitante, fin da quei
bellissimi giorni d’eccitazione, ho sempre odiato le interviste.
Mi pareva di spogliarmi in pubblico, d’essere
completamente invaso.
Mi sarei sentito meno a disagio durante una seduta
dentistica, e se solo sapeste cosa sono imiei denti, beh, sono certo che neanche voi vi sentireste tanto sicuri
di fronte a quel camice bianco.
Con lo scorrere del tempo, con l’esperienza,sono quasi riuscito a ‘nascondermi’ dal
pericolo d’essere capito, compreso, spogliato.
Parliamo di cospirazioni? Alieni, Haarp, complotti,
governi, regine, petrolio?
Una seconda pelle, costruita d’informazioni, di
cultura, una sorta di fortezza inespugnabile.
E’ presto.
Dom sembra un angelo.
Dorme calmo, le palpebre chiuse, i capelli di grano
carezzati dal vento.
Sembra quasi un bambino, e ai miei occhi appare come
fosse stanco, immensamente stanco.
Come se non ce la potesse fare, schiacciato dal peso
di tutti quegli impegni.
Dalle 8 del mattino, fino alle 23.00 di sera, abbiamo
appuntamenti e interviste che ci immergono fino al collo.
Lo lascio riposare, sono le sette, tra mezz’ora lo
sveglio, mi dico.
Tanto già lo so, si faranno le sette e mezza, e magari
pure le otto, e Dom si sveglierà con la voce irata di Tom che gli trafora i
timpani, e poi mi guarderà in cagnesco per il resto della mattinata.
Spero si sia messo la sveglia, perché non ho proprio
il coraggio di scuoterlo da quel sonno profondo.
Tra me e Dominic c’è amore fraterno,siamo migliori amici, ci conosciamo da anni
ed anni, viviamo in simbiosi. Siamo fratelli.
Già, vi piace la versione per i giornali?
Beh, se vi piace questa non so’ cosa potrebbe nascere
in voi conoscendo quella reale.
Io e Dominic c’amiamo, stiamo insieme, condividiamo
camere d’hotel e quant’altro, e, ebbene sì, prima o poi dovevate saperlo,
facciamo anche sesso. E non sapete quanto!
Lasciamo perdere.
Mi alzo dal letto cercando di fare meno rumore
possibile, purtroppo il letto scricchiola, anche sotto il peso del mio corpo
magro e latteo.
Chris lo sa. Ricordo ancora le cascate che sgorgavano
dalla mia fronte, la bocca secca, l’indice che ormai si muoveva da solo ed il
piede che portava un ritmo indefinito, mentre cercavo di dire chiaramente a
Chris che io e Dominic stavamo insieme.
Alla fine la prese bene, per fortuna.
Abbiamo corso il rischio sciogliere la band, per il
nostro rapporto. Però alla fine siamo riusciti a costruirlo, quel “noi”. Con sudore,
labbra secche e dita che ticchettavano.
Come dice lui,ci sarà una ragione per la quale gli amici, parlando, hanno sempre
associato i nostri nomi.
Matt e Dom. Dom e Matt.
-Piacere, sono l’amico di Dom. -
-Piacere, sì, sono l’amico di Matt. -
Non è stato facile, soprattutto non per me, ma la storia và avanti
da qualche mese, ormai.
Dom m’ha restituito una felicità, un’adrenalina, che
credevo persa ormai da tempo. Il sangue sembra scorrere più corposo da quando
‘stiamo insieme’ (che bizzarro modo di dire, io e lui siamo sempre stati
insieme!).
E poi, il mio spirito iperattivo gode e si nutre di
questi momenti di pace.
Fuori albeggia, un venticello mi pervade le membra e
il mio uomo è steso sul nostro letto come la musa di un
quadro botticelliano. Perfetto, i muscoli delle braccia torniti, i fianchi in
cui perdermi, le nudità coperte dal lenzuolo.
Ormai accanto alla porta del bagno, continuo ad
ammirarlo, mi soffermo sulle sue mani da batterista, sono allungate, ed il
cielo solo sa come sanno farmi sentire quando mi carezzano tutto.
Paradiso non è il termine esatto, ma è la prima cosa
che viene in mente.
Cerco di distogliere il pensiero da quello che ormai è
divenuto il mio punto fisso, la mia stella polare.
Devo essere sincero, è tutto, quell’uomo accartocciato
su se stesso.
Entro nel bagno, mi guardo i piedi, uno dei miei
‘complessi’, se così si può definire.
Cazzo, ho davvero i piedi troppo grandi. Ho anche le
corde vocali da donna, quindi, beh andiamo davvero bene!!!
Lo stomaco mi brontola mentre entro nella doccia,
gettando per terra i boxer neri.
Promemoria: raccoglili o Dom ti squarta.
Entro nella cabina della doccia, ho quasi paura di
permettere che l’acqua mi tocchi, e se poi è troppo fredda o troppo calda?
Come me, amorevole o antipatico, psicotico o fin
troppo ragionevole.
Nuoto da un estremo all’altro del mio ego, ignorando
emozioni intermedie.
Paura cieca o sicurezza estrema.
Alla fine lascio che quella benedetta acqua mi
sciacqui tutto, come le carezze scambiate la sera prima.
In Polonia fa davvero troppo freddo, penso.
Menomale che dopodomani partiamo. Cioè, non è che non
mi piace stare qui’, anzi, il pubblico di ieri sera, a Cracovia, era davvero
caldo, sembrava un ossimoro rispetto a quel clima glaciale.
Non avevo neanche il tempo d’assaporarmi ben benino i
monumenti di quella città.
Ho proposto a Tom di andare a visitare un campo di
concentramento, domani. Dom è subito stato contrario, lui pensa che se può
evitare di provare angoscia è meglio.
‘Perché dovrei voler vedere quell’orrore?’ mi fa.
Provo a spiegargli per la storia dell’umanità, per
rendersi conto della crudeltà umana, gli dico talmente tante cose che dopo ho
il fiatone. Niente.
Ci vado da solo, non vorrei demoralizzarlo.
Anche Dom non è poi così tanto normale, dopotutto.
Si fotte i flaconcini dalle docce degli hotel,
cacciando la scusa ‘Se poi ci blocchiamo all’aeroporto, ho qualcosa con cui
sciacquarmi i capelli.’
Provo a spiegargli che negli aeroporti, come dovrebbe
ben sapere, ti vendono persino i sex toys, figurati gli shampoo. Niente.
‘E se ci blocchiamo in autostrada?’
Quell’uomo ha il potere di sbalordirmi in
continuazione.
Così, gli lascio un flaconcino vuoto, senza
meravigliarmi se poi sorridendo, lo ficca nella sua valigia.
Il fatto è che con lui non devo preoccuparmi di essere
me stesso.
Posso parlare di cose totalmente assurde ed ottenere
sempre il suo sguardo interessato, anche se a volte credo perda il filo.
Nello scomparto est del mio cervello sono classificate
tutte le facce.
Ricordo quella di Chris, sì, quella che esibisce in
continuazione quando faccio uno dei miei strani acquisti.
‘Cazzo e quel cappello?’
O occhiali, sciarpe, anelli, collane, quadri, tinte
per capelli.
Quella di Dominic è sbalordita, certamente, ma
concorde.
La parola concordia deriva dal latino cor-cordis che
vuol dire cuore.