Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Marzo
Era ora di farla
finita.
Lui era un uomo.
Ami era una donna.
Loro due si amavano.
Stavano insieme da quasi tre mesi.
Lui poteva farcela.
Sì.
Poteva darle un bacio sul collo.
Vicino al collo.
Sulla mascella?
«A che cosa pensi tanto intensamente?»
Alexander addentò un pezzo di bistecca. «A
niente.» Chiuse
la bocca piena e riprese a masticare.
Shun Yamato, sua calamità personale da quasi dieci anni,
socchiuse gli occhi e inclinò la testa, attirando la luce
del sole tutto attorno alle pupille. Il grigio
scuro delle sue iridi diventò grigio metallico e il
particolare
brillio allertò Alexander del pericolo.
«C'entra Ami. Me lo sento.»
Alexander non lo degnò di una risposta. Tagliò un
altro pezzo di carne.
Yamato divise con noncuranza il proprio pesce. «Sai che mangi
più carne quando sei sessualmente frustrato?»
«Cosa?»
Il suo amico annuì. «Non parlo in generale, mi
riferisco
proprio
a te.» Con uno schiocco secco, addentò l'aria.
«È come se
cercassi di saziare in un altro modo i tuoi bisogni carnali.»
Ma che diavolo-? «Mangio carne quando mi va. E bisogno
carnale non
c'entra nulla con 'carne'. Non quella da mangiare.»
Yamato curvò un sopracciglio verso l'alto - quello
destro,
come al solito. «Non hai detto di non essere sessualmente
frustrato.»
«Non lo ero in passato, perciò la tua teoria fa
pena.»
«Quando parti con gli insulti sei arrabbiato e sei
arrabbiato quando
sei frustrato. Ho visto Ami ieri e andavate d'accordo, i tuoi non sono
in casa quindi non possono alterarti, Shoko-san non ti fa mai perdere
la pazienza, per gli esami sei preparato, perciò la
frustrazione
può essere solo di tipo sessuale. Considerando anche che non
mi
hai
detto nulla di questa prima volta che non arriva mai.»
Adesso lo uccideva. Fine di Shun Yamato.
Lui sospirò. «Non vuoi un consiglio?»
«Voglio che tu stia zitto.»
Yamato scrollò le spalle. «Volevo solo dirti che
le
piacerà.»
«Che?»
A
chi e cosa?
«La tua Ami somiglia a Sakura. Anche lei era timida, ma alla
fine-»
«Non paragonare Ami alla tua prima ragazza.» Sakura
Nakano non era
stata neanche lontanamente altrettanto intelligente, altrettanto acuta,
altrettanto perspicace, altrettanto-
«Stai compilando una lista delle sue lodi?»
Alexander corrugò la fronte e raddrizzò la
schiena,
allontanandosi dal piatto. «Non sto con Ami per ottenere
qualcosa da
lei.»
«Nemmeno io con Sakura.» Yamato assaporò
di nuovo il suo
pesce.
«Ami non reagisce come le altre ragazze, ne ho avute
abbastanza per
saperlo. Molte più di te.»
Yamato sorrise in silenzio, masticando piano il suo cibo.
Alexander riuscì a udire la risposta nella propria mente.
Dopo qualche secondo, Yamato la espresse a voce.
«È
importante la
qualità del rapporto. Io vinco tre a zero se consideriamo
quello che conta.»
Quello che contava? Sesso?
Lui
voleva fare sesso disperatamente, ma diavolo se era ben altro a
contare. Si trovò il commento sulla punta della lingua, ma
se lo
mangiò. Non voleva rinfacciare a Yamato di non aver mai
avuto quel che aveva
lui. Il suo amico lo aveva persino cercato, a differenza sua.
Yamato si sfilò dalle labbra una piccola spina di pesce.
«Va
bene,
non parliamo di Ami. Parliamo di me e Sakura. Sakura non voleva andare
oltre all'inizio. Io non l'ho forzata ma noi due ci siamo finiti lo
stesso. Come ho fatto?» Si appoggiò coi gomiti sul
tavolo. «Passo per passo.»
Passo per passo?
Lui ci stava già provando.
Yamato unì pollice a indice, a indicare una minuscola
quantità. «Arriva un momento, se lei è
molto
timida, in
cui devi forzare un po' le cose. Devi capire che non la stai
costringendo a fare nulla se lei ha una paura ingiustificata di una
cosa
che
non conosce e soprattutto se, un secondo dopo, quella cosa le piace. E
voglio dire
proprio un secondo. Due sono già troppi.»
Che ragionamento altamente scientifico. «Per me vale qualcosa
di
più
semplice. No è no. Mi piace essere trattato così
e tratto
gli altri così, uomini o donne che siano.»
Yamato lo studiò. «Come diavolo hai fatto ad avere
tante
ragazze?»
Facile. «Nessuna ha mai detto di no.»
Più o meno a niente,
ma
lui non si pentiva di non averne approfittato. Non ne aveva avuto
realmente voglia o, più correttamente, aveva avuto voglia di
qualcosa che loro non erano state in grado di dargli.
Yamato sospirò e sembrò arrendersi.
«Okay,
allora...
Torniamo indietro. Sakura diceva che si vergognava senza un motivo
preciso.» Si toccò la tempia con un dito.
«È una cosa da
donne,
inconscia, non c'è una volontà definita dietro.
Come per
te: tu vuoi andare oltre perché vuoi andare oltre e basta,
te lo senti
dentro. Se lo sentono dentro anche loro, però hanno questa
barriera mentale che le blocca.»
Perché all'improvviso veniva preso per stupido?
«È un
meccanismo evolutivo. La femmina dell'essere umano dev'essere selettiva
perché ha un solo uovo da offrire nell'accoppiamento ed
è
consapevole per natura di tutte le conseguenze durature di una
fecondazione di successo.»
Yamato appoggiò la fronte contro il dorso della mano.
«È
con queste argomentazioni che cerchi di convincere Ami?»
«Non sto cercando di convincerla.» Stava solo
cercando di capire se le
sarebbe piaciuto essere baciata in punti diversi dalla
bocca. Le avrebbe dato fastidio? Per logica no, ma ogni volta che lui
tentava di
prendere una direzione diversa con le labbra lei puntualmente gliele
trovava con le sue. All'inizio lui lo aveva trovato intenso e
naturale, ma col passare del tempo aveva cominciato a chiedersi se non
fosse un modo da parte di Ami per trasmettergli un chiaro messaggio.
«Va bene.» Yamato sollevò le mani.
«Cerco di entrare nel tuo
modo di ragionare. La ami?»
Quello era il suo modo di pensare? «Sì.»
«Lei ti ama, voi vi amate. Cosa può andare male in
una
coppia come la vostra?»
Era quello che cercava di dirsi anche lui, ma c'erano una marea di cose
che
potevano non funzionare. Ami poteva sentirsi assediata se non era
pronta, oppure ancora poteva sentirsi semplicemente infastidita e-
«Alexander.»
Ah, ora usava il suo nome? «Shun.»
Yamato non raccolse lo scherzo. «Provaci. Con la tua ragazza.
Di tre
mesi. Quella a cui pensi di giorno, di notte e pure nel
sonno.»
Alexander si ritrovò a sorridere. «Sai una cosa?
Io su di te
ho
già vinto. Quando farò sesso io, sarà
talmente out of the
world che tutte le tue volte impallidiranno al
confronto.»
Ne era sicuro. Fremeva
all'idea di accertarsene.
Yamato scrollò le spalle. «Te lo auguro.»
Quando si dimostrava improvvisamente maturo Alexander quasi non lo
sopportava.
Continuò a baciarla.
Lei aveva una bocca sempre così incredibilmente morbida, che
fosse inverno o caldo come quel giorno, dentro casa sua. E sapeva di un
gusto immaginario, un misto di fragola e limone. Non per il sapore in
sé, ma per la sensazione. Intimamente dolce, con un
retrogusto
acuto capace di tempestarlo di brividi lungo la schiena.
Sul collo Ami avrebbe avuto il sapore del calore e di una deliziosa
eccitazione.
Lui spostò le labbra sulla sua guancia.
Prendendogli la faccia tre la mani, Ami si allontanò. Il suo
lungo sospiro, spezzato sul finale, parlò di una
soddisfazione
senza pari.
Lei ancora non aveva idea del tipo di appagamento che avrebbero potuto
trovare insieme.
Ami gli sorrise come se non lo avesse interrotto proprio in nulla, come
se
avesse semplicemente dato una fine naturale al loro momento insieme.
«È tardi. Devo andare a casa.»
«Posso accompagnarti.»
Lei scosse la testa. «Lo fai già troppe volte.
Oggi avrai da
studiare.»
«Se ti accompagno con la moto abbiamo più tempo
per stare
insieme.» Provaci.
Già. Le frasi giuste non avrebbero prodotto alcun danno,
erano il modo
migliore per introdurre la questione. Ed erano la verità.
«Così avrò più tempo per
baciarti.»
Il rosso le salì alle guance. Le pupille si
dilatarono
enormemente e nel colore nero a lui parve di vedere una luce di
innegabile piacere.
Le piaceva quello che le aveva detto.
Bene. Le prese la testa tra le mani. «Voglio farlo»
- per tutta la notte
- «sempre. E non smettere più.» Quando
le prese di nuovo la bocca con la sua, Ami si incavò
con
la schiena all'indietro e rabbrividì. Lui insistette per un
secondo preciso e lei gli portò le braccia sulle spalle.
Dentro la sua testa partì un coro di giubilo.
Ami aprì la bocca e, per la millesima volta, non gli
restò che chiedersi come fosse possibile. Come faceva lei a
provare un tale innocente piacere - intenso, ne era sicuro
- nell'accarezzargli la lingua con la propria e poi non avere anche
voglia di ricadere all'indietro da qualche parte, per avere tutto lo
spazio e la comodità per provare sensazioni migliori? Non le
pungevano i seni? Non aveva voglia di farsi toccare e di far
crescere la sensazione in maniera esasperante, indispensabile, fino a
che-
Ami staccò le labbra dalle sue, creando la distanza di un
soffio. Riappoggiò la bocca sulla sua adagio, regalandogli
il
sapore di un sorriso.
Ecco la sua risposta.
Ami assimilava il piacere che prendeva da lui, lo faceva
entrare dentro di sé e lo gestiva, calmandolo e
trasformandolo in sensazioni
puramente romantiche. Piacevoli oltre il possibile - forse -
ma
asessuali dentro la testa di lei.
Asessuali.
Lui sollevò un braccio e le trovò il collo e la
nuca.
Accarezzò la punta dei suoi capelli, piano. Con un
polpastrello,
tracciò la linea che conduceva alla spalla di lei.
Ami si staccò da lui e chinò il capo. Con gli
occhi bassi, sorrise. «Fa quasi il solletico.»
Solo quello?
Lei osservò la sua mano. «Aspetta.»
Gliele prese nella
propria e
la riportò sul proprio collo, scoperto dalla maglia leggera.
Alexander lo sfiorò di nuovo con le dita.
Ami unì le labbra e inspirò profondamente.
«È
veramente bello.»
Sì.
«Piace anche a te?» La domanda non attese risposta.
Un dito di lei gli
trovò la linea del collo e la tracciò, graffiando
pianissimo, involontariamente, con l'unghia ben tagliata.
Alexander strinse un pugno per non irrigidirsi dappertutto.
«Sì.» Favolosamente sì.
Ami lo fissò negli occhi con un briciolo d'incertezza.
«Sono
contenta che... non ti dispiaccia. Che io sia così
timida.»
Lui si sentì entrare in allerta. Non stavano facendo quello
che aveva sperato, ma ne stavano improvvisamente parlando.
Annuì.
«Io...» continuò
Ami, «è
da un po' che penso di essere troppo
lenta nel
percepire bene tutte queste sensazioni che mi fai provare.»
Gli
accarezzò per intero un dito della mano che ancora teneva.
«Però quando sono con te... non penso di essere
sbagliata.»
Sbagliata?
«Sento che questo mio ritmo è... normale. Mio, e
che non
c'è niente che non va.»
Lui sentì ogni impulso chetarsi sotto una tortura
inconsapevole,
devastante nella sua feroce dolcezza. Non poteva nemmeno combatterla.
Non voleva.
Non voleva.
Ami si nascose nelle spalle, invasa da un nuovo sorriso. «Non
pensavo
che un giorno avrei potuto dire queste cose al mio ragazzo. Ma non
immaginavo te.» Gli scostò i capelli dalla fronte.
Lui non
aveva immaginato lei. E di sentirsi sbagliato per lei.
Ma non lo era. Non lo
era, avrebbe solo aspettato, ci sarebbe voluta solo un po'
di pazienza.
Ami non era sbagliata per lui. Era-
«- la cosa più giusta che mi sei mai
capitata.»
Alexander s'irrigidì. «Cosa?»
Dopo un momento di sorpresa, Ami fu paziente. «È
come sei ci
incastrassimo. Sei il mio pezzo giusto.»
La prima volta lei aveva completato la sua frase. E non lo
aveva
neppure sentito iniziarla. «Lo sono.» E lui la
desiderava immensamente
proprio
per quella ragione. Si fece vincere da un sorriso necessario a
procedere. «Vuoi
un bacio
che fa il solletico?»
«Cosa?» rise lei.
Lui abbassò la testa e le appoggiò la bocca sul
collo, sotto l'orecchio.
Ami si ritrasse in una risata e a lui rimase sulle labbra il
sapore di fresco della delizia.
«Per farti ridere» le disse, mentendo.
«Perché anche tu sei
il mio pezzo giusto. E non sei mai sbagliata.»
Ami lo guardò brevemente. Eliminò la
distanza tra loro e salì sulle sue ginocchia.
«Sai cosa voglio?»
Lui lo percepiva, ma non avrebbe saputo scegliere un unico desiderio.
«Che cosa?» Le portò le braccia attorno
e per un momento si
chiese perché mai avesse mai desiderato qualcosa di
più. Poterla stringere contro di sé era
già perfezione.
«Stare così tra un anno.»
Ma era scontato, perché non ne era sicura? Fece per
separarsi da lei ma Ami non lo permise.
«È una promessa» le disse lui.
«Non promettere. Basta che tu lo voglia adesso. E domani. E
fino a che
lo vorrai ancora.»
Come scegliersi giorno per giorno? «Va bene.»
I muscoli di lei si sciolsero. Rimase abbracciata a lui, seduta sul suo
grembo, sopra il letto.
«Ami, dimmi un po'.»
Ami alzò lo sguardo su Minako.
«Sì?»
«Se vuoi potrai castigarmi per la mia domanda, ma tu
e Alexander... per caso...» Fece vorticare un paio di dita
una attorno
all'altra. «Sai...?»
«Che cosa?»
Minako tossicchiò. «Mi chiedevo solo se eri tanto
felice
negli
ultimi tempi perché tu e lui... Insomma, perché
vi siete conosciuti totalmente.
In quel senso e voglio dire proprio quel senso che è l'unico
senso di questo tipo di discorsi.»
Per non far vedere il proprio rossore Ami scostò lo
sguardo. «No.» Le venne da ridere. «No,
non è per quello, Minako.
Quando
si sta insieme ad una persona si diventa più felici anche
per
altre ragioni.»
Minako sembrò delusa e al contempo incuriosita.
«Ad
esempio?»
«Ad esempio... man mano che passa il tempo mi rendo conto che
lo
conosco un poco di più e so che cosa pensa. Nelle mie paure
peggiori vedo sempre meno la fine di noi due.»
«Ah, è questo.» Minako
sospirò piano. «Ma Ami,
potevi chiedere a me. Io lo sapevo già da mesi.»
Come? «Che cosa?»
«Che lo hai cotto flambé, per poi intingerlo in
una salsa
che ti
stai gustando lentamente. Il bello è che il cameriere, il
cuoco
e persino il proprietario del ristorante è sempre lui. Si
è servito da solo per te su un piatto d'argento.
Gratis.»
Il paragone culinario le strappò una risata.
Minako girò attorno al tavolo, si sedette accanto a lei e
abbassò la voce. «Ma allora non avete fatto
qualcosa... nel
senso di prima? A me puoi dirlo.»
«Ehm.» Ami iniziò a sperare che le altre
arrivassero presto. «Lo so, però... è
una questione privata.»
«Non lo riferirò a nessuno. Ragazze
escluse.»
Quindi lo avrebbero saputo tutte. «Veramente vorrei che lo
sapessimo
solo... io e lui.»
Minako la scrutò con occhi sottili che allargò
all'improvviso. «Oh. Aaaah.»
Ami ebbe timore di chiederle cos'avesse capito.
Minako scrollò le spalle. «Non ti
chiederò
più nulla. Sappi solo che ti sono solidale.»
«Eh?»
«Massì. Capisco la tua sofferenza. Questa cosa vi
rende
umani sai? Non poteva essere tutto così perfetto.»
Sofferenza? «Ma io non sto soffrendo. Va tutto
bene.» Benissimo.
«No, lo so.» Minako corrugò la fronte
come se stesse
cercando le parole giuste. «So che a te non dispiace troppo
perché lo ami e questo è più
importante, però... Bah, se non ti dispiace alla fine non
è affatto un problema.»
Ami si imbronciò. «Non abbiamo problemi Minako, ma
mi
piacerebbe capire di cosa stai parlando.»
«Beh, di come ovviamente lui non ha ancora provato
a...» Minako la
guardò bene. «Ad andare oltre?»
Oltre. Ah.
«Ne abbiamo parlato l'altro giorno.»
«Parlato?»
«Certo.» Con Alexander poteva parlare di tutto.
«Siamo entrambi un po'...
lenti.» Ovviamente non erano perfetti. «Siamo
felici come stiamo ora.»
Osservare lo sguardo dubbioso di Minako la portò a voler
aggiungere un particolare. «Noi... ci baciamo.» Il
contatto fisico era
importante, una parte della loro relazione che non era fondamentale in
sé, quanto tanto preziosa e speciale da essere
irrinunciabile.
Minako non ne fu impressionata ed Ami ebbe la distinta impressione che
non stesse incolpando lei di quella che riteneva una mancanza.
Si erse in difesa. «Lui bacia molto bene. Mi fa sentire
così...»
Minako aveva ridotto la distanza tra loro a meno di un centimetro.
«Così?»
Ami avvampò in una nuvola di vapore.
«Niente.»
Ridacchiando, Minako le strizzò le guance tra le dita.
«Sei
troppo tenera, Ami-chan. Beh, se lui ti fa sentire così,
allora sto tranquilla. Andrà tutto bene.»
Ami trovò il coraggio di annuire. «Certo.
Andrà
tutto bene.»
Minako fu ulteriormente d'accordo. «E quando
succederà, sono
certa che non impiegherò molto a capirlo.»
«Quando succederà che cosa?»
«Nulla, Ami, nulla.» Minako saltò in
piedi. «Ah! Ecco le
ragazze!»
Ad Ami non restò che sorridere. Lei non aveva alcuna fretta
per quel 'nulla', ma quando fosse accaduto - tra molto tempo,
considerati i loro ritmi - sarebbe stata contenta.
Era già immensamente felice ora.
NdA: quanto
zucchero! :D Per equilibrare la dose di melassa di questo pezzo ho
dovuto mettere anche Shun e Minako, che ravvivano sempre l'atmosfera.
Questo capitolo cerca di spiegare un po' meglio la coppia di Ami e
Alexander. Nei prossimi capitoli - l'ultimo dovrebbe essere 'Novembre'
-
conto di focalizzarmi un po' di più sulle relazioni con
altri personaggi (Mamoru ad esempio) o su questioni diverse dal sesso.
Anche perché di sto passo finivo con l'alzare il rating: il
povero Alexander la desidera proprio tanto :D
Credo che proseguendo con le altre scene di 'Acqua viva'
sentirò sempre più il bisogno di cambiare
qualcuno dei primi capitoli di 'Verso l'alba', nei punti in cui parlo
della relazione tra questi due. Sia per una questione di stile (a
rileggere certe cose mi viene da piangere ç_ç )
sia per affinare un po' i contenuti o aggiustarli secondo
ciò che sto dicendo in queste scene - per quanto stia
già cercando di mantenermi fedele a quello che ho detto
sulla coppia nell'altra storia.
Grazie di aver letto e se avete apprezzato sapete che io apprezzo
sempre un commento :)
Alla prossima!
ellephedre
P.S. - Non riesco a crederci. Ero profondamente convinta di
aver
usato il forum personale per rispondere alle recensioni del precedente
capitolo e invece non trovo queste risposte! Le reinserirò
daccapo o le inserirò se prima non c'erano proprio.
Scusatemi.