Muovendo con grazia le mani sulla tastiera d’avorio,
riusciva a comporre una melodia elegante e raffinata, con un tocco di
eccentricità e di mistero. Quei movimenti fugaci ed esaltanti, quelle note
delicate, quella sinfonia eccezionale, non erano altro che il risultato di un
talento musicale innato esercitato per più di vent’anni sommato alla
concentrazione e alla bravura del musicista.
Continuava a suonare spensierato, concentrandosi solo su
quelle note, su quei tasti bianchi lucidi, senza accorgersi di avere uno
spettatore da ben più di mezz’ora. La sinfonia continuava senza sosta, ormai
sembrava di essere entrati in un luogo di magia, magari un bosco incantato, una
spiaggia con un mare sconfinato, di notte
con mille stelle ad illuminare quella poesia di immagini e musica. Ogni
nota aveva il suo peso, il suo significato, la sua rilevanza. Nessuna di loro
fungeva solo da accompagnamento o da accordo, ognuna aveva il suo preciso,
rilevante ruolo nella melodia. Se ne fosse mancata solo una l’immagine che si
era andata a creare sarebbe scomparsa per sempre, non ci sarebbe stata alcuna
magia, alcun mistero, nessuna stella e tutto ciò solo e solamente per una
piccola nota mancante.
Ogni sinfonia, ogni melodia, ogni componimento necessita
di tutte le sue note, né una in più, né una di meno. Non sarebbe stata la
stessa cosa se fosse mancato quel la oppure quel sol, magari per disattenzione
o per volontà. Non l’avrebbe migliorata, l’avrebbe soltanto sfumata, rovinata.
Le avrebbe tolto una parte di sé, sarebbe stato come un uomo senza un braccio o
un gatto senza una zampa. Bisognava dare la dovuta importanza ad ogni singola,
piccola, nota, che fosse una breve o una semi bisdrucciola.
Quel breve componimento sembrò durare un’eternità, tanta
era l’enfasi con cui era suonato. Sembrava quasi di poter sentire i sentimenti
del compositore solo ascoltandolo, in silenzio e chiudendo gli occhi. Si veniva
trasportati in qualunque luogo si volesse, e solo la magia di uno strumento
come il pianoforte poteva avere questo effetto, soprattutto se suonata da un
eccellente pianista. Quel susseguirsi di note così limpide, delicate e senza
qualsivoglia segno di impurità non costituivano altro che un vero e proprio
incantesimo musicale.
Il musicista suonò infine l’ultima nota, la più lunga e
per certi versi anche la più significativa. Tolse le mani dalla tastiera
chiudendone la custodia e voltandosi notò il suo ascoltatore. Sorrise e gli si
avvicinò.
- Da quanto tempo sei qui?
- Sin dall’inizio, ovvio.
Gli si sedette vicino e lo baciò delicatamente sulle
labbra.
- Ti amo, Dom.