Nota
dell'autrice: la storia, pur facendo parte della serie “Trinity
College” è sufficientemente indipendente, tanto da poter
essere letta anche da chi non avesse presente i precedenti racconti.
Tuttavia, ne è vivamente consigliata la lettura, perché
l'autrice darà per scontato certi aspetti riguardanti la
scuola irlandese di magia.
Il
ragazzino osservò la sua immagine riflessa allo specchio:
sembrava che un porcospino arancione avesse bellamente deciso di
sedersi sulla sua testa. E tutte quelle lentiggini, poi? Non c'era
modo di farle sparire? Fece un sospiro sconsolato, consapevole che
quel ragazzetto mingherlino con i capelli sparati e un vecchio
maglione ereditato dal cugino fosse proprio lui.
«Reginald!»
lo richiamò una voce.
Il
ragazzino si diede un ultima sistemata ai pantaloni e poi corse fuori
dalla sua stanza.
Ad
attenderlo in fondo alle scale stava sua sorella Mary. Per
l'occasione aveva indossato un paio di jeans, un giubbetto di pelle
nera e una maglietta a righe.
Reg
digrignò i denti a vedere l'aria di superiorità che
aveva stampata sul volto.
Aveva
i suoi stessi capelli rossi e gli occhi marroni. Non era bellissima,
ma sapeva come piacere; non era la più intelligente del suo
anno, ma sapeva sfruttare le sue doti al meglio, dimostrando di
essere più brava di quanto non fosse. L'unica cosa in cui
eccelleva veramente era il Quidditch e questo le aveva garantito la
protezione del professore di Pozioni, Lumacorno, che la trattava come
fosse il gioiello migliore della sua collezione. Tutto il resto
veniva di conseguenza: l'ammirazione dei suoi compagni, l'invidia
delle altre ragazze, la stima dei professori. Non era perfetta, ma si
atteggiava come se lo fosse.
E
questo era ciò che faceva imbestialire Reg più di ogni
altra cosa.
«Ti
vuoi muovere?» lo aggredì non appena lo vide sbucare
dalle scale. «L'Espresso per Hogwarts non aspetta i tuoi
comodi».
«Ma
magari potrebbe aspettare quelli della reginetta della scuola»
la rimbeccò Reg, arricciando il naso in una smorfia.
Mary
aprì la bocca per rispondere alla provocazione, ma fu
costretta a bloccarsi quando vide comparire la madre alle spalle di
Reg.
«Sempre
dietro a litigare, voi due?» li rimproverò con uno
sguardo severo.
Reg
si sciolse in un sorriso a trentadue denti, nella speranza di
intenerire la madre, ma a salvare i due ragazzi da una strigliata non
fu quello: fu la teatrale entrata in cucina di Leopold Weasley.
«Guardate
cos'ho scoperto!» esclamò il mago, sventolando in aria
degli strani foglietti. Per poco non andò a sbattere contro il
tavolo da pranzo, ma il suo entusiasmo non lo fermò.
«Che
cosa, papà?» domandò Mary con poco interesse, ben
sapendo che genere di cose eccitassero suo padre.
L'uomo
mostrò quattro foglietti alla famiglia, con gli occhi che
brillavano per la contentezza. «Me l'ha detto l'altro giorno
Romeo in ufficio, mentre stavamo spedendo quel grosso pacco diretto
in Tunisia» spiegò con un sorriso.
Il
signor Weasley lavorava nell'ufficio postale di Diagon Alley, ma
tutti conoscevano la sua spasmodica passione per i Babbani.
«Lo
sapete che anche i Babbani usano i treni? E bisogna comprare questi
assurdi biglietti. E i loro treni vanno ad elettricità!»
esclamò soddisfatto, distribuendo i foglietti agli altri
membri della famiglia.
«Cosa
dovremmo farcene, caro?» domandò perplessa la moglie,
leggendo le indicazioni sul proprio biglietto.
«È
questa la parte interessante! Possiamo usarli per arrivare a Londra!»
gioì il signor Weasley.
«Ma
papà!» protestò Mary, evidentemente scioccata.
«Abbiamo i bauli. E il gufo!»
«I
Babbani viaggiano sempre con le loro valige» rispose
imperterrito il signor Weasley.
«Che
forza, papà!» esclamò Reg che, al contrario della
sorella, era eccitato dell'idea. Aveva ereditato dal padre
l'entusiasmo per qualsiasi nuova avventura, per cui arrivare su un
treno Babbano alla stazione di King's Cross per il suo primo giorno
di scuola a Hogwarts era un'opportunità stupefacente che non
si sarebbe lasciato sfuggire.
«Sei
sicuro che funzionino, caro?» domandò preoccupata la
signora Weasley. All'opposto del marito, Grymill MacMillan era una
donna pratica, veloce nella risoluzione dei problemi e con una mente
improntata all'organizzazione. Non riusciva ad apprezzare tutte
quelle follie del marito, o almeno, lo lasciava fare finché
non comprometteva la buona riuscita dei suoi programmi. Arrivare a
Londra con un treno era un azzardo che rischiava di far perdere
l'Espresso per Hogwarts ai ragazzi, ma quando Leopold si metteva in
testa una delle sue folli idee non c'era modo di farlo ragionare.
Fu
così che la famiglia Weasley si avviò verso la stazione
del paesino Babbano del Galles vicino alla loro fattoria, tra le
sonore proteste di Mary e le rassegnate rimostranze della signora
Weasley.
Reg
trascinava il suo baule con entusiasmo, non solo per il viaggio in
treno, ma soprattutto perché quella stessa sera avrebbe cenato
nella Sala Grande di Hogwarst. Chissà a quale tavolo?
Lui
era un Weasley e tutti i Weasley erano sempre stati dei Grifondoro:
suo padre, lo zio Septimus, sua sorella Mary e il cugino Arthur. Ma
la mamma era una MacMillan e come tale gli diceva sempre che sarebbe
stato bene tra i Tassorosso, la sua casa, perché aveva un buon
cuore. Tuttavia Reg preferiva finire tra i Grifondoro, perché
aveva sempre sentito da Mary che i Tassorosso non erano molto
considerati a scuola.
Una
volta arrivati alla stazione, il signor Weasley rimase affascinato
dall'obliteratrice, tanto che fece passare il suo biglietto almeno
dieci volte, finché la moglie non lo trascinò via
disperata, a seguito delle insistenti proteste di Mary. La famigliola
si diresse verso il treno, trascinando i bauli e la gabbia con il
gufo di Mary, attirandosi le occhiate sospettose di parecchi Babbani.
Sul
treno, scelsero uno scompartimento dove c'era solo un uomo sulla
quarantina con un paio di grossi occhiali di corno che guardava fuori
dal finestrino. Il viaggio fu lungo ed estenuante perché il
signor Weasley aveva preso i biglietti di un treno regionale che si
fermava in ogni stazione di tutti i miseri paesini della campagna
inglese. Mary continuava a lanciare occhiate astiose a suo padre, che
nemmeno se ne accorse, tanto era intento a studiare il meccanismo che
faceva scomparire il tavolino, corredato di posacenere e cestino.
Arrivarono
alla stazione di King's Cross che mancavano pochi minuti alla
partenza dell'Espresso. Attraversarono di fretta la barriera per il
binario Nove e tre quarti, per ritrovarsi sulla banchina affollata di
maghi e streghe che salutavano i figli. Mary fece un cenno veloce ai
genitori, poi si affrettò a raggiungere le sue amiche.
«Fai
il bravo» esclamò la signora Weasley, schioccando un
bacio sulla guancia del figlio.
«E
mandaci un gufo per dirci in che casa sei finito» soggiunse il
signor Weasley, scompigliando i capelli di Reg.
Il
ragazzino riservò ai genitori un sorriso smagliante, poi si
fece aiutare a caricare il baule sul treno, mentre questo cominciava
già la sua corsa. Reg si sporse dal finestrino del corridoio
per salutare mamma e papà, finché una curva non li rapì
al suo sguardo.
E
finalmente c'era. Stava andando a Hogwarts anche lui!
Cominciò
a trascinare il suo baule per il corridoio, rivolgendo un sorriso
smagliante a chiunque incontrasse. Non gli importava che fossero
studenti più grandi, di diverse case, che lo guardavano con
aria perplessa. Non gli importava nulla di nulla. Stava andando a
Hogwarts, santo folletto!
Finalmente
individuò lo scompartimento dove si era rintanata sua sorella
con le sue amiche e gli altri giocatori della squadra di Quidditch.
Non appena aprì la porta scorrevole, tutti si voltarono a
guardarlo.
«Sparisci,
pulce» gli intimò sua sorella.
«Ma...
non so dove andare» ribatté Reg, grattandosi il naso con
la manica del maglione.
«Non
è affare mio. Qui non ci puoi stare: è lo
scompartimento delle persone importanti» gli rispose Mary,
alzandosi per chiudergli la porta sul naso. Quando gli fu
sufficientemente vicina da potergli parlare senza essere udita dagli
altri, sussurrò: «Vedi di non stare attaccato alle mie
gonne, chiaro?»
«Non
temere, non rovinerò la tua aurea di fascino» gli
rispose Reg, con una smorfia. Dopodiché si allontanò a
grandi passi dallo scompartimento.
Dopo
aver percorso quasi tutto il treno, ne scelse uno a caso, dove
c'erano dentro solo due ragazzi che parevano essere al secondo o al
massimo al terzo anno. «Posso?» domandò con aria
rassegnata.
Il
ragazzo, che indossava la divisa di Serpeverde, aveva il naso adunco
e la faccia attraversata da una smorfia di disgusto, ma la sua
compagna fu più veloce a rispondere.
«Certo»
disse con un sorriso, indicando a Reg il posto al suo fianco.
Il
Serpeverde si imbronciò e incrociò le braccia al petto.
La
ragazza era invece una Grifondoro e a Reg parve strano che i due
potessero essere amici, visto che appartenevano a case rivali.
Un
silenzio imbarazzato scese sullo scompartimento, dopo che Reg ebbe
finito di sistemare il suo baule sull'apposita retina. «Sei
anche tu una Weasley?» esclamò allora Reg, tanto per
fare conversazione.
«Come
scusa?» gli chiese la ragazza, con un sorriso divertito.
«No,
sai... è per via dei capelli rossi. Dopotutto, noi Weasley
siamo talmente tanti che probabilmente ho dei lontani cugini anche in
Antartide» ridacchiò Reg, alzando le spalle a mo' di
scusa.
«Tu
sei un Weasley?» si intromise allora il ragazzo scontroso.
Reg
gonfiò il petto con evidente orgoglio, tanto che non ci fu
bisogno che rispondesse a parole.
«Sei
parente di Mary?» chiese la ragazza dai capelli rossi.
A
quella domanda Reg sbuffò e incrociò le braccia al
petto. «Purtroppo è mia sorella» si arrese alla
fine, roteando gli occhi.
Un
nuovo silenzio piombò nello scompartimento. Il Serpeverde era
evidentemente scocciato dalla presenza di Reg, che gli impediva di
parlare con la sua amica; la ragazza invece sembrava più
disponibile, ma dopo avergli rivolto le solite domande di rito, non
sapeva come sciogliere l'atmosfera tesa che si era creata.
«Lily,
dobbiamo andare» sbottò ad un certo punto il Serpeverde.
La ragazzina di nome Lily gli rivolse uno sguardo perplesso, così
l'amico continuò: «Al vagone del professor Lumacorno,
ricordi?»
«Oh,
anche io conosco Lumacorno» intervenne Reg, con entusiasmo.
«Mi
spiace, ma è solo una cosa per quelli che fanno parte del
Lumaclub» gli rispose invece il ragazzo, alzandosi e facendo
cenni alla sua amica di seguirlo.
Lily
rivolse a Reg un sorriso a mo' di scusa, poi si affrettò a
seguire il Serpeverde.
Reg
era convinto che l'impegno dei due ragazzi non potesse durare più
di un'oretta, quindi non si preoccupò troppo di restare da
solo nello scompartimento. Invece non tornò più nessuno
per tutto il viaggio. Venne solo la signora grassa che spingeva il
carrello dei dolci, ma Reg non poté comprare nulla perché
sua mamma non gli aveva dato dietro qualche spicciolo, ma un misero
panino al tonno per il pranzo.
Quando
finalmente il treno cominciò a rallentare, Reg aveva già
indossato da un pezzo la sua divisa, ereditata dal cugino Arthur che
ormai aveva già finito la scuola.
Scese
sulla banchina con un tale entusiasmo che, sa avesse potuto, si
sarebbe messo a saltare in giro per scaricare tutta l'energia che
aveva accumulato. Si guardò attorno eccitato, ma non riconobbe
nessuno che poteva essere del primo anno, finché una grossa
manona non lo afferrò per la collottola della camicia e lo
sollevò in aria.
«Tu
dove pensavi di andare?» gli domandò con voce cavernosa
un enorme orso peloso.
No,
non era un orso: era un grosso umano con un cespuglio di capelli
crespi e una folta barba nera. «Woow!» esclamò
estasiato Reg, sgambettando in aria con entusiasmo. «Tu sì
che sei grosso!»
«E
tu, invece, devi stare qui» rispose l'omone, depositandolo a
terra in mezzo agli altri ragazzini del primo anno. «Ora voi mi
seguite, che attraversiamo il lago con le barche» continuò,
conducendo gli atterriti ragazzini lungo un sentiero ripido e
stretto.
Dopo
qualche minuto di cammino silenzioso, perché tutti erano
troppo immersi nei propri pensieri per poter parlare, il sentiero si
spalancò all'improvviso, aprendo la visuale sul margine di un
grande lago nero. Appollaiato in cima ad un'alta montagna, con le
finestre che brillavano nel buio della notte, si stagliava un grande
castello con molte torri e torrette.
«Hogwarts...»
sussurrò Reg, pieno di ammirazione. Finalmente c'era anche
lui!
Attraversarono
il lago su delle barchette a quattro posti, ma Reg non degnò
nemmeno di uno sguardo i suoi compagni, troppo preso dalla sagoma del
castello che si innalzava davanti ai suoi occhi. La loro gigantesca
guida li fece attraccare in un porto nascosto, poi li affidò
alle cure di una donna con i capelli raccolti e lo sguardo tagliente.
Aveva un paio di occhialetti quadrati adagiati sul naso e la bocca
era talmente sottile che sembrava non fosse capace di incrinarsi in
un sorriso. «Molto bene, ragazzi. Io sono la professoressa
McGranitt, vicedirettrice di Hogwarts e direttrice della casa di
Grifondoro» si presentò l'insegnante. Dopodiché
spiegò le regole della scuola, ma Reg non ascoltò
nemmeno una parola perché era intento ad osservare il castello
in ogni suo mimino dettaglio.
La
professoressa li condusse all'interno e poi fino alla Sala Grande.
«Quando entreremo, io vi chiamerò per nome e voi vi
sederete sullo sgabello; io vo metterò in testa il Cappello
Parlante che vi smisterà in una delle quattro case:
Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde» spiegò
la professoressa McGranitt, squadrandoli con aria severa. Infine, si
voltò e spalancò il portone sotto i loro occhi.
Reg
ne aveva sentito parlare tante volte, da sua sorella, dai suoi
genitori, da suo cugino. Eppure vederla, vedere la Sala Grande
illuminata da tutte quelle candele che galleggiavano a mezz'aria, il
suo soffitto che sembrava uno squarcio sul cielo stellato, tutti
quegli studenti...
«Ehi!»
protestò un ragazzino moro davanti a lui.
Reg
smise di procedere con il naso rivolto all'insù solo quando
andò a sbattere contro il ragazzino che si era lamentato.
«Scusa» bisbigliò Reg con un mezzo sorriso, ma
l'altro gli riservò solo uno sguardo di sufficienza, prima di
voltarsi verso la McGranitt, che aveva ormai raggiunto lo sgabello
con sopra il Cappello Parlante. Da uno squarcio nel mezzo, il
Cappello cominciò a parlare, recitando una buffa filastrocca
che Reg non capì molto. Parlava di virtù, di unicità
e unione, insomma, cose troppo difficili per un ragazzino di undici
anni tutto concentrato sul prossimo Smistamento.
«Abbott
Theodor» chiamò la professoressa McGranitt, quando il
cappello ebbe finito di recitare la sua filastrocca, e un ragazzino
biondo si fece avanti titubante. La professoressa gli mise in testa
il Cappello Parlante, che dopo qualche secondo esclamò:
«Tassorosso!»
Il
tavolo alla destra di Reg scoppiò in un fragoroso applauso,
mentre Theodor Abbot si unì ai suoi compagni di casa.
«Black
Regulus».
Il
ragazzino moro a cui Reg era andato addosso si fece avanti. Il
Cappello Parlante questa volta ci impiegò parecchio tempo a
scegliere, ma alla fine lo mandò a Serpeverde.
Reg
aspettò con ansia il suo turno, ben sapendo che sarebbe stato
uno degli ultimi. Pian piano tutti i ragazzi vennero smistati in una
delle quattro case, finché non restarono solo in tre davanti
al tavolo dei professori.
Reg
non era abituato ad essere agitato, non era da lui, ma quando la
professoressa McGranitt chiamò il suo nome, non poté
evitare che il suo cuore cominciasse a battere all'impazzata nel
petto. Era il momento della verità. Prese un profondo respiro
e andò a sedersi sullo sgabello, mentre l'insegnante gli
poneva sul capo il Cappello Parlante.
“Oddio,
eccone un altro!” esclamò una vocina dentro la sua
testa. “Ma voi Weasley non finite mai?”
Reg
ridacchiò tra sé. “Mandami tra i Grifondoro, dai,
dai!” pensò con forza, sperando di influenzare la
decisione del cappello.
“Dici?
Anche tra i Tassorosso staresti bene: sei leale e onesto.”
continuò la voce.
“No,
no, voglio essere un Grifondoro!” protestò Reg.
“Be',
sei anche molto coraggioso... e va bene, vada per...”
«Grifondoro!»
Eccomi
qui, come promesso, con il nuovo capitolo per il secondo sabato di
gennaio! Non so per voi, ma per me questo mese è passato in un
batter d'occhio. Però sono contenta, perché mi mancava
l'idea di dover aggiornare il sabato mattina, di preparare il
capitolo per il venerdì sera, di aspettare le recensioni...
anche se devo dire che mi sento un po' spaesata così lontana
dal Trinity!
Spero
che i fratelli Weasley vi siano piaciuti! Mary non è certo
miss simpatia, ma avrà tempo di ricredersi.
A
presto,
Beatrix
EDIT:
comincia anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei
dialoghi!
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